20 Novembre 1982 – Il gioiello in cassaforte

20 Novembre 1982 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il gioiello in cassaforte

Buoni pensieri, buone parole, buone azioni, ascoltare il bene, vedere il bene ed essere buoni: tutto ciò conferisce buona salute agli esseri umani. Il corpo è come una cassaforte di poco valore, ma in una cassaforte sono custoditi gioielli e gemme preziose; così in questa misera cassaforte è custodito l’ātma, il divino Sé. Questa è la Verità, è la Parola di Sai!

[1] La salute è la benedizione più grande, senza la quale l’uomo non può svolgere alcuna attività. La salute è il requisito indispensabile per ottenere nella vita il progresso materiale, morale, politico, eco-nomico, artistico e spirituale. Le abitudini alimentari sono di prima-ria importanza per garantire e preservare una buona salute, ma se non sono ben regolate, la salute ne risente. Senza limitazioni non ci può essere il successo: questo è il motto! L’individuo deve osservare la moderazione, il controllo e i limiti a ogni suo passo, ma soprattut-to deve frenare le bramosie selvagge della lingua. Degli otto milioni e quattrocentomila specie di esseri viventi, tutti eccetto gli umani si nutrono del cibo genuino che Madre Natura offre. Solo l’uomo fa di tutto per renderlo più appetitoso, più invitan-te alla vista, al tatto e all’olfatto bollendolo, friggendolo, congelan-dolo, mescolandolo, macinandolo e inzuppandolo. Tale ingordigia ha come conseguenza la cattiva salute e la debilitazione. Dovete ca-pire che gli alimenti, così come sono offerti dalla natura, sono ve-ramente più benefici. Quando si fanno cuocere, certi prodotti alimentari perdono la mag-gior parte del loro valore energetico e nutrizionale e non danno al corpo forza né energia; così l’uomo invecchia precocemente e perde la vivacità della gioventù. Assecondare le bramosie della lingua e consumare cibi pesanti tre o quattro volte al giorno non farà che peggiorare la situazione. Solo pasti regolari e moderati consentono a una persona di mantenersi in forma e di svolgere bene i suoi compiti. [2] Una mente inquieta è un’altra causa importante che provoca la cattiva salute. L’uomo è continuamente afflitto da preoccupazioni e ansietà, come mai? Perché s’identifica con il corpo. Come ha acqui-sito questo corpo? Grazie alle azioni compiute nel passato. Ma tali attività da cosa sono state motivate? Dalla duplice forza dell’amore e dell’odio. In che modo hanno avuto origine tali sentimenti? Essi sono sorti perché l’uomo si è impegolato nella dualità e negli oppo-sti. Perché si è lasciato intrappolare da questi? La causa è l’ignoran-za della Verità, dell’Uno. Dovete sapere che ogni individuo è un pellegrino, e la sua vita non è che una tappa nel viaggio verso la città della liberazione. Il corpo è una locanda, nella quale soggiorniamo per un breve periodo du-rante il pellegrinaggio. La mente è il guardiano della locanda in cui dimoriamo, ma non dobbiamo trattarla come se fosse il padrone o il proprietario; tuttavia dobbiamo prenderci cura della casa che ab-biamo il privilegio di occupare in modo che non sia danneggiata o
contaminata; dobbiamo curarla con attenzione, salvaguardare i suoi accessori e trattare il guardiano gentilmente. [3] Il pellegrino può essere aiutato oppure ostacolato dalle bizzarrie della mente. Come trama e ordito, la mente ha il desiderio e la bra-ma per una cosa o per l’altra, desidera ottenere i profitti ed evitare le perdite. Il desiderio nasce dall’attaccamento e sovente è la conse-guenza dell’illusione. Il desiderio deforma e squalifica la mente e la rende costantemente agitata. Come uno specchio d’acqua non può essere calmo finché vi cadono dentro dei sassi, così anche la mente sarà penosamente irrequieta finché ci sarà il continuo impulso del desiderio. La beatitudine che scaturisce dall’ātma deve essere custodita con l’aiuto dell’intelletto come condotto, nel bacino della mente: questa è la vera funzione della mente. Se però quel bacino ha delle fessure e delle crepe causate dai sensi, la beatitudine andrà perduta e il ba-cino si prosciugherà. Quando si cerca di appagare le bramosie dei sensi, la mente diventa instabile, capricciosa e caparbia. La mente è la padrona dei sensi: quello è il suo ruolo legittimo, e i sensi devono essere i suoi servi. Se però il padrone serve i suoi servitori, perde il rispetto di sé e la sti-ma di tutti. [4] Nel Rāmāyaṇa è narrata la storia della regina Kaikeyī che subì le astuzie maliziose egoistiche della sua serva e, di conseguenza, il re Daśaratha, suo sposo, perse la vita. Inoltre Rāma che era il suo stes-so respiro fu mandato in esilio nella foresta; suo figlio Bharata la rinnegò e le provocò il biasimo e la condanna di tutto il regno di Ayodhyā. Questa storia è un’allegoria. Il re Daśaratha rappresenta il corpo con i cinque sensi di azione e di percezione. Egli sposò la regina,
cioè la mente, la quale si sottomise alla serva, cioè i sensi, e questo lo portò alla totale rovina. L’unico modo efficace per superare tutte le cause delle malattie fisi-che e mentali nonché la debilitazione generale è la presa di coscien-za della propria Realtà atmica. Questo produrrà un’ondata di amore e di luce perché, se un individuo riconosce di essere l’ātma, si rende conto che lo stesso Sé dimora in tutti e, quindi, condividerà la felici-tà e il dolore di tutti e sarà partecipe della forza e della debolezza di tutti. Se un individuo auspica il benessere e la felicità di tutta l’umanità, otterrà il dono di acquisire la saggezza e la forza per tracciare il per-corso e per condurre l’umanità su quella via; egli vedrà Dio in ogni creatura e ogni sua azione sarà pura, sincera e sacra come un’obla-zione al Divino. [5] La salute non dipende dalla medicina! Ecco cosa è essenziale per mantenere una buona salute: buone parole, buone maniere, una ret-ta visione e buoni pensieri. Cosa possono fare i farmaci più potenti o costosi se un uomo soffre di pensieri e sentimenti cattivi? D’altro canto, una vita virtuosa, pensieri benevoli, nobili ideali e un com-portamento retto possono conferire all’individuo non solo la salute, ma anche il più prezioso dei doni: ātmānanda, la beatitudine del Sé, la consapevolezza e l’estasi della Realtà.

Discorso tenuto il giorno della ricorrenza annuale dell’Ospedale Śrī Sathya Sai,
Praśānti Nilayam, 20.11.1982