Settembre 1980 – Chi è virtuoso è sano e felice

Settembre 1980

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Chi è virtuoso è sano e felice

[1] La salute e la felicità vanno insieme, la felicità è un sogno vano
se manca la salute. Le sacre Scritture dichiarano che la salute è una
condizione fondamentale per l’uomo, se ne è privo non può realizzare
nessuno dei quattro obiettivi della vita: il retto agire, il retto
desiderio, il retto guadagno e la liberazione finale.
Una mente sana ha bisogno di un corpo in buona salute perché entrambi
s’influenzano reciprocamente. Si afferma che il mondo sia
soltanto la proiezione della mente, infatti quando la mente non è in
funzione durante il sonno profondo, anche il mondo è inattivo e
inesistente.
Anche la mente deve essere in buona salute: non deve essere chiusa,
ostacolata dall’avidità, dall’invidia, dall’odio o dall’orgoglio, né essere
contaminata e avvelenata da progetti antisociali e disumani.
Affinché il pensiero possa andare in profondità e liberarsi dei cattivi
sentimenti e delle tendenze malvagie, la mente deve essere calma e
amabile. La virtù è il toccasana sia per il corpo sia per la mente. Chi
è virtuoso è sano e felice.
In che modo può essere coltivata la virtù, come può esprimersi nella
vita quotidiana? Attraverso il servizio altruistico offerto a tutti gli
esseri viventi. Per poter alimentare le radici del servizio, la virtù
deve fluire attraverso il triplice canale dell’amore, del distacco e
della misericordia.
Al fine di spronare gli uomini a percorrere la via della reciproca
comprensione, della costante compassione e del servizio operoso,
essi sono stati dotati del senso della socialità. L’uomo è un animale
socievole, ecco perché ritiene che una vita solitaria sia innaturale e
avvilente.
Nei tempi antichi, i monasteri e gli eremitaggi erano scuole in cui la
collaborazione reciproca e il servizio amorevole venivano continuamente
incoraggiati. I discepoli lavoravano in gruppo, accudivano
il bestiame, servivano la casa del guru e si aiutavano vicendevolmente
in tutti i campi.
[2] Nell’attuale stato sociale, i medici sono la più importante classe
di servitori: la loro missione è davvero nobile. Quando il servizio
viene svolto con amore, intelligenza e serietà, porta l’individuo
sempre più vicino al Divino perché attira su di sé la grazia di Dio;
questo è il motivo per cui le Scritture elevano il medico allo stato
divino:
vaidyo nārāyaṇa hariḥ
Il medico è Nārāyaṇa (Dio), è Hari (Viṣṇu1).
Il Signore è Colui che rimuove gli ostacoli che l’uomo incontra lungo
il cammino della disciplina spirituale.
Se un medico è colmo di amore e compassione, Dio lavora attraverso
di lui, tanto che il Signore Nārāyaṇa2 opera attraverso le sue mani
e somministra i farmaci attraverso di lui.
Durante le terapie, i medici devono sforzarsi di diventare i recettori
del Potere divino. Ma come possono guarire i loro pazienti, se essi
stessi sono malati nel corpo e nella mente? Se la loro mente è pura,
innocente e contenta, un sorriso risplenderà spontaneamente sui loro
volti e le loro parole saranno dolci, tenere e più lenitive di qualsiasi
balsamo o unguento.
Pertanto, i modi e l’atteggiamento adottati dal medico sono più efficaci,
nel fare emergere le risorse di forza latenti nel paziente, del più
potente farmaco. Un’atmosfera di preghiera, umiltà e venerazione
saranno di grande aiuto nella cura dei pazienti. Possiamo quindi
affermare che il comportamento, la voce, l’aspetto del medico valgono
il cinquanta per cento nell’esito della cura, mentre i farmaci e
la loro efficacia contano per l’altra metà.
[3] Considerate che la medicina praticata in India è conosciuta con il
sacro nome di ayurveda, la scienza della longevità e della buona salute.
Anche la sua origine è divina come quella dei Veda, perciò deve
essere studiata con grande venerazione così come si studiano i
Veda ai piedi del guru, del Maestro spirituale!
Infatti, la medicina va esercitata con la stessa devozione e dedizione
con cui si esegue un rito vedico.
Il Veda che conferisce la longevità è l’Ayurveda, il quale può prolungare
la vita, preservarla e proteggerla dai vari pericoli. L’Ayurveda
non si occupa soltanto di curare le malattie, ma anche di prevenirle.
La mancanza di serenità mentale e di equanimità provoca
quell’avversa condizione che viene detta ‘malattia’.
Il sacro compito del medico è di consigliare i pazienti e suggerire
loro in che modo preservare la salute e prevenire i malanni. Il medico
deve essere attento e vigile per scoprire e stroncare tutte le tendenze
nocive, relative ad abitudini alimentari e ricreative, che possono
causare patologie.
[4] Gli abiti indossati, le case in cui gli uomini vivono e le aree circostanti
devono essere ordinati e puliti. Il cibo assunto deve fornire
tutti gli elementi necessari a mantenere forte il corpo affinché resista
alle malattie. Anche se il cibo è un po’ scarso, la salute può essere
mantenuta purché il cibo sia incontaminato, puro e sacro.
L’aria che si respira, l’acqua che si beve, il terreno su cui si vive, gli
animali e le piante che ci circondano, tutti hanno dei batteri malefici
che possono causare varie malattie se la mente e il corpo non sono
dotati di una potente armatura che possa resistere. L’esercizio fisico,
fare il bagno, lavare, tenere pulito, ecc. sono importanti regole prescritte
per conservare la buona salute.
Il corpo è paragonabile a una barca con cui navighiamo per attraversare
l’oceano della vita terrena, perciò deve essere mantenuto in
buone condizioni ed essere idoneo alla navigazione. Anche il navigatore
deve essere forte, fiducioso e coraggioso.
Oggi si crede che l’efficacia di una terapia sia da valutare durante il
decorso della malattia, e che il suo utilizzo termini con la guarigione
del paziente; ma questo punto di vista deve cambiare.
La scienza medica deve essere applicata per evitare che un individuo
si ammali, e non per curarlo quando è già malato. Analogamente,
lo scopo della Verità è di indurre l’uomo a vivere in modo
tale da non essere sottoposto a una nuova nascita.

Settembre 1980