07 Luglio 1990 (Gurupurnima) – L‘Io divino e l’io umano

07 Luglio 1990 (Gurupurnima) 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

L’Io divino e l’io umano

I tre corpi

Incarnazioni del Divino Amore!

In un sogno si può vedere, sentire e ascoltare tutto. Così pure, per il realizzato, simpatie ed antipatie sono viste alla stessa stregua. Una volta raggiunta la Suprema Realizzazione, tutto quanto accade nel mondo appare come un sogno.

Baba canta:
Panchindriya mahabhuta
Sambhavam karmajancitam
Panchindriya mahabhuta
Sambhavam karmasamcitam
Shariram shukha duhkha nam
Bhogya bhogya smetinamah.

1)Il corpo è la combinazione dei cinque elementi di base, che sono: la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria e l’etere o spazio.

Questi cinque elementi sono fra loro combinati secondo leggi particolari.

Il corpo umano viene definito bhautika sharira, ossia corpo fisico, ed è per mezzo di esso che nel mondo s’intessono tutti i tipi di relazioni. Altro nome per definirlo è panchikaranam, cioè il legante dei cinque composti. Quando il corpo si trova nello stato di veglia, i suoi organi di senso sono tutti attivi.

Il corpo è una dimora di piacere e di dolore ed è costituito da tre involucri: grossolano o fisico-denso (sthula-sharira), sottile (sukshma-sharira) e causale (karana-sharira).

Il corpo fisico-denso è il risultato dell’assimilazione del cibo ed è completamente inerte, paragonabile soltanto ad uno strumento. Solo il corpo fisico è visibile e, credendo che esso sia vero e permanente, l’uomo finisce per dimenticare il principio dello Spirito, che è eterno e pervade tutto.

Baba canta:
Panchaprana mano bodhi
Dasindriyas samanvitam
Apanchi khruta gototam
Bhogya tamaye namah.

2)Il corpo sottile è costituito dai cinque soffi vitali (Panchaprana), dalla mente (manas), dall’intelletto (bodhi) e dai dieci organi di senso (indriya).

Questo corpo è attivo nello stato di sogno e, in quel caso, la personalità dell’individuo non è visibile, ma è orientata all’interno. Qui, la mente si costruisce un suo nuovo mondo, dove il sogno ne rappresenta la prova d’esistenza. È un mondo a se stante, senza nessun rapporto col mondo esterno.

Nello stato di sogno tutto – forme, suoni e gusti – viene creato dalla mente, che sperimenta tutte queste cose senza alcun supporto fisiologico. Nel sogno le forme non hanno consistenza, l’audizione è senza ascolto, il gusto è senza palato. Tutta quest’esperienza, però, rimane circoscritta solamente a quel campo soggettivo.

Nello stato di sogno, quand’anche ci fossero dieci persone che dormissero nella stessa stanza, ognuna di esse farebbe un sogno diverso da quello degli altri, perché l’esperienza onirica di ciascuno è unica e riservata a quella persona in particolare. Tra lo stato di sogno e quello di veglia non esiste relazione.

Uno potrebbe sognare di avere dei fastidi a causa di un suo amico e, se incontrando l’amico il giorno dopo, si lamentasse con lui dicendogli: “Perché mi hai dato tante noie?”, quello gli risponderebbe: “Sei pazzo! Non ti ho nemmeno visto”.

Infatti, tutte quelle esperienze sono state create dallo stesso sognatore e sono circoscritte a lui solo, non facendo parte della realtà del mondo concreto.

Tutte le esperienze di gioia e di dolore avute in sogno, appartengono al mondo dei sogni.

E sempre nello stato di sogno è possibile subire le conseguenze di azioni buone o cattive compiute in vite precedenti. Ciò vuol dire che quelle esperienze sono in relazione col corpo sottile.

In quella sede la mente gioca un ruolo importantissimo, poiché è la mente stessa che crea tutto il mondo nella dimensione onirica. Il mondo intero è pieno di mente. È la mente che lo crea. Alla mente, sebbene sia un unico elemento, sono stati attribuiti nomi diversi, in dipendenza dalla funzione che essa svolge.

  • Quand’essa è impegnata nel processo del pensiero, viene chiamata Manas.
  • Quando è impegnata nel processo di discernimento fra ciò che è eterno e ciò che è transitorio, viene definita Buddhi o intelligenza.
  • Quando svolge il ruolo di ricordare, si chiama Citta o memoria.
  • Quando la mente s’identifica con il corpo, si chiama Ahamkara o Ego.

Questi quattro termini, dunque, – pensiero, memoria, discernimento ed Ego – indicano tutti la stessa realtà della mente.

La combinazione di questi quattro aspetti costituisce l’Antahkarana, ossia “l’ organo interno”, il veicolo sottile dell’essere individualizzato.

Quindi, sia lo stato di veglia sia quello di sogno sono creazioni della mente.

3)Il terzo stato è il sonno profondo o senza sogni, detto anche Sushupti.

Su significa “buono” e shupti “sonno”, dunque, significa “sonno pesante”. In questo stato la mente è assente. Dal momento che non c’è mente, non esiste nemmeno il mondo.

Laddove non c’è il mondo, l’uomo non sperimenta né gioie né dolori, poiché la gioia e il dolore sono sperimentabili attraverso un contatto col mondo. Perciò l’esistenza del mondo è legata all’attività della mente. Finché siete coinvolti nelle cose del mondo, avete gioia e dolore.

È dunque il mondo la causa delle felicità e delle sofferenze, e del mondo la causa è la mente.

La mente, a sua volta, è causa di legame o di liberazione.

4)Il quarto stato e i cinque involucri

Esiste, però, un altro stato che trascende tutti gli altri ed è lo stato “atmico”. A causa del suo identificarsi col corpo nei tre stati precedenti di veglia, sogno e sonno profondo, l’uomo dimentica la sua realtà spirituale, dimentica di essere Atma. Tutte quelle esperienze non si verificano se non per mezzo dell’Atma.

Baba canta:
L’argilla è una sola
ma diversi per nome e forma
sono i vasi con essa modellati.

Unico è l’oro, molteplici sono i gioielli. Così pure le forme sono varie, ma unico è il principio atmico. L’uomo è vittima dell’ignoranza, perché corre dietro al corpo fisico e alle sue membra, dimenticando che l’Atma regge il tutto.

Nell’oceano molteplici sono le onde e ognuna è diversa dall’altra, ma si dimentica la verità che l’acqua è sempre la stessa per tutte.

Così pure, tutti gli esseri umani che incontrate sotto innumerevoli forme, non sono che onde del medesimo oceano di Essere-Coscienza-Beatitudine (Sat-cit-ananda).

I nomi e le forme appaiono differenti fra loro, ma il fondamento dell’Atma è unico e medesimo.

L’Atma, però, è coperto da cinque involucri, che sono:

  1. l’involucro fatto di cibo (Annamayakosha),
  2. l’involucro fatto di energia vitale (Pranamayakosha),
  3. l’involucro della mente (Manomayakosha),
  4. l’involucro fatto di intelletto (Vijnanamayakosha) e
  5. l’involucro fatto di beatitudine (Anandamayakosha).

La conseguenza di queste sovrapposizioni è la difficoltà di riconoscere lo Spirito (Atma).

Il corpo fisico è il guscio fatto di cibo.

I gusci costituiti dalle forze vitali, dalla mente e dall’intelletto formano il corpo sottile.

L’involucro fatto di beatitudine è il corpo causale o corpo-seme.

Sebbene si sia attribuito a questo corpo il nome di beatitudine, in realtà non è beatitudine.

Il corpo causale gode di questa sfera di beatitudine, che però è solo un’immagine riflessa dello Spirito o Atma.

La Luna non brilla di luce propria, ma risplende quando i raggi solari la raggiungono.

La mente è come la Luna: non brilla di luce propria, ma riflette la luce dello Spirito che possiede in se questa luminosità.

Ed è la luce dello Spirito che illumina tutti gli altri aspetti del corpo, della mente e dell’intelletto.

È questa coscienza atmica, la Coscienza assoluta e pura (Chaitanya) che fa funzionare il cosmo ed è alla base di tutta la creazione animata e inanimata.

L’uomo soccombe ai vari problemi di sofferenza e dolore perché si sottrae a questa Verità di base. La gioia e il dolore sperimentati dal corpo, dalla mente e dall’intelletto non intaccano assolutamente lo Spirito.

Molta gente si dedica alle azioni più diverse facendo affidamento sulla luce emanata dal Sole: alcuni svolgono azioni meritorie, altri no; alcuni compiono delle attività di servizio, altri indulgono in azioni nocive.

Ma, come il Sole non viene turbato dalle azioni di chi si serve della sua luce né dai loro risultati, così lo Spirito non viene toccato dalle conseguenze di quell’operato.

Il Sole, come Dio, non è che Testimone, così com’è testimone lo Spirito per tutto ciò che viene fatto dal corpo, dalla mente e dalle altre facoltà.

L’uomo, però, a causa del suo errore di identificazione col corpo e con gli organi di senso e di percezione, crede che tutte quelle attività dipendano dal potere dello Spirito.

L’ostacolo “Mente”

La causa principale di tutto questo è invece la mente: è la mente che assume queste forme variopinte. Se togliete di mezzo la mente, tutto crolla nel nulla.

Per esempio, quando una persona costruisce una casa, vi fa dentro una camera da letto, un salotto, una cucina e un bagno: quattro vani in tutto ricavati dall’erezione di muri divisori allo scopo di ottenere maggiori comodità e vantaggi. Se eliminaste tutti quei muri, avreste un unico locale comune.

Allo stesso modo, se togliete i muri del corpo, dei sensi, dell’intelletto e del pensiero costruiti dalla mente, rimane soltanto l’esperienza dello Spirito, il cui principio è onnipervadente.

A causa della ristrettezza mentale dell’uomo che non considera le cose secondo l’ampiezza del Divino, si producono degli attaccamenti che sono all’origine della sofferenza umana.

Come si tolgono le glumette dal chicco di riso dopo averlo battuto, così potete togliere dall’Atma corpo, mente, intelletto e sensi che Lo coprono, mediante i processi dell’ascolto degli insegnamenti, della riflessione e della profonda e continua meditazione sul Divino.

Questo vi porterà all’esperienza di ciò che siete veramente.

Il corpo, i sensi, la mente e l’intelletto sono come la gluma che ricopre il grano di riso.

Tolto quel guscio, rimane il chicco mondato.

Ma, finche l’uomo rimane avviluppato in quei gusci, non sfuggirà al ciclo della rinascita.

Mentre, una volta che avete rimosso l’involucro, il riso non potrà più dar origine ad un’altra vita; non esiste più il problema della rinascita. In definitiva, il legame è dovuto al corpo, ai sensi, al pensiero e all’intelletto. Lo Spirito, tuttavia, si trova in tutti questi elementi in egual misura.

Ecco un altro esempio per chiarire questo punto.

Se mettete la mano su una sfera di metallo riscaldata al fuoco, vi ustionerete. Attribuire alla sfera rovente la causa dell’ustione non è corretto. In realtà, non la sfera, bensì il fuoco trasmesso ad essa ha prodotto la sensazione spiacevole di bruciore.

Così, finche l’uomo non riconosce la propria vera natura, soggiace all’illusione che lo Spirito dimori lontano da se’. Non c’è bisogno di cercare lo Spirito che è onnipresente, come non serve una lampada per vedere il Sole. Lo Spirito rifulge dall’eternità e non si richiedono pratiche particolari per intravederlo. Esso è come la brace ricoperta di cenere: il riconoscimento della propria beatitudine equivale alla rimozione delle ceneri dell’illusione di essere corpo.

L’origine dell’Io

A questo proposito, bisognerebbe comprendere bene il significato e l’uso del termine “io”.

Tutta la Creazione è sorta con la nascita dell“io”. Senza “io”, il mondo intero non esisterebbe.

Che cos’è questo “io”?

  • Esso è il fondamento di tutto ed essendo alla base di tutti gli esseri viventi, viene chiamato Atma.
  • Altri nomi che gli vengono attribuiti sono Brahman (il puro ed assoluto Essere senza dualità),
  • Hridaya (il cuore come centro spirituale dell’essere),
  • Aham (l’ Io).

Tutti questi nomi sono sinonimi e si riferiscono solo allo Spirito o Atma.

Quando si usa il termine Hridaya, ossia cuore, lo si considera generalmente come il cuore fisico del corpo, ma è sbagliato. Hridaya non è soggetto ad alcuna limitazione fisica e il vero significato di questa parola è quello di “ciò che pervade ogni cosa”.

Dimenticando questa dimensione spirituale di onnipresenza, si è finito per considerare vero cuore il muscolo cardiaco, ma è un concetto che sta a denotare una mente ristretta.

Nel vostro modo usuale di parlare, ad ogni occasione vi serve la parola Aham, “io”, che è Dio.
Quando dite “Io sono un padre di famiglia”, la prima parola che introduce la frase è “io”.
Un altro dice “Io sono un asceta”, e anche qui la prima parola che precede “asceta” è “io”.
Quando dite “Io sono un uomo”, prima viene la parola “io”, poi “uomo”.

Se tutte queste frasi – “io sono un asceta, io sono un uomo di famiglia, io sono un uomo o una donna” – venissero private delle parole “ asceta”, “uomo di famiglia”, “uomo”, “donna”, ciò che resta è “io”. Questo prova che l’<io> è alla base di tutti. Questo “io” presente in tutti è l’onnipresente Atma.

Poiché l’uomo dimentica questo principio di onnipotenza, onnipresenza e onniscienza, va incontro ad una serie infinita di sofferenze e di dubbi. Ciò che va amato e tenuto in gran cura è lo Spirito, non il corpo.

L’attaccamento al corpo

Invece di affezionarsi allo Spirito che è vero, l’uomo si attacca al corpo che è falso, e da qui nasce la sfiducia in se’. La gente ha affetto per i genitori, per la moglie, i figli e altri parenti, ma tutte quelle relazioni sono di breve durata. Provate un gran dolore quando vostra moglie sta male, come pure soffrite quando vi identificate con il padre, la madre e i figli.

Tutti questi legami sono passeggeri come le nuvole.

I vostri dubbi sono tanti perché vi manca quell’amore stabile e quella ferma relazione con lo Spirito. Il vostro amore è incrollabile quando considerate Io Spirito come vostro Padre.

Avete tanto amore per un corpo materiale e corruttibile e non ne avete per lo Spirito che è eterno.

Per quale motivo si cade in questo errore? Perché si considera vero il falso e falso il vero.

Lo Spirito è verità, eterno e incorruttibile. Invece l’uomo, che dovrebbe avere una solida fede in questa verità, fa crescere gli attaccamenti al corpo e alle relazioni fisiche.

Questa è la ragione per cui la fede si destabilizza e non è costante.

Per avere una solida fede in qualcosa, dovete avere la convinzione di possederla.

Finché non avrete questa stessa convinzione per quanto riguarda lo Spirito, non potrete diventare uno Shtita-prajna, ossia un essere fermamente stabilito nella Conoscenza, e non raggiungerete la reale beatitudine, lo stato permanente della Realizzazione.

Tutto il resto è illusione e finché sarete nell’illusione, Dio resterà lontano da voi. Ma se abbandonerete l’illusione, sarete premiati dalla visione di Dio.

Se sviluppaste l’irremovibile convinzione che in ogni essere umano esiste la stessa Divinità, non ci sarebbe più posto al mondo per differenze d’ogni sorta, non ci sarebbero più contese, discussioni e incomprensioni. Non esisterebbero più le simpatie e le antipatie.

Il degrado dell’uomo progredisce in forza degli attaccamenti, del senso di piacere e disgusto e di tutti i tipi di illusioni.

Il principio dell’Aham è il principio dell’Atma: l’io è Io Spirito.

Aham Brahmasmi. “Io sono il Brahman, io sono Dio”.

Quando sarete saldamente stabiliti in questo sentimento atmico, avrete raggiunto la meta.

Sia che mangiate, sia che passeggiate, sia che osserviate qualcosa o conversiate, fate tutto con questa coscienza atmica. Là ogni dubbio avrà fine.

L’Io atmico e l’ego

Il mondo attuale è pieno di problemi. I problemi nascono dal senso di piacere e dispiacere.

L’egoismo è la causa del piacere e del dispiacere. Il ripiegamento su se stessi è la causa dell’egoismo e l’attaccamento al proprio corpo è causa d’illusione. La mente è la causa dell’illusione. Se dunque offrite completamente a Dio la vostra mente, avete scoperto il mantra che fa per voi. Il primo mantra, il mantra originale di Dio è il principio dell“io”.

Corrisponde al sanscrito Aham ed è con questo Aham che si santifica la vita.

Qualunque cosa vediate, sentiate, diciate o facciate, fate tutto con sentimento atmico.

In ogni uomo esistono due tipi di “io”: uno si accompagna alla mente, l’altro all’Atma.

Il vero “io” è la coscienza di essere Spirito. Quando questa coscienza va erroneamente ad associarsi alla mente, diventa senso dell’io, ego o ahamkara.

Che cos’è la verità, se ne esiste una sola? La gente, però, dà differenti descrizioni della verità. Quando l“io” identificato con lo Spirito sperimenta la beatitudine spirituale, sperimenta il principio atmico.

Incarnazioni del Divino Amore, tutto scorre, tutto è in mutamento. ln ogni istante ci sono cambiamenti ed è la mente che ne è responsabile. L’origine o la base del mondo intero risale alla genesi del pensiero. La mente non sta mai ferma, è sempre in movimento. È la sua natura. Quando la fonderete in Dio, essa non esisterà più separatamente.

Molte persone si dedicano a diverse discipline spirituali. Tutte queste pratiche sono illusioni, vengono intraprese per distrarre la mente e sono compiute per mezzo della mente.

Perciò, tutte queste discipline, che dipendono dalla mente, non sono permanenti, sono transitorie. Le sadhana (discipline ascetiche) e Sadya (una forma di Shiva) non sono altro che la stessa cosa. La meditazione, il meditante e l’oggetto di meditazione non sono altro che un tutt’uno. Esiste una sola cosa.

Quando avrete eliminato in voi la coscienza di essere corpo avrete in voi la coscienza dell’Universale. Senza questa coscienza tutte le discipline ascetiche sono prive di ogni valore.

Se volete che le vostre pratiche siano veritiere, stabilite nel vostro cuore questo sentimento atmico.

Le nebbie sollevate dal Sole diventano nubi che oscurano il Sole stesso, che è stato la loro origine. Così pure i pensieri che sono sorti dall’Atma ed hanno preso la forma della mente, oscurano l’Atma stesso. È la mente che con le nuvole dei suoi pensieri si frappone davanti allo Spirito. Eliminate la mente e rimarrà solo lo Spirito.

In che consiste la mente? La mente è un conglomerato di molte illusioni: sopprimetele, eliminatele. Oggi, molti si fanno chiamare devoti, ma i loro desideri sono in continuo aumento.

Che fare per raggiungere il livello atmico? Non è impossibile. Si deve partire dal superamento degli interessi personali e dell’egoismo. L’egoismo e l’egocentrismo sono alla radice di tutte le afflizioni e le perversità che tormentano l’uomo.

Cambiare se stessi

Ci si deve impegnare con ogni sforzo per far sì che nel mondo ci sia maggior larghezza di vedute. Come si può cambiare il mondo se non si cambia l’uomo?

Innanzitutto vanno eliminate le inclinazioni malvagie che ci sono nell’uomo e si deve dare spazio ai pensieri santi. Quando l’individuo è buono, anche la società è buona. Quando la società è buona, anche la nazione sarà buona.

Incarnazioni del Divino Amore, santificatevi individualmente, riempiendo la vostra mente di buoni pensieri. Potreste essere gli studiosi più eruditi, potreste occupare la posizione sociale più prestigiosa, potreste guadagnare un mucchio di soldi, ottenere gloria e successo, ma a che vi serve tutto questo se non avete la visione del vostro Sé reale e credete che tutte le persone siano diverse? A che scopo un uomo dovrebbe sapere tutto il resto, qua6do non sa chi egli è veramente?

L’uomo sa percorrere milioni di miglia nello spazio, ma non sa penetrare nemmeno un centimetro nelle profondità del proprio cuore.

I viaggi spaziali non vi riguardano; portate la vostra mente all’interno.

Finché la mente si proietta all’esterno, ciò che vedrà sarà sempre un mondo esteriore e materiale. Finché uno permane nel mondo della materia, sarà pieno di gioie e di dolori. Non c’è bisogno di fuggire il mondo esterno. Già nello stato di sonno profondo, siete fuori del mondo e, laddove non c’è il mondo, non c’è la mente. Dove non c’è la mente, non c’è gioia né dolore. La scomparsa della mente al livello del sonno profondo provoca l’eliminazione della gioia e del dolore. Se volete gioire davvero della beatitudine della vita, controllate la mente.

Volgetela verso Dio.

La vera pratica spirituale consiste proprio nell’imprimere una nuova direzione alla mente. Tutti gli altri tipi di meditazione e di preghiere sono una perdita di tempo. La prima cosa da fare è convertire la mente. Qualunque conversione nell’uomo è superficiale, se non c’è stata la conversione della mente. Non servirà a niente cambiare un abito se non si modificano le qualità umane. Perciò, da oggi cambiate il vostro modo di vivere. Bisogna trasformare le inclinazioni cattive in buone, in pensieri divini. Questo è il vero messaggio di questa giornata.

I guru ed il Guru

Oggi è il giorno del Gurupurnima. Che significa? Purnima si riferisce alla Luna piena, con tutti i suoi 16 aspetti, che in questo giorno raggiungono l’apogeo. Essi sono simbolo delle caratteristiche della mente, rappresentate da 16 macchie scure della Luna. Sono i sei nemici: la lussuria, l’ira, l’avidità, l’attaccamento, l’orgoglio e l’invidia; le due qualità di Rajas e di Tamas ed infine gli otto tipi di vanità basate sul lignaggio, l’erudizione, la ricchezza, la giovinezza, la prestanza e la forza fisica, la posizione, e l’orgoglio del fare penitenze.

Quando l’uomo si libera di questi 16 tratti negativi, raggiunge in pienezza la sua essenza.

Chi farà sì che l’uomo raggiunga quello stato di pienezza o Purnima? Il Guru o Maestro (guru) è colui che ha trasceso tutte le qualità e non ha forma. Purtroppo nei Guru odierni spiccano caratteristiche d’ogni genere. I loro discepoli sembrano superarli di gran lunga, perché si sottopongono a sacrifici, mentre essi badano alla posizione. Ecco perché al mondo d’oggi è ben difficile stabilire chi sia il maestro e chi il discepolo. In questi discepoli non manca una certa ingenuità. Quando vedono qualcuno più anziano, gli si rivolgono per avere un mantra.

Ma qual è il mantra di cui hanno veramente bisogno?

Nella comprensione della vostra vera natura sta il vero mantra: esso dunque è dentro di voi.

Ciascuno racchiude in se il mantra (il messaggio spirituale), il tantra (il metodo per mettere in pratica il messaggio) e lo yantra (lo strumento per attuarlo).

Nel processo della respirazione è contenuto il mantra di cui avete bisogno: Soham, So-Ham, che significa “ Io sono Quello”, “Quello sono io”. Questo è il mantra.

Che cos’è lo yantra o strumento? È il vostro corpo fisico. E che cos’è il tantra? Il vostro cuore!

Perché mai dovreste ricorrere ad un’altra persona per avere un mantra, quando voi stessi siete una combinazione di mantra, yantra e tantra? È un segno di debolezza e di ignoranza.

Che potere di salvezza avrà su di voi il mantra dato da un’altra persona? Nessuno.

Nulla dall’esterno vi potrà salvare. Il vostro Guru è Dio! Solo Lui ha trasceso tutte le qualità (guna). Lui è il solo che non ha forma e può rimuovere le tenebre dell’ignoranza, dando l’illuminazione della Suprema Conoscenza. Cadreste in un grave errore di ignoranza se vi rivolgeste alla persona sbagliata per prendere da questa dei mantra e poi dipendere sempre da essa. Come può liberarvi dai legami chi è schiavo dei legami stessi? Come può liberarvi dall’illusione chi è pieno di illusioni? Come potrà sfamarvi un accattone ed un affamato?

Non andate dietro ai guru. Rinsaldate la vostra fede nell’Atma. Aspirate alla beatitudine spirituale. Sforzatevi di sviluppare in voi questa convinzione: “Io sono il Divino Spirito, io sono l’Atma”.

Questo è il vero messaggio della giornata di oggi, poiché, nell’istante in cui vi rendete conto di ciò che siete, svanisce l’attività mentale e questa Realtà fa da maestro. Non esistono momenti, luoghi o circostanze particolari per sperimentare questo Guru. Soltanto un uomo immerso nell’attività mentale considera frammentariamente il tempo e rimane impigliato dai suoi movimenti, come mattino, sera e così via. Questi sono condizionamenti che possono legare solo l’uomo “mentale”. Trascendete i limiti di tempo e tutto rimarrà immutabile.

Questo livello è raggiungibile soltanto attraverso la fiducia nell’Atma.

Uno solo è il vostro Maestro

Incarnazioni del Divino Amore,

il Gurupurnima è una solennità in cui si rende onore al proprio maestro.

Per certi maestri, questo giorno è atteso come un’occasione per avere nuove entrate, mentre per il vero guru è solo una giornata di grande responsabilità, in cui non pensa assolutamente ai vantaggi economici.

Solo i maestri di basso rango aspirano a questi vantaggi nel Gurupurnima.

Il vero guru sa che c’è un solo Maestro, il Dio degli dei, riconoscibile nel padre, nella madre, nell’insegnante, nella conoscenza, nella ricchezza ed in ogni altra cosa.

Per dedicarvi alla disciplina ascetica dell’ascolto, della riflessione e della meditazione profonda non avete bisogno di maestri, ma solo del Maestro per eccellenza, che è Dio. Entrate in sintonia con l’Essenza del Maestro che è in voi. Che cosa può fare un guru per uno che non ha mete. È un’illusione credere di poter raggiungere la meta senza sacrifici. Alla meta ci arriverete soltanto con sforzi personali, fiducia in se stessi ed una tenace volontà. Dei fiori, un ago e del filo possono forse trasformarsi da soli in una ghirlanda? Ci vorrà qualcuno che la confeziona.

Basterà che in una lucerna ci sia dell’olio perché faccia luce? Serve uno che l’accende, no?

Oro e diamanti grezzi saranno forse dei gioielli? Ci vuole qualcuno che li lavora.

È soltanto Dio che confeziona, accende e lavora; solo Lui può trasformare i vostri sforzi in un’esperienza trascendentale. Basta che voi facciate il vostro lavoro arrendendovi completamente a Lui, ed Egli vi darà tutto. Dio non solo vi istruirà su cosa fare, ma vi concederà anche la Sua visione.

Quando dite di incontrarvi con una persona, essa deve venire da qualche altra parte. Ma se Dio si trova dappertutto, dove deve andare e da dove verrà?

Solo le persone che credono in un Dio distante avranno l’impressione che Dio venga incontro a loro; ma questi sentimenti sono errati e denotano una chiusura mentale. Dio è dappertutto.

Tant’è vero che voi siete Dio. È l’agglomerato di corpo, mente e sensi che vi impedisce di riconoscere la vostra divinità interiore e vi copre d’illusione.

Pensate che il mondo esteriore è un’illusione. Voi credete che sia la Luna a muoversi dietro le nubi, mentre sono le nubi che si spostano. Quando viaggiate in treno vi illudete che siano le montagne e non il treno a muoversi. In realtà, nell’uomo c’è tutto.

Appena comprende la sua vera natura, è in grado di capire ogni cosa del mondo.

Egli è imprigionato dal suo corpo e dalla sua mente, ma, non appena individua la natura illusoria del corpo e della mente, acquisisce all’istante la conoscenza della sua vera identità e intravede la sua identità essenziale con tutto ciò che lo circonda.

Il Mantra dei mantra

Incarnazioni del Divino Amore, c’è un mantra che dovreste ripetere in continuazione ed è:

Aham Brahmasmi, “ Io sono Dio”.

Un semplice movimento delle labbra e voi diventate Dio stesso. Poi dovrete capire quella verità e viverla alla luce della vostra comprensione. In verità, esiste una sola Realtà, a cui dovete rivolgere tutto il vostro cuore. Il vostro amore attirerà altro amore. Niente si può raggiungere senza amore.

Così, se volete arrivare all’Amore, sarà per mezzo dell’amore. Mantenetevi a distanza dal lavorio della mente. Dovunque vi troviate, qualunque attività facciate, considerate le vostre membra come strumenti che lavorano per altri e mantenetevi costanti nel comportamento che ne consegue. Ogni cosa che fate, dite a voi stessi: “Io non sono il corpo, non sono i sensi, non sono la mente, non sono l’intelletto, non sono il veicolo sottile del mio essere individuale”.

Dovreste considerare tutti questi elementi della vostra individualità come doni di Dio ed usarli nel giusto modo. Che cosa potete fare per santificarli?

Quando tutto ciò che fate viene compiuto con sentimenti di offerta a Dio, tutto diviene santo.

Non avete bisogno di aspettare il giorno del Gurupurnima. In ogni istante della vostra vita dovete trasformare la mente, aprendola al Divino. Eliminate i sentimenti di meschinità e di chiusura. Questa è la vera ascesi.

Invece, non fate altro che far scorrere la corona del rosario in determinati momenti e far meditazione, senza peraltro preoccuparvi di seguire quel sentiero spirituale.

Che significa Sakshatkara?

Realizzare immediatamente la Divinità, dedicando tutti i pensieri all’amato Signore e considerandosi sempre come l’Essenza atmica. In questo consiste la realizzazione del Sé: realizzare chi siete.

Consiste nel mettervi in testa queste idee: “Ci sono due Sé, l’uno relativo al corpo, l’altro relativo allo Spirito. Il se del corpo è transeunte, il se dell’Atma è perenne. L’Atma è unico ed è la mia vera forma. Io non sono questo corpo. A causa di tutti gli attaccamenti alle azioni che compio, avrò come conseguenza altri corpi in cui rinascerò”. Ecco la vera essenza di ciascuno (svabhava). Sva si riferisce allo Spirito, bhava significa “l’esperienza più elevata”.

Consideratevi Spirito, non esseri umani.

Fare errori, commettere peccati, ferire il prossimo è animalesco, non umano. Perciò è da ignoranti dire “Siamo uomini”, ed è per questa considerazione che commettete sbagli. Non sarebbe da uomini sbagliare. Sia che sappiate, sia che ignoriate di aver commesso degli errori, pentitevene e non fateli più. Ben a ragione l’uomo d’oggi viene paragonato ad un animale, perché l’animale ha sempre una visione materialistica delle cose. Vero uomo invece è colui che ha una visione interiore della realtà; ma se gli uomini non fanno che preoccuparsi di difendere se stessi, non eviteranno mai il declino.

Quando si è ottenuta la dignità di esseri umani, si deve provvedere alla santificazione della mente, immergendola nel sacro. Abituatevi all’idea che siete Spirito. Siate fermamente convinti che qualsiasi cosa facciate è soltanto con l’ausilio dello Spirito che la potete compiere. Ripetete il Nome di Dio e perfezionatevi nelle discipline dell’ascolto, della riflessione e della meditazione profonda.

Amore per l’Uno che è in tutti

Poiché avete avuto in dono la lingua, che è sacra, ovunque vi rechiate, non servitevene mai per criticare gli altri, per dire cattiverie, per ferire o far del male agli altri, ma usatela per ripetere il Nome di Dio. Non date la caccia agli errori degli altri. Abbiate per tutti gli esseri umani la medesima visione atmica. Sapete chi va rovistando negli errori degli altri? I cani frugano per avere cibo e i maldicenti rivangano gli sbagli altrui. Non siete cani, ma uomini. Non andate dunque a rovistare nella vita degli altri. Non vietate loro di avere difetti, non preoccupatevene. Solo nel caso si apra il cuore a sentimenti e a pensieri santi, si diventa vera incarnazione del Divino.

Incarnazioni del Divino Amore, servite tutti, amate tutti!

Non basta avere venerazione per una o due immagini; bisogna averne per tutto l’universo.

Dovete essere fermamente convinti che lo Spirito risiede in ciascuno. Per ottenere questo tipo di sentimento, si devono seguire pratiche costanti. Pensate quanto esercizio è stato necessario per imparare a parlare, camminare e mangiare. Ci vuole esercizio, dunque, anche per giungere a quel modo di pensare, che è poi il modo per avere la pace della mente. Quanti sacrifici per avere un titolo di studio!

Quanti sacrifici ci vorranno, dunque, per conseguire il titolo di “Figlio dell’Immortalità”?

Sperimentate la sensazione di essere incarnazioni dello Spirito Divino. Non dipingetevi mai come persone cattive, non abbiate mai di voi l’opinione di essere cattivi o deboli. Questo è un modo di pensare che denota debolezza. Non dubitate mai di avere le capacità per svolgere un determinato lavoro. Qualunque cosa vi sarà possibile se avrete coraggio e un’irremovibile fiducia in voi stessi. Ecco perché in campo spirituale si esorta sempre a non ritenersi deboli e incapaci. Se continuate a ripetervi che non ci riuscite, non raggiungerete l’obiettivo.

Abbiate in voi sentimenti di coraggio, siate sicuri di farcela, e ce la farete. Incoraggiate voi stessi, giorno dopo giorno, con la certezza che otterrete successo. Siete disposti a tante fatiche e sforzi per soddisfazioni minori.

Quanto dureranno quelle soddisfazioni? Non andranno più in là del naso. A che serviranno quelle gioie, quando il corpo si dissolverà?

Non fate abbastanza sforzi per avere fiducia in voi stessi e nell’Atma. Vero discepolo è chi si è impegnato in quello sforzo. Quello è davvero fortunato. Il suo merito sta nel riuscire ad ottenere l’irraggiungibile.

Tutto Gli appartiene

Godete pure del mondo, ma non senza considerare tutto come un dono di Dio. Vivete la vostra vita pervasi dal sentimento che ogni cosa è destinata alla soddisfazione del Signore e alla Sua Gloria. Non offrite ad altro la vita se non al Signore. È Lui che vi ha dato tutto. A Lui solo va offerto.

La gente fa diversi tipi di carità. Nell’Uttar Pradesh viveva una vecchia signora molto pia, che era solita fare molte opere di carità, secondo le sue possibilità. Poiché andava sempre in giro con la testa china, alcuni le chiesero perché tenesse quell’atteggiamento così umile, mentre, per tutti i doni elargiti, avrebbe potuto camminare a testa alta.

Ma ella rispose umilmente: “Il Signore mi porge tutti questi doni con mille mani, mentre tutto quello che so fare io è di regalarli con una sola. Che motivo avrei di sentirmi orgogliosa per ciò che faccio? In realtà, ci si dovrebbe vergognare di offrire con una sola mano ciò che Dio ha elargito con mille”.

Il messaggio di quella donna è un monito per l’attuale società. Abbiate in voi quello spirito di sacrificio, secondo gli insegnamenti dei Veda. Usate il corpo per servire gli altri. Dedicate la mente a pensieri e a sentimenti nobili. Dovete usare la vostra ricchezza per sostenere le istituzioni educative, per soccorrere i poveri e dar da mangiare agli affamati. Questo è il modo per condurre una vita sublime e ricca di significato. La vita non vi è stata data per riempirvi di beni. A che vi serve il denaro, se poi diventate egoisti ed aggressivi? Non siete nati per questo scopo. Il corpo vi è stato dato per compiere delle rette azioni. Agite rettamente e con spirito di sacrificio.

Sacrificarsi per gli altri

Incarnazioni del Divino Amore, il tempo va sacrificato per gli altri e per assolvere ai vostri doveri. Fate qualunque cosa con sentimenti divini. Nessuna disciplina ascetica è migliore di questa. Sapete sottoporvi a molte austerità per i vostri interessi personali. Ma se quella penitenza è fatta per voi stessi, è estremamente egoistica. Una disciplina intrapresa per se stessi non merita considerazione. Fate in modo che il vostro sacrificio non rimanga isolato a voi, ma serva a dieci altre persone. Non pensate sempre a voi stessi. Siate altruisti e vivete pensando a Dio. Altrimenti fareste una vita d’animale.

Il vostro viaggio non è destinato a voi stessi, né soltanto alla vostra famiglia. Dove andrebbe a finire la vostra famiglia, se non ci fosse la società? Dove sareste voi, senza la famiglia? Voi e la vostra famiglia dipendete dalla società. Curatevi del benessere sociale. Aspirate al benessere pubblico.

In questo modo la vostra mente si dilaterà e i vostri sentimenti usciranno dal ristretto campo del vostro io. L’esperienza del Divino può giungere solo quando la propria visuale crescerà in ampiezza. Santificate tutto, pensando a Dio e al Suo Nome.

Questo è il senso delle tre fasi indicate dalle Scritture: ascolto, riflessione e profonda meditazione.

(Swami concluse il discorso con i canti: Hari bhajana bina e Prema Muditha)

(Prashanti Nilayam, 7 Luglio 1990 Auditorium Purnachandra

Festa del Gurupurnima Testo integrale)