12 Aprile 1981 – La propria pienezza

12 Aprile 1981

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La propria pienezza

[1] I giorni festivi indicati nei calendari di tutti i popoli e di tutte le religioni sono importanti e significativi perché trasmettono un pro-fondo messaggio spirituale; queste festività devono essere usate per analizzare e valutare le proprie abitudini e pratiche, pregiudizi e parzialità, nonché per ripulire la propria mente da ogni preconcetto. Gli atteggiamenti e le linee guide che ostacolano il progresso devo-no essere respinti per accogliere quelli nuovi, puri e benefici. Questi giorni devono essere dedicati a eliminare il ‘vecchio’ e a piantare il ‘nuovo’.In che modo viene celebrato oggi un sacro giorno di festa? Subito dopo l’alba, la gente fa un bagno e indossa abiti nuovi o lavati di fresco. Tutta la casa e l’area circostante vengono pulite accurata-mente, si imbiancano le pareti e si appendono festoni di foglie verdi sopra le porte. Da ogni volto trapela la gioia e l’allegria e tutti prendono parte alla festa preparata con amore e grande cura. Il passato è dimenticato, il presente è colmo di felicità e al domani non è permesso gettare om-bra sull’oggi. La speranza, la fede e l’entusiasmo riempiono l’aria.
[2] Tutto ciò va sicuramente bene, tuttavia in una festività c’è qual-cosa di più di simili apparenze. Al di là di quello che si vede c’è il sublime invisibile. Il visibile e il non-visibile sono due metà del-l’Uno, anzi, due fasi dell’Uno. Dal pieno è emerso il pieno, lasciando il pieno sempre pieno. Il creato è completo quanto l’Uno di cui è la manifestazione. Chi spe-rimenta è completo quanto ciò che è sperimentato. Un granello di sabbia è intero e completo quanto una stella nel cielo. Il paramātma, che è pienezza, ha voluto che l’umanità fosse compar-tecipe della stessa pienezza. L’uomo deve realizzarsi, metà per la grazia dovuta al suo impegno, e metà per la grazia del Divino che in lui risiede. La consapevolezza di tale pienezza è la meta, la desti-nazione finale della vita umana, la liberazione dall’illusione dell’in-completezza. Quando l’individuo conosce, incontra e fa esperienza del Creatore, diventa potente, intelligente e maestoso quanto il Creatore stesso. La Causa Ultima non può essere oggetto di una visione diretta né può essere scoperta per deduzione logica. L’individuo deve affidar-si al Verbo, cioè a śabda (suono), ai Veda, e procedere lungo la via che in essi è stabilita. [3] Avere successo in questa pratica dipende dal proprio auto-con-trollo e dal controllo dei sensi. Anche per eseguire bene i compiti di routine ci rendiamo conto che porre dei limiti è molto benefico. Gli uccelli e gli animali, gli insetti e i vermi soffrono molto se permetto-no ai loro movimenti di essere guidati dai sensi. Molti di essi hanno imparato a tenere a freno la fatale tendenza di soddisfare ogni ca-priccio o di seguire tutte le attrazioni.La discriminazione si è sviluppata in molti esseri viventi per garan-tire la sopravvivenza, ma nell’uomo è diventata una facoltà altamente potenziata. Egli deve utilizzarla per separare il grano dalla pula e decidere di percorrere la via benefica della verità e della retti-tudine.La meditazione viene ora praticata e diffusa in modo particolare. Se la mente non viene purificata dai pensieri malvagi e dai bassi desi-deri, com’è possibile usarla per ottenere buoni risultati? Il cibo cu-cinato in pentole sporche non è adatto a essere mangiato. La cosa primaria per progredire nella disciplina spirituale è una mente pu-ra, esente da pensieri e sentimenti malvagi. Il lavoro viene purifica-to grazie all’atteggiamento di adorazione. Dedicate tutte le vostre attività a Dio; in tal caso non saranno snatu-rate né deteriorate dall’ego. Il satsaṅg1 come quello che potete avere nell’ostello vi sarà di grande aiuto. Attenetevi alla disciplina che vi mantenga retti e sinceri. In qualsiasi altro luogo, nessuno ha l’op-portunità di ricevere un insegnamento così appropriato e un costan-te incoraggiamento.

Praśānti Nilayam, ostello dell’istituto Sathya Sai, 12.04.1981