01 Ottobre 2000 (Dasara) – Memorie d’infanzia

01 Ottobre 2000 (Dasara) 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

MEMORIE D’INFANZIA

Ci sono molti che propagano la “Brahma Vidya” (la conoscenza di Brahma, la conoscenza del Sé),
ma non c’è nessuno che la pratichi.
Questa è la Parola di Verità, la Parola di Sai
(Poesia Telugu)

Praticare l’unità

Incarnazioni del Divino Amore! Il cuore degli abitanti di Bharat (India) è puro e stabile. La convinzione degli abitanti di Bharat è che a questo mondo non c’è niente che non sia Dio.Tutto il mondo è pieno di Dio. (Sarvam Vishnu Mayam Jagat). (Verso Sanscrito).

Dio pervade l’intero Universo. (Isavasyam Idam Jagat). (Verso Sanscrito).

Questi assiomi puri e Divini ci hanno rivelato la Natura infinita di Dio. Il numero di coloro che li praticano, di coloro che seguono il sentiero e gli insegnamenti Divini, va gradualmente riducendosi.Tutto l’universo è pervaso da Dio. (Sarvam Vishnu Mayam Jagat). (Verso Sanscrito).

Lo dicono, ma nei loro cuori non hanno fede nelle parole che pronunciano.

Tutto ciò che si vede è Dio. (Sarvam Kala Vidam Brahma). (Verso Sanscrito).

Tutto ciò che lo sguardo può vedere, è Dio. Queste parole le pronunciano soltanto, ma non le realizzano. Nella pura cultura di Bharat, frasi ideali come queste sono numerose. La cultura di Bharat è infinita, oltre ogni misura. Comunque oggi questa cultura Divina e propizia viene lasciata da parte.

Per quale motivo? La Divinità latente nell’Uomo è stata allontanata. Si dimenticano i valori umani che hanno origine dall’interiorità dell’Uomo. Da dove ebbe origine la Verità? Si sprigionò dagli esseri umani. Ma vi sembra forse che l’uomo di oggi stia mettendo in pratica l’eterna Verità che ebbe origine nel suo stesso cuore? Dio significa soltanto Verità. Questa Verità è in tutto. L’uomo non è in grado di comprendere una qualità di Dio come questa. Egli soccombe a numerosi ragionamenti negativi.

Adorare Dio in tutto

Sin dai tempi antichi gli abitanti di Bharat hanno adorato l’albero, il formicaio, il fango, questo genere di cose. Hanno adorato persino molti tipi diversi di rocce senza vita. Questo è il risultato della fede. Molti hanno dato un’interpretazione sbagliata a questi fatti ed hanno messo in giro la voce che gli abitanti di Bharat siano solo degli stupidi e che la loro sia una fede sciocca. Non è corretto dire queste cose. Non c’è niente al mondo senza Divinità.

Che cosa c’è di sbagliato quindi nell’adorare tutto ciò che costituisce il suolo terrestre? Che cosa c’è di sbagliato nell’adorare un albero? O un sasso? Questo dimostra soltanto la verità che Dio è presente in ogni cosa. L’uomo di oggi non cerca di riconoscere un principio unitario di questa portata. Anche la Bhagavad Gita ha insegnato in molti modi ben determinati che l’unità è il vero Atma Tatwa (principio dell’Atma, o Sé). Ma talvolta persino nella terra di Bharat alcuni non ebbero fede in questo principio di Unità.

Dissero: Fraternità dell’uomo, Paternità di Dio. La Bhagavad Gita contraddisse questa credenza. Solo il sentimento di unità ( Ekatma) è eterna Verità. La cultura di Bharat non la troviamo in nessun altro paese in nessuna epoca. Non dovremmo criticare niente. E neppure dovremmo criticare alcun individuo. Se critichi una qualunque cosa, starai criticando il Dio che dici di adorare. Chiunque tu adori, sarai uno che adora il Dio che si è scelto.

Perciò, il contenuto spirituale è latente in ogni oggetto. Invece di fare il giusto sforzo per riconoscere quella Divinità, noi la staremo criticando. La Bhagavad Gita dichiara: “Non odiate nessuno” (Adveshta Sarva Bhutanam).

(Verso Sanscrito).

Giustizia sociale

Non dovreste criticare nessuno. Non dovreste biasimare nessuno. La ragione è che Dio è in ogni cosa. Questo è il principio di Unità. La cultura sociale nella terra di Bharat è delle più nobili. Dovremmo sviluppare questo senso di pura giustizia sociale. Dobbiamo incrementare questo senso della giustizia sociale col giusto tipo di fede. Questa sola è la filosofia basilare della terra di Bharat.

Questa filosofia non la troviamo in nessun altro paese, nessun’ altro ha questo stesso senso di giustizia sociale, e neppure la troviamo in nessun’altra religione. Essa trascende il sentimento di Unità. Come è possibile per l’uomo capire questo sacro principio?

Quando si investiga e si esamina ogni singolo aspetto della natura umana, la Divinità la troviamo dappertutto. Nel suolo, nel diamante, nella pietra, nella rana, nella montagna, nel formicaio, così, nel principio di ogni singola cosa, la Bhagavad Gita ha identificato il principio di Unità. Anche oggi, come facevano gli antichi, la gente adora gli alberi. In ogni casa piantano un albero Tulasi e lo adorano. In ogni casa mettono delle piante e le adorano. Credono che alberi di Bilva, Maareda o Tulasi possano essere dati in offerta a Dio.

Quindi, per gli abitanti di Bharat non c’è niente al mondo che sia privo del principio Divino. Tutto ciò che vediamo, diciamo, facciamo, pensiamo, pratichiamo o adoriamo, tutte sono forme di Dio. Sin dai tempi antichi nella terra di Bharat si sono avvicendati dei grandi uomini che hanno realizzato e praticato questo principio di Unità.

Thyagaraja insegnò questo principio di Unità attraverso la musica. “Oh Rama! Tu sei nella formica ed in Brahma, in Siva ed in Keshava. O Compassionevole, inondami della Tua Grazia! “ (Canto Telugu) Aveva fede nel fatto che Dio fosse presente anche in una formica. Quanta potenza Dio ha dato a quella piccola formica! Se una formica morde, persino un uomo grande e grosso ne soffrirà. Le ha dato questo tipo di potere per far sì che essa sia in grado di proteggersi.

Quindi, nessuno al mondo è in grado di capire a fondo la cultura degli abitanti di Bharat, la loro purezza, la loro fede. Nemmeno essi stessi sono capaci di comprenderne i profondi significati. Dalla più piccola forma di vita alla più gigantesca, tutte sono pervase dalla Divinità.

L’intelligenza dei cani

Sanjay Sahni ha citato il caso di un cuccioletto che aveva l’abitudine di sedersi davanti a me. Fino a quando restavo, anche lui restava là. Quando me ne andavo, se ne andava anche lui. L’uomo di oggi non arriva ad avere l’intelligenza di un cane. I cani percepiscono persino le cose che avverranno in futuro. Ma l’uomo non sa che cosa gli riserva il domani.

Un piccolo esempio. Camminate per un sentiero. Un cane è sdraiato in un fosso a 20 piedi (il piede è un’unità di misura pari a cm 30,48, perciò 20 piedi sono pari a circa sei metri e nove cm – n.d.t.). Se non avete odio o un qualsiasi sentimento di avversione, quando gli passerete accanto non si alzerà. Ma se avrete cattivi sentimenti, se vi siete riproposti: “A quel cane bisogna tirare un sasso”, si alzerà e scapperà anche se siete lontani da lui venti piedi!

Com’è perspicace! Notate com’è capace di prevedere il futuro! Come è riuscito a percepire il pensiero umano! Non appena brutti pensieri entrano nella mente dell’uomo, che vuole cacciarlo via, lui scappa! Non solo adesso, ma qualsiasi altra volta, se volete provare voi stessi, vi renderete conto senza possibilità di smentita che il cane ha qualcosa da insegnarvi.

La Divinità è in tutto

Troviamo la Divinità sia nell’uomo che in tutte le forme di vita. Il futuro di tutto l’ Universo è dipendente dal futuro degli esseri viventi. Nessuno ha l’autorità di decidere se qualcosa sia Dio e qualcos’altro non lo sia. Abbiamo la possibilità di individuare e realizzare pienamente la Divinità in ogni momento, in ogni cosa ed in ogni creatura. Non c’è niente al mondo che non sia divino. Ogni singolo abitante di Bharat deve avere una fede incrollabile in questa verità.

La Divinità possiamo trovarla in ogni creatura vivente, ma anche negli oggetti inanimati. Osservate una piccola pietra. Quella pietra avrà una forma particolare. Potete figurarvi in qualche modo il suo peso, il suo taglio, il suo valore e la forma di quel taglio. Avrà anche un determinato prezzo. Quindi, ha un peso, una forma. Ha un’energia. Da dove ha preso quell’energia? Si tratta dell’Energia Cosmica.

La legge della creazione

L’ Energia Cosmica, è in ogni forma vivente. È innata in tutte le cose che si muovono. Se si tira a qualcuno un sasso, questi subirà una grave lesione. Scorrerà del sangue. Da dove ha tratto una simile energia quel sasso? Molti scienziati diranno che è naturale per un sasso. Credere che questa sia solo una legge di natura è un grave errore. Non è una legge naturale, è la legge della Creazione. Ma voi pensate che sia una cosa “naturale”.

L’energia del Creatore è il fondamento principale di questo fatto. Alla base di qualsiasi fenomeno che esaminiamo, indagando a fondo, troveremo l’energia Divina.

Guardate questo asciugamano. Esso è fatto di cotone, che è una fibra che può essere soffiata via con un respiro. Quando la forma del cotone cambia e prende, con la tessitura, la forma di questo tessuto, c’è così tanta più forza in esso. Una forza di questo genere esiste in forza dell’unione delle fibre fra di loro. Esiste in forza della loro integrazione. Questo tessuto di cotone ha una relazione intima. Quando voi avete una relazione di questo genere con Dio, il conoscitore di Brahma diventa Brahma egli stesso (Brahmavid Brahmaiva Bhavati). (Verso Sanscrito) Anche voi diventate Dio.

La Divinità aiuta sempre

Fino a quando pensate: “Questo è un sasso”, lo vedrete solo come un sasso. Finché penserete: “Questo è un albero”, per voi esso sarà solo un albero. Ma esso non è un albero. Nell’albero c’è Dio. Dio aiuta in tutto. L’albero donerà la sua ombra rinfrescante a chiunque gli passi sotto, anche a chi lo taglia con l’accetta e poi prende i suoi rami e li getta via. Dimenticherà persino il danno che gli è stato inferto. Inoltre donerà ancora i suoi frutti a quella stessa persona che l’ha ferito. Dio non fa alcuna differenza fra il biasimo e la lode, fra l’accettazione ed il rifiuto. Tutto è Lui, tutto è una Sua forma.

Se questa è la realtà, perché l’uomo ha così tanto odio, perché ha così tanti problemi? L’uomo di oggi adora Dio ma danneggia gli esseri viventi. è devozione questa? No, non lo è, non lo è! Soltanto quando anche la verità che Dio è in ogni essere vivente verrà riconosciuta e realizzata, gli uomini diventeranno Dio.

Amore per l’unità

Quando gli uomini di oggi sono devoti, al massimo rispettano gli esseri umani. Danneggiano gli animali e gli uccelli. Ma l’amore per Dio è solo uno. Bisogna sviluppare un amore di questo genere, l’amore per l’Uno, per il tutto. L’Amore Divino dovete incrementarlo, multiforme senza limiti, e non solo limitatamente a voi stessi. Solo quando l’Amore si espande, si espande, avanza, allora questo Amore cresce in tutti gli esseri viventi, in tutto ciò che è in movimento. Non crediate che la qualità dell’amore sia solo nell’uomo. Tutte le forme di vita sono solo Amore. Tutto il Prana (la forza vitale) è solo Amore.

Tutto quello che è nel mondo in movimento è solo Amore. Noi abbiamo la sensazione che la qualità dell’Amore sia una cosa inerte. Se la consideriamo inerte, sarà inerte.

La cosa diventa come voi sentite che è. (Yat Bhavam, Tat Bhavati). (Verso Sanscrito) Il sentimento soggettivo plasmerà la forma nella forma data da quel sentimento. Se i nostri sentimenti saranno negativi, anche la cosa che si vede verrà sperimentata come negativa. Quindi, la colpa sarà dei vostri sentimenti verso quella cosa, non della cosa in Sé.

Perché sentimenti di questo genere devono impossessarsi di voi? Anche quella cosa è divina, non è vero? Certo, perché tutto è soltanto Divinità. Avete un estremo attaccamento al vostro corpo. è da questo attaccamento che derivano anche gli attaccamenti agli attributi, alle qualità (gunas).

La Divinità non ha nessuna qualità. Essa è senza attributi, immacolata, eterna, immortale,incontaminata,eternamente pura.

Attaccamento al corpo

Come potete realizzare una Divinità come questa, priva di attributi? L’errore del vostro attaccamento prende forma in questo modo: voi mantenete l’attaccamento: “io sono così e così”. Fino a che punto questo corpo vi appartiene? Fino a quando lo vedrete, sarà vostro. Dopo, di chi sarà? Dove andrà a finire? Questo corpo è una cosa inerte, perché essere così attaccati ad una cosa inerte?

Il corpo inerte deve compiere un certo lavoro che necessariamente può essere svolto solo per mezzo suo. Dobbiamo usarlo come uno strumento. Ma senza sviluppare l’illusione: “io sono questo strumento”. Dovete usare uno strumento per quello che è: uno strumento. Solo allora potete realizzare il corretto principio dell’unità.

A causa del pensiero: “Questo corpo sono io” l’attaccamento al corpo aumenta e l’attaccamento all’Atma (il nostro vero Sé) si riduce. Qualsiasi forma è una manifestazione di Dio. Anche ogni singolo oggetto inanimato è una manifestazione di Dio. Se percepiamo che l’Uno è in tutto, dobbiamo fare attenzione a non nuocere a nessuno. Facciamo del male agli animali. Li odiamo. Questa cosa non è giusta. Chi stiamo odiando? Una forma di Colui che adoriamo. Chiunque voi feriate, state ferendo il Dio che adorate.

Voi fate “puja”(riti di adorazione). Chi state adorando? Soltanto un oggetto inerte. Non vi rendete conto che la Coscienza Cosmica (Chatanya) è in quegli oggetti inerti. Solo quella Coscienza Cosmica è il Divino Principio Atmico.

Il corpo è un tempio

Abbiamo un corpo. Che cosa dice la Bhagavad Gita? Il corpo è un tempio ed il Jiva che lo abita è il Dio eterno. (Deho Devalaya Prokto, Jeevo Deva Sanathanah). (Verso Sanscrito) Quindi il vostro corpo è un tempio. Il Jiva ( anima individuale) che è in esso è Dio. Perciò, se considerate che il vostro corpo è il tempio in cui il Jiva risiede, vi sembra che sia corretto sporcarlo? Dobbiamo rispettare il corpo, che è il tempio di Dio. Ed in quanto tempio di Dio, in una certa misura gli dobbiamo anche adorazione. Dobbiamo mantenere ben pulito questo corpo che è un tempio. è per merito del fatto che questo tempio si trova qui che noi abbiamo la possibilità di adorare la Divinità.

Chi ha costruito questo tempio? I corpi sono templi fatti dagli uomini. è giusto che il tempio che è stato costruito dall’Uomo venga danneggiato dall’Uomo? Oggi, nel mondo, offese, agitazioni, problemi e dispiaceri sono in aumento. Essi danneggiano crudelmente il corpo. Questo è un GRAVE errore. Chi state danneggiando? State danneggiando l’abitante del Tempio, Dio. Non importa dove, se vedete un corpo di chiunque, dovreste “sentire” in questo modo: “Questo che ho davanti è un tempio di Dio”, e salutarlo. Non importa qual è l’individuo che vedete davanti a voi, dovreste “sentire” che Dio è in quel tempio.

Il corpo è un tempio ed il Jiva che è dentro è il Dio eterno. (Deho Devalaya Prokto, Jeevo Deva Sanathanah). (Verso Sanscrito). Questo è ciò che afferma la Bhagavad Gita. Leggiamo così tanti assiomi Divini. Ma ne mettiamo almeno uno in pratica? No.

Dite: “Nella formica, in Brahma”. Lo dite e basta, però, perché quando Brahma viene da voi e vi sta davanti dite: “Ti rendo omaggio (Namaskaram), Brahma!”, ma se una formica vi morde da qualche parte nella schiena, le date una pacca, l’uccidete e la buttate via.

Adorare una forma e recare danno ad un’altra forma? Non c’è corrispondenza fra ciò che dite e ciò che fate. Dite tutte queste parole vuote, non date loro un significato, in questo modo vi allontanate molto dalla Divinità. Soltanto desideri, desideri, desideri… Questi desideri si moltiplicano senza limiti. Essi devono venir ridotti. Solo allora riuscirete molto bene a riconoscere la Divinità.

Prendetevi cura del vostro corpo. Dategli il cibo di cui abbisogna. Il cibo è necessario per il mantenimento del corpo. Il corpo può essere mantenuto in vita solo col cibo. La seconda necessità è il vestiario. I vestiti proteggono dal freddo. (Vastram Seeta Nivaram). (Verso Sanscrito) Dobbiamo rispettare queste necessità.

Il cibo salvaguarda la sopravvivenza del corpo. (Bhikshannam Deha Rakshaartham). I vestiti proteggono dal freddo . (Vastram Seeta Nivaram). (Verso Sanscrito).

La morte è l’abito della vita

Un giorno avrete un corpo logoro. Quando Gesù venne crocifisso, Maria andò da Lui ed era molto triste. Allora, una voce eterea disse: “La Morte è l’abito della vita”. Vi sentite tristi al pensiero che dovrete morire? La morte è come un vestito. L’abito di oggi domani lo cambieremo con un altro. L’abito che abbiamo addosso ora, lo cambieremo. Ma non così il corpo. Ci cambiamo i vestiti ma il corpo non cambia.

Allo stesso modo, il Jiva è sempre là. Anche quando il corpo si dissolve, il Jiva rimane. Il Jiva non conosce la morte. Il Jiva non è mai nato. è eterno, non ha nascita nè morte. Non ha inizio nè fine. Non morirà, non nascerà, non ucciderà. (Verso Sanscrito). Avete capito? Non morirà, non nascerà, non ucciderà. Rimarrà sotto forma di Atma, nient’altro. (Verso Sanscrito). In forma di Atma, il Sé Supremo.

Stiamo perdendo questa Divinità. La spiritualità ha avuto origine solo nella sacra terra di Bharat. Bharat è il centro della spiritualità. Se non siete in grado di riconoscere nel giusto modo la verità in una terra sacra come Bharat, che senso ha tutto il vostro agire? Fate puja (riti di adorazione) giornalmente. Meditate tutti i giorni. Su chi meditate? Chi adorate? Non lo sapete. Questo vuol dire che fate delle puja e delle meditazioni che non hanno significato. Allontanate da voi queste forme di adorazione senza significato. Adorate le forme di vita viventi, esse sono sacre.

La gratitudine di Dharmaja

Mentre Dharmaja procedeva verso il Paradiso, Draupadi se ne andò. Poi se ne andò Arjuna. Poi fu la volta di Bhima, quindi se ne andarono anche Nakula e Sahadeva. Ognuno di loro abbandonò il proprio corpo da qualche parte sulla via. Alla fine restò solo un cane a seguire Dharmaja. Prima di arrivare in Paradiso, i messaggeri di Dio vennero in gruppo da lui: Dharmaja! Vai tu per primo in Paradiso!”, gli dissero.

Ma Dharmaja rispose: “Mi ha seguito così a lungo, mi è stato accanto, è sempre rimasto con me. Nemmeno la donna che ho sposato ed il mio proprio figlio sono venuti. Tutti i miei fratelli se ne sono andati. Solo un cane mi ha seguito. Perciò, prima di tutto date un posto a lui, e solo dopo verrò anch’io. Solamente lui era Dharmaja.

Dharmaja significa: colui che pratica in modo sacro la moralità e l’integrità. Non ingannate mai chi ha fiducia in voi. Chi ha fiducia in voi, chi vi ha aiutato, non deve essere tradito. L’uomo di oggi non ha più gratitudine. Accetta ogni sorta di aiuto (Upakaram) e poi ricambia l’Upakaram che ha accettato dando indietro Apakaram (offesa). Che genere di devozione è mai la sua? Che genere di energia (Shakti) ha? è solo esteriorità. Qualsiasi genere di aiuto abbiamo ricevuto, non dovremmo mai dimenticarcelo, per tutta la vita. Qualsiasi aiuto. In questo modo esprimeremo la nostra gratitudine. Non c’è più gratitudine al giorno d’oggi.

L’amore di Ramesh e Paresh

Un piccolo esempio. Nel passato, quando questo corpo studiava a Uravakonda, a scuola eravamo seduti in tre in un banco. Ramesh e Paresh ai lati ed io ero quello che stava seduto in mezzo. A quel tempo eravamo piccoli, bambini di 7 o 8 anni. Loro non erano bravi a scuola. Quando gli insegnanti li interrogavano, io scrivevo la risposta su un foglio e glielo tenevo sotto il banco. Lo guardavano con un occhio e leggevano la risposta all’insegnante. Allora tutti gli insegnanti li lodavano. Li aiutavo in vari modi. Alla fine, si resero conto che Swami, anzi, Raju, era l’ unico che li aiutava. Dovunque fossero, ripetevano continuamente: “Raju, Raju, Raju, Raju, Raju, Raju!”

Anche a casa, quando le loro madri preparavano loro delle squisitezze tipo Pakoda o Dosa, essi ne mettevano da parte un pò in un pacchetto e Me lo portavano.

Solevo dire: “Io sono chi dà e non chi riceve. (Applauso). L’amicizia fra di noi non dev’essere basata sul dare e sul prendere, solo così infatti la nostra amicizia sarà permanente. Se prendo qualcosa, sarò in debito presso di voi. Per questo non accetto nulla.”

L’insegnante Mahboob Khan

Swami continua: Un giorno… L’insegnante d’inglese si chiamava Mahboob Khan. C’era una particolare relazione di amicizia anche con lui. Non una relazione esteriore. Una relazione a livello dell’Atma.

Quando veniva in classe, se qualche altro insegnante era ancora là, gli diceva: “Se ne vada, se ne vada, via, via!” Così solo i bambini restavano là. Bambini piccoli. A quel tempo questo corpo aveva 8 anni. Anche gli altri erano bambini della stessa età. Quando Mahboob Khan arrivava da un’altra classe, tutti i bambini erano eccitati: “Raju! Vai, vai, vai, vai!”, dicevano. Perché? Perché quando c’era Mahboob Khan, non si faceva lezione. Appena si sedeva alla cattedra, chiamava: “Raju, vieni!”.

Io dicevo con dolcezza: “Signore! I bambini non capirebbero! Perciò resterò al mio banco come gli altri bambini. Non mi chiami quando viene”.

Glielo dicevo sempre. Lui si arrabbiava. “Che pensino quello che vogliono! La mia preferenza è cosa mia! Perciò non avrò paura di nessuno. Non sto facendo niente di male. Amo tutti allo stesso modo. Ma amo Te di più. E questo è a causa dell’ Energia Divina che è in Te”. Mi parlava sempre a questo modo.

Per lo stesso motivo (l’Energia Divina in Me), anche l’attaccamento dei due bambini aumentò. Ve lo dico oggi, anche se ve l’ho già raccontato tante altre volte. Lo dico a beneficio del pubblico

Gli esami di stato a Penukonda

C’era da sostenere un esame pubblico, l’ ESLC. Per questo esame bisognava recarsi a Penukonda. Non c’erano pullmann a quei tempi per arrivare fin là, e neppure carri trainati dai buoi. Non c’erano nemmeno le strade, 60 anni fa. Che cosa ci poteva essere allora. Anche oggi è solo un paesino. Questo paese, un piccolo villaggio, oggi è una grande cittadina. C’è persino un aeroporto. C’è un’ Università. Arriverà anche una stazione ferroviaria. Oggi in questo villaggio così piccolo e remoto c’è proprio tutto!

A quel tempo, se uno voleva andare a Penukonda doveva prepararsi due grandi fagotti appesi alle due estremità di un bastone da portare sulle spalle, e andarci a piedi. Dopo aver fatto una parte del tragitto, ci si riposava sotto qualche albero. Si trattava di bambini piccoli, perciò mentre si andava un po’ si correva, si giocava, si cantava… ed il viaggio procedeva così.

Ramesh e Paresh dissero: “Raju! Che cosa ci succederà? Non siamo preparati e non sapremo scrivere niente all’ esame!” Io risposi loro: “Non preoccupatevi di nulla. Abbiate fede in Me: io vi aiuterò ad essere promossi. Fate quello che dovete fare. Appena entrerete vi verranno consegnati dei fogli bianchi sui quali dovete scrivere le risposte. Prendeteli. E sedetevi secondo il numero che vi verrà assegnato”.

Che numeri ci capitarono? A me venne il numero 9, a Ramesh il 300 ed a Paresh il 200. Tutti l’uno molto lontano dagli altri. Sebbene si trovassero in posti così distanti, fecero esattamente come gli avevo detto. Quei due facevano sempre tutto quello che gli dicevo di fare. Anche nelle cose di poca importanza. Loro Mi obbedivano in tutto.

Varietà dei Bhajan

Durante i Bhajan, che cosa vi ho detto? Quando fate i Bhajan cantate canzoni che siano applicabili a tutte le religioni. perché? Perché c’è gente di tutte le religioni. Anche loro devono trovare soddisfazione. Non solo. Se una volta si canta il nome di Vishnu, la volta dopo canteremo una canzone a Shiva, per dare gioia anche ai devoti di Shiva.

Tutti quelli che partecipano ai Bhajan devono essere felici. I nostri ragazzi non fanno troppa attenzione a queste cose. Cantano i Bhajan che preferiscono loro stessi. Per questo motivo ho smesso di dirglielo. Ma quei due bambini non erano così. Facevano sempre esattamente quel che Io dicevo loro di fare.

Risultati degli esami

Entrarono. Si sedettero nell’aula in cui si svolgeva l’esame. Fecero finta di scrivere come se veramente avessero qualcosa da scrivere. Dopo, quando le due ore assegnate furono trascorse, il sorvegliante dell’ esame venne a dire:” I fogli, i fogli, i fogli, i fogli!” Tutti si mossero, e una grande folla si accalcò presso di lui. Io stesso avevo scritto le risposte sui fogli di quei due. (Applausi)

Avevo firmato per Ramesh. Ed avevo anche firmato con la calligrafia di Paresh. Avevo terminato il mio compito in mezz’ora, e poi avevo fatto i compiti di Ramesh e Paresh, mezz’ora per ciascuno dei loro compiti. In un’ora e mezzo tutti e tre i compiti erano stati completati. Inutile chiedere chi andò a consegnare quale compito. Io stesso andai a portare i tre fogli e li misi sulla cattedra. I due ragazzi uscirono dall’aula come si fa sempre.

I ragazzi si chiedevano l’un l’altro: “Che cosa hai scritto? Che cosa hai scritto?”. Anche oggi i ragazzi se lo chiedono, non è vero? Proprio così se lo stavano chiedendo anche loro. I due ragazzi risposero: “I nostri compiti li ha fatti Lui”.

Essi avevano una grandissima virtù: non dicevano mai bugie. Inoltre, in qualsiasi situazione, non disobbedivano mai agli ordini di Swami. Non importava di che cosa si trattasse. Avevano una fede incrollabile.

I fogli con i risultati furono riportati il secondo giorno. Non come oggi, che arrivano solo dopo un mese, 15 giorni o due mesi. Il secondo giorno, vennero portati i risultati. E quando i risultati vennero pubblicati, Raju, Ramesh e Paresh presero tutti e tre il massimo dei voti.(Applauso) 98%,99%… i voti erano di questo tipo! Come potevano aver copiato? Uno aveva il numero 300, uno il 200 e l’altro il 9. Non era possibile sospettare qualcosa. La scrittura era la loro. Non era possibile per nessuno sospettare niente.

Allora gli altri ragazzi si resero conto: “Raju non è un ragazzo come gli altri, è straordinario. Può fare tutto”. (Applauso). Ci presero, presero tutti e tre noi, e ci portarono a fare una processione per le strade. Mentre andavamo a fare questa processione, i due bambini tenevano la testa china. Io dissi loro: ”perché tenete le teste basse? Tenetele alte”. Parlai loro così, dando loro coraggio, ed in questo modo cominciammo la processione.

Il terzo giorno, in classe fecero le domande che erano sui fogli d’esame. I bambini non seppero dare nessuna risposta. Anche quei bambini, Ramesh e Paresh, furono interrogati, ed anche loro non risposero.

Gli altri pensarono: “Come, hanno preso i voti migliori nello scritto, e ora non conoscono le risposte!” In anticipo io li avevo avvertiti:”Non dite a nessuno che cosa è successo. Potete parlarne solo in caso che qualcuno nutra dei dubbi. Ma non ci saranno dubbi. Voi siete stati promossi. Non avete copiato, non avete rubato niente. Perciò, abbiate coraggio. In quell’istante ebbi l’ispirazione di dire così. E nel parlare con gli altri loro si basarono strettamente sulle Mie parole.

Lasciare la scuola

Dopo che me ne fui andato da Uravakonda presi un pullmann per Anantapur. Dissi innanzitutto, prima di andare a scuola…

Era il 20 giugno. Venni il 20. Quando Baba venne a scuola da Hampi,
una spilla del colletto cascò e nessuno la vide più.
(Poesia Telugu).

Una spilla che fermava il colletto cascò e sparì. La spilla del colletto era Maya (l’illusione). Andò persa (simbolicamente). Quella era la mia schiavitù. Andò persa.

Dissi: “Sappiate in verità che io sono Sai. Non cercate di legarmi tramite gli attaccamenti. Ogni mia relazione con voi è stata tagliata in questo momento, nessuno può legarmi. Nessuno, nemmeno i più potenti, potranno mai comprenderMi”. (Poesia Telugu). Seshama Raju annotò queste parole. E soleva ripeterle di tanto in tanto.

Salii sul pullmann. Anche il preside era là. Era Kameshwar Rao. Versava fiumi di lacrime (qui, e nelle due prossime frasi, la voce di Swami si rompe e sembra che stia per piangere egli stesso.) Tutti piangevano. Ma io non prestai attenzione a nessuno. Mi sarei lasciato sopraffare da queste manifestazioni di dolore? Non era possibile che Io cedessi.

Poi, il secondo giorno, fecero dire una preghiera ad un ragazzo. Ero sempre stato quello che aveva condotto le preghiere. Ero anche quello che ne aveva sempre composto i versi. Fossero esse Indù, Buddiste, Sikh, Jain, Parsi, Musulmane, Cristiane. (Qui Swami ripete la Sua preghiera in Telugu). Le scrivevo e le ripetevo così.

Un ragazzo maomettano aveva una bella voce. Si alzò in piedi e gli dissero di recitare la preghiera. Andò sul palco. Non riuscì a dirla. Si sedette e pianse disperatamente. (Swami ride) E mentre piangeva singhiozzò: “ Non posso!” Insomma, dovettero interrompere anche la preghiera. Il Preside disse:”Oggi Raju ha lasciato la scuola, perciò oggi è vacanza.”

Il destino di Ramesh e Paresh

In quel momento, Ramesh e Paresh dissero: “Non rimarremo in questo banco ed in nessun altro posto senza Raju.” Quando fu loro spiegato che quello di Swami era un congedo definitivo dalla scuola, Ramesh corse via e si gettò in un pozzo. Morì.

Anche Paresh si trovava là. Raju, Raju, Raju! Mi hai abbandonato? Ci hai abbandonati? Ci hai abbandonati?” Sempre e soltanto questa canzone. Tanto la ripetè che impazzì. Alla fine portarono quel pazzo all’ospedale psichiatrico di Bangalore. Allora sua madre e suo padre vennero a pregarmi: “Swami, vai a trovarlo almeno una volta”, mi dissero.

“Questo Ramesh (Swami ha scambiato Paresh con Ramesh n.d.t.) non è il Ramesh di prima. Il Ramesh che si trova là è diverso. Canta le vecchie canzoni. Anche se io ci andassi non potrei fare proprio nulla”. Ed anche quel ragazzo dopo poco tempo morì.

Ramesh e Paresh cani

Dopo qualche tempo avevo un cuccioletto. Si chiamava Lilly. Il nome di suo marito era Billy (Il pubblico ride). Lilly e Billy si sposarono e nacquero dei figli dolci come il miele. Uno si chiamava Jack ed uno Jill. Erano due cuccioli. E chi erano questi due cuccioli? Ramesh e Paresh, che erano morti! (Applauso) Non riuscendo a staccarsi da Swami, desiderarono: “Almeno vorremmo rinascere sotto la forma di cani”.

Mi trovavo nel vecchio Mandir. Ero in quel capannone, un capannone dal tetto di paglia. Karuna Subbamma costruì una piccola capanna con della paglia. Avevo l’abitudine di sdraiarmi là. Anche i cani dormivano là, uno ai Miei piedi, ed uno accanto alla Mia testa. Bastava che mi muovessi, anche se mi muovevo impercettibilmente, che loro si alzavano subito. Erano così.

A quei tempi, la regina del Mysore desiderava il Darshan di Swami. Così venne. Era molto ortodossa. Il villaggio era Karnataka Nage Palli ed era di là dal fiume. Scese dall’auto a Karnataka Nage Palli e doveva arrivare a piedi. Questa sua ortodossia le imponeva di non poter appoggiare i piedi dove prima li avesse appoggiati qualcun altro. Allora si portò dietro un carro. Su quel carro mise due assi di legno. Fece mettere le due assi di legno per terra, ci camminò sopra, poi fece prendere la seconda asse e la fece mettere davanti alla prima, poi camminò su questa – procedeva in questo modo.

Infine arrivò ed ebbe il Darshan di Swami. Era una grande devota. Ne fu molto felice. Dopo aver mangiato, l’autista doveva tornare all’auto. “Non conosco il sentiero”, disse. Era molto buio. A quel tempo non c’erano lampade sulle strade, niente. Allora chiamai:”Jack! Vai tu con l’autista. Guidalo fino a Karnataka Nage Palli!”.

Jack camminava davanti e l’autista lo seguiva. Raggiunsero Karnataka Nage Palli. L’autista credeva di trovarsi davanti ad un cane ordinario, perciò egli dormì dentro l’automobile ed il cane si sdraiò appoggiato contro una delle ruote anteriori della macchina.

L’autista si alzò di primo mattino, pensando che la rispettatissima regina fosse sul punto di arrivare e che la macchina dovesse essere messa in moto. E così fece. Mise in moto l’automobile e andò un po’ in avanti. La ruota gli andò sulla colonna vertebrale. Jack venne di là urlando e piangendo. Sempre urlando, attraversò persino il fiume.

Il Dhobi Subbanna si trovava là con me. Si occupava del Mandir. Disse: “Swami! perché Jack piange a quel modo? Urla!”. Risposi: “Lo so. Jack si è trascinato fin qui, ha trascinato la sua spina dorsale rotta fin qui, ed è venuto”. Io mi avvicinai al cancello. Venne verso di me piangendo, urlò: “Ahhhhhhhhh!” e cadde ai Miei piedi. Subito dopo morì.

Jack fu messo al centro di un fosso in uno spiazzo dietro il Vecchio Mandir, ed io ci piantai sopra una pianta di Tulasi. Questa pianta di Tulasi è rimasta lì fino a poco tempo fa. Dopo qualche giorno anche Jill morì. Jill fu seppellito accanto a Jack, ed io misi una foglia di Tulasi sopra la sua tomba. Ancora il mese scorso quel Samadhi (luogo di sepoltura) era ancora là. Ed anche la pianta di Tulasi.

Ma il Mandir (Kalyan Mandapam) doveva essere ampliato. In quel periodo mi trovavo a Bangalore. Prakash (il Samadhi di Jack e Jill) venne distrutto, e proprio là fu costruito il Mandir. Insomma, Ramesh e Paresh rinacquero una seconda volta come cani pur di poter stare con Me. E quando morirono si unirono a Me. Chi ha fede sarà aiutato in tutto. Essi avevano dimenticato persino il loro padre e la loro madre.

L’uniforme degli “scout”

Quando il gruppo degli “scout” doveva muoversi, bisognava avere un uniforme. Io non avevo soldi. Il padre di Ramesh era un ufficiale. Ramesh andò da lui e gli disse:”Padre, mi piacciono così tanto i pantaloncini khaki, e così pure la camicia khaki. Potresti farmene cucire due paia?” Quindi, non gli disse che il secondo paio era per me. Li impacchettò, li portò a scuola e me li mise sotto il banco, con un bigliettino su cui era scritto:”Raju, se non li prendi morirò”.

Lo strappai, e scrissi un breve messaggio: “Per far sì che la nostra amicizia risultasse sciupata, basterebbe che io accettassi questi vestiti da te. Perciò, ascolta la Mia parola e riprenditeli” Sì, era un ordine. Lui se li riprese e se ne andò. Anche nelle cose più semplici, i bambini a quei tempi obbedivano agli ordini.

Insegnare agli adulti

Mentre ero qui a Puttaparthi persone molto, molto, molto anziane (gente di 20, o 30 o 40 anni!) venivano da Swami per imparare a leggere e scrivere. Coltivavano piante da fiore, coltivavano gelsomini, e li vendevano per vivere. Alla sera, quando tornavo da Bukapatnam, andavo da loro e insegnavo loro a leggere e scrivere. Per via di questo, che cosa dicevano queste persone? “Raju è il nostro Guru. Raju è il nostro insegnante.” Così mostravano il loro rispetto verso di Me.

L’incontro con Hanuman

Tutti i bambini si riunirono e decisero di fare il Maghasnana. (Bagno tradizionale di primo mattino, sul Monte Megha, a Dicembre e Gennaio. Si dovrebbe fare in un bacino d’acqua naturale molto presto al mattino n.d.t.). Questi bagni cerimoniali si fanno sul Monte Magha. Andavamo al tempio di Hanuman alle quattro del mattino. C’era un grande stagno. Facevamo il bagno là dentro. Dopo il bagno, dissi ai bambini: “Avete fatto presto a fare il bagno! Ora fate dei giri (Pradkshina) intorno al tempio di Hanuman”. I bambini dissero: “Devi venire anche tu, Raju!” Risposi: “Verrò certamente, ma intanto cominciate”. Ma erano cocciuti ed insistettero: ”Non andiamo”, e si sedettero. Io dissi: “Mi fa male una gamba”. E loro replicarono “Ti trasporteremo noi”.

Davanti a tanta amorevole insistenza, feci anch’io un giro con loro. Quando avemmo completato il giro, arrivò una grande scimmia. E Mi si mise davanti, bloccandomi il passo. “Ma che significa! Una scimmia simile qui? Non abbiamo niente di simile al villaggio! Una scimmia così grande!” Così dicendo cercavano di spingerla via. Ma quella non se ne andava. Che significato aveva? Era solo Hanuman! “Non voglio che Tu mi faccia Pradkshina, Swami!” Con queste parole era venuta, ad ostacolarmi affinché non potessi compiere il giro. (Applauso) “Tu, fare il Pradkshina a me?!” Allora dissi ai bambini:” Questa scimmia è venuta con queste intenzioni”.

Gli abitanti dei villaggi mostrano la loro gratitudine

Dopo, Seshama Raju venne trasferito a Uravakonda. Mi chiamò, con la meritevole intenzione di prendermi e partire, per farmi studiare. I bambini vennero a sapere che stavo per andarmene. “Guru Dakshina! (l’offerta tradizionale che si fa agli insegnanti n.d.t.). Che cosa possiamo offrire? Non abbiamo nulla!” Stavano molto male per questo.

A quei tempi il denaro era molto prezioso. Gli oggetti non avevano alcun valore. Allora i bambini si riunirono ed ognuno dette un paisa (una moneta, n.d.t.). Io dissi: “Miei cari, perché mi date questo paisa ? Tenetelo voi!”. Tutti insieme, arrivarono a raccogliere un totale di 12 paisa. Due anna, perché 6 paisa è un anna. 12 paisa erano due anna.

Fecero un fagottino e me lo diedero. è così che gli abitanti dei villaggi mostravano la loro gratitudine. Andarono tutti a piedi fino a Bukapatnam. Sempre urlando: “Raju! Quando torni? Quando torni?” Tutto il mondo andava avanti con questo amore. Oggi, la situazione è tale che, a causa dei nuovi criteri educativi, nella gente c’è meno umanità. La gratitudine è scomparsa. La qualità dell’amore sta perdendo la sua sacralità. Perciò, la situazione del paese oggi si può esprimere così:

L’abbondanza dell’ingratitudine

A prescindere da dove uno si trova, la gratitudine è altamente necessaria. A quei tempi, persino nei villaggi, com’era sentita la gratitudine! Sapevano che cosa sia il “rispetto”. Un giorno, mentre tornavo da Bukapatnam, una madre stava cercando le pulci nei capelli dei suoi bambini (Il pubblico ride). Mentre mi avvicinavo, lei aveva lo sguardo fisso sulle teste dei propri figli, e masticava Paan (foglie di Betel). (Il pubblico continua a ridere). Senza guardare, le sputò. In quell’esatto momento io le stavo passando davanti.

Mi si spiaccicò tutto addosso. Lei se ne accorse. Oh, come ci restò male! Anche nei villaggi c’era così tanto amore e simpatia. Si allontanò velocemente. Poi tornò, e mi circondò con un asciugamano, volle che le dessi la camicia e la lavò lei stessa. Gli abitanti dei villaggi di quei tempi avevano gratitudine! Se qualcuno dava loro un po’ di aiuto, essi non lo dimenticavano per tutta la vita. La sacralità e la gratitudine dovrebbero essere parte dell’uomo al pari del proprio sangue.

Gli ingrati diventano ciechi

Senza gratitudine (Kritanjnata) si diventa ingrati (Kritanghnuta). Non esiste espiazione per l’ingrato. Tutti i bambini che fanno Surya Namaskar (l’inchino al sole n.d.t) lo sanno. Dicono i nomi, Adityaya Namah. Salutazione al dio Sole. Ed in quella serie di nomi da ripetere, c’è anche: “M’inchino a chi possiede la gratitudine” (Kritajnaya Namah).

Chi ha gratitudine, fino ad un certo punto trova espiazione per le azioni sbagliate che ha compiuto. Ma non c’è nessuna possibilità di espiazione per gli ingrati. Che cosa significa Kritajnaya Namah? La vista è stata donata da Dio. è un regalo del dio Sole. La luna è la divinità che presiede alla mente ed il sole è la divinità che presiede alla vista. (Chandrama Manas Jathaha, Chaksho Suryo Ajayatha). (Verso Sanscrito).Perciò il sole si allontanerà dalla vista degli ingrati. Cioè, diverranno ciechi. Ecco perché Kritajnaya Namah è nella preghiera al dio Sole.

Kodama Raju

Tutti voi conoscete Kodama Raju, (il nonno di Swami n.d.t). Nel film fatto da Anjali Devi, c’era anche il personaggio di Kodama Raju. Kodama Raju, era molto vecchio, aveva 112 anni. Si alzava la mattina prestissimo e veniva qui (al Mandir n.d.t.). Una sola volta andai Io da lui. Mi aveva chiesto: “Swami, per quanto tempo ancora sarò qui? Quando lascerò questo corpo?” “Te lo dirò certamente: (quel giorno) verrò Io da te.”

Un giorno andai a piedi da qui al villaggio. Lui lo venne a sapere. “Eashwaramma! Swami sta venendo! è arrivato il momento di andarmene. Me ne devo andare!”. Chiese che gli venisse portata un po’ d’acqua. Era un grande cantante. Cantava la scena in cui Lakshmana sviene. Quando cominciava, tutto il villaggio andava da lui, una gran folla. Aveva una voce molto possente.

Quando lei portò l’acqua, lui Me la porse. Mi disse:” Swami, bevine un po’”. Feci finta di berne un sorso e gli detti la tazza indietro. Bevve l’acqua. Poi si sdraiò. E morì. Prima di morire, egli disse una cosa. “Swami, avevo un negozietto. Piccoli accessori, sigarette… Cosette di questo genere, capisci? Foglie di Betel… lui vendeva questo genere di cose.

“Non ho mai commesso un’ingiustizia verso qualcuno. Non ho mai imbrogliato nessuno. Non ho mai tradito nessuno. Ma posso essermi dimenticato di restituire a qualcuno un anna o un paisa. Posso aver chiesto un prestito. Nella nostra casa è nato Swami. La discendenza della nostra famiglia Ratnakar è stata santificata. Perciò, non voglio andarmene avendo dei debiti. Poichè potrei ancora avere un debito senza saperlo, mi devi fare un piacere”.

“Quale piacere?” gli chiesi. “Quando porteranno via il mio corpo al funerale, prendi delle monete, tutte paisa, e gettale su di me, affinché si spargano sulla strada. Così, chiunque le prenda, il mio debito con lui sarà estinto”. Tutti i debiti allora erano in paisa e non in banconote. Stiamo parlando di 55 anni fa. Non c’era quasi nessuno. Estinsi i suoi debiti. Così potè lasciare questa vita in pace. E poi… Vi dico queste cose perché è il primo giorno di Dasara – (il festival di nove giorni in onore della Madre; i primi tre giorni per celebrarLa come Guardiano, i secondi tre come Colei che provvede al mantenimento; gli ultimi tre come insegnante- n.d.t.).

Venkama Raju

Poi, l’uomo della casa (Gruha Abbayi). Cioè, il padre di questo corpo. Anche lui aveva un piccolo giro d’affari. Quale? Quelli che venivano da Swami, dicevano:”Vorremmo una noce di cocco (Venka Appa)” Allora lui correva a Bukapatnam e portava qui le noci di cocco. In questo modo, serviva i devoti che arrivavano.

Una volta feci una cernita delle persone che dovevano avere l’intervista e li invitai ad entrare nella stanza. Subito prima che io entrassi a mia volta, lui si mise qui. Stava in piedi accanto alla colonna. Lì, in piedi. A quel tempo questo Mandir non c’era. C’erano colonne solo sulla veranda.

Disse:”Swami, devi parlare con me un minuto”. Gli risposi: “Aspetta, aspetta. Fammi parlare con loro e poi vengo.””No, no! Devi parlare con me subito!” Fece una grande pressione su di me. Allora dissi: “Va bene, entra.”

Aveva l’abitudine di nascondere tutti i soldi nel suo dhoti. A quei tempi non c’erano borsellini o portafogli. Tirò fuori tutto il denaro, circa 500 Rupie, e Me le mise in mano. “Swami! Al decimo giorno dalla mia morte, desidero che venga fatta una distribuzione di cibo ai poveri. Ho messo da parte due sacchi di riso, un sacco di daal (ceci, n.d.t.). Ho messo da parte dello zucchero grezzo. Li ho conservati. Nessuno li deve usare prima del tempo.

Prendili, prendi tutti i soldi necessari per le spese ed al decimo giorno fai questa distribuzione.” Poi se andò. E quando se ne andò… Suo figlio Janakiramayya aveva avuto un bambino. Si chiamava Ratnakar. Ratnakar era un bambino piccolo. Si sedette a giocare con lui. Era uno che si sedeva e diceva “Chi c’è?”. Non chiamò mai sua moglie per nome.Lei venne – Eashwaramma. Gli chiese: “Che cosa c’è?”. “Tienilo tu”, rispose lui. Lei lo prese in braccio. Le chiese di prendere in braccio il bambino. E morì.

La loro morte, come è arrivata con facilità. Non avevano neppure un momento di esitazione nel lasciare il loro respiro vitale. Con quale gioia vennero da Me, parlarono con Me, si allontanarono, sdraiandosi, e lasciando così questa vita.

Eashwaramma

Poi, la madre di questo corpo, Eashwaramma. A Bangalore c’erano i Corsi Estivi. Tutti potevano partecipare. Servivano la colazione a tutti. La distribuivamo alle 7.30 del mattino. Gokak era un uomo molto severo. Voleva che tutto si svolgesse nella massima puntualità. Anche Eashwaramma fece colazione. Poi si sedette in una veranda. Mentre si trovava là, urlò: “Swami, Swami, Swami!” Io ero di sopra. Dissi: “Vengo, vengo.” Lei disse: “Fai presto, fai presto!” Scesi. Quando arrivai giù, lei Mi prese la mano e morì.

Ecco, queste sono le morti sacre di coloro che vivono una vita pura. Kodama Raju ebbe una morte così. Anche Pedda Venkama Raju. Eashwaramma se ne andò così, facilmente. Erano tutte persone selezionate. Erano persone selezionate da Swami. Oggi, i genitori selezionano il bambino. A quei tempi era il bambino che sceglieva i propri genitori.

Date beatitudine non sofferenza

Io non ho mai dato nemmeno un briciolo di sofferenza, tristezza o afflizione (Baadha) a nessuno. Ho sempre pensato che dicendo una parola forte avrei potuto provocare Baadha, perciò non ho mai usato nemmeno le parole forti. Se volevo rimproverare qualcuno, l’ho chiamato “he-Bisonte”(Dunna Potha). Solo questo. Questo era il massimor rimprovero che arrivassi a fare.Ero uno che usava questo grosso rimprovero. Non ne conosco uno più forte.

Così, non provocando sofferenza a nessuno, conferivo beatitudine a tutti. Dall’inizio alla fine, dare solo beatitudine, solo beatitudine. (L’applauso continua fino alle tre frasi successive). Tutti devono essere felici. Tutti devono essere beati. Tutti devono intraprendere il sentiero spirituale.

Sviluppate la fede nel vostro sé

Sviluppate fede nel vostro Sé (Atma Viswasam). Voi sarete salvi, otterrete la salvezza se avrete fede nel vostro Sé. Se non avete fiducia in nulla, almeno dovete avere fede nell’Atma. Con essa santificherete anche la vostra nascita. Quelli che si trovano qui, che ci sono arrivati, quelli che son venuti per questa cosa, devono avere fede nel proprio Sé (Atma Viswasam). Senza di essa, la vita è sprecata. Inutile. Vita della vita. Solo l’Atma è vita.

Quindi, ognuno, anche se non ha devozione, deve sviluppare la fede nel Sé. Conseguite la beatitudine dell’Atma, (o del Sé) (Atma Ananda) . Da dove proviene questa beatitudine? Dove è la felicità? La felicità è l’unione con Dio. Conseguite questa unione con Dio. Atma Ananda è quel tipo di unione.

Il Festival di Navarathri

Oggi è il primo giorno del Festival di Navarathri (Dasara; Nava=nove, Rathri=notte). Durante questo Navarathri, il primo giorno prende la forma di tutte e tre: Maha Durga, Maha Kali e Maha Saraswati. Queste tre non sono separate. Sono un’Unità.

Maha Kali è l’incarnazione dell’ aspetto femminile dell’Energia (Shakti). Essa è solo energia. Saraswati è la forma della nostra parola (la Divinità che presiede alla parola, all’espressione n.d.t.). Lakshmi, la forma della nostra beatitudine. Perciò, tutte e tre sono presenti in ognuno di noi. Non dobbiamo uscire per cercarle. Nè dobbiamo cercare la nostra umanità (nel senso di “essere umani” n.d.t.). Infatti l’umanità è Divinità. Cioè l’uomo è Dio. Perciò, realizzate che l’ uomo è Dio, sviluppate le qualità divine e conseguite la beatitudine.

(Bhagavan conclude il discorso cantando il Bhajan: Hari Bhajana Bina Sukha Shanti Nahi)

Prashanti Nilayam, 01 ottobre 2000

Festa di Dasara

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