21 Novembre 1985 – Dieci direttive da seguire

21 Novembre 1985 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Dieci direttive da seguire

[1] All’attuale conferenza mondiale partecipano delegati provenienti
da molti Paesi, i quali sono vincolati a culture, tradizioni, lingue,
abitudini alimentari e stile d’abbigliamento diversi. Ma tale varietà
non deve celare ai vostri occhi l’unità della Divinità presente in tutti
voi.
Oggi il mondo è afflitto da gravi problemi e da una grande paura
che si propaga rapidamente: paura della guerra, della carestia, dei
terroristi, dei problemi razziali, dei conflitti religiosi e regionali, della
ripresa economica e della sopravvivenza, dell’indisciplina degli
studenti, della frenesia, del fanatismo, della conquista del potere e
dell’egoismo estremo. L’unico rimedio contro questa paura dilagante
è il distacco (vairāgya).
Tuttavia, se l’individuo si attacca al complesso corpo-mente e alle
limitazioni di «io» e «mio» non sarà possibile sfuggire alla paura.
L’antidoto migliore contro la paura è la consapevolezza della non
dualità (advaita), ovvero che tutto quello di cui siamo testimoni non
è altro che una sovrimpressione, creata dalla mente, sulla Realtà.
Questo è il rimedio più valido, mentre il servizio altruistico è la pratica
spirituale più efficace.
[2] I nostri atti rivelano i nostri intenti; i nostri intenti creano le abitudini;
le nostre abitudini decidono il carattere; il carattere determina
la nostra meta e il nostro destino.
Le azioni sono le radici stesse del nostro destino; dopo la morte esse
germogliano con una nuova nascita. La famiglia e la società in cui si
nasce fanno da guida e applicano i loro codici morali, ma il nostro
viaggio giunge al termine solo quando la meta è raggiunta.
Jaya e Vijaya, i guardiani delle porte del vaikuṇṭha, la dimora di Dio,
precipitarono in varie esistenze demoniache e furono costretti a vivere
sulla terra a causa di un loro atteggiamento insolente e irriverente
nei confronti di alcuni saggi.
Invece Prahlāda, sebbene fosse demone di nascita, ottenne la presenza
di Dio grazie alla sua totale dedizione al Divino. La mente dei
primi due era inquinata dal veleno dell’egoismo, mentre quella di
Prahlāda era purificata dall’abbandono alla Sua volontà.
Il servizio svolto senza egoismo, per quanto piccolo, può essere
molto benefico, ma deve emanare da un cuore tenero che risponde a
ogni singhiozzo e lamento, che è pronto a rinunciare e a soffrire con
gioia. L’uomo deve sentire un grande slancio di solidarietà e di interesse
per gli altri e percepire così un senso di completezza; inoltre
mentre è impegnato a fare servizio, deve coltivare la sopportazione,
la pazienza e la forza interiore per evitare il risentimento di fronte
alla critica e alla derisione.
Le Scritture parlano dei pañcaprāṇa (i cinque soffi vitali) che conferiscono
energia a tutte le funzioni del corpo, ma ancor più validi ed
efficaci dei soffi vitali sono i cinque ‘sostenitori’ della salute e della
forza interiore, vale a dire gli upaprāṇa (soffi vitali secondari): satya,
dharma, śānti, prema e ahiṁsā. Di questi, prema è l’elemento fondamentale
che va a motivare e a sostenere gli altri quattro valori.
L’uomo è indubbiamente il coronamento della creazione, tuttavia
nasce debole e dipendente; inoltre la cultura e le tradizioni sociali,
la famiglia, il Paese e la religione hanno un considerevole impatto
sulla sua esistenza e sul suo pensiero, modellano la sua individualità
e lo dotano di dedizione e affinità a una nazionalità. Egli cresce
non come un essere isolato, ma con la coscienza del Divino presente
in tutti, che culmina con l’esperienza dell’unità.
[3] I quattro obiettivi della vita (puruṣārtha) sono stati stabiliti per
insegnare all’uomo che deve acquisire artha (ricchezza) per mezzo
del dharma (retta condotta) e sviluppare kāma (desiderio) per ottenere
mokṣa (liberazione dai legami dell’ignoranza).
Tuttavia l’uomo ignora sia la retta condotta (dharma) sia la liberazione
(mokṣa) e si sforza di dirigere kāma (desiderio) verso artha (acquisizione
di ricchezza): il suo senso dei valori si è così capovolto.
Per esempio, egli è molto contento quando il Sole sorge ed è felice
quando tramonta perché può lavorare di giorno e riposare di notte,
ma non si rende conto che il sole, con il passare dei giorni, accorcia
inesorabilmente il tempo che gli è stato concesso per la sua esistenza
terrena. Non si ricorda che la terra non è altro che un caravanserraglio
e che dovrà lasciare tutto ciò che pretende di possedere.
Gli uomini saggi utilizzano il denaro, la forza, l’intelligenza, le abilità,
le attitudini e le opportunità per aiutare gli altri, in modo da
rendere la loro vita più felice; così ottengono la grazia divina poiché
il servizio è la forma più elevata di venerazione.
Sono milioni gli affamati, i disperati e gli afflitti, perciò vi ordino di
limitare l’assunzione di cibo solo al vostro bisogno effettivo, in
modo da poterlo condividere con i poveri. Non sprecate il cibo e
non sprecate il denaro per scopi nocivi: usatelo per aiutare il pros-
simo. Non sprecate tempo ed energia, e fate in modo che gli altri
traggano beneficio dalle vostre capacità.
[4] Sebbene non ci sia stata una riduzione dei vostri desideri, in vari
Stati dell’India sono stati raccolti sei milioni di Rupie, apparentemente
risparmiati, per offrirli a Svāmī. Io accetto soltanto un’offerta
dal mondo: amore sacro e altruistico che si manifesta come servizio,
fratellanza, tenerezza di cuore e compassione. Non soltanto oggi,
ma in tutti i giorni passati e futuri, il denaro non mi ha mai attratto
né influenzato. La Mia mano è fatta per donare, non per ricevere,
perciò ritornerò questo importo ai Presidenti dei vari Stati, in modo
che possano restituirlo ai distretti che hanno contribuito alla raccolta.
Fate in modo che siano i distretti stessi a utilizzare tale denaro
per svolgere attività di servizio, sotto la supervisione di un Comitato
speciale e la direzione del Presidente di Stato.
Oggi desidero sottolineare un altro punto: voi utilizzate l’espressione
‘famiglia Sai’ per rivolgervi ai devoti, e definite voi stessi ‘membri
della famiglia Sai’: questa è un’espressione ristretta e limitativa.
Io non ho limiti e nemmeno restrizioni, sono in tutti e per tutti. Non
può esserci una famiglia Sai distinta; qualunque sia il nome divino
e la forma a cui i devoti si rivolgono, Rāma, Kṛṣṇa, Sai, tutti appartengono
a Me, a Dio. È un sacrilegio presumere che Dio risponda a
un unico nome e possa essere adorato in un’unica forma.
[5] Coltivate l’amore e purificate i vostri cuori mediante quell’amore,
adottatelo quando fate servizio e questo lo farà crescere. Ora darò
agli associati e agli operatori dell’Organizzazione dieci direttive
che dovrete seguire:
1. Amate e servite la vostra madrepatria. Allo stesso tempo, non
odiate e non offendete la madrepatria degli altri, non denigrate né
provate avversione per gli altri Paesi.
2. Adorate tutte le religioni perché sono sentieri che conducono al
medesimo Dio.
3. Trattate tutti gli uomini come vostri fratelli, tutti appartengono a
una sola casta. Abbiate fede nella verità che l’umanità è un’entità
indivisibile.
4. Mantenete pulite le vostre case e le aree circostanti. Questo assicurerà
gioia e salute a voi e alla società.
5. Non favorite l’accattonaggio gettando delle monete a una mano
tesa, ma aiutate il mendicante a guadagnarsi i mezzi di sussistenza
a lui necessari. In ogni città e villaggio, fornite cibo e un riparo a chi
è troppo debole o anziano.
6. Non chiedete favori offrendo delle bustarelle né accettate bustarelle
dagli altri.
7. Mentre siete impegnati in attività secolari, è pericoloso chiedere
conto agli altri della loro classe sociale o della loro religione poiché
ciò causerebbe odio e invidia. Lasciate quindi la vostra ‘casta’ rigorosamente
a casa, non esibitela agli occhi della società.
8. Non dipendete dagli altri per i vostri bisogni personali, altrimenti
ciò vi renderebbe pigri. Siate autonomi! Come può una persona che
dipende da altri servire il prossimo?
9. Adorate Dio, aborrite il peccato.
10. L’ultimo punto è importante anche per i precedenti nove: osservate
le leggi e le regole stabilite dallo Stato e siate dei cittadini
esemplari. Seguite tali direttive con entusiasmo e con amore e siate
di esempio agli altri, ovunque siate.

Praśānti Nilayam, 21.11.1985