20 Maggio 1982 – La triplice purezza

20 Maggio 1982

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La triplice purezza

[1] Dio ha dato all’uomo tre strumenti (trikaraṇa) per sviluppare e dimostrare la sua unicità, grazie ai quali può distinguersi dagli animali. Quando l’uomo li utilizza in perfetta armonia e per scopi benefici, essi promuovono il suo progresso e lo trasformano da umano in divino. Al contrario, se tali strumenti vengono sviliti e corrotti, e impiegati per soddisfare i desideri sensuali, l’individuo viene degradato a livello animale. I tre strumenti di cui l’uomo è dotato sono: la mente, la parola e l’azione. La mente è il terreno di coltura di tutti i pensieri di affer-mazione e negazione e di tutti gli impulsi del tipo ‘voglio e non vo-glio.’ Essa raccoglie e custodisce tutte le impressioni che i sensi im-primono sulla coscienza e si fa facilmente ammaliare da tutto ciò che è sfavillante e incantevole. Sebbene il termine sanscrito manas (mente) derivi dalla parola ma-nana, che significa meditare e riflettere, la mente non ha la pazienza di farlo. Essa salta alle conclusioni, presta attenzione al chiacchierio dei suoi dialoghi silenziosi con l’ego, ma non riesce a superare la confusione che ne deriva; raramente vaglia i pro e i contro di una situazione.

La prima disciplina da praticare è il silenzio interiore, porre fine al continuo dialogo della mente: concedetele una pausa. Non proietta-te sulla mente impressioni irrilevanti e non inquinatela con le esala-zioni dell’invidia e della cupidigia. Ogni vostra idea, sia buona sia cattiva, s’imprime nella mente come sulla carta carbone, così ele-menti di debolezza e instabilità vengono introdotti nella mente; mantenetela calma e lucida, non agitatela in continuazione con un dialogo incessante. [2] Ci sono tre metodi per calmare una mente imprevedibile e insta-bile. Il primo è il controllo del respiro; dovete inspirare ed espirare in modo calmo e misurato, osservando che la durata delle inspira-zioni e delle espirazioni sia la medesima e sia ben equilibrata. Ciò ridurrà la bramosia della lingua di perdersi in chiacchiere, tanto che alla fine abbandonerà quella tendenza. Il secondo metodo per placare la mente è impegnarsi nel servizio ai bisognosi e ai malati, come pure insegnare i principi di retta condot-ta ai bambini che non abbiano una guida che li consigli. Fate in modo che i vostri pensieri e azioni siano sempre sinceri ed esenti dall’egoismo, così la smania di trasmettere idee e pensieri alla men-te si placherà. In tal modo, scoprirete che le vostre energie fruttano molto di più se sono impiegate nell’aiutare il prossimo piuttosto che nel petulante dialogo con una mente instabile. Il terzo metodo per calmare la mente è intraprendere uno o più esercizi spirituali e praticarli con regolarità e zelo, come ripetere i nomi divini e i mantra, cantare gli inni sacri o praticare alcune posi-zioni yoga. Il gāyatrī mantra è molto importante e porta rapidi bene-fici. Sfortunatamente, gli uomini non si sono ancora resi conto della gravità di questo problema; sono incessantemente impegnati a criti-care gli altri, ad analizzare la loro condotta per scovarne i difetti e i
vizi, e a ripensare alle loro colpe e debolezze. Così facendo, inqui-nano la loro mente trasformandola in un giornale di cronaca che ogni giorno annuncia crimini, rapine e conflitti. In tal modo, la mente subisce traumi e turbamenti che la indeboliscono; persino un avvenimento futile può agitarla a lungo. In condizioni simili, come può la mente essere utilizzata per condurci alla meta finale e libe-rarci dalla schiavitù dei sensi? La mente deve essere forte, stabile, pura e libera. Dovete concederle riposo e quiete in modo che le sue onde si plachino e guadagni se-renità. I saggi hanno prescritto di riflettere bene su ciò che si è ascol-tato e quindi di mettere in pratica quanto appreso, poiché erano ben consapevoli dell’irrequietezza mentale. Seguendo le regole suddet-te, la mente diventa pura, limpida, trasparente e forte. Un cobra cui siano stati tolti i denti è facilmente gestibile. Analoga-mente, se l’odio, la rabbia e la cupidigia sono sradicati, la mente ubbidirà alla vostra volontà e potrete utilizzarla per fini superiori. [3] C’è la tendenza a parlare troppo. Le parole escono dalla bocca con facilità, ma possiedono molta potenza: possono elevare un uo-mo come pure degradarlo. Ascoltando un discorso, uno che vale ze-ro può diventare un eroe e un eroe può ridursi a uno zero; le parole hanno il potere di ispirare o di fare disperare, perciò devono essere vere e dolci, non false e piacevoli. Sforzatevi quindi di acquisire un linguaggio esente da sotterfugi e inganni, e fate in modo che le membra del corpo non siano conta-giate dalla crudeltà, che le vostre mani siano libere dalla violenza, e che i vostri pensieri siano privi di rivalse e vendette. Dovete controllare la frenesia, il fanatismo e le vampate d’ira perché portano alla rovina e causano un’incalcolabile varietà di sventure. Con la pratica costante, potrete controllare le tendenze negative
grazie al voto del silenzio. Se la lingua desiste dal chiacchierare, an-che la mente deve desistere dal girovagare, altrimenti il voto del si-lenzio sarà infruttifero. Siate coscienti del fatto che ogni parola che pronunciate o che udite lascia un’impressione sulla coscienza e provoca reazioni che a volte non sono affatto benefiche. Ecco perché dovete cercare la compagnia di Dio e delle persone virtuose! [4] Prendiamo in esame il terzo strumento, vale a dire le azioni (kriya). Ogni azione comporta delle reazioni che si ripercuotono su noi stessi e sugli altri. Questa è la legge di natura, inevitabile quanto gli effetti del caldo e del freddo; infatti, ogni azione porta con sé una serie di conseguenze. Le malattie fisiche, le alienazioni mentali, i problemi economici e i drammi familiari sono tutti frutto del pro-prio karma, e non devono essere attribuiti alla durezza di cuore di Dio. Il karma di un uomo rivela le sue propensioni animali, le sue virtù umane e le sue aspirazioni spirituali; inoltre indica le attitudi-ni e le inclinazioni che ha sviluppato nella sua coscienza come frut-to delle esistenze passate e che l’hanno spinto nella società in cui si trova in questa vita. In ogni aspetto della vita, il difetto principale dell’uomo è che le sue azioni non coincidono con le sue parole. Come mai il mondo si tro-va sull’orlo del completo disastro? Perché nei giovani predomina l’ansia e l’anarchia? C’è forse scarsità di libri che insegnino i valori umani? C’è forse penuria di guru che aiutino gli individui a scoprire le loro potenzialità? Non esistono istituti che risveglino le persone e le mettano in guardia contro le tremende conseguenze della pigrizia e dell’abulia? [5] Nelle librerie si trovano cumuli di libri utili e testi spirituali, molti guru offrono i loro insegnamenti, ma nonostante ciò l’umanità è afflitta dalla paura e dall’odio, è insoddisfatta e inquieta. La ra-gione va cercata nel tragico fatto che sia gli scrittori e le guide spiri
tuali sia i guru non dimostrano nel loro vivere quotidiano la validità degli insegnamenti che trasmettono. Costoro tengono grandi conferenze ovunque; i loro discorsi sono ricchi di citazioni tratte da antichi testi sacri in modo da colpire il pubblico e ostentare la loro cultura; inoltre si esercitano a fare dei ‘collage’ con i versi tratti dalle upaniṣad, dalla Bhagavad Gītā e dal Brahma Sūtra. Come possono trasformare le menti dei giovani in questo modo? Il pubblico potrà apprezzare la loro bravura oratoria, ma non sarà certo ispirato a coltivare la fede e il fervore. “La vita dura soltanto per un breve periodo di tempo; prima che si spenga, colmate i vostri cuori di pace” – disse un saggio. Quindi, acquisite la pace e condividetela. Vivete amando e incoraggiate anche gli altri a coltivare amore nel cuore. [6] L’antico modello di vita dell’India si fonda sulla triplice purezza dei pensieri, delle parole e delle azioni, che va osservata sempre e in ogni luogo. Il Sé moltiplicato all’infinito equivale a Dio, mentre la mente moltiplicata all’infinito equivale alla Volontà cosmica o Hi-raṇyagarbha. La mente fa da ponte e porta l’individuo dal tangibile all’intangibile, dal personale all’impersonale. Ripulite la vostra mente e forgiatela in uno strumento che produca pensieri amorevoli e ampie idee. Purificate la lingua e utilizzatela per infondere audacia, coraggio e amicizia. Ripulite le vostre mani e fate in modo che desistano da atti illeciti e violenti; utilizzatele invece per aiutare e dirigere, per risa-nare e guidare gli altri sul retto sentiero. Questa è la disciplina più sublime!

Praśānti Nilayam, 20.05.1982