6 Novembre 1981 – Progresso nei villaggi

6 Novembre 1981 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Progresso nei villaggi

Assume tutte le forme, è imperturbabile, assume tutti i nomi, è il Supremo. È l’UnoEssere, Consapevolezza, Beatitudine Verità, Bontà, Bellezza. L’educazione conferisce umiltà, l’umiltà aumenta le proprie credenziali, le quali garantiscono la prosperità; quest’ultima assicura una buona esistenza, la quale conferisce pace e gioia sia qui sia nell’aldilà.

[1] Oggi questo villaggio Sathya Sai non è benedetto dallo spuntare del sole ma dal sorgere della beatitudine. Fin dalle prime ore del giorno, sia i giovani sia gli anziani si sono adoperati a organizzare questa gioiosa festa aspettando con entusiasmo l’inizio del fausto evento. In verità, giorni così sacri sono occasioni molto rare per gli uomini. Il giorno in cui i veri devoti cantano per lodare il Signore e dare gioia a chi ascolta; il giorno in cui il dolore dei poveri viene alleviato e gli uomini vivono come fossero veri fratelli; il giorno in cui i servi di Dio sono nutriti con amore e premura, in segno di gratitudine; il giorno in cui un Grande Uomo viene tra noi e ci narra le fantastiche gesta del Signore, in verità, questi sono i giorni degni d’essere vissuti. Gli altri sono come giorni dedicati alle esequie dei morti. Il mondo oggi assiste alla danza demoniaca dell’ingiustizia, dell’anarchia, del vizio e della malvagità. Perché tutto ciò abbia fine e per ristabilire la pace, la tolleranza, la giustizia, la gioia e la rettitudine, bisogna fare affidamento sui giovani, sugli studenti, che devono diventare gli strumenti di tale trasformazione. Tutto ciò deve essere riconosciuto da quelli che desiderano un mondo migliore. [2] Per acquisire il discernimento (viveka) e conseguire la saggezza, l’attuale Era del Ferro (kali yuga) è molto più favorevole delle tre epoche precedenti, cioè l’Era dell’Oro, dell’Argento e del Bronzo, perché ora ci sono numerose e semplici vie per ottenere la libera-zione. A tale proposito, le Scritture affermano che nessuna epoca è paragonabile a quella di kali, in cui è possibile raggiungere la meta solo grazie al continuo ricordo di Dio (smaraṇa) e alla Sua contem-plazione (cintana). Smaraṇa vuol dire ricordare sempre il Signore, mentre cintana signi-fica contemplare la Sua gloria ininterrottamente. Molti temono che
l’era attuale veda il diluvio universale, altri la chiamano l’età della discordia perché vi sono conflitti quasi ovunque, ma per i ricercato-ri spirituali questa è l’Età dell’Oro sia per apprendere sia per conse-guire il discernimento. Nel passato erano rare le istituzioni che impartivano l’educazione, ne esistevano solo poche, chiamate gurukula1, che si formavano at-torno a un precettore. Oggi invece, in ogni strada si trova una scuo-la e l’istruzione è disponibile su vasta scala; inoltre esistono milioni di modi per guadagnare denaro ma, nonostante ciò, gli uomini sono privi di pace e gioia. Perché? I modelli comportamentali e le varie attività sono responsabili dell’attuale stato delle cose. Anche se un individuo possiede tutte le buone qualità ma le sue azioni e la sua condotta rivelano che tali virtù non esercitano su di lui alcuna influenza, egli dovrà comunque subire la sconfitta e il do-lore: coltivate dunque la giustizia e la retta condotta. Gli istituti educativi devono adottare questa via regia in modo che sia di pre-ludio a una buona esistenza. [3] L’intero sistema scolastico perde valore di giorno in giorno per-ché le scuole seguono sentieri tortuosi e devianti, e gli studenti non sono fedeli agli ideali di giustizia e retta condotta. L’educazione de-ve promuovere l’umiltà, una virtù che oggi è del tutto assente tra gli studenti. Nei libri di testo s’incontrano diversi esempi di umiltà, i quali però non hanno alcun riscontro nel comportamento dei gio-vani né sono da loro praticati. Nel passato, le emozioni e i senti-menti venivano plasmati e diretti ad acquisire l’umiltà. Per quale
motivo, personaggi come Śaṅkara2, Rāmānuja3, Madhvācārya4, Buddha5, Gesù, Zoroastro6 e altre eminenti personalità religiose so-no riverite ancora oggi nel cuore degli uomini? Non certo per l’eru-dizione, ma per le loro virtù e per la loro vita che era lo specchio di quelle virtù. Oggi nei mercati si trovano pile di libri, le scuole abbondano e non mancano gli insegnanti, ma non si vede un insegnamento sincero e un sano apprendimento. Ecco perché sono stati fondati gli Istituti Sai: per promuovere un’educazione orientata alla spiritualità, per dare un insegnamento corretto e per preservare nel cuore degli stu
denti la purezza originaria, l’equilibrio e l’altruismo, in modo che diventino lavoratori dediti al progresso dell’India, intenti a elimina-re l’ansia e l’oscurità diffusa in tutto il Paese e determinati a far ri-vivere la gloria della cultura indiana. Questi istituti sono stati aperti per infondere negli studenti il corag-gio e l’entusiasmo necessari a svolgere tale importante compito. [4] Oggi nel mondo vi sono migliaia e migliaia di istituti scolastici, ma c’è una gran differenza tra questi e quelli fondati da Sathya Sai. Gli obiettivi fondamentali degli Istituti Sai sono l’umiltà, l’osser-vanza della disciplina e la messa in pratica di quanto appreso nella vita quotidiana. Se quello che è appreso non viene applicato, lo stu-dente è simile a una mucca che non dà latte, a un frutto privo di sa-pore, a un libro senza saggezza. Il compito dell’uomo non è riempirsi la testa di conoscenze effimere e perdere tempo per acquisirle; non deve impegnarsi in attività sen-za valore sprecando gli anni della sua vita. Se l’individuo si rovina così, si degrada al livello delle bestie; se invece si eleva, ascende al livello di Dio. L’uomo (mānava) può diventare Dio (mādhava). È quindi indispensabile promuovere metodi educativi che consentano all’individuo di conservare la propria umanità e di sublimarla in Divinità. Il leone è il re degli animali, tuttavia spesso si volta indietro per guardarsi alle spalle: è impaurito perché lui stesso è causa di paura! Analogamente, anche l’uomo è sempre nervoso e apprensivo per-ché è occupato a danneggiare gli altri. Non fatevi coinvolgere dalla violenza e dalla collera, abbandonate le vostre idee retrograde, le abitudini e gli atteggiamenti di un tem-po e andate coraggiosamente incontro al futuro. Dopo aver frequentato la scuola e terminato gli studi, non aggrappatevi nuovamente alle vecchie consuetudini e ai pregiudizi. Osservate le vostre azioni e assicuratevi che siano corrette; esamina-te le vostre qualità e il comportamento e assicuratevi che anch’essi siano appropriati. Solo così il vero valore dell’educazione e la sacra-lità della conoscenza potranno essere apprezzati. Gli studenti devo-no superare questa prova per poter trarre beneficio dall’educazione ricevuta. [5] Per ridare vita a un sistema educativo incontaminato, in questo villaggio Sathya Sai è stata deposta oggi la prima pietra per costrui-re un ‘Junior College.’ Sorgerà presto uno splendido edificio che in seguito entrerà a far parte dell’università di Puttaparti. Vi benedico affinché, grazie a tale istituto e alla sua espansione, il vostro villaggio abbia un rapido sviluppo. Inoltre desidero che qui sia fondato anche un istituto universitario. I ragazzi che vengono qui per studiare provengono dai villaggi limitrofi e hanno molte difficoltà a recarsi in città per completare gli studi superiori, perché è al di fuori delle loro possibilità. Pertanto questa scuola superiore accoglierà i ragazzi che, in un con-testo prettamente rurale, avranno tutte le facilitazioni per completa-re la loro educazione; per loro saranno approntati anche gli ostelli necessari a ospitarli. È Mia Volontà favorire il progresso dei villaggi. I giovani che pro-vengono dai villaggi devono trascorrere la loro vita nelle località d’origine, in modo da promuoverne lo sviluppo: solo questo potrà rendere le loro esistenze degne. È volere di Sai che vengano adottati dei metodi grazie ai quali i ragazzi possano migliorare le condizioni di vita dei loro villaggi, e che tali programmi siano attuati per istruire i giovani a coronare con successo la loro missione.

Poiché chi nasce nei paesi si trasferisce poi in città, i villaggi sono destinati al declino. Ma le città non potrebbero esistere se non ci fossero i villaggi, perciò per prima cosa bisogna sostenere quest’ul-timi. I villaggi sono il cuore delle città; senza di essi le città non avrebbero vita. Il Signore Kṛṣṇa nacque in un villaggio, crebbe in quel contesto au-mentandone la prosperità e, grazie a Lui, il nome di quel luogo si guadagnò una fama mondiale. Anche voi, dunque, dovete proteg-gere e sviluppare il vostro paese in modo che la sua fama si diffon-da ovunque. La Volontà di Sai è che gli studenti provenienti dai villaggi tornino, al termine della loro educazione, a risiedere nel luogo d’origine per promuoverne lo sviluppo e purificandone l’atmosfera. Oggi, invece, i ragazzi che hanno ricevuto un’istruzione si precipitano in città per cercare un impiego, ma come può una persona meritare udyoga, un lavoro, senza aver prima conquistato lo yoga? La meta della vostra esistenza deve essere l’unione con Dio (yoga) e non solo trovare un impiego (udyoga)![6] Impegnatevi in una professione che vi garantisca i mezzi di sus-sistenza e fate in modo che la società in cui vivete tragga beneficio dal servizio che fate alla nazione, alla società e a voi stessi. Questi tre stadi dovrebbero seguire l’un l’altro. Le condizioni del Paese si sono deteriorate gravemente perché tutti saltano i primi due stadi per buttarsi direttamente sul terzo. Gli studenti devono studiare con diligenza e raggiungere un alto livello di preparazione, inoltre devono servire i genitori e renderli felici. Se li farete piangere a causa della vostra ingratitudine, come potrete avere un futuro felice?
I giovani devono ricevere un’educazione che li ispiri a promuovere la felicità dei loro genitori, inoltre desidero che grazie all’educazio-ne ricevuta assimilino il dharma che li trasformerà in eroi dediti al progresso di Bhārat, India. Cari studenti, siate consapevoli della vostra Verità e vivete alla luce di tale consapevolezza; siate umili e ubbidite ai vostri genitori, ri-spettate gli anziani del villaggio e parlate loro con gentilezza: siate d’esempio a tutta la comunità e conducete una vita di moralità.

Muddenahalli, 6.11.1981