13 Maggio 1985 – Servizio nelle regioni depresse

13 Maggio 1985 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Servizio nelle regioni depresse

[1] Durante il periodo educativo è essenziale mettere in pratica l’autocontrollo
e il sacrificio di sé, perché nessuno è libero di vivere rispondendo
alle sollecitazioni dei propri impulsi, i quali sono il prodotto
di tendenze invisibili e sconosciute derivate dalle vite precedenti
e dalle pressioni socio-culturali ed economiche della vita attuale.
L’impulso all’azione e la natura dell’azione sono determinati
da vari fattori occulti; ne risulta che, quando un individuo afferma
di aver conseguito o raggiunto qualcosa, in realtà rivela solo la sua
ignoranza e il suo orgoglio. L’uomo è talmente vincolato dalle circostanze
e dalle condizioni che non può operare indipendentemente
dalla società, dalle tendenze culturali e dalla volontà del Supremo.
Il mondo appartiene a Dio, non è stato dato all’uomo per usarlo a
suo piacimento, va usato per promuovere la Sua gloria e dimostrare
il Suo amore e potere. Infatti, l’uomo è dotato di sensi, mente e intelletto
proprio per adempiere questo compito, perciò deve mantenere
i suoi strumenti puri ed efficienti.
Delle otto discipline prescritte dallo yoga, śama1 è la prima e la più
importante per avere successo in questo sforzo.
[2] Śama significa controllo della mente; se la mente viene addestrata
e diretta in modo appropriato, può liberare l’uomo; in caso contrario
può degradarlo al livello delle bestie. Śama è un grande esercizio
di austerità. L’asceta non è una persona che fugge nella foresta,
vive di foglie e trascorre il tempo mantenendo i suoi pensieri
centrati su Dio. Il vero tapas sta nel padroneggiare l’intelletto, la
mente e i sensi. Perché devono essere tenuti sotto stretto controllo?
Per conseguire la costante consapevolezza del Brahman ed essere
immersi nella beatitudine (ānanda) che Egli stesso è.
Per conseguire tale obiettivo, la disciplina spirituale consiste nel
concentrarsi e nel coordinare i propri pensieri, le proprie parole e
azioni inducendoli a percorrere sentieri sacri. Ogni pensiero deve
essere rigorosamente esaminato: ‘potrà diffondere amore, gioia, pace
in noi e nella società, nella nazione e nel mondo?’ I pensieri che
sorgono a causa di forti emozioni e passioni devono essere analizzati
e respinti se, tradotti in azione, possono in seguito causare del
male o una cattiva reputazione. La meditazione è l’unico rimedio
che può salvarvi da un simile pericolo.
La meditazione è di due tipi: la meditazione sull’aspetto ‘personale’,
e quella sull’aspetto ‘impersonale’. La prima è centrata su un
idolo, un’immagine o un oggetto dotato di forma. Mentre è impegnata
in tale meditazione, la mente è soggetta a vacillare o a vagare.
Il secondo tipo di meditazione non dipende dal nome o dalla forma,
ma si basa sull’universale, infinita Consapevolezza cosmica: il
Brahman. Il suo coronamento si compie con la fusione, proprio come
il calore penetra in una sfera di ferro, in modo immanente, totale
e inseparabile. La fusione è il risultato del completo abbandono
di sé stessi, senza tracce di ego, proprio come l’oro si abbandona all’orefice
che lo fonde, lo spiana, lo batte e lo modella sino a trasformarlo
in un gioiello.
[3] La vera educazione vi deve indurre ad anelare l’abbandono.
L’ignorante potrebbe affermare che il suo desiderio deve prevalere,
che bisogna consentirgli di correggersi da sé e che intende modellare
la propria carriera a suo piacimento; al contrario, l’uomo colto
deve essere umile e pronto a seguire il volere del Signore. Tali virtù
possono essere riscontrate nell’uomo solo se si impegna nel servizio
al prossimo; questo gli rivelerà i suoi lati positivi e le sue manchevolezze,
aiutandolo a migliorarsi e ad avanzare spiritualmente.
Poiché state per intraprendere un intenso servizio sociale nei villaggi
del Sathya Sai Taluk, sappiate che questa attività vi aprirà le porte
della mente e del cuore per permettere alla Luce divina di entrarvi.
La vostra mente e il vostro cuore sono ora attivati da impeti
emotivi e da ondate di pensieri; in voi non c’è alcuna stabilità o costanza,
siete trascinati qua e là da desideri illusori e da futili piaceri,
che sono come fantasmi. Pertanto, prendete rifugio nel Signore e
rendetevi conto che il Divino è presente in ogni oggetto ed evento.
Sappiate che nulla può esistere o accadere se non è voluto da Dio.
L’egoismo e l’invidia rendono l’uomo cieco e gli impediscono di
vedere tale verità. La consapevolezza del Signore è la vostra Realtà
(sva-svarūpa anusandhāna), ma l’ego ne impedisce la presa di coscienza;
perciò utilizzate il tempo che vi è stato concesso per acquisire
la consapevolezza e per vivere in quell’estasi.
Il tempo scorre veloce, incurante delle circostanze, non ha amici o
nemici, non ha parenti o congiunti, non ha favoriti o rivali. Finché
l’uomo è legato al mondo relativo del nome e della forma, è vincolato
alla ruota del tempo, ma può trascendere il mondo relativo se
santifica il tempo facendo delle buone azioni, un buon karma.
[4] Di tutte le buoni azioni, il servizio reso ai bisognosi in modo intelligente
e amorevole è il migliore. Il corpo è il tempio di Dio in cui
Egli risiede; l’intelletto, la mente e i sensi che costituiscono il tempio
sono Suoi, non vostri, e non potete gestirli secondo i vostri capricci:
sono i Suoi strumenti che Egli usa a Suo piacimento.
Nei gurukula2 dell’India antica, i saggi, i santi e gli studiosi comunicarono
questo messaggio ai loro allievi lasciando un’impronta indelebile
nel loro cuore; essi piantarono il seme della dedizione al Divino
nel cuore coltivato per mezzo della fede. I giovani alberelli dovevano
essere aiutati a crescere grazie alla pioggia di dhyāna (la meditazione),
e a tempo debito il fiore di śānti (la pace) si tramutava
nel dolce frutto di ānanda (beatitudine). Il seme deve essere stabile,
la dedizione doveva essere incondizionata.
A dire il vero, che diritto ha l’uomo di dissacrare o profanare il
tempio di Dio? Il suo dovere è mantenere la sacralità di quel tempio
usandolo per le preghiere, la venerazione, la meditazione e la devozione.
L’intelletto, la mente e i sensi fanno parte degli ‘accessori’ che
appartengono al tempio, perciò devono essere rispettati in quanto
tali e usati con cura. Dio, che risiede all’interno, è il Padrone, il
Creatore e il Motivatore e voi dovete venerarlo con pensieri, parole
e azioni puri e senza difetti. Come può una persona evitare e sfuggire
ai difetti? Osservando le bizzarrie della mente in qualità di testimone,
senza permettere al corpo di coadiuvare la mente nel soddisfare
i suoi sporchi desideri. La mente di per sé non può commettere
un furto, ma se desidera ardentemente compierlo, non permettete
al corpo di ubbidirle. Quando i tentativi della mente di fare appello
al corpo vengono sventati, rinuncerà alle sue tendenze malvagie.
Quando il bambino si mette a correre, la madre cerca di raggiungerlo
e agguantarlo, perciò il bambino cerca di eludere la presa
e di svincolarsi, ma cade e si fa male. Invece, se la madre gli gira le
spalle, il bambino le tornerà vicino. Praticate quindi questa discipli-
na spirituale: tenete la mente sotto controllo mantenendola sul sentiero
che conduce a Dio.
[5] Quando durante una festività si offre del cibo a una moltitudine
di persone, molti prendono a prestito dalle persone ricche delle
pentole per cucinare. Dopo averle usate, prima di restituirle, le stoviglie
vengono pulite a fondo e rese lucenti. Chi le ha prestate sarebbe
alquanto scontento se gli venissero restituiti dei recipienti
danneggiati e sporchi. Così anche Dio, in occasione del festival della
vita, vi ha prestato ‘recipienti’ come l’intelletto, la mente e i sensi,
che dovete usare con gratitudine e restituirli in buone condizioni.
Se siete nella fase di acquisire vidyā (la conoscenza), non dovreste
desiderare viṣaya (gli oggetti dei sensi). Lo studio è un esercizio spirituale,
mentre gli oggetti dei sensi attraggono e ingannano. Coltivate
una mente stabile e una visione ferma, questa è la pratica spirituale
che deve integrare gli studi. Conoscenza e disciplina spirituale
sono il respiro stesso, l’inspirazione e l’espirazione, sono il vero
prāṇāyama (controllo del respiro).
Anche il servizio sociale è tapas, una pratica spirituale, e favorisce
l’applicazione concreta della vostra conoscenza, delle vostre abilità
e virtù. Ricchezza, erudizione, potere e prestigio sono spregevoli se
non sono diretti e orientati verso fini morali.
Rāvaṇa3 cercò di conquistare i favori di Sītā, mentre era prigioniera,
esibendo davanti a lei il suo potere e la sua ricchezza. Ma Sītā gli
gettò un filo d’erba dicendogli che lui valeva molto meno di quello.
Rāvaṇa non sapeva tenere la mente sotto controllo, infatti la mente
lo aveva reso un vile codardo e un ladro.
[6] Solo i giovani possono trasformare i giovani. I ragazzi dei villaggi
si sentiranno ispirati nel vedere che voi, studenti diplomati e
laureati, indossate gli abiti da lavoro e siete interessati a tenere pulito
l’ambiente, a salvaguardare la salute degli abitanti del villaggio e
a soddisfare le loro necessità. Pertanto dovete radunare i giovani e
formare un gruppo che, sotto la guida degli adulti, possa continuare
e ampliare il lavoro da voi svolto. Cercate di scoprire quali siano i
loro bisogni, in modo da poterli soddisfare. Per esempio, possiamo
aprire dei centri di accoglienza per gli anziani bisognosi e i loro familiari.
Voi dovete però conquistare il loro cuore con amore: se
l’amore viene seminato e alimentato, le fazioni scompariranno dai
paesi.
Gli abitanti dei villaggi sono fondamentalmente buoni e timorati di
Dio, ma la politica e le attrazioni della vita di città li hanno spinti in
un vicolo cieco. Se però sentono dei consigli saggi provenire dalle
labbra dei ragazzi, si lasciano influenzare e commuovere; perciò
sforzatevi di imparare a parlare la loro lingua durante gli incontri
con loro.
Dopo che avrete prestato il vostro servizio per alcuni giorni, verrò
con voi in quei villaggi per benedire il vostro lavoro e la gente che
avete servito.

Discorso tenuto nel Mandir agli studenti dell’Istituto Sathya Sai,
Praśānti Nilayam, 13.5.1985