22 Novembre 1981
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
La luce della Verità
[1] Studenti, incarnazioni dell’Amore Divino, insegnanti e promoto-ri dell’educazione! Quando il vostro rendimento scolastico è insufficiente, i genitori ne soffrono molto, ma quando non rispettate le regole morali e le virtù spirituali, la Madre Patria lamenta la sua sorte assai più tristemente. Dovete alleviare il dolore sia della madre fisica sia della madre cul-turale e favorire la pace e la prosperità della madrepatria. Solo gli studenti possiedono l’entusiasmo e le capacità necessarie ad assol-vere tale compito. In questo Paese, riverito come lo scrigno delle ricchezze spirituali, il dharma declina di giorno in giorno mentre l’iniquità, l’ingiustizia, la violenza, le azioni antisociali e la falsità imperversano e si abbandonano senza ostacoli alla loro danza in-fernale. Nell’attuale Età del Ferro, gli studenti devono levarsi come cuccioli di leone e ristabilire la pace e la rettitudine nella vita indi-viduale, sociale e nazionale. Studenti, ricordate che le persone che oggi accettate come capi, che rispettate per le autorevoli posizioni che occupano e onorate in quanto anziani, anni fa erano studenti come voi; anche voi, a vostra
volta, sarete i leader, i detentori di potere e gli anziani del futuro. Non ignorate questo vostro destino! La patria non è un semplice pezzo di terra; se ne desiderate il pro-gresso, dovete favorire il progresso di chi vi abita. Solo gli studenti possiedono le capacità necessarie a rianimare e a riformare l’uomo. Il processo di riforma implica la rimozione della cattiva condotta e delle cattive abitudini dalla vita quotidiana, nonché la pratica di un comportamento corretto e di buone azioni. Il valore di un uomo può essere misurato dagli sforzi che compie per migliorare sé stes-so. Oggi il governo non è in grado di riformare la gente, né la gente ha l’autorità per riformare il governo. [2] Gli studenti sono le fondamenta stesse della nazione; quando quest’ultime sono solide e forti, l’edificio sarà stabile. Per rendere forti le fondamenta, il popolo, i governanti, i genitori, gli insegnanti e gli studenti, tutti devono coordinare i loro progetti e i loro sforzi. Questi cinque ‘elementi’, le cinque forze vitali devono lavorare insieme per raggiungere il traguardo. Il problema ha un’unica soluzione: la Luce della Verità deve essere sostenuta e diffusa nel settore educativo. Gli studenti stanno per-correndo strade tortuose e devianti non perché essi siano intrinse-camente cattivi, ma perché sono contagiati dal degrado che dilaga in tutti i campi. Il Paese non potrà progredire unicamente attraverso una riforma del solo sistema educativo. Il processo educativo è fondamentalmente un impegno sacro, e nel tentativo di migliorarlo bisogna imparare molte lezioni, adempiere molti doveri e valutare molte cose. Nei tempi antichi, l’obiettivo era il conseguimento dell’eccellenza morale, e ancor oggi, dopo avere ottenuto quell’eccellenza, gli studenti liberi e senza timori possono muoversi nel campo dell’educazione come leoni nella foresta. Tut-tavia non devono degradarsi e abbassarsi al livello dei predatori
astuti e sleali come il lupo e lo sciacallo. Oggi nella giungla degli istituti scolastici non si vedono leoni, ma abbondano pecore e lupi! Conoscere il contenuto di una pila di libri non rende una persona educata. Ovunque si trovino gli studenti, quel luogo deve rifulgere di pace e di sicurezza, deve irradiare un’aura di sacralità. Ma oggi nelle università, si vedono pace e sicurezza? No. La vera educazio-ne è considerata tale se sa promuovere l’interessamento per gli altri; infatti gli studenti devono diventare i custodi della popolazione, e prepararsi a servire la nazione come i nuovi protettori, futuri capi e amministratori del popolo. Oggi, sulle spalle degli studenti grava il peso di rendere l’India una grande nazione. Il sistema educativo deve essere completamente riformato in modo che gli studenti possano adempiere il compito di illuminare il futuro del Paese. Incarnazioni dell’Amore! [3] Tutti gli uomini desiderano la beatitudine, ma com’è possibile acquisirla? Solo la fede può conferire felicità e pace. La fede è la sorgente della gioia ma oggi, ovunque si posi lo sguardo, si vede solo dolore. Perché? L’uomo ha perso la fede, non ha fiducia in sé stesso, come può quindi ottenere la beatitudine? Come può una persona che non abbia abbastanza fede per vivere felicemente per pochi giorni, meritare la grazia del Signore? Oggi l’istruzione ha fat-to notevoli progressi in molti campi, ma l’uomo ha perso la fede nell’Altissimo e Supremo Dio. Egli si domanda: “Cos’è Dio, esatta-mente?” E sostiene: “Ma Dio esiste? Ebbene, io dimostrerò che non c’è.” Se cercate la Verità state cercando Dio: la Verità è Dio; la Verità esi-ste, e Dio esiste. Dio È, la Verità è Dio. Qualcuno dichiara che la Ve-rità non esiste? Venga pure e Io gliela mostrerò! Chi nega l’esistenza
della Verità non potrà mai essere un uomo. Può esistere un Dio su-periore alla Verità? La condizione in cui versa oggi l’umanità è pregna d’ipocrisia e fal-sità e sprofonda nella malvagità, perciò nessuno è in grado di com-prendere il significato reale della Verità. In generale si crede che per Verità s’intenda ‘dire esattamente ciò che si è udito.’ Questo non è il significato reale della Verità, poiché ciò che si è udito è soggetto al mutamento mentre la Verità è immutabile, è la medesima nel passa-to, nel presente e nel futuro. Abbiate fede che la Verità esiste e che può essere sperimentata, è il respiro vitale senza il quale l’uomo si riduce a un cadavere vivente. [4] Molti individui sono presuntuosi e orgogliosi delle loro lauree acquisite attraverso lo studio dei libri, ma di quale utilità è questo onere se non sanno congiungere le mani per adorare Dio? L’umiltà è il segno distintivo della cultura ma, se manca, significa che quel-l’individuo tanto erudito è un vero ignorante. L’umiltà è il risultato che si ottiene grazie a ātma vidyā, la Conoscenza del Sé. Naturalmente anche la conoscenza secolare relativa al mondo è im-portante e non bisogna ignorarla, ma la conoscenza della propria essenza atmica è essenziale. Gli studi relativi ai cinque elementi, alle energie, alla formazione del mondo oggettivo, alla gestione delle forze naturali, servono a farci vivere in modo più confortevole. Ma fino a che punto ci serve sapere, come e perché la terra ruota intor-no al sole, quanto dista il sole dalla terra, fin dove arrivano i raggi del sole e così via? Che vantaggio trae l’uomo sapendo queste cose? Invece, ci sono materie di studio e di analisi molto più importanti: “Quanto è grande il mio cuore? Quali benefici può trarre da me la società? Quali discipline possono migliorarmi e rendermi utile? Fi-no a che punto sono consapevole del mio Principio Divino interio-re? Qual è esattamente il proposito e il traguardo della mia vita?”
[5] Il Dr. Bhagavantham è un esperto in campo scientifico. Egli ha insegnato a molti studenti quello che sa, i quali a loro volta hanno insegnato ad altri studenti: è tutto qui. Egli ha insegnato ciò che co-nosceva ad altri, ma questo processo ha forse agevolato la pace e il progresso del mondo? Niente affatto! Quando si accumula l’erudi-zione, l’uomo perde di pari passo la compassione che lo spinge ad amare il suo prossimo e a cercare di scoprire i problemi e le ansietà che lo affliggono per dargli sollievo e conforto. In realtà, l’uomo erudito diventa sempre più egoista. Incarnazioni dell’Amore! Non pensate diversamente. Quando la verità è resa evidente, l’uo-mo è incline a provare risentimento. Oggi tutte le persone istruite sono afflitte dall’egoismo; questa malattia le ha resi così impotenti che non prestano neppure attenzione alla sofferenza e all’infelicità dei loro genitori. Tutto ciò non è indice di cultura, perché l’educa-zione deve ampliare il cuore ed espandere il proprio amore. La for-za d’animo e l’equanimità appartengono alla realtà intrinseca del-l’uomo, che deve manifestare queste qualità in ogni azione, oltre al-la gratitudine per tutte le attenzioni ricevute. [6] Molti dimenticano chi li ha aiutati a progredire nella vita e ripa-gano le gentilezze ricevute con l’offesa; persino gli insegnanti che hanno contribuito al progresso degli allievi vengono attaccati du-ramente dai loro studenti. Un docente può avere dei difetti, ma lo studente non ha il diritto di scovarli né di svelarli o fare ritorsioni. Il termine upaniṣad significa ‘sedere ai piedi’ del Maestro. Il guru è tat1, il discepolo è tvam; tat parla, tvam ascolta: ecco la lezione d’umiltà insegnata dalle upaniṣad.
Gli studenti lottano per ottenere delle qualificazioni ma non si sfor-zano di conquistare virtù lodevoli: neppure un millesimo dei loro sforzi è diretto ad acquisire tali virtù. Essi ambiscono a collezionare buoni voti, ma non cercano di evitare le osservazioni e di assicurarsi una buona reputazione. Sforzatevi di meritare una vita buona, di tenere una buona condotta, di formulare buoni pensieri e di coglie-re le buone opportunità. Studenti, voi sapete che oggi in India vi sono centootto università, e questa diverrà la centonona, quindi una in più. samasta lokāḥ sukhino bhavantuPossano tutti i mondi essere felici.Possano tutte le università avere successo e servire bene il Paese! Ma il nostro istituto dovrà distinguersi dagli altri e guadagnarsi una posizione unica diventando un ideale per tutti. Per raggiungere tale obiettivo è necessaria la collaborazione di tutti: degli studenti, inse-gnanti, genitori, governanti e della popolazione. [7] Avere inaugurato un’università non è per Me fonte di piena soddisfazione, perché bisogna prendersi cura dell’istituto e farlo fruttare. È come ricevere in dono un elefante: ciò implica la respon-sabilità di nutrirlo e di utilizzare le sue potenzialità in modo benefi-co, perché se nell’accudirlo si commette qualche errore, l’elefante potrebbe mettersi a correre all’impazzata e distruggere persino del-le vite. Gli studenti e gli insegnanti sono risorse preziose per rendere l’uni-versità un istituto ideale. Oltre alle materie secolari, si insegneranno i principi etici, morali, spirituali e i codici di disciplina spirituale, con l’obiettivo di coltivare la mente degli studenti secondo tali crite-ri. L’università sosterrà e incoraggerà le virtù, la purezza della men-
te, l’osservanza della verità, la consacrazione al Supremo, la disci-plina e la dedizione al dovere. Nei tempi antichi, le sedi del sapere furono istituite dai saggi veg-genti dell’India e, con i loro sforzi e sacrifici, lasciarono alla posteri-tà il tesoro inestimabile della cultura indiana. Questa impareggiabi-le tradizione ha origine nella visione che gli antichi saggi avevano di Dio, che consideravano immanente in ogni atomo della creazio-ne. Essi proclamavano che Dio risiede, non solo negli idoli dei tem-pli ma in ogni atomo e cellula, senza eccezione alcuna. Oggi gli In-diani hanno permesso a questa cultura onnicomprensiva, sublime ed eterna di scivolare via dalle loro vite, preferendo inseguire frene-ticamente altre culture allettanti, illusorie e insignificanti. Studenti, insegnanti, amministratori e devoti qui riuniti! [8] Oggi è il giorno dell’inaugurazione del nostro istituto. Questo albero è stato piantato proprio oggi e gli studenti sono le sue radici; l’albero crescerà rigoglioso con i suoi innumerevoli rami, sarà carico di fiori che sbocceranno e promuoverà la pace e la sicurezza nel mondo. Affinché ciò possa avvenire, anche gli studenti, come le ra-dici degli alberi, devono rimanere saldi e stabili per provvedere alla sua crescita. Io so che le radici devono essere irrigate in modo che l’albero possa donare fiori e frutti. Gli studenti sono il Mio tutto! Se mi chiedete quali siano le Mie proprietà, molti si aspettano che Io risponda che possiedo palazzi e questa vasta area di terreno. Invece la Mia risposta è: “I Miei stu-denti sono la Mia unica proprietà.” Io ho offerto loro Me stesso. Molti non sono consapevoli di tale verità. Alcuni sfortunati non rie-scono a comprendere la realtà del Mio Amore, che è come quello di mille madri. Coloro che non sono in grado di valutare la profondità dell’amore di una singola madre per il suo figlioletto, come fanno a
capire che possa esistere un amore pari a quello di mille madri? Una massima dice: “Quando la calamità incombe, la ragione viene distorta.” Costoro rovinano sé stessi negando l’esistenza di tale amore. Io so che non tutti i mille frutti di un albero matureranno e saranno commestibili, alcuni potranno essere rubati, altri ancora marciranno o saranno attaccati dai parassiti. Solo pochi matureranno e done-ranno gioia agli altri. Non tutti i partecipanti a una gara di corsa vincono il primo premio, molti si fermano a metà strada. Tuttavia, se almeno pochi studenti sapranno vivere all’altezza degli ideali sublimi che ci siamo prefissi, sono sicuro che il Paese sarà prospero e felice. [9] Le caratteristiche principali di Sathya Sai sono l’equanimità e la pazienza. Molti sono impegnati a diffondere critiche e calunnie, numerosi giornali pubblicano notizie di ogni genere e sono stati stampati persino degli opuscoli. Nel mondo accadde di tutto, ma la Mia risposta a tali fatti è un sorriso. Le critiche e le distorsioni sono i compagni inevitabili di tutto ciò che è buono e grande. Solo l’albero carico di frutti è preso a sassate dagli avidi, perché nessuno lancia un sasso contro una pianta che non dà frutti. Molti individui sono invidiosi dei continui e straordinari progressi ottenuti dalle Organizzazioni Sathya Sai Sevā e dagli Istituti educa-tivi Sathya Sai, perciò s’inventano innumerevoli menzogne e causa-no molte agitazioni. Incarnazioni dell’Amore! Anche se tutto il mondo unito mi facesse tenace opposizione, Io non sarei minimamente toccato, poiché la Missione è essenzialmente Mia e sono impegnato a fare il bene; il Mio cuore è sempre ricolmo di benedizioni, non ho traccia di ego e non possiedo nulla. Questa è la Mia verità. Coloro che hanno fede in questa verità non esiteranno nemmeno per un attimo e vi si dedicheranno completamente. Quel-li che invece hanno dubbi e difetti reagiscono con rabbia e paura, ma chi ne è privo non reagirà in quel modo. Io ne sono consapevole e quindi sono costantemente immerso nell’ānanda, nella totale beati-tudine. Molti devoti stranieri mi augurano ‘Buon Compleanno!’ Io dico loro che sono sempre felice. Augurate la felicità piuttosto a chi è infelice. Non è necessario che mi auguriate la felicità o la gioia, poiché Io so-no sempre felice. Coltivate la fede in Dio e l’amore per tutti gli esseri e seguite sem-pre le direttive che vi ho dato. Praśānti Nilayam,
Auditorio Pūrṇacandra, 22.11.1981