Non inorgoglitevi dei vostri studi.
Che cosa conta veramente di quanto apprendete con lo studio?
Ciò che contraddistingue la cultura è l’umiltà.
Comprendendo che, quanto ancora si deve imparare è illimitato, gettate lontano, o stolti, ignoranza e orgoglio.
Imparate ad esser umili durante la ricerca del sapere!
Studenti, Insegnanti,
dopo vari esperimenti e ricerche, l’uomo oggi ha inventato molti tipi di macchine. Con indomita continuità, egli ha promosso il progresso scientifico, ma non è stato in grado di raggiungere pace e felicità. Nonostante la preziosa nascita come essere umano, l’uomo è ancora alla ricerca di gioie passeggere, legate cioè alle cose terrene, dimenticando, in tal modo, la propria natura divina. Concentrandosi solo sulla ricerca scientifica e cercando di inventare ogni sorta di aggeggi meccanici, egli s’accontenta di condurre una vita presuntuosa, vuota quindi di significato.
Per comprendere lo scopo fondamentale dell’esistenza, non avete ancora il giusto tipo di educazione. La cultura che si basa esclusivamente sulle cose terrene non è in grado di farvi coltivare i valori spirituali e morali. Questo tipo di conoscenza non potrà mai svelarvi il segreto della vita umana. Se si vuole estirpare un albero, si dovrà cominciare dalle radici, non dai rami. Se l’uomo vorrà giungere alla sua vera destinazione ed ottenere pace e felicità, a nulla gli servirà un’educazione basata solo sulle cose transitorie del mondo.
LA GRANDEZZA DELLA CULTURA INDIANA
Gli antichi abitanti dell’India conducevano un’esistenza moralmente integra, godendo di pace e felicità. Gli studenti, oggi, non badando alla moralità e ai doveri verso la società, si smarriscono e rovinano così la propria vita. Gli Indiani hanno dimenticato l’essenza della loro cultura, che è basata sulla moralità e sull’integrità. Essi gettano via i propri grandi testi sacri come fossero spazzatura. Le nazioni occidentali, invece, li hanno accettati, ne hanno appreso le profonde verità e sviluppato le possibilità tecniche e militari in essi descritte, cercando poi di restituirle agli Indiani. Le armi create in Germania si basavano sui testi dell’Atharvaveda[1].
Gli Indiani, oggi, coltivano grande passione per ciò che proviene dall’estero, ignorando quanto c’è di buono nel proprio patrimonio culturale. Gli studenti dovrebbero cercare di capire ciò che c’è di grande nel retaggio culturale indiano. Ignorando la propria grandezza culturale, gli Indiani si recano all’estero per guadagnare denaro come fine a se stesso. Senza dubbio il denaro è necessario, ma occorre forse andare all’estero per questo motivo? Tutto ciò non può costituire il vero fine dell’educazione.
L’AMORE DELLA TERRA MADRE
Gli studenti dovrebbero riconoscere la verità contenuta nel detto: “La madre e la terra madre sono più grandi del paradiso stesso”. Chi non crede a ciò, non potrà esser definito persona veramente istruita. Usando gli insegnamenti acquisiti, dovreste servire la vostra patria in modo tale da divenire emblemi per il mondo. Che cosa innaturale sarebbe trascurare la propria casa nel tentativo d’abbellire quella dei propri vicini !
Oggi gli studenti hanno perso il loro amore per la terra d’origine. L’uomo che non può dichiarare: “Questa è la mia terra nativa, questa è la mia lingua madre” è un morto vivente. Egli non è affatto un essere umano. La gente ha rinunciato all’amore per la terra madre nutrendosi d’avidità per il denaro.
Fin dai tempi antichi, l’India ha sempre offerto al mondo grandi ideali. Diffondendo il messaggio di spiritualità in molti Paesi, essa proclamava: “Possano tutti i popoli essere felici” – Loka samasthâ sukhino bhavanthu. L’India non ha mai permesso che il concetto di egoismo prevalesse. L’unità, simbolo di perfetto altruismo, era il messaggio così proclamato dai Veda: “Viviamo insieme, cresciamo insieme; dividiamo la nostra conoscenza con altri, viviamo in armonia ed amicizia”. Oggi, in India, non c’è spirito d’armonia.
Nell’antica India, gli studenti, unitamente all’apprendimento di una cultura secolare, cercavano di raggiungere la conoscenza spirituale, incuranti dei sacrifici da affrontare. Vivevano, in tal modo, una vita ricca di significato. Essi svolgevano diverse indagini per comprendere il mistero della creazione ed il segreto dell’esistenza umana. Tutti gli esperimenti, oggi, sono basati solo su congegni meccanici (yantra), mentre, nei tempi antichi, gli studenti conducevano le loro ricerche avvalendosi dell’aiuto dei mantra. Le verità che scoprivano le proclamavano al mondo a gran voce.
LA PAROLA E IL SILENZIO
E’ dovere degli Indiani, oggi, imparare qualcosa sulla grande eredità spirituale dell’India. Gli anziani erano parchi nel parlare. Gli studenti d’oggi tendono invece a essere loquaci. L’eccessivo parlare danneggia la mente. “Meno parole, più felicità”.
Gli anziani praticavano tre esercizi, per controllare la parola, basati sul silenzio. Uno era il silenzio della lingua (vâkmounam), il secondo era il silenzio della mente (manomounam), il terzo era il Silenzio Supremo (Mahâmounam).
Il non parlare (vâkmounam) significava usare il linguaggio il minimo indispensabile e nelle situazioni necessarie. Con tale disciplina, veniva evitata l’eccessiva loquacità. Di conseguenza, il potere delle parole veniva conservato e accresciuto. La disciplina nel parlare dava come risultato una sincerità piena. Un linguaggio veritiero serviva a purificare i pensieri. In questo modo si raggiungeva la realizzazione della Verità (siddhi) e si conseguiva la Saggezza Suprema (Jnânasiddhi). La purezza del linguaggio è pertanto vitale e può esser conseguita con la sobrietà di parola.
SILENZIO MENTALE
C’è poi il silenzio della mente (manomounam). La mente è un crogiòlo di pensieri e fantasie. Essi vanno gradualmente ridotti. Quando questo avviene la mente viene presa pian piano sotto controllo, diventa cioè simile ad un orologio scarico. Quando l’attività della mente diminuisce, il potere del Sé (Atma) si manifesta. Come conseguenza, l’Intelletto (Buddhi) diventa più attivo rispetto ai sensi.
Quando si raggiungono il controllo della parola e il controllo della mente, si ottiene facilmente il Silenzio Supremo (Mahâmounam). Gli studenti dovrebbero cercare di raggiungere il terzo stadio con la disciplina dei primi due stadi.
L’EDUCAZIONE CHE PORTA AL DIVINO
Vi ho spesso detto: “Parlate meno e studiate di più”. Che cosa significa “studio”? Studio (o istruzione) è il processo che conduce alla manifestazione del Sé. Per giungere a ciò è necessario, durante il periodo educativo, coltivare i valori. L’educazione serve per la vita, la vita per l’amore, l’amore per l’uomo, l’uomo per il servizio, il servizio per la società, la società per la nazione, la nazione per il mondo, il mondo per la pace. L’istruzione serve per la vita, non semplicemente per guadagnarsi da vivere. Questa vita serve per l’Amore: l’Amore è Dio, vivete nell’Amore. Questo Amore dovrebbe servire per tutta l’umanità. Oggi esso è assente e ciò che passa per Amore e qualcosa di artificiale. L’Amore deve provenire dal cuore.
Qual è lo scopo della nascita come esseri umani? Non certamente quello di condurre un’esistenza bestiale. L’uomo esiste per servire. Ogni uomo deve rendere alla società, attraverso il servizio, ciò che da essa ha ricevuto. Tale servizio dovrebbe essere restituito senza traccia d’egoismo, con vero spirito di sacrificio: solo in tal modo sarebbe veramente improntato alla spiritualità.
PACE: UNA E TRINA
Il servizio è per la società. La società esiste per la nazione e la nazione è un membro del mondo. Il mondo dovrebbe lottare per la pace. Questo è il significato delle parole Om Shanti, Shanti, Shanti! Perché il termine Shanti (Pace) viene pronunciato tre volte e non di più o di meno? Poiché si riferisce ai tre aspetti della pace: a quella fisica (âdhibhoutika), a quella mentale (âdhyâtmika) e a quella spirituale (âdhidaivika). La pace relativa al corpo, alla mente e al Sé viene invocata con questa benedizione. Profondi significati come questo sono costantemente insiti nelle declamazioni dei saggi indiani.
IL DIVINO IN FORMA UMANA
Tutti questi concetti tanto densi di significato sono volti a farci pensare a Dio, per poter cercare e poi raggiungere la realizzazione. La gente immagina che Dio sia un’entità lontana, al di sopra dell’umana concezione e comprensione. Questo non è vero. La divinità è più vicina di qualunque altra cosa al mondo. Se voi la considerate lontana, essa vi apparirà distante, ma se la considerate vicina, essa lo sarà veramente.
Finché l’uomo sarà cosciente del corpo, non potrà comprendere una divinità senza forma. Egli dovrà dunque adorare il Divino in forma umana. Se, ad esempio, un bisonte o un pesce pensano a Dio, potranno concepirlo solo come un enorme bisonte o un gigantesco pesce. Anche l’uomo concepisce la forma di Dio solo nei termini della forma umana e degli attributi che gli sono propri. Finché l’uomo è attaccato al corpo non può realizzare Dio. Solo quando perde il suo attaccamento egli può sperimentare il Divino.
Finché egli penserà al suo corpo e alla sua forma umana, non potrà credere a qualcosa che trascende forma e corpo.
Questa è la ragione per cui Dio s’incarna in forma umana. Agli uomini Egli deve apparire come uomo: solo così si possono stabilire relazioni tra il Divino e l’essere umano. Se Dio si presentasse in qualche altra forma, l’uomo non potrebbe fissare il proprio pensiero su di Lui. Per tale ragione, dovete concepire il Divino in forma umana ed adorarLo.
Il Signore Râma, che rappresentò l’incarnazione del Dharma, si incarnò in forma umana. Gli Avatar vengono in forma umana affinché gli esseri umani possano avere relazioni profonde con Essi ed adorarLi.
I Veda dichiarano che il Signore Supremo, come il sole, in tutto il suo splendore, dimora oltre l’oscurità (Vedâhametham, Purusham mahântham âdithyavarnam thamasahparasthâth). Dio è al di là dell’oscurità (tamas). Egli non è all’esterno, ma dentro di voi. Voi siete Lui. Pur essendo egli stesso il Divino, l’uomo cerca Dio in una foresta o attraverso la meditazione. Che follia è mai questa? I Veda deridono gli uomini, poiché essi non sono in grado di vedere Dio neppure quando Lo vedono. “Lo stolto non riesce a vedere Dio neppure mentre Lo sta guardando”: Pasyannapi na pasyanthi mudho. Quando Dio viene in forma umana cammina liberamente in mezzo a voi, parla con voi, scherza con voi, mangia e beve con voi; tuttavia, anche allora, non riuscite a riconoscerLo.
Voi seguite i vostri modelli personali di devozione. Ciò non è corretto. Dovete adorare la divinità vivente, non il senza vita. Adorate chiunque abbia una forma umana e vedete il Divino in ogni uomo.
Il cosmo è una manifestazione del Divino. Dio (Vishnuswaru-pam) è con voi, in voi, attorno a voi. Egli non è da un’altra parte. Sviluppate, a questo riguardo, una ferma convinzione. E’ un po’ come ingannare se stessi immaginare che Dio sia altrove, lontano da voi.
CONOSCENZA DEL SÉ (ATMA VIDYA)
Per cominciare, dovete sviluppare il controllo dei sensi. Questo controllo (nella forma di mounam o silenzio) influenza il vostro linguaggio. Jayadeva[2] entrava in estasi attraverso il potere che ha la lingua di cantare dolcemente il nome del Signore. La dolcezza del linguaggio determina la differenza tra un uomo ed un altro. E’ stata raccomandata la suprema importanza della ripetizione del nome del Signore nell’era di Kali.
Permettere alla lingua di recitare qualunque cosa che non sia il nome di Dio è un abuso.
Gli studenti devono comprendere la suprema importanza della Conoscenza del Sé (Atma Vidya). Essa è la chiave di tutto il sapere. A che servirà tutta la conoscenza delle cose del mondo se essa avrà l’unico scopo di procurarci un piatto di lenticchie?
Il grande scienziato Einstein, negli ultimi anni della sua vita, si rammaricava del fatto che le sue scoperte scientifiche avessero condotto alla realizzazione della bomba atomica. Sir Isaac Newton terminò la sua vita in un ospedale con una grave malattia mentale. La vera conoscenza deve assicurare pace mentale e gioia duratura. Per questo la contemplazione del Signore è di fondamentale importanza .
L’istruzione scolastica ha una sua utilità, ma essa non è il sommo bene della vita. Adorate la luce del Divino dentro di voi. Ogni studente è come una lampada a petrolio: il lume deve essere mantenuto attivo pompando di tanto in tanto kerosene. La fuliggine deve essere ogni tanto rimossa con uno spillo. Poi è necessario altro kerosene. Quando queste operazioni vengono svolte in modo adeguato, la luce sarà chiara e luminosa.
La vostra devozione sincera (shraddâ) è il kerosene, il vostro amore è lo spillo, lo spirito di sacrificio è la pompa. E’ inoltre necessario uno stoppino che è il nome del Signore. Con l’aiuto dei tre accessori, quando canterete il nome del Signore, la vostra devozione brillerà fulgidamente. Questo splendore è la luce del Divino dentro di voi. Voi procedete, da uno stato di inquietudine alla luce divina nel vostro cuore (Paramjothi), attraverso la pace e una mente illuminata. Il cuore di ognuno è la dimora del Signore.
Gli studenti dovrebbero dunque coltivare la discriminazione che si ottiene attraverso l’educazione, una considerevole umiltà e una fede salda nel Divino. Questa è la strada reale per realizzare l’unione con Dio.
Swami ha concluso il Discorso con il canto “Bhajana binâ sukha shanti nahi” a cui si è unito tutto il pubblico presente.
Sai Institute Auditorium, 03 Febbraio 1994
(Trad. da SANATHANA SARATHI, Marzo 1994)