23 Novembre 1985 (Compleanno) – Servizio sino all’ultimo respiro

23 Novembre 1985 (Compleanno)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Servizio sino all’ultimo respiro

In occasione del Suo sessantesimo compleanno, Bhagavān Sathya
Sai Baba iniziò il Suo discorso con una poesia, in cui dichiarava il
Suo avvento come avatāra (discesa del Divino), a continuazione di
tutte le precedenti Incarnazioni divine, da Narasiṁha a Kṛṣṇa.
È un uomo vero solo colui i cui pensieri, parole e azioni
sono in perfetta armonia. Com’è possibile essere uomini veri
se la mente è separata dalla parola e dall’azione,
e se tutte e tre non sono in armonia?
Se la nascita, la vecchiaia e la morte non ci fossero,
se i desideri non venissero esauditi
e il guadagno non andasse perso,
se il mondo non fosse quel flusso fugace che è,
come potrebbe l’uomo provare affetto, compassione e amore?
Gli attributi e le qualità che furono assunti
quando, per salvare Prahlāda, la Persona suprema si manifestò;
gli attributi e le qualità che furono assunti
quando, per salvare l’elefante,
discese il Signore dagli occhi di loto;
gli attributi e le qualità che furono assunti
quando, per salvare il povero Kucela,
il Signore dei Veda si manifestò;
gli attributi e le qualità che furono assunti
quando, per salvare il piccolo Dhruva,
Egli discese dal cielo;
ora con tutti gli attributi e le qualità è arrivato
Colui che è adorato dagli Dei, che è il rifugio degli emarginati.
Il Signore di tutti i mondi, il Signore di gloria infinita,
sat-cit-ānanda, Essere, Conoscenza e Beatitudine,
si è incarnato nella forma
del Signore Sathya Sai di Puttaparti,
Signore Supremo di tutto ciò che esiste.
[1] Dio è conosciuto come Īśvara perché è la fonte e il depositario
della prosperità e del potere; è conosciuto anche come Śaṅkara perché
è la personificazione della santità e del buon auspicio. Dio non
ha nascita né morte, non ha bisogni né desideri. Non c’è una sola
cosa che gli manchi o che voglia acquisire. Tuttavia, l’uomo ignora
Dio che è la base stessa della sua vita, si rifiuta di riconoscere la
realtà delle cose e, per di più, la sua mente è diventata un fascio di
desideri. Nel linguaggio vedantico, lo sforzo, la bramosia e il desiderio
che sollecitano l’uomo sono detti kāma.
Quando lo spirito di ricerca si fa più intenso e profondo, conduce
l’uomo al di là del regno dei sensi e della flebile facoltà della ragione,
oltre le stelle e lo spazio, e lo aiuta a immergersi nell’infinito
oceano della beatitudine.
Invece, se kāma (desiderio) rimane impantanato nel mondo oggettivo
pieno di distrazioni, fa precipitare l’uomo nella miseria e nell’infelicità.
Se kāma viene diretto verso il progresso spirituale, ricompensa
l’uomo colmando il suo cuore di gioia divina. Poiché il Divi-
no è libero da impressioni mentali o da forme fisiche, non ha attrazioni
o repulsioni, simpatie o antipatie, non è vincolato dal tempo
né dallo spazio: è sempre puro, sempre consapevole, esente dalle
imperfezioni della dualità.
[2] Solo le persone dotate di sattvaguṇa, le qualità della bontà e della
purezza, possono avere una visione del Divino, conseguendo così
un’eroica vittoria.
Non c’è alcun male nel denaro e nell’erudizione, così come non c’è
alcun male nella conoscenza e nell’intelligenza; ma il male deriva
dalle attività che l’uomo svolge con il loro supporto. L’acqua pura
non ha alcun colore, ma se viene versata in una bottiglia nera, apparirà
nera; versata in una bottiglia rossa, sembrerà rossa, ma l’acqua
non diventa nera o rossa, il colore è dovuto al modo in cui operiamo.
Quando il denaro, l’erudizione, l’abilità e l’intelligenza sono posseduti
da persone in cui predomina la qualità rajas (passione, emozione,
attività), promuovono odio, ambizione e lussuria; quando
sono posseduti da persone in cui predomina tamas (pigrizia, inerzia,
oscurità mentale), promuovono avarizia, bramosia e invidia; quando
sono posseduti da persone in cui predomina sattva (purezza, virtù,
bontà), promuovono amore, compassione, slancio a servire,
l’unità di tutta l’umanità e la pace mondiale.
Sublimare il carattere e trasformarlo nella qualità sattvica è il dovere
che ognuno ha verso sé stesso. Questa è la via, è la vera meta, perciò
sforzatevi incessantemente di seguire tale sentiero e raggiungere
l’obiettivo.
[3] Dio è il solo e unico Sostenitore della vita umana: è la base, la
struttura portante, il coronamento. Il denaro non può aiutare l’uomo
a coltivare la devozione e a unirsi a Dio, la Fonte; anche l’erudizione
è ugualmente impotente.
Le upaniṣad proclamano che la liberazione dalla morte non può essere
conseguita attraverso le attività, la progenie o l’accumulo di
ricchezze: può essere ottenuta solo per mezzo di tyāga (rinuncia,
spirito di sacrificio). È un vero peccato che l’uomo non tenga conto
di un simile avvertimento e che sia impegnato solo ad afferrare e ad
accaparrare; di conseguenza soffre a causa di numerosi legami che
lo vincolano sempre più.
Il modo più proficuo per sfuggire a tale desolante fato è frequentare
la compagnia dei buoni e dei devoti, e procedere seguendo il loro
benefico esempio. Questa è la valida ‘veste’ (vale a dire il dharma)
che può proteggere l’uomo, il quale deve trarre gioia nell’indossarla
ed esserne degno. Il dharma indica anche la natura vera e immutabile
di ogni entità e la sua caratteristica essenziale.
[4] Prendete come esempio un’automobile. La sua forma non è la
sua essenza, perché necessita anche di ruote e gomme, di cuscinetti,
luci e cavi elettrici; questi non costituiscono il dharma dell’auto perché
il suo dharma è trasportare con sicurezza e rapidità i passeggeri
e portarli a destinazione. Analogamente, il dharma dell’uomo è raggiungere
in modo veloce e sicuro la sua destinazione, ovvero il Divino:
tale dovere deve essere assolto, il destino deve compiersi. Tutti
gli altri conseguimenti hanno un valore secondario, tutt’al più sono
complementari allo scopo primario; perciò ogni individuo deve
seguire questo suo dharma senza esitare o venir meno a tale dovere.
Di quale utilità sono i numerosi anni che l’uomo vive, se è inconsapevole
del significato e dello scopo della sua esistenza? Non basta
farsi passare per umano e far mostra di essere un buon esemplare di
questa razza; l’individuo va giudicato in base alle motivazioni delle
sue azioni e agli ideali che promuove, deve riconoscere la sua essenza
divina e sforzarsi di manifestarla in pensieri, parole e azioni.
L’uomo non può esistere se Dio non lo sostiene, e anche Dio ha bisogno
dell’uomo per annunciare e manifestare Sé stesso. Senza un
figlio, come può un padre dichiararsi tale? Il termine nara (uomo)
contiene in sé il concetto di Nārāyaṇa (Dio). L’uomo crea Dio a propria
immagine con l’intensità della sua pratica spirituale, e Dio crea
l’uomo a Sua immagine perché vuole che ciò accada.
La maggior parte degli uomini è troppo debole e titubante per riconoscere
la Divinità, troppo debole ed esitante di intelletto e immaginazione.
Il gelo dell’egoismo fa gelare l’acqua corrente trasformandola
in duri blocchi di ghiaccio, ma quando il Sole della saggezza
risplende, quei blocchi si ammorbidiscono e riacquistano la
loro vera natura. L’egoismo ostacola la disciplina spirituale, promuove
l’intransigenza e l’ignoranza, e l’intelletto viene traviato e
distorto, così l’uomo diventa uno stolto. Potreste riuscire a spremere
olio dalla sabbia o a contare le corna dei conigli, ma non riuscirete
mai a scoprire una virtù importante in tali insensati: il loro difetto
più grande è l’ingratitudine verso la provvidenza.
[5] Dei 1008 appellativi che le sacre Scritture raccomandano di usare
per la venerazione del Sole, ce ne sono quattro molto significativi: il
distruttore dell’oscurità (esterna e interna); colui che dissipa la nebbia
(dell’esitazione, del dubbio); il distruttore del nemico (l’oscurità
non osa stare di fronte al Sole); il distruttore degli ingrati (l’ingratitudine
deriva da una prospettiva errata, una visione distorta).
Il Sole è la luce che permette all’occhio di vedere, perciò il Sole punisce
gli ingrati impedendo la visione (rendendoli ciechi). Il bene
che gli ingrati ricevono viene ben presto dimenticato, i loro cuori
sono come pietre su cui non si produce alcuna impressione. Le persone
grate invece considerano un dono prezioso persino il servizio
più piccolo, mentre gli ingrati si dimenticano del dono, per quanto
prezioso, e possono persino causare un danno al donatore.
È nella natura del mondo che tutti debbano incontrare un oppositore
o un nemico. Soltanto Sai non ha un solo nemico in tutto il mondo.
Alcuni, dando credito alle loro fantasie, pensano che Io provi
avversione per loro, ma non c’è nessuno che Io non ami, tutti mi
sono cari. Vi assicuro che oggi nessuno al mondo possiede così tanta
ricchezza, tante proprietà, tanti tesori come Me, neppure la Banca
Mondiale né il più ricco degli imperatori o dei re.
Cosa sono quelle ricchezze, quelle proprietà, quel tesoro? È il Mio
Amore universale e altruistico. Quell’Amore così unico e potente ha
mantenuto questo corpo radioso e giovane. Invece cosa succede oggi?
All’età di 60 anni il fisico diventa debole e la mente perde la sua
prontezza, mentre Io mi mantengo fresco e attivo come sempre: vedo
e sento, suono e canto, brillante e dinamico come un giovane sedicenne.
Questa sacra natura che ho assunto non permetterà che il
corpo o altre debolezze siano di ostacolo.
[6] Alcuni sono indotti in errore da avvenimenti che non toccano né
influenzano la Mia Realtà o il Mio proposito; con la loro misera
comprensione dei fatti, obiettano che alcune persone si sono allontanate
dalla Mia presenza e asseriscono con insistenza che le Mie
opere sono destinate a risentirne! Coloro che se ne sono andati
l’hanno fatto, non perché Io non sono loro gradito, ma perché non
hanno ottenuto da Me quello che desideravano; oppure perché qui
non potevano acquisire la posizione sociale e la considerazione che
sono ottenibili nel mondo esterno. Se qualcuno dovesse fare loro
una domanda al riguardo, essi inventerebbero altre motivazioni per
spiegare e giustificare la loro condotta; tuttavia non si rendono conto
che rimanendo con Me e modellando la loro vita sotto la Mia
guida avrebbero potuto acquisire una posizione e un rispetto di
grado ben più elevato. Sono comunque felice che essi siano contenti
della loro scelta, anche se mi attribuiscono delle colpe al fine di
convalidare e giustificare la loro azione.
L’oceano dipende forse dai fiumi per esistere, o sono i fiumi che dipendono
dall’oceano per ricevere la pioggia che li alimenta? La Mia
Realtà e il successo sono fondati sulla Mia volontà, bontà e amore;
non aumentano né diminuiscono se qualcuno rimane o se ne va. Solo
loro sono i beneficiari o i perdenti.
[7] Tempo fa c’era un bel vigneto con enormi grappoli di uva matura.
Una volpe che si trovava a passare di lì fu deliziata alla prospettiva
di gustare quei succosi frutti. Sebbene si sforzasse di saltare
molto in alto, non riuscì a raggiungere nemmeno un grappolo. Alla
fine, era talmente esausta che si allontanò faticosamente. Un corvo
notò la sua critica situazione e, gracchiando, le chiese: “Sorella volpe!
Ti sei rimpinzata di uva?” La volpe rispose: “Che disgusto! Non
ne ho mangiato neppure un chicco: sono terribilmente aspri!”
Questa è la spiegazione che costoro danno per aver lasciato la divina
Presenza; essi possiedono la medesima astuzia della volpe, ma
non erano in grado di raggiungere il livello stabilito da Sai, perciò
hanno inventato molte scuse.
In realtà, nessuno ha il diritto né motivo di additare il minimo difetto
in Me. Il Mio assoluto altruismo, il Mio cuore compassionevole
colmo di premura di servire e di salvare, la determinazione di stabilire
la pace e la prosperità, la risolutezza di riversare beatitudine sul
mondo: questi valori si manifestano ogni giorno di più. Io sono costantemente
immerso in un’infinita beatitudine, non sono mai in
preda all’ansia neanche per un istante. C’è forse qualcuno nel mondo
che possa annunciare questo? Ma la grande ignoranza induce
molti a fare commenti diversi. Tuttavia, quando costoro faranno
esperienza del Mio Amore e saranno testimoni dell’evolversi della
Mia missione, questi commenti termineranno e la Realtà di Sai sarà
loro chiara. Tale conoscenza produrrà molti frutti e trasformerà la
vostra umanità in Divinità, in Sai.
brahmavid brahmai’va bhavati
Chi conosce il Brahman diventa invero il Brahman.
(Muṇḍaka upaniṣad 3.2.9)
Questo progetto di trasformazione tiene conto anche dei problemi
che affliggono l’individuo, la società, la nazione e l’umanità. Le leggi
e i regolamenti stabiliti dallo Stato non sono in grado di curare
certi errori profondamente radicati.
[8] L’Organizzazione Sai ha il compito di promuovere tra gli associati
un ‘tetto ai desideri’. Oggi, a causa di una volontà molto debole,
la gente cede alle tentazioni che richiedono denaro continuamente.
Più sono ricchi e più numerosi sono i modi in cui sperperano e
sprecano il denaro. Persino una famiglia di classe media tenta di
adottare le abitudini smodate di chi è ricco e sconsiderato, finendo
poi per soffrire. Un lavoratore che guadagna dieci Rupie al giorno,
spende due Rupie per bere, tre Rupie per andare al cinema e altre
due Rupie per fare bisboccia, costringendo la famiglia a soffrire la
fame.
Porre un tetto ai desideri e accantonare il denaro risparmiato in un
fondo, aveva lo scopo di svolgere un servizio sociale per i poveri e
le persone analfabete nei villaggi, ma il principio di base è stato totalmente
trascurato o ignorato.
Il denaro che veniva depositato nel ‘fondo’ non era il risparmio
proveniente dalla rinuncia ai desideri, perché le vecchie e cattive
abitudini non erano state abbandonate: bere e fumare continuavano
senza interruzione. In realtà, il vero obiettivo dell’iniziativa era di
porre un freno ai desideri nocivi, non di raccogliere denaro.
[9] Certo, il denaro è un requisito essenziale e chi si è assunto la responsabilità
di rendere servizio ne ha sicuramente bisogno. Seimila
villaggi sono stati adottati dalle varie unità dell’Organizzazione,
che hanno provveduto a creare utili infrastrutture per l’educazione
e l’assistenza sanitaria, per i pozzi e le strade. Quando decido un
certo progetto, i mezzi necessari si rendono disponibili spontaneamente,
senza fare alcuna campagna di raccolta ‘fondi’. La Mia volontà
ha il potere di concretizzare il piano.
Avevo deciso di istituire un’università a Puttaparti, e la Regina di
Nawanagar la fece costruire. Allo scopo di preparare adeguatamente
i ragazzi avevo previsto anche una scuola secondaria, e Bozzani
dall’America chiese che gli venisse data l’opportunità di costruirla.
In seguito, pensai che l’educazione secondo i criteri e le direttive Sai
doveva essere disponibile anche per i bambini della scuola elementare.
Così Antonio Craxi, il fratello del Primo Ministro italiano, si
offrì di costruire la scuola. Quando stabilii di varare un nuovo progetto
per un’università e un ostello per studenti a Bangalore, la Signora
Elsie Cowan chiese che le venisse accordato il privilegio di
provvedere. Tale è il potere della Mia Volontà.
Ecco un altro piccolo esempio. Per ben otto giorni, centinaia di migliaia
di devoti saranno ospiti dell’āśram e, per colazione, pranzo e
cena, saranno serviti deliziosi pasti ‘festivi’. Se qualcuno offrisse
gratuitamente il cibo a dieci persone, vorrebbe che ciò venisse pubblicato
a lettere cubitali sulle pagine di tutti i giornali; ma chi è interessato
a farsi pubblicità quando i suoi cari si riuniscono a casa per
pranzare insieme? Anche se centinaia di migliaia di persone godessero
della sua ospitalità, non sarebbe ansioso di ostentare il fatto.
[10] Così quando presi in considerazione la possibilità di concedere
tale benedizione a tutti quelli che sarebbero arrivati per la festa del
Compleanno, il Dr. Bhaskara Rao del distretto West Godavari, e Ka-
runyananda del distretto East Godavari vennero a Kodaikanal e
pregarono di ottenere quell’incarico e quella sacra responsabilità. Li
avvertii che l’arrivo di quella moltitudine sarebbe stato un onere
troppo grande per loro. Ma entrambi continuarono a insistere e dissero:
“Con la Tua benedizione potremmo farci carico anche di dieci
milioni di persone.”
Così, senza fare tanto scalpore, cinquemila sacchi di riso arrivarono
qui da quei due distretti, come pure da Krishna, Guntur, e Nellore.
Centinaia di sacchi di frumento, di farina e di sūjī (semolino) arrivarono
dal Punjab, seguiti da un ugual numero di sacchi di zucchero e
di jaggery1 provenienti dall’Uttar Pradesh, mentre i membri dell’Organizzazione
portarono da Madras immense quantità di legumi.
Qualcuno li aveva forse richiesti o ordinati? Avreste potuto ottenere
tutto ciò se l’aveste richiesto? Cercate di capire e vedere quello che è
accaduto. Ogni prodotto era stato offerto in modo spontaneo, silenzioso
e sincero, con tanto amore e umiltà. Questo era il loro omaggio:
il servizio reso per mezzo del sacrificio.
[11] Un uomo dovrebbe possedere solo la ricchezza essenziale per
vivere, infatti la ricchezza è paragonabile alla misura delle scarpe.
Se le scarpe sono troppo larghe non si riesce a camminare, se sono
troppo strette non si possono nemmeno calzare. Troppo denaro è un
tormento, e tutte le persone ricche sono perfettamente d’accordo. È
da stolti accumulare tanto denaro e sedersi su quel mucchio che poi
si trasforma in rifiuti. Piuttosto, spargeteli sui campi di granoturco,
così fertilizzerà e incrementerà il raccolto. Dopo tutto, per quanto
tempo un uomo può divertirsi e godersela? Un cane può solo leccare
l’acqua, anche se si disseta a un grande lago. Come il sangue, anche
il denaro deve circolare per assicurare una buona salute.
I membri dell’Organizzazione devono comprendere e seguire gli
ideali che vengono loro presentati. In realtà, nessun’altra organizzazione
ha dei volontari così generosi che si impegnano a svolgere
servizio in modo tanto amorevole. Se osservate con occhi attenti li
vedrete lavorare in modo gioioso ed entusiasta in cucina, a servire i
pasti, a pulire e a spazzare, sebbene molti di loro non siano abituati
al lavoro manuale e a stare all’aperto per terra: la fede ha dato loro
questa grande forza d’animo. I volontari e gli associati del sevādal2,
uomini e donne, hanno lavorato duramente con vero spirito di dedizione
e abbandono.
[12] Quando la cerimonia del compleanno era già iniziata, Kasturi
mi ha riferito quanto aveva appreso alla radio. Un ciclone stava per
attraversare la costa per abbattersi su Nellore e Ongole, provocando
forti precipitazioni anche su Rāyalasīma3, ma non accadde. La devozione
delle persone qui radunate e di quelle ansiose di arrivare
qui ha fatto da ‘scudo’ e ha allontanato il ciclone. Se si fosse abbattuto
qui, i devoti ne avrebbero sofferto molto, ma la loro devozione
ha toccato il Mio cuore e così ho voluto che non fossero sottoposti
ad alcun inconveniente. Ho un cuore morbido come il burro, ma
anche il burro deve essere riscaldato per sciogliersi, e la vostra devozione
è quel calore. Finora nessuno ha annunciato dove sia andato
a finire quel ciclone! Chi può mai sondare un simile miracolo?
La vostra devozione disciplinata, il vostro amore e la vostra forza
d’animo sono un esempio per tutti, anche se non è appropriato che
Io lodi i Miei devoti. Anche gli occidentali sono arrivati in gran
numero, sebbene qui tutto sia per loro scomodo e disagevole; tuttavia
affrontano le circostanze con grande coraggio, anche se per loro
è un vero tapas (austerità e sacrificio). Voi dovete dedicare i vostri
giorni, le vostre azioni e le vostre capacità per trasformarvi in eroici
messaggeri del dharma e del karma. Da voi desidero una cosa: sviluppate
un senso di fratellanza verso tutti, adottate sempre una retta
condotta, abbandonate l’attività egoistica, date il benvenuto a tutte
le opportunità che vi vengono offerte per servire gli analfabeti e i
poveri. Come parte delle celebrazioni del sessantesimo compleanno,
vi prescrivo una prova che tutti voi dovrete accettare. Se vi sottoporrete
a tale test e ne emergerete vittoriosi, potrete essere definiti
veri esseri umani. Il contadino ara il campo, pianta i semi e cura il
raccolto che cresce, sino alla mietitura del grano. Il successivo passo
è quello della rimozione della pula. La pula leggera verrà portata
via dal vento lasciando solo il grano duro. Da questo momento inizierò
l’opera di ‘spulatura’ e tale prova andrà a eliminare tutta la pula.
[13] L’uomo dimostra di essere un individuo degno solo attraverso
il servizio intrapreso in modo sincero e altruistico, senza pensare ad
alcun compenso materiale. Il servizio è l’unico sentiero che conduce
alla realizzazione del Sé, è la più alta espressione d’amore e di sacrificio.
Dovete impegnarvi nel servizio sino all’ultimo respiro, non
potete ritirarvi dopo alcuni anni o quando raggiungerete una certa
età. Se avete un tale Signore e Maestro, non deve esserci alcuna carenza
di sevakā (servitori, volontari). I servitori sono la gloria del Signore.
Ahalyā4 che era stata trasformata in una pietra dovette meritarsi
con la costante austerità il tocco dei divini Piedi di Rāma per
riottenere la vita, l’amore e la luce. La risurrezione di Ahalyā è la
gloria di Rāma.
Il Signore Sathya Sai e i Suoi volontari sono legati in modo inseparabile
dall’amore e dalla fedeltà. Sai esiste per voi e voi esistete per
Sai, non possiamo essere separati l’uno dall’altro.
Devo dirvi un’altra cosa. Si è diffuso un dubbio che provoca confusione
nella mente della gente; corre voce che dopo il sessantesimo
compleanno Svāmī non sarà più disponibile, e che ci sarà un cambiamento
in Lui.
La Mia non è una natura mutevole, non sarò mai lontano dai devoti,
anzi d’ora in poi sarò sempre più disponibile per loro. Sathya Sai
è Verità. Come può cambiare la Verità? Abbandonate quindi tutte le
vostre congetture e immaginazioni e impegnatevi nel servizio verso
il vostro prossimo.

Praśānti Nilayam, 23.11.1985