Aprile 1979 – Che cos’è la conoscenza?

Aprile 1979

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Che cos’è la conoscenza?

[1] Studenti! Ricordate che è solo per i meriti da voi accumulati durante
numerose esistenze che potete frequentare l’istituto ‘Sathya
Sai Loka Seva’. Che cosa significa la parola studente? Significa colui
che si dedica allo studio, che in sanscrito è chiamato vidyārthin perché
desidera ottenere vidyā, la conoscenza. Vid significa luce e ya
vuol dire ciò che dà luce.
Ovviamente, gli occhi ci danno luce perché sono benedetti dal sole.
Inoltre abbiamo i cinque sensi che raccolgono informazioni sulla
creazione e le mettono a disposizione della mente, la quale viene
controllata dall’intelletto che discrimina fra il bene e il male, e incoraggia
ad accettare il bene e a rifiutare il male. Infine, la base per
l’intelletto è l’ātma, il Sé, che vi conferisce l’esperienza della beatitudine,
quando siete consapevoli della verità, bontà e bellezza. La bellezza
non deve essere scambiata per il fascino fisico che è solo temporaneo.
Il termine vidyā, conoscenza, significa procedere dall’oscurità alla
luce, ovvero dall’ignorare il Sé, l’ātma, alla sua consapevolezza. I
più non cercano jyoti, la luce, che li può condurre dall’oscurità mentale
(tamas) alla saggezza, poiché non hanno costanza nel praticare
la disciplina spirituale; essi s’interessano di più ai piaceri materiali e
a guadagnare soldi con ogni mezzo, per possedere quello che sperano
dia loro felicità. Fare sforzi in questa direzione vuol dire semplicemente
rincorrere un miraggio. Tutti gli sforzi, invece, devono
essere diretti verso la realizzazione della verità, bontà e bellezza che
sono latenti in voi come ātma.
Voi non siete in grado di comprendere l’ātma perché il vostro impegno
non è sincero né regolare, e pensate che ci siano cose ben più
importanti da ottenere nel mondo, con mezzi leciti o illeciti. Ma la
beatitudine pura e duratura, che non causa danni a nessuno, è raggiungibile
solo attraverso la ricerca interiore.
[2] Se rincorrete i piaceri transitori, tutte le delusioni e gli ostacoli vi
provocheranno collera e odio: l’uomo adirato è cieco e temporaneamente
pazzo. Durvāsa1, che è la personificazione della rabbia, è
chiamato così perché era pieno di dur (cattive) vāsanā (tendenze).
L’ira è la peggiore dimostrazione di ego.
Per realizzare il Sé dovete credere fermamente al vostro successo,
convincervi che l’ātma o Sé esiste e può essere portato alla coscienza
in ogni momento. La fede è indispensabile per ottenere esiti positivi
in qualsiasi iniziativa, infatti potrete progredire nella vostra educazione
solo se avete fiducia nelle vostre capacità. Tuttavia, l’istruzione
secolare che cercate di ottenere è necessaria ai fini materiali, ma
non può darvi pace né beatitudine. Se avete successo, diventate orgogliosi
e incontenibili, se invece v’imbattete nella sconfitta, siete
depressi e disperati. Solo l’educazione spirituale vi rivela che sia il
successo sia la sconfitta sono inevitabili nella vita, e che entrambi
devono essere affrontati con mente equanime.
[3] L’istruzione secolare vi porta verso i desideri e gli attaccamenti e
sviluppa l’ego. L’educazione spirituale vi conferisce la pace e il distacco,
e abbandona l’ego ai piedi del Signore. Gli Yādava avevano
un attaccamento egoistico per Kṛṣṇa e lo consideravano un parente
che apparteneva solo a loro; di conseguenza, prima che Kṛṣṇa lasciasse
le Sue spoglie mortali, essi terminarono i loro giorni combattendo
gli uni contro gli altri. Le gopī, invece, avevano abbandonato
il loro ego e la loro individualità, tanto che la loro beatitudine non
era mai turbata.
Qui nelle scuole ‘Sathya Sai Loka Seva’ venite iniziati, come giovani
piantine, all’educazione spirituale; perciò impegnatevi a coltivare il
senso del dovere, a praticare la disciplina e la devozione, a diventare
retti e saldi promotori della cultura spirituale indiana.
Il neonato fa una domanda: ‘Koham?’ (Chi sono io?) Quello è il significato
del suo primo pianto. A che serve la vita umana se l’uomo
non trova la risposta a tale quesito? A che serve una lampadina se
non c’è la corrente elettrica per illuminare? L’uomo non può vivere
come fanno i cani e gli sciacalli, deve comprendere che ha Dio in lui
in forma di prema, puro amore, che lo attira verso tutte le cose viventi.
In tal modo riceverà la risposta alla domanda che si era posto
alla nascita: ‘Io sono Amore, io sono Dio.’ Siate tutti disciplinati e
devoti. Il dovere è Dio! Pertanto frequentate il corso, apprendete le
vostre lezioni e siate dei veri vidyārthi (studenti) che cercano vidyā,
la conoscenza e la luce. Pregate il Signore mattina e sera! Voi avete
affrontato molte difficoltà e fatiche per ripulire con grande amore
ogni centimetro di quest’enorme area scolastica (campus). Io so
quanto tempo e quanta energia avete speso per farlo e mi dispiace
che ora non posso rimanere più a lungo con voi. Spero di riuscire a
ritornare qui molto presto per trascorrere più tempo insieme.

Discorso agli studenti di Alike, aprile 1979