22 Maggio 1982
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Insegnanti e allievi
[1] Gli insegnanti sono i pionieri della nazione e preparano la via regia verso un futuro luminoso. Le capacità, l’efficienza, il senso del dovere e l’affidabilità dei cittadini di un Paese dipendono dai loro insegnanti: infatti le loro virtù si riflettono negli allievi e la loro fede ispira i giovani. Sia che gli uomini siano orientati a rincorrere pro-positi futili e a rovinare la loro e l’altrui esistenza sia che conducano una vita felice e favoriscano la felicità degli altri, la responsabilità è sempre nelle mani degli insegnanti. Una vita priva di carattere è sterile quanto un tempio senza ceri, una moneta contraffatta, un aquilone con il filo spezzato. Un inse-gnante che istruisce i suoi allievi tenendo gli occhi fissi sul salario, e uno studente che studia solo per assicurarsi un posto di lavoro, en-trambi non seguono la loro vocazione. L’insegnante deve aiutare l’allievo a manifestare i suoi talenti e le sue qualità innate, e a incoraggiarlo a raggiungere il massimo delle sue capacità. Il Principio divino è l’essenza presente sia negli inse-gnanti sia negli studenti. Il sistema educativo deve risvegliare la
consapevolezza di questa verità e favorire l’utilizzo di tale potere latente. Ciò non significa che gli insegnanti siano allo stesso livello degli al-lievi. I primi devono essere colmi di compassione e amore, cercare di comprendere ed essere solidali con gli studenti e con i loro sforzi di crescita. La madre si china per prendere in braccio il suo piccolo, ma facendo ciò non si svilisce. Analogamente, anche gli insegnanti non si umiliano se fanno altrettanto, anzi significa che hanno il giu-sto senso della misura e che sono vigili e pronti a comprendere una situazione difficile. [2] Tuttavia oggi, questo tipo d’amore è raro. Gli insegnanti affron-tano la classe con l’attitudine: ‘Prendere o lasciare.’ Oppure pensa-no: ‘Per oggi mi sono guadagnato lo stipendio.’ L’irrequietudine che vige nelle scuole, la violenza e le ribellioni che ne sono l’espressio-ne, sono il risultato di un’attitudine egoista e priva di amore degli insegnanti. Sia gli insegnanti sia gli studenti sono reciprocamente diffidenti e spesso ostili. Una simile situazione è in grave contrasto con l’ideale educativo custodito nelle upaniṣad che si praticava nell’India antica. A quei tempi, insegnanti e studenti pregavano insieme: “Che Dio ci possa guidare e proteggere, che si possa progredire insieme e con-seguire lo splendore spirituale attraverso i nostri studi, e che nessu-na traccia di contrarietà o turbamento possa contaminare la nostra relazione.” [3] Un insegnante premuroso che dedica la vita alla sua professione diventa un ideale per i suoi allievi che lo ammireranno. Un inse-gnante può determinare il successo o il fallimento del futuro degli studenti; egli è l’eroe che i giovani desiderano emulare e imitare nel modo di vestire e pensare, nelle abitudini e nello stile di vita.
Se gli insegnanti si dividono in fazioni, si offendono reciprocamente o si compiacciono di fare politica, gli studenti saranno facilmente contagiati dalle stesse tendenze pericolose. La disciplina potrà mettere radici in un istituto educativo solo se gli insegnanti saranno d’esempio: ‘Com’è la guida, così sarà chi è gui-dato.’ Se gli insegnanti formano delle fazioni o gruppi per guadagnare consensi e potere, anche gli studenti faranno altrettanto. Quindi, gli insegnanti devono mantenere alti, sia con l’insegnamento sia con la pratica, gli ideali della cultura, del cameratismo, dell’amore recipro-co e del progresso spirituale. La mancanza di fratellanza del corpo insegnanti deriva da una estrema specializzazione. L’attuale Corso di Orientamento è stato ideato per dare a tutti voi un’idea della filosofia di base che sostiene ogni facoltà. Per esempio, nelle altre università la fisica è fisica e la chimica è chimica. Qui le varie materie non sono così staccate; la filosofia è l’anello di con-giunzione, il ponte, l’energia che le sostiene tutte. I confini di ogni materia non sono tracciati così rigidamente e possono svanire in una disciplina analoga, sovrapporsi e poi essere affini. Conoscere questa stretta interdipendenza è il fine dell’educazione superiore a cui dovete mirare. Pertanto, i programmi di studio delle varie materie sono stati così ampliati e intrecciati che si è reso necessario organizzare un Corso di Orientamento per aggiornare gli insegnanti su questo metodo didattico. [4] Il 14 di questo mese mi trovavo al Centro di ricerca atomica di Trombay. In quell’occasione ho parlato dell’onnipresenza dell’ener-gia, che può essere dormiente, latente o manifesta, ma che in ogni
caso è presente sempre e ovunque. Esiste persino in un tessuto o in un foglio di carta. È la verità che soggiace a ciò che esiste. Tutto quello che si disinte-gra perde energia, mentre ciò che ha origine o nasce è un tipico esempio di energia; questo bicchiere è un insieme di energia latente. Le upaniṣad dichiarano che esso ha forma e nome temporanei, ma la sua essenza o realtà è sat-cit-ānanda, Esistenza, Consapevolezza e Beatitudine. Non solo questo bicchiere, tutto nell’universo vibra di sat-cit-ānanda. Noi stessi (sat) siamo esseri senzienti, consapevoli (cit) e colmi di beatitudine (ānanda). Questi tre attributi sono propri della Divinità, che è la nostra forza dormiente ma dominante. Poiché ignora tale verità, l’umanità è af-flitta dalla paura e dall’odio a causa di questo errore fondamentale nella ricerca della Conoscenza.
Vidyāgiri, 22.05.1982