7 Marzo 1980 – Il divino Splendore

7 Marzo 1980

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il divino Splendore

[1] Ecco come il vedānta descrive l’Assoluto:
anoranīyān mahato mahīyān
più sottile del sottile, più vasto del vasto.
Con tale descrizione, il vedānta cerca di raffigurare il Sé Supremo,
ma nessuna descrizione può aiutare a identificarlo o a farne esperienza.
Nel migliore dei casi, la descrizione è simile a quella che i
cinque ciechi1 avevano fatto nel toccare una parte specifica del corpo
di un elefante.
Anche coloro che ne hanno fatto esperienza non riescono a comunicare
pienamente l’estasi, la pace, la luce e l’amore che hanno provato.
I profeti, i saggi e i veggenti, a cui è attribuita l’istituzione delle
diverse religioni, hanno rivelato che essi avevano acquisito la consapevolezza
del Brahman2.
Adi Śaṅkara3 asserì che Dio è privo di forma e di attributi ed è meglio
descritto come jyoti, supremo Splendore; disse che l’individuo
non è diverso dall’Universale e che il jīva (l’essere individuale) è il
Brahman stesso (il Sé onnicomprensivo).
Śaṅkara affermò anche che la natura multiforme è il Brahman visto
attraverso uno strano velo, un misto di verità e falsità: un insolito
fenomeno chiamato ‘illusione’ o avidyā (ignoranza).
[2] Brahman è la Causa, e prakṛti4 è l’effetto; prakṛti è la manifestazione
illusoria del Brahman, e può essere chiamata līlā vibhūti o
espressione di splendore che appare per semplice gioco.
Se il gioco (līlā) è percepito come separato dal Brahman, tale percezione
è errata e incompleta; il līlā è multiforme e molteplice, ma
Brahman è Uno. Scoprire l’Uno nei molti è lo scopo dell’esistenza
umana. Brahman è eterno, è Splendore perenne; è detto anche il
‘Regno di Dio’.
Il mondo oggettivo è prakṛti (materia), māyā5 (illusione), avidyā
(ignoranza), ed è costituito dalla diversità ingannevole e fittizia; esso
si sovrappone al Brahman e questa sovrapposizione inganna e
distorce la Realtà, tanto che le persone ignoranti credono che sia
reale.
Il Buddha disse che il mondo ha quattro caratteristiche:
sarvaṃ duḥkhaṃ – Tutto è dolore. È detto mṛtyaloka, il mondo della
morte, afflitto dal dolore, dalla fame, dalla malattia e dalla preoccupazione;
sarvaṃ kṣaṇika – Tutto è temporaneo e mutevole. Il bocciolo fiorisce e
appassisce, il fulmine sfolgora nel cielo e scompare; l’individuo,
ogni cosa o qualità cresce e declina;
sarvaṃ svalakṣaṇa – Ogni persona o cosa è unica e ha le sue caratteristiche
specifiche; anche due gemelli hanno alcune qualità speciali
che li differenziano. Neppure due foglie dello stesso albero sono
identiche in ogni dettaglio;
sarvaṃ śūnya – Tutto è inconsistente, privo di valore. Dove sono i
padri e i progenitori che sono morti? Quanti imperi sono stati sepolti
sotto la polvere del tempo?
[3] Nitya vibhūti, lo Splendore eterno, su cui poggia ed esiste la manifestazione
multiforme, ha sei caratteristiche: nitya (eterno), avārnaṇīya
(indescrivibile), niḥsaṅkhya (illimitato), nirupādhi (senza colpa),
nirdoṣī (senza difetti, perfetto), samāna-rahita (ineguagliabile,
uguale solo a sé stesso).
Nitya vibhūti è il Divino Principio atmico che è la vera Realtà di ogni
essere; con l’interazione dei tre guṇa6, il Divino Principio si manifesta
proiettando sé stesso come i molti individui e tutte le relative
particolarità.
Il guṇa sattvico promuove pace, armonia, amore.
La qualità rajasica della passione è in relazione con il desiderio, e
induce l’uomo a essere in continua attività.
La qualità tamasica dell’indolenza ha la particolare proprietà di distorcere
la realtà e di far apparire la verità come menzogna, e la falsità
come verità; in tal modo, tutto quello che è transitorio e futile
appare come duraturo e desiderabile.
Il soggetto e l’oggetto sono irreali, solo l’ātma o Brahman è reale,
solo la Verità è reale. Entrambi vengono identificati come līlā
vibhūti, la grandiosità del gioco di Dio. Da quel gioco è emanato
l’intero cosmo.
[4] Oggi ricorre la festività di yugādi, l’Anno Nuovo che si celebra
nello Stato dell’Andhra Pradesh; è il giorno in cui ci congediamo
dall’anno vecchio e diamo il benvenuto a quello nuovo. Nel corso
di tale ‘gioco’, dobbiamo aspettarci vari ‘arrivi e partenze’!
Quest’anno la Luna è la regina, il Sole è il primo ministro e Saturno
è il comandante capo; dei nove pianeti, quattro creano aspetti favorevoli,
mentre cinque sono in posizione negativa.
L’anno viene detto ‘Rudra’ che significa ‘terribile’; perciò quest’anno
si presenteranno vari fermenti e apprensioni, ma la regina e il primo
ministro [la Luna e il Sole] sono molto forti e terranno la situazione
sotto controllo, mentre i pianeti favorevoli garantiranno le piogge al
momento opportuno. Pertanto la pace e la sicurezza hanno buone
probabilità di prevalere se la mente e l’intelletto lavoreranno all’unisono.
[5] Tutti devono prendere in seria considerazione l’avviso di non
comportarsi in modo deprecabile con il prossimo come orde di
scimmie ubriache, e devono ricordarsi dell’unità di base che accomuna
tutta l’umanità:
ekohaṃ bahusyām
sono uno, siano i molti.
Ekohaṃ, Io [sono] Uno, indica lo splendore eterno (nitya vibhūti), mentre
bahusyām, siano i molti, indica līlā vibhūti, il mondo oggettivo.
Dimostrate di essere divini fino al ‘midollo’, perciò la vostra condotta
e il vostro modo di comportarvi devono manifestare la piena
fiducia nella vostra Divinità.
L’Anno Nuovo viene festeggiato appendendo festoni di foglie verdi
sopra le porte, dopo avere ripulito accuratamente la casa e l’area
adiacente. Tutti fanno elaborate abluzioni, indossano abiti nuovi,
prendono parte alla festa e si divertono con allegria. Se prestate così
grande attenzione a soddisfare i bisogni del corpo, quanta più cura
dovreste dedicare all’adorazione del Residente Divino che dimora
in quel corpo.
Pertanto coltivate la tolleranza e la compassione e impegnatevi nel
vostro lavoro con spirito di amore e servizio: questo vi consentirà di
riconoscere la Divinità insita in ogni essere vivente.

Praśānti Nilayam, 7.03.1980