22 Novembre 1982 – Apprendere i valori più sublimi

22 Novembre 1982 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Apprendere i valori più sublimi

Oggi l’istruzione si è diffusa enormemente, ma la gloria del Sé è per lo più andata persa. Vivere è diventato per tutti un fardello troppo pesante, poiché il luccichio dello sfarzo affascina il mondo studentesco.

Studenti, insegnanti, patrocinatori e promotori dell’educazione!

[1] Che cos’è l’educazione esattamente? Che cosa dobbiamo ap-prendere mediante il processo educativo? Quale obiettivo si devono prefiggere gli educatori? Che cosa otteniamo dall’attuale sistema scolastico? Gli studenti devono prestare attenzione a questi quattro aspetti. Il livello di vita di ognuno dipende dal modo in cui la men-te è stata educata e raffinata. La cultura non comporta una trasfor-mazione speciale, ma richiede la sublimazione delle proprie abitu-dini, attitudini e la totale dedizione al percorso divino. Il processo educativo non termina quando si conosce il significato delle parole, ma intende conferire una grande apertura mentale e la purificazione degli strumenti interiori della coscienza, mente, ego, sensi e ragione. Purtroppo, oggi l’educazione ha lo scopo limitato di

permettere all’individuo di procurarsi un lavoro che gli fornirà i mezzi necessari per vivere! L’educazione vera invece lo deve libera-re da ogni traccia d’egoismo, ma oggi l’amore e la gioia vengono eliminate dalla mente delle persone istruite, mentre il fuoco della gelosia è continuamente ravvivato e alimentato; in tal modo, la scin-tilla divina presente nell’uomo viene spenta. L’educazione moderna rinnega le virtù della disciplina e dell’umil-tà. La scienza priva di valori morali, l’attività dettata solo dal ca-priccio, l’erudizione priva di esperienza pratica, l’umanità senza al-cuna partecipazione umana, la musica priva di una melodia armo-niosa, sono tetre e tediose e non possono ispirare negli individui il senso dell’apprezzamento e del rispetto. Quindi dovete abbandona-re i desideri egoistici e accogliere la Verità che è al di là della mente e dei sensi, e manifestare la Divinità che è la vostra Realtà. [2] L’educazione deve infondere la fiducia in sé stessi e il coraggio di dipendere solo dalle proprie forze. Oggi invece i giovani otten-gono dai loro studi solo un cuore indurito. Lo scopo dell’educazio-ne è promuovere la solidarietà per le persone meno fortunate, ma la conoscenza e le capacità acquisite vengono impiegate per fini egoi-stici. Einstein spiegò a un amico perché passava notti insonni, e anche Gandhi diede una volta la stessa spiegazione a un suo interlocutore; la ragione del loro turbamento era: “L’aridità e la durezza che il cuore acquisisce attraverso l’educazione.” L’amico disse a Einstein: “Ma anche tu sei il prodotto del medesimo sistema scolastico.” Ein-stein rispose: “Io sono quello che sono non per merito dell’educa-zione ma malgrado quella!” L’educazione è diventata un mezzo per incrementare la presunzione e gonfiare la propria arroganza.I modelli educativi occidentali si sono diffusi a tal punto da fare inabissare la cultura. L’educazione occidentale si è talmente divul
gata che i legami familiari si sono molto allentati; l’educazione oc-cidentale si è così estesa che il patrimonio ario è andato sperperato; l’educazione occidentale si è così radicata che tutti si lasciano affa-scinare da un linguaggio chiassoso e da un abbigliamento pacchia-no. Molti ritengono sbagliato parlare nella propria madre lingua, pen-sano che sia stolto percorrere il sentiero tracciato nell’antichità e che sia meschino onorare il guru. Dobbiamo guardarci da questi sviluppi perniciosi e forgiare una generazione di giovani che in futuro sia in grado di ripristinare la gloria dell’India avvalendosi di progetti entusiastici e intelligenti mirati al servizio. L’autonomia è la virtù più auspicabile.[3] Nell’antichità Bhārat aveva degli obiettivi straordinari per quan-to riguarda l’educazione: voi dovete riscoprirli e riviverli. La cono-scenza veniva assimilata e faceva emergere dal cuore lo splendore; la conoscenza sviluppava l’abnegazione e la dedizione per lo svol-gimento del servizio reciproco. L’educazione moderna, invece, non insegna minimamente le virtù della rinuncia, dell’amore altruistico e della solidarietà; il tornaconto monetario non deve essere sempre l’obiettivo a cui puntare. Inoltre non bisogna dipendere da altri ma contare sulle proprie forze, perché l’autonomia è la qualità alla qua-le bisogna ambire. L’individuo deve sempre pensare al futuro del suo Paese e diventare un esempio per gli altri. Sfortunatamente, non appena uno studente si laurea s’iscrive alla lista di collocamento e passa anno dopo anno a salire e a scendere le scale di quel posto, sprecando la sua vita nella disperazione e nel-l’angoscia. Attualmente, attaccamenti meschini e visioni ristrette bloccano la mente degli studenti. Ovunque ci siano degli studenti dovrebbe prevalere il silenzio, la serenità e la sicurezza, in quanto solo un’atmosfera simile facilita lo studio. Ma cosa vediamo oggi?

Nelle scuole prevale il timore, l’ansia e l’inquietudine. Quelli che escono dalle università non sono ‘educati’ nel vero senso del termi-ne, infatti molti studenti si comportano persino peggio dei loro fra-telli analfabeti! Gli studenti devono essere pienamente consapevoli dei valori della vita, della loro Realtà interiore e degli ideali che devono plasmare la loro esistenza, invece ora sono più occupati a giudicare e a criticare gli altri. Se un individuo non è neppure consapevole di sé stesso e non sa neanche quello che è bene per lui, come può rivendicare il diritto di correggere o condannare gli altri? “Chi è l’amico, chi è il nemico? Chi è il guru, chi è l’allievo? Chi è il poeta, chi sono i personaggi? Sei così intelligente da conoscere tutto con certezza? Se non lo sei, non dolerti del biasimo.” Se un individuo non è consapevole delle proprie forze e capacità, dei suoi principi e metodi, non ha il diritto di puntare il dito contro i difetti e i pregi del suo prossimo né di giudicare la condizione del suo Paese o della società in cui è nato e cresciuto. [4] Lo scopo dell’educazione è il carattere, il quale implica la volon-tà di rinunciare alla propria cupidigia egoista. Le persone che non possiedono un buon carattere non si possono definire educate; in-fatti oggi c’è un gran bisogno di persone di carattere. La nostra Organizzazione ha deciso di fondare questi Istituti per promuovere lo sviluppo del carattere attraverso il metodo educati-vo, ma non si tratta di un’iniziativa commerciale né di un piano per farci pubblicità. Abbiamo dovuto avventurarci in questo progetto per realizzare e rivelare la validità dell’antico ideale:

lokāḥ samastāḥ sukhino bhavantu

Possano tutti i mondi essere felici.

L’obiettivo principale dell’esistenza umana è il conseguimento della beatitudine e l’unità di tutti gli uomini in un mondo colmo d’amo-re. Questo è il più importante insegnamento che il nostro Istituto trasmetterà. Il servizio reso alla società è la strada sicura che conduce alla pro-sperità: ecco la lezione che verrà insegnata, avendo come ispirazio-ne l’ideale di fratellanza fra gli uomini. Se l’Istituto avrà successo e raggiungerà l’obiettivo, potrà essere d’esempio alle altre istituzioni, le quali si orienteranno verso gli stessi principi. Esso promuoverà numerose trasformazioni in campo morale, materiale, etico, spiri-tuale e politico. Gli studenti, ai quali è assegnato il compito di ripri-stinare la gloria del Paese, contribuendo al suo sviluppo e alla sua protezione, dovranno accettare e apprezzare questi nobili ideali, poiché la prosperità e il benessere della nazione dipendono dalle loro virtù e capacità. Un proverbio Telugu afferma: ‘Se la nuora è di pelle scura, l’intera famiglia è scura.’ Se gli studenti sono virtuosi, anche il Paese lo sa-rà. Come sono gli studenti, così saranno i cittadini. Dovete pensare che quelli che oggi onoriamo come i capi del Paese sono stati a loro volta studenti come voi, e un giorno voi dovrete prendere il loro posto. Preparatevi quindi utilizzando al meglio le opportunità che vi si presentano. Il processo educativo deve rendervi indipendenti e fiduciosi in voi stessi. [5] Una volta, un seguace di Gandhi gli disse che l’indipendenza dell’India era la sua ‘corona’, ma Gandhi rispose: “L’indipendenza è la mia corona ma il separatismo è la mia croce.” Dovete compren-dere il rammarico e l’amarezza di quella confessione.

Il dissenso e la scissione sono la piaga che ha intaccato tutti i settori del Paese; il flagello del separatismo sta contaminando l’intera na-zione e la rabbia sale alle stelle! Il Principio d’umanità anela all’uni-tà, il vero uomo cerca di vedere l’uno nei molti, l’unità nella diversi-tà: non deve infrangere l’unità a favore della diversità. Tutte le membra e gli organi del corpo devono lavorare all’unisono per ga-rantire una buona salute. Anche la nazione è un corpo e le stesse re-gole si applicano ai suoi vari organi ed elementi. La prosperità del Paese dipende dal benessere delle comunità che lo compongono, e il bene della nazione è proporzionale al benessere dei vari stati che la costituiscono. Pertanto dobbiamo promuovere ovunque i valori umani perché quello che oggi si verifica è soltanto: nascita, crescita, morte. Per molti secoli, Bhārat non solo ha custodito i Veda, i purāṇa e altri preziosi insegnamenti spirituali, ma li ha messi in pratica e ne ha ricavato infinita gioia, e soprattutto li ha condivisi con tutta l’uma-nità. Oggi gli studenti devono impegnarsi a rispettare tali insegna-menti e a gioire della beatitudine che essi conferiscono. [6] All’inizio, l’Istituto universitario Sathya Sai per l’Educazione Superiore comprendeva solo il Campus Vidyāgiri di Puttaparti e quello femminile di Anantapur. Il Primo Ministro del Karnataka, Gundu Rao, superando i numerosi ostacoli, è riuscito ad annettere anche il Campus di Bṛndāvan, Bangalore a questo Istituto. Perciò oggi l’Istituto universitario è diventato come una triveṇī, la con-fluenza di tre fiumi sacri: Anantapur è il Gange, Bṛndāvan è lo Ya-munā e Puttaparti è il Sarasvatī. Il Gange rappresenta il cuore puro, fonte di buon karma. Il Campus di Anantapur ha intrapreso diverse attività di servizio con molto amore e le studentesse visitano i vil-laggi rurali offrendo vari aiuti. Anche gli studenti di Bṛndāvan col-
laborano e svolgono servizio per realizzare il divino Principio atmi-co presente in tutti. Prima è sbocciato il fiore, vale a dire Anantapur; poi si è sviluppato il frutto di Bṛndāvan; quindi quel frutto è maturato ed è diventato dolce a Praśānti Nilayam. Di conseguenza, oggi stesso, saranno conferite qui le lauree che contengono quella dolcezza. La Trinità (trimūrti), i tre occhi in un volto (trinetra), i tre periodi di tempo: passato, presente, futuro (trikāla), i tre mondi dell’universo (triloka), le tre punte del tridente di Śiva (triśūla), le tre caratteristi-che della natura (triguṇa) e la foglia trilobata di bilva (tridalā) devo-no essere oggi onorati e offerti simbolicamente dagli studenti. Il Primo Ministro del Karnataka ha contribuito a darci una grande gioia facendo incorporare nell’Istituto originario anche il Campus di Bṛndāvan; è venuto personalmente per partecipare all’inaugura-zione di oggi e per condividere la gioia di cui egli stesso è stato l’ar-tefice.

Inaugurazione del Palazzo Amministrativo dell’università Sathya Sai,
Praśānti Nilayam, 22.11.1982