30 Dicembre 1982 – Il destino degli avidi

30 Dicembre 1982

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il destino degli avidi

[1] L’Amore di Dio che si manifesta come grazia è il più grande conseguimento che un uomo possa raggiungere, ed è detto bhakti, devozione. La pratica di bhakti, come qualsiasi altro progetto enco-miabile, richiede una mente esente da lussuria, rabbia, invidia, avi-dità, orgoglio e attaccamento. Come una stanza buia diventa il ri-trovo di scorpioni, serpenti e insetti, così un cuore che non è illumi-nato dalla Realtà atmica sarà infestato dai vizi sopra menzionati. Es-sere inconsapevoli dell’ātma è causa di oscurità e della più grosso-lana ignoranza. Solo il pensiero di Dio, la Sua contemplazione e la Sua Grazia possono conferirci la purezza di cui abbiamo bisogno. Un giorno qualcuno elogiò copiosamente un giovanotto e aggiunse però che aveva solo due piccoli difetti. Così il giovane fu scelto co-me sposo di una ragazza e, quando la cerimonia si concluse, si sco-prì quali fossero i due difetti: il giovane era ignorante e non dava retta ai consigli di nessuno. Molti si trovano in una simile e spiacevole situazione, non riescono a pensare in modo autonomo, non hanno alcun desiderio di ap-
prendere e sono riluttanti a mettere in pratica quello che di buono e onorevole hanno imparato. La creazione è un altro nome usato per definire la proiezione della Volontà divina. Lo scopo principale nella vita di un uomo è essere un esempio e testimone di tale Volontà. Ciò che la Volontà divina ci ha donato deve essere dedicato e offerto alla medesima Volontà. Qualunque cosa facciate, fatela come offerta a Dio, così sicuramente lo raggiungerà. Attualmente la gente desidera rapidi profitti materiali, ignorando la grazia divina e una vita semplice e sincera. Se Dio risiedesse uni-camente in un luogo o potesse essere trovato in un solo posto, po-trebbe essere realizzato e raggiunto; invece Egli è nello stesso mo-mento ovunque, è onnipresente. Ora accade che non è l’uomo che cerca Dio, bensì è Dio che cerca gli uomini che siano pronti a rag-giungerlo e a rinunciare ai loro impulsi egoistici per poter seguire la Sua Volontà. [2] La conoscenza fa progressi e si perfeziona prendendo l’avvio dal dubbio e dallo spirito di ricerca. Il dubbio di ieri è la conoscenza di oggi, e la conoscenza di oggi diverrà la saggezza di domani. Scopri-te l’unità nella molteplicità e sappiate che è Divinità. Alla base di tutte le cose, a livello più basso, c’è la materia. L’umani-tà è a un livello superiore e la Divinità è al livello più elevato. L’uomo deve temere il degrado, il suo declino al livello materiale. La vita deve essere elevata e illuminata dal sacrificio di sé. Com’è possibile versare del latte in una tazza colma di acqua? Prima di tut-to, dovete svuotare la tazza. Se la coppa del cuore è satura di mal-vagità, nessuna virtù potrà esservi custodita. Non serve rinunciare all’azione, ma rinunciate piuttosto all’idea di avere più potere o più proprietà; limitate la vostra avidità e i desideri superflui, e cercate
di essere semplici nel vestirvi, nel parlare e nel comportarvi con gli altri. [3] Un giorno, a un uomo fu offerto in dono tutto il terreno sul qua-le fosse riuscito a camminare dall’alba al tramonto; così il poveretto iniziò a camminare tanto velocemente che, prima di raggiungere il punto prefissato, spirò. Questo è il destino degli avidi. Oggi, gli studenti sono tormentati da un’infinità di desideri. Limita-te i desideri solo a quelli che agevolano i vostri studi, che vi rendo-no più utili agli altri e più fiduciosi in voi stessi. Siate entusiasti di fare del bene, di essere devoti e virtuosi. Ignorate il male che gli altri vi fanno e dimenticate il bene che voi avete fatto loro. Siate buoni, fate il bene e vedete il bene.

Bṛndāvan, 30.12.1982