29 Settembre 1979 – La Realtà divina dell’uomo

29 Settembre 1979

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La Realtà divina dell’uomo

[1] ‘Quello’ che è il tema centrale dei Veda, ‘Quello’ che elargisce la
beatitudine divina a tutta la vita, ‘Quello’ che è oggetto d’ininterrotta
ricerca in tutto il mondo con vari metodi e discipline, ebbene,
‘Quello’ è il Brahman. ‘Quello’ è ovunque, è la Base della creazione,
è indivisibile, indistruttibile, immutabile, assoluto.
Il bhūtākāśa, l’universo fisico grossolano, che comprende le stelle, il
sole e la terra non è che un batuffolo di schiuma sulla superficie dell’ātma.
Il cittākāśa, l’universo sottile mentale, è soltanto un’onda di quel
mare.
Il mare stesso è il cidākāśa, la Consapevolezza pura assoluta, che
emana dall’ātma. Solo l’ātma è reale, tutto il resto è semplice apparenza.
Il nome e la forma sono temporanei e transitori. Poiché l’ātma viene
offuscato dal nome e dalla forma, siamo indotti a credere che l’uomo
soffra di tre tipi di dolore: ādhibautika (dolore fisico), ādhidaivika
(mentale), ādhyātmika (spirituale).
Il primo tipo di dolore, ādhibautika, è causato dall’attaccamento agli
oggetti, nonché ai parenti e agli amici che l’individuo considera separati
da sé ma comunque ‘suoi’. È il legame egoistico che provoca
la sofferenza più intensa e spesso porta l’uomo sulla cattiva strada.
La compagna inseparabile dell’egoismo è l’ira che, come uno spirito
maligno, s’impossessa dell’uomo e lo persuade a unirsi alla danza
demoniaca eseguita dalla sua banda, di cui l’invidia e l’avidità sono
i principali componenti.
Ādhidaivika1 è il dolore causato dai cosiddetti ‘atti divini’, ovvero da
calamità naturali, tifoni, terremoti, incendi, ecc. Se si ottiene una
mente equilibrata, non influenzata dai capricci della fortuna, è possibile
vincere e superare tali sofferenze.
In quel caso, l’aspirante potrà conseguire il samādhi, lo stato di perfetta
equanimità e di equilibrio mentale. Quest’importante successo
entra a far parte del regno del cittākāśa, l’universo sottile mentale.
Infine, il dolore detto ādhyātmika è causato da malattie del corpo, da
sofferenze fisiche e mentali. La disciplina dello yoga, la comunione
con il Divino, può superarle facilmente poiché tiene sotto controllo
e sublima le agitazioni della mente e assicura serenità e pace.
[2] Per liberarsi del peccato, l’individuo deve saturare tutte le sue
attività di buoni pensieri, buone parole e buone azioni. Anche per
realizzare l’ātma o il cidākāśa, deve comprendere che il bhūtākāśa
viene percepito da citta, e che entrambi sono espressioni di quella
stessa coscienza individuale.
Quando l’aspirante spirituale realizza l’ātma, l’Eterno Testimone,
ottiene lo stato nirvikalpa2 ed è libero da obblighi e divieti, da alti e
bassi, da gioie e dolori.
In tal modo sconfigge tamas (l’inerzia) attraverso rajas (l’attività),
rajas attraverso sattva (la purezza), e alla fine si libera anche di
sattva; il termine guṇa significa corda, e anche il sattva guṇa lega,
quindi deve liberarsene.
Solo allora potrà raggiungere lo stato nirvikalpa, in cui sarà completamente
libero, completamente ‘risvegliato’ e consapevole, completamente
saggio.
[3] Un giorno, Rāmakṛṣṇa portò un devoto, un capofamiglia, da Vivekānanda,
che era un asceta, e chiese a quest’ultimo: “Figlio, in cosa
consiste esattamente il tuo obiettivo di realizzare jñāna, la suprema
saggezza?” Per rispondere alla domanda, Vivekānanda fece
riferimento alla scuola filosofica sāṁkhya3 attribuita al saggio Kapila.
Egli disse che tutto, grande o piccolo, subisce dei cambiamenti in
ogni istante. Il cibo consumato diventa un concime fertilizzante per
nutrire le piante, che poi forniscono altro cibo.
L’aria che un uomo espira viene inspirata da un altro, e le minuscole
particelle del sistema di uno entrano nel sistema dell’altro. L’acqua
del mare diventa umidità nell’aria e si ammassa sotto forma di
nubi temporalesche, che con la pioggia bagnano e alimentano campi
e orti e si trasformano in piante e frutti commestibili.
La materia non è che la perenne unione e separazione di particelle.
Ogni sette anni, il corpo umano ha un ricambio di tutte le cellule;
perciò come possiamo affermare che qualcosa sia stabile, permanente,
vero?
Ecco perché l’uomo non trova contentezza, pace né gioia anche se
diventa ricco e famoso. Finché gode delle cose futili e temporanee,
non potrà essere felice. Potrà ottenere la felicità perfetta solo dopo
avere scoperto l’ātma, e solo se sarà sempre in estasi per quella rivelazione.
Raggiunto quello stato, diverrà consapevole di essere eterno,
assoluto, onnisciente.
[4] Qualsiasi cosa Svāmī faccia o inviti a fare, qualsiasi cosa dica o
induca gli altri a dire, è solo per mettere in risalto la rivelazione della
Realtà atmica dell’uomo. Io sollecito gli studenti a parlare, a recitare
o a cantare, in modo che tale verità si possa fissare bene nel loro
cuore; essi sono gli strumenti attraverso i quali desidero far rivivere
l’antica cultura di questo paese, perciò li incoraggio a essere chiari
esempi della forza e dell’equanimità che si ottengono mettendo in
pratica quella verità.
Gli studenti presenteranno ora una recita che riguarda il grande
saggio Rāmakṛṣṇa Paramahaṃsa, in cui verrà svelato il segreto della
sua realizzazione spirituale. Rāmakṛṣṇa è presentato come ideale
per ogni uomo nel campo della disciplina e della ricerca spirituale.
Voi vedrete un ragazzo di nome Mehta, studente del nostro ‘College
Sathya Sai’ di Bangalore, che danzerà interpretando il ruolo di una
gopī e di altre figure femminili. L’intero cosmo con tutte le sue orbite
e rivoluzioni, eseguite alla musica delle sfere, è un’infinita opera
danzante. La recita di oggi è la rappresentazione simbolica di tale
realtà.
[5] Non c’è materia di studio di cui i nostri studenti non siano
esperti, inclusi gli studi di specializzazione. Essi sviluppano tutte le
virtù e colmano ogni loro azione di nobili qualità. Per dimostrare
che tale comportamento conferisce gioia, pace e prosperità, ho preso
come strumenti questi ragazzi che forgiano loro stessi in ideali
perfetti, e sono per Me fonte di grande gioia e speranza. Questi studenti
e quelli dello stesso stampo sono i pionieri della Mia missione
che prevede la riforma del mondo attuale e l’annuncio di un mondo
nuovo.
Sono determinato a trasformare gli studenti di tutti i college in strumenti
atti a ricostruire il mondo sulle fondamenta del dharma.
Entro breve tempo, tutti gli studenti di Bhārat seguiranno gli antichi
ideali stabiliti dalla nostra cultura, e otterranno felicità per loro e
per gli altri. Questa è la Mia speranza!
Io li benedico affinché s’impegnino a raggiungere questo traguardo
con successo!

Daśarātra, Praśānti Nilayam, 29.09.1979