30 Dicembre 1977 – Controllare l’orgoglio

30 Dicembre 1977

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Controllare l’orgoglio

[1] La consapevolezza dell’ātma non può essere donata né ricevuta
da qualcuno. Essa è sempre presente, nascosta dietro il velo dell’ignoranza.
Quando la falsa immagine scompare, la Verità risplende
in tutta la sua gloria, è come il Sole nascosto dietro alcune nuvole
passeggere. Pertanto è vostro dovere negare tale velo e permettere
che il Sole della Consapevolezza risplenda e illumini i vostri pensieri,
le vostre parole e le azioni.
Come cittadini dell’Andhra1, è bene che onoriate la vostra regione e
la lingua nativa, ma questo non deve portare all’irriverenza per altre
regioni e altre lingue. Siate orgogliosi della vostra lingua e cultura,
non c’è niente di male in questo, ma non lasciate che tale orgoglio
v’induca a detestare le lingue e le culture di altri stati. Le lingue
con cui si esprimono i pensieri possono essere diverse, ma i pensie-
ri, le emozioni e i sentimenti sono gli stessi. Il linguaggio del cuore è
il medesimo, ma quando giunge alla lingua può assumere forme
diverse. Se si conosce e si apprezza che l’Uno si è manifestato nei
molti e che l’Uno è conosciuto con numerosi nomi, non può esserci
spazio per l’odio o l’irriverenza. Le attitudini di tolleranza e rispetto
possono essere coltivate solo seguendo un percorso spirituale, che è
l’unica via per raggiungere la pace e l’armonia in questo mondo di
sforzi continui e di sconforto ininterrotto. Il satsaṅg, la compagnia
dei ricercatori di Dio, è indispensabile affinché il desiderio spirituale
sbocci e trovi compimento. Anche i lenti e i pigri svilupperanno
presto un vivo entusiasmo per lo spirito per effetto del satsaṅg.
[2] Una cordicella può essere bianca e bella, ma nessuno la indossa
sui capelli o al collo. Se però viene infilata attraverso vari fiori profumati
per farne una ghirlanda, sarà gradita sia sui capelli sia attorno
al collo: l’unione con i fiori le donerà una più alta dignità. Un
masso di pietra abbandonato sul ciglio di una strada riceverà l’adorazione
di migliaia di persone se, attraverso l’associazione con uno
scultore, diverrà l’idolo in un tempio. Il ratto comune, disprezzato e
considerato un animale nocivo, diventa santo quando gli adoratori
di Gaṇeśa lo associano a Lui e lo vedono come Suo veicolo.
Per contro, il fuoco, che è adorato come divino, viene battuto e martellato
se penetra in un blocco di ferro. Ecco perché Śaṅkarācārya
cantò nel Bhaja Govindam2: “Col satsaṅg ti liberi dall’illusione; con la
libertà dall’illusione sviluppi la fede nella verità e, attraverso la fede
nella verità, raggiungi la liberazione.”
Noi diventiamo ciò che pensiamo, sentiamo, facciamo. Il karma plasma
il futuro così come ha già modellato il presente; il karma è ‘l’edificatore’
supremo del nostro destino, pertanto dobbiamo cercare di
praticare il satsaṅg onde purificare il karma, che altrimenti può fungere
da ostacolo e costituire un impedimento. È impossibile sfuggire
alle conseguenze delle proprie azioni; pertanto le scritture indicano
d’inchinarsi davanti a ogni azione prima di compierla e di
pregare affinché non rechi danno a nessuno né a sé stessi.
[3] In quanto figlio dell’Immortalità, l’uomo ha diritto a vivere una
vita nobile e a realizzare la propria Realtà. Il loto nasce nel fango,
cresce nell’acqua e muore se è tolto dall’acqua, non può sopravvivere
a lungo se viene privato dell’acqua. Così è per l’uomo: nasce nel
mondo, vive nel mondo e deve esistere nel mondo.
Avrete udito il detto: “Ogni onore reso all’uomo raggiunge Dio” e
conoscerete anche un’altra affermazione: “Ogni offesa inflitta all’uomo
raggiunge Dio”. È una legge ineluttabile come quella che fa
cadere a terra il Mio fazzoletto se apro la mano.
Solo se l’uomo riesce a meritare la grazia di Dio e il sostegno del
dharma non andrà incontro al disastro; sarà invece condotto sul sentiero
del progresso spirituale, poiché il dharma protegge chi lo protegge.
Finché gli uomini vivono una vita dedita ai piaceri e ai successi
mondani, non possono sfuggire al dolore, all’ansia e alla paura. Solo
la visione interiore può conferire loro la beatitudine, poiché
l’ātma è la fonte di ogni beatitudine, così come l’egoismo è la corona
di tutti i mali. Occorre però sviluppare l’umiltà e il giusto senso delle
proporzioni relativamente ai propositi e agli ideali.
[4] Poiché avete promosso la costruzione di questo istituto educativo,
dovete mettere in risalto gli ideali universali nel campo dell’educazione
e incoraggiare chi parla il linguaggio dell’ātma, e non
solo il linguaggio dell’Andhra. Quest’ultimo fornisce cibo per lo
stomaco, ma la gioia per l’occhio e la beatitudine per il cuore sono
dati dal primo. L’uomo non è solo un corpo: ha una mente, un cuore,
vari livelli di coscienza e sete della Realtà.
Molti praticano la meditazione, ma la prova del progresso nella
meditazione va cercata in una visione più universale, in una maggiore
stabilità, nella pace, nella sopportazione e nell’accresciuta volontà
di servire il prossimo. La meditazione deve rivelare il Divino
nell’uomo e indurre con ciò la fiducia in sé stessi, lo spirito di sacrificio
e la soddisfazione di sé.
Regolate perciò le vostre vite in modo da non provare antipatia per
gli altri, e in modo che gli altri non abbiano avversione per voi.
Amate tutti come incarnazioni dello stesso Principio divino. Con
l’esempio della vostra vita, dimostrate questi ideali ai cittadini del
Mahārāṣtra. Fate in modo che essi parlino dei cittadini dell’Andhra
come di persone di ampie vedute e di grande cuore.
Grazie alla collaborazione dei Mahārāti, avete costruito questo istituto,
perciò sono felice di benedirlo e di darvi tutta la Mia guida e il
Mio aiuto. Voi siete Miei, Io sono vostro. Quando si tratta di un istituto
scolastico, me ne interesso in modo particolare e sono sempre
pronto a visitarlo e a benedire i suoi studenti.

Andhra Educational Society Junior College, Bombay, 30.12.1977