25 Gennaio 1979 – Lavorare per la Pace

25 Gennaio 1979

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Lavorare per la Pace

[1] Oggi le città sono diventate turbolente come mari in tempesta, e
sembra che i loro abitanti si muovano su barche sbattute dai marosi,
circondate da una fitta oscurità. Per questi poveri disperati, gli ideali
spirituali che risplendono luminosi sono l’unica guida verso la
salvezza.
Anche i paesi di campagna vengono influenzati rapidamente dalle
usanze delle città, e in tal modo la sofferenza dilaga ovunque.
Questo è lo spirito dei tempi!
Essendo così travagliato, l’uomo accumula nella sua mente ogni tipo
di desiderio che, quando non è soddisfatto, lo tormenta finché
finisce la sua vita con indicibili angosce.
L’individuo dimentica che l’anelito per Dio e per il bene deve essere
il vero desiderio da alimentare, perché tutti gli altri sono meschini e
insignificanti.
Pur essendo dotato della capacità di discriminare tra ciò che è fondamentalmente
buono e ciò che è apparentemente piacevole, l’uomo
non coltiva tale facoltà e quindi non ne può beneficiare.
[2] I fratelli Pāṇḍava1 erano molto fortunati. Dharmarāja, il maggiore,
divenne imperatore. Il secondo era l’indomito Bhīma, armato
della temibile mazza; il terzo era Arjuna, figlio di Indra, il Signore
degli Dei. Il Signore Kṛṣṇa elargì la Sua grazia ad Arjuna e si degnò
di servirlo in battaglia come suo auriga. Nonostante ciò, nella loro
vita i cinque fratelli furono sottoposti a gravi disgrazie. Qual è la
lezione che la loro vita insegna? Nessuno può presagire quale sciagura
potrà capitargli e quando. Tutto dipende dalla Volontà della
divina Provvidenza, tutto accade secondo il Piano divino.
Dove risiede Dio esattamente? Egli è ovunque, in tutti gli esseri, ed
è definito onnisciente e onnipresente. In realtà, Egli è amore e
l’amore pervade tutto. Ecco quello che ci serve sapere! Non esiste
essere che non abbia una traccia di amore. L’amore porta alla beatitudine,
pura e duratura. Molti cercano questa gioia nelle loro relazioni
con gli altri, alcuni provano a ottenerla attraverso la celebrità,
il potere e le ricchezze, e pochi tentano di raggiungerla rinunciando
ai possedimenti materiali e ai piaceri.
Solo il distacco può conferire ānanda, la beatitudine. Le upaniṣad
proclamano che solo tyāga, il sacrificio, può concedere la beatitudine
dell’immortalità. L’individuo deve tralasciare tutti i legami di
parentela e amicizia, rinunciare a tutti gli attaccamenti e alle affezioni,
e nel cuore così liberato insediare Dio in tutto il Suo splendore.
Questo è l’unico mezzo per ottenere la beatitudine perenne, che
non diminuisce mai.
Gli Yādava2 di Dvārakā3 erano legati a Kṛṣṇa per rapporti di parentela
ed erano molto orgogliosi di tale relazione. Ma come andò a finire?
Essi combatterono gli uni contro gli altri e tutti furono annientati.
Le gopī4, invece, insediarono Kṛṣṇa nel cuore, rinunciarono ai
loro piccoli sé, s’identificarono con il Signore e raggiunsero la meta.
L’abbandono totale, la resa di sé è il segreto del trionfo spirituale.
[3] La gente loda Nārāyaṇa Bhat, il fondatore degli istituti educativi
di Vrinda che in seguito furono assorbiti dal Śrī Sathya Sai Loka
Sevā Trust. Ma la lode non può sostituire l’amore. L’amore deve incoraggiarvi
a compiere con entusiasmo il lavoro a cui Nārāyaṇa
Bhat dedicò la sua vita.
Di solito per bhakti, devozione, s’intende la ripetizione del Nome
divino, la recitazione di salmi e inni, nonché tutti i rituali per propiziare
Dio e ottenere la Sua misericordia. Persino la meditazione su
Dio e sulla Sua compassione non può essere definita vera devozione,
perché tutte le pratiche spirituali hanno un’ombra di egoismo
che le oscura. Vyāsa5 ha dichiarato che il servizio all’uomo è la più
alta forma di adorazione. Non offendete e non fate del male a nessuno:
quella è vera adorazione di Dio, perché in realtà ‘l’altro’ è voi.
La consapevolezza di questa Verità è mokṣa, liberazione. Condividete
la vostra gioia, ricchezza e conoscenza con altri meno fortunati:
questo è il mezzo più sicuro per ottenere la Grazia divina.
[4] Svolgete tutte le azioni con amore come se le offriste a Dio. In
verità, voi mangiate per la soddisfazione dell’Io e vi vestite per
compiacere lo stesso Io. Il marito ama la moglie per amore dell’Io e
la moglie venera il marito per far piacere al proprio Io. E chi è
questo Io che è costantemente presente in tutti? È Dio stesso! La
Bhagavad Gītā afferma:
īśvara sarva bhūtanām
Dio risiede in tutti gli esseri.
Dio è l’ātma presente in ogni essere, è il paramātma, il Sé Supremo.
Nella vostra ignoranza l’avete nascosto sotto i due involucri di
mente e corpo e credete che questi siano i veri ‘voi’. Invece ci sono
tre ‘voi’: quello che pensate di essere, quello che gli altri pensano
voi siate, e quello che realmente siete. Voi pensate di essere il corpo,
gli altri pensano che siate la mente, ma in realtà siete il Sè.
Poiché tutti sono l’ātma, scintille dell’Uno e unico paramātma, non
pensate male di nessuno perché ciò significherebbe infliggere sofferenza
a voi stessi. Voi conoscete l’affermazione:
sarva deva namaskāra keśavam pratigacchati
l’adorazione rivolta a tutte le Divinità raggiunge Keśava6.
Ma ora Io dichiaro:
sarva jīva tiraskāra keśavam pratigacchati
l’insulto che scagliate contro qualsiasi essere raggiunge Keśava
poiché Keśava è la Realtà interiore di tutti.
Se non potete fare servizio agli altri, almeno lasciateli in pace, ma
non fate loro del male e non arrecate danni.
[5] Oggi l’appello alla pace risuona in ogni cuore; dal primo ministro
al mendicante, tutti vogliono e aspirano alla pace, ma la pace
non può essere acquistata al mercato né può essere prodotta da imprese
industriali, può essere ottenuta solo attraverso azioni e attività
colme di amore. Se tenete in mano un bicchiere di acqua salata,
non riuscirete con semplici slogan a renderla potabile e dolce.
Questo è un luogo sacro poiché voi v’impegnate molto a dare
un’adeguata educazione ai bambini che vi sono stati affidati, e vi
sforzate di trasformarli in persone nobili, in figlie e figli degni del
nostro sacro Paese. Questo è l’unico mezzo con cui assicurare il bene
e la prosperità del Paese. La politica è impotente, non può salvarci;
macchine e macchinazioni non possono soccorrerci. La pace
potrà essere raggiunta solo insediando nel cuore i sacri ideali della
cultura indiana e procedendo verso quell’obiettivo.
Il nārāyaṇa sevā, sfamare gli affamati con rispetto e umiltà, è il servizio
di cui oggi c’è grande bisogno. La richiesta di cibo viene sentita
ovunque, ma se tutti lavorassero duramente, il problema non sorgerebbe
affatto. Noi parliamo di stomachi da riempire, ma ogni stomaco
viene al mondo con due mani. Se quelle mani rimangono in
ozio e sono incompetenti, non possono assolvere il compito di procurarsi
il cibo per lo stomaco. Lavorate duramente: ecco qual è il
messaggio! E condividete il vostro guadagno con gli altri. Più lavorate,
più guadagnerete, e più potrete condividere. Lavorate duramente
e, ancor più importante, lavorate insieme agli altri con spirito
di amore e di fraternità.

Alike, Karnātaka, 25.01.1979