6 Luglio 1975 – Le quattro virtù

6 Luglio 1975

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Le quattro virtù

[1] Il sistema educativo deve rendere l’individuo più felice e più utile,
deve altresì renderlo un buon cittadino desideroso di promuovere
il progresso della nazione a cui appartiene. Inoltre deve interrompere
l’attuale consuetudine di concedere facilmente diplomi e
lauree, che sono solo ciotole dell’elemosina con cui i neo-laureati
vagano per il Paese mendicando un posto di lavoro.
Oggi si parla molto di dovere e di responsabilità nello svolgimento
dei compiti attribuiti a ogni categoria sociale. Questo va bene, ma il
significato implicito di tale concetto non è compreso correttamente.
Lo studente pensa che il suo dovere sia di essere puntuale all’università
o a scuola e di prestare attenzione alle lezioni e alle altre attività
didattiche. Gli insegnanti, dal canto loro, pensano di compiere
il loro dovere presentandosi alle ore stabilite e svolgendo i compiti a
loro assegnati.
Bisogna mettere da parte questa errata concezione. L’educazione va
intesa come una disciplina spirituale atta a ripristinare la pace nel
cuore dell’individuo e della società, e dell’intera comunità umana.
L’educazione è lo sforzo spirituale a cui presiede la Dea Sarasvatī1
che è la śakti (energia creatrice) di Brahmā, il primo aspetto della
Trinità2, il Creatore che è l’origine e il sostegno di tutta la creazione.
Anche il mantra vedico Gāyatrī3, che si rivolge alla Sorgente della
Luce affinché illumini l’intelletto dell’aspirante, è una sfaccettatura
di quella śakti.
[2] Il Gāyatrī mantra è un appello universale ed eterno che sorge dal
cuore dell’uomo ed è diretto all’Incarnazione dell’amore e della luce:
è la base dello sforzo educativo di ogni Paese e di ogni epoca.
Oggi, però, tutti hanno dimenticato sia Sarasvatī sia il Gāyatrī mantra,
e hanno insediato sull’altare dell’educazione Lakṣmī4, la Dea
della ricchezza; danno importanza a meschine aspettative, a corsi di
studio di basso livello, a facili test, a trattamenti concilianti verso
chi è pigro e non si comporta bene; mirano a radunare un gran numero
di studenti senza però far emergere in loro le qualità migliori.
Sia i professori sia gli studenti fanno il minimo essenziale per insegnare
e per apprendere.
La nostra università segue invece principi ben differenti. Qui si attribuisce
importanza al donare e al perdonare, non a prendere e a
dimenticare coloro che vi hanno dato tutto quello che avete ricevuto;
incoraggiamo il servizio, soprattutto verso gli analfabeti e i bisognosi
dei villaggi limitrofi, e cerchiamo di mettere in evidenza le responsabilità
dei giovani più che i loro diritti. I diritti, infatti, si conquistano
compiendo i propri doveri. Quando si elude il proprio dovere
non è lecito pretendere dei diritti.
[3] Ricordatevi che gli anni che trascorrerete in questa università
sono i più preziosi della vostra vita; se li sprecate nell’indifferenza e
nell’indolenza ve ne pentirete amaramente, e se deludete le nostre
aspettative per negligenza o a causa delle vostre stravaganze, quello
che perderete sarà irreparabile.
Qui apprenderete le lezioni preziose del distacco, del servizio amorevole,
della fratellanza, dell’umiltà, della sincerità, della forza
d’animo e del coraggio. Fatene tesoro, dunque, poiché saranno un
sostegno sicuro quando v’inoltrerete nel mondo dell’azione.
All’università dovrete procedere da piccole verità a grandi verità,
finché vi sarà insegnato come conseguire la Verità Ultima. Non esiste
una falsa dottrina in quanto tale; quello che così viene definito è
solo frutto dell’ignoranza. Nessuna falsità è deliberata, è soltanto
verità avvolta da una coltre di nebbia. Eliminate la visione nebulosa
e conseguirete una visione chiara, e quella vi rivelerà la verità. Rinunciate
a una conoscenza precaria e raggiungerete una comprensione
libera, completa e chiara. Questo è l’obiettivo di tutti gli insegnamenti
e dei corsi di studio.
Ora voi siete all’inizio di un lungo viaggio; dovete equipaggiarvi al
meglio per affrontarlo e sapere dove vi conduce. State attenti alle
distrazioni che troverete lungo il percorso, che potrebbero indurvi a
scendere dal treno e farvi perdere di vista la destinazione. Siate sal-
di nella fede che agevolerà il vostro viaggio, abbiate fiducia negli
insegnanti che vi guideranno, e in Dio che deciderà il vostro destino
e vi conferirà forza e sostegno. Fate in modo che il viaggio non sia
disturbato o ritardato dallo scontento e dalla rabbia. Il vostro dovere
come studenti è di studiare, mentre il dharma degli insegnanti è
d’insegnare: in tale svadharma si trova la sicurezza, il progresso e la
pace. Ogni momento passato alla ricerca di propositi vacui e infruttuosi
è un momento perso, o addirittura un momento dannoso.
[4] Ricordate che voi siete i fautori, i leader e le guide dell’India del
futuro. Le vostre spalle devono essere più forti di quelle dei leader
d’oggi poiché, col passare degli anni, l’onere diverrà sempre più pesante.
I vostri cuori devono espandersi, la vostra intelligenza deve
essere più acuta e chiara perché dovrete fare grandi cose per voi
stessi e per l’umanità.
Dimostrate di essere esempi degni di quel sistema educativo che
l’India dovrà adottare per il suo progresso e per il progresso dell’umanità.
Assimilate, dunque, gli ideali del dovere, della devozione
e della disciplina durante gli anni che trascorrerete qui. La devozione
verrà testata nel crogiolo della disciplina, e dovrà essere indirizzata
verso il dovere.
Dharmarāja, il più anziano dei fratelli Pāṇḍava5, era la vera incarnazione
della devozione per il Signore Kṛṣṇa, ma aveva al suo fianco
il dovere nella forma di Arjuna e la disciplina nella forma di
Bhīma. Ecco perché fu in grado di sconfiggere i suoi nemici e di essere
incoronato imperatore.
[5] Non imbottitevi la testa con le frivole banalità che riempiono le
pagine dei periodici o con gli assurdi dettagli sulla vita delle ‘star’.
Non lasciatevi esaltare dagli eventi esteriori o deprimere da quelli
che sembrano fallimentari. Mantenete la mente calma, superate le
ondate dei travagli, e non lasciatevi trascinare via come fuscelli al
vento.
Io apprezzo gli studenti che ottengono non solo brillanti risultati
negli studi, ma che sono anche colmi di devozione e di amore altruistico
verso tutti. Lo studente che ha meritato il massimo dei voti
agli esami universitari si chiama, sono felice di dirlo, Premānanda!
Quando venne annunciato che aveva raggiunto il più alto grado
onorifico, gli altri studenti si sono radunati attorno a lui invitandolo
a distribuire dei dolci. Anch’Io l’ho sollecitato a farlo, e sapete quale
è stata la sua risposta? Egli mi ha preso le mani e con gli occhi che
brillavano di gioia ha esclamato: “Baba! Tu sei la dolcezza stessa,
come posso darti dei dolci?”
Ogni studente deve coltivare una devozione e una fede simile. Siate
devoti e disciplinati come Arjuna. Siate forti e intelligenti come
Bhīma. Siate sinceri e perseveranti come Dharmarāja: così nessun
danno o dolore potrà affliggervi e otterrete il successo in ogni vostro
sforzo.
[6] Ci sono quattro ‘propositi’ che dovete tenere bene a mente: seguite
il Maestro, affrontate il demonio, lottate fino in fondo e raggiungete
la meta. Seguire il Maestro significa osservare il dharma, la
retta condotta; affrontare il demonio vuol dire vincere le tentazioni
che vi assedieranno quando cercherete di ottenere la prosperità e il
benessere; lottare fino in fondo significa combattere continuamente
e dichiarare guerra ai sei nemici6 interiori che vengono capeggiati
da kāma, il desiderio. Infine, raggiungere la meta indica che non
dovrete fermarvi finché non avrete ottenuto mokṣa, la liberazione
dall’ignoranza e dall’illusione. Questi quattro propositi sono fondamentali
per il conseguimento dei quattro puruṣārtha7.
Io sarò sempre con voi, ovunque vi troviate, per proteggervi e guidarvi.
Procedete quindi senza timori!

Università Sathya Sai, Bṛndāvan, 06.07.1975