24 Dicembre 1980 – La Realtà del Natale

24 Dicembre 1980 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La Realtà del Natale

[1] Lo scopo dell’avatār, Incarnazione divina, è salvare l’umanità.
Grazie al Suo amore, affetto e compassione, Dio discende al livello
dell’uomo e risveglia in lui la coscienza divina; quando lo vede cercare
disperatamente al di fuori di sé Dio, che è la sua vera essenza,
lo rende consapevole che Dio è in lui.
Per consentirvi di raggiungere la meta più elevata di unione con
l’Assoluto, vi è stata concessa la presente opportunità, come ricompensa
per i meriti acquisiti in molte vite precedenti.
Un uccello ha bisogno di due ali per volare, a un carro servono due
ruote per essere trainato. Per procedere verso la meta, anche all’uomo
occorrono lo studio e la determinazione: vidyā e tapas, conoscenza
spirituale e penitenza.
La Bhagavad Gītā dichiara che, di tutte le ricerche, lo studio del Sé è
il più sacro, ed è conosciuto come ātma vidyā o brahma vidyā, la
scienza del Sé. Vidyā, la conoscenza, vi indica la via; tapas, la penitenza,
vi permette di raggiungere la meta. Esse sono i due occhi che
realizzano l’obiettivo.
[2] Un contadino deve concentrare i suoi sforzi durante la buona
stagione, quando l’aratura e la semina devono essere eseguite senza
indugi: non può permettersi di stare a calcolare le spese o le difficoltà.
Che ci sia la pioggia o il sole, il giorno o la notte, egli deve svolgere
puntualmente i suoi compiti per poter raccogliere le messi.
Allo stesso modo, per voi studenti, questo è il periodo della vita in
cui dovete essere attivi e vigili. Il vostro futuro sarà modellato da
quello che acquisite ora. Questo è per voi lo stadio fondamentale
poiché preparate la mente ad affrontare le sfide della vita, e l’intelligenza
a risolvere i suoi misteri.
Voi siete definiti vidyārthi, coloro che mirano ad acquisire la conoscenza;
ma è una vera sventura che la maggior parte degli studenti
non cerchi vidyā, bensì viṣaya, il piacere dei sensi.
Sia il maestro sia lo studente si sono allontanati dal modello ideale.
L’allievo deve essere l’attore, e l’insegnante deve fare il regista; lo
studente è come Arjuna, l’arciere, e il precettore è come Kṛṣṇa, il
Signore dello yoga (yogeśvara); l’allievo deve essere il puruṣa (l’uomo)
e il guru deve essere il puruṣottama (il migliore fra gli uomini).
Questo è il motivo per cui il guru viene lodato come Brahmā, Viṣṇu,
Maheśvara1 e come il parabrahma stesso, la Suprema Realtà.
Dio soltanto è il guru, gli altri possono essere, nei migliori dei casi,
insegnanti o istruttori. Grazie alla Sua infinita compassione e saggezza,
il guru consiglia la via più benefica, e lo studente con la sua
infinita devozione la segue e raggiunge la meta.
[3] Dopo aver ascoltato il consiglio del Signore Kṛṣṇa, Arjuna disse:
naṣ ṭo mohaḥ smṛ t i r labdhā ‘
tvatprasādān mayā ’cyuta |’
s thi to ’smi gatasaṃdehaḥ’
kariṣye vacanaṃ tava ||
Il mio smarrimento è stato annientato.
Per tua grazia ho ritrovato la memoria, oh Imperituro!
Il mio dubbio è dissolto e sono pronto:
seguirò la tua parola.
(Bhagavad Gītā 18.73)
Voi dovete essere degli allievi come Arjuna; solo allora potrete vivere
in pace e gioia in questo mondo sempre in guerra, pieno di miserie
e infelicità; inoltre, con l’esempio della vostra stessa vita, dovete
dimostrare l’eccellenza della tradizione e della cultura di Bhārat.
Dio è il Potere eterno, è Onnipotente e Onnisciente, è la causa e l’effetto;
è il vasaio, l’argilla e il vaso. Senza Dio non può esserci l’universo
che si manifestò per Sua volontà: l’universo è il Suo gioco,
l’espressione del Suo potere. L’uomo personifica la Sua volontà, il
Suo potere, la Sua saggezza, ma è inconsapevole di tanta gloria.
Poiché la nube dell’ignoranza vela la verità, Dio invia i saggi, i santi
e i profeti a svelarla, ed Egli stesso si manifesta come avatār per risvegliare
e liberare l’uomo.
Il guru, il Maestro spirituale, deve fare da sveglia, ridestare il dormiente
dal suo torpore e renderlo consapevole del dovere che ha
verso sé stesso. Le upaniṣad proclamano:
uttiṣṭha jāgrata
Sorgete, destatevi!
Siate la prova vivente del Dio interiore con ogni vostro pensiero,
parola e azione.
[4] Duemila anni fa, quando un orgoglio ottuso e una grande ignoranza
affliggevano l’umanità, Gesù venne come Incarnazione dell’amore
e della compassione e visse in mezzo agli uomini diffondendo
i più alti ideali della vita.
Dovete prestare grande attenzione agli insegnamenti che Egli impartì
nei vari stadi della Sua vita. Dapprima dichiarò: “Io sono il
Messaggero di Dio.” Ogni individuo deve accogliere tale ruolo ed
essere un esempio vivente dell’amore divino e della carità.
Oggi si celebra il Natale! Richiamate alla mente le parole che Gesù
pronunciò, i consigli e gli ammonimenti da Lui dati, e decidetevi a
dirigere la vostra vita verso la via da Lui tracciata. Le Sue parole
devono rimanere impresse nel vostro cuore, e voi dovete mettere in
pratica tutto quello che ha insegnato.
[5] Ci sono due aspetti che avete difficoltà ad accettare: pāramārthika
e vyāvahārika, spirituale e materiale: quello basato sulla realtà e
quello fondato sull’apparenza.
Facciamo un esempio: al termine del discorso, dall’ostello v’incamminate
verso Praśānti Nilayam, e lungo la strada vi sembra di
scorgere un serpente. In realtà, è soltanto un pezzo di corda, ma appare
proprio come un serpente, e così provate terrore. La vostra
paura non trasforma la corda in un serpente e, se accendete la torcia
e fate luce, vi accorgete che la corda è sempre rimasta tale.
Per analogia, l’universo è ciò che appare; la Realtà è la Divinità, il
Brahman. Quando la luce della saggezza illumina e risplende, la
Verità è rivelata. L’universo è avvolto dalla Divinità, è la Sua veste.
[6] Gesù dichiarò: “La morte è l’abito della vita.” Egli sapeva che
tutto avviene per Volontà di Dio e persino sulla croce, mentre era
agonizzante, non provava ostilità verso nessuno ed esortava quelli
che gli erano vicino a vedere tutti come strumenti della Volontà divina:
“Tutti sono Uno, trattate tutti allo stesso modo.”
Pertanto, mettete in pratica tale comportamento e modo di pensare
nella vostra vita quotidiana, anche se ovviamente è difficile avere
una fede stabile e costante in questa grande verità.
Arjuna si lamentò con Kṛṣṇa che la mente balza dalla fede al dubbio,
da una conclusione alla sua negazione, causando subbuglio e
confusione; tuttavia, c’è un metodo con cui la mente può essere
conquistata.
L’ape nera è in grado di perforare il legno più duro; quando però
arriva il crepuscolo e sta ancora assorbendo il nettare dal fiore di
loto, e i petali cominciano a richiudersi, l’ape si trova imprigionata
nel fiore senza alcuna speranza di fuga. L’ape nera non sa come
trattare le cose morbide!
Allo stesso modo, la mente può giocare i suoi tiri mancini e saltellare
incontrollata da una cosa all’altra, ma quando viene posta ai piedi
di loto del Signore, diventa inattiva e innocua. Per offrire completamente
la mente al Signore è indispensabile acquisire un profondo
distacco da tutti i desideri materiali. Una devozione superficiale o
una determinazione instabile non avranno successo! Per abbattere
l’albero del sandalo, che ha un legno molto duro, ci vuole una pesante
e robusta scure di acciaio.
In questo stadio della vita, voi avete il privilegio di poter coltivare il
distacco, sottomettere le bizzarrie della mente e manifestare la Divinità
latente in voi. Quella Divinità, quando si esprime nell’azione,
sboccia nel servizio amorevole al prossimo e rende il cuore puro,
libero dall’orgoglio e dall’avidità.
[7] Naturalmente, l’individuo deve cercare di proteggere e preservare
il proprio corpo, che è un dono di Dio, è una barca dotata di
strumenti con cui è possibile attraversare il mare del perpetuo mutamento
e realizzare la Divinità. Tale traguardo deve essere raggiunto
prima che la ‘barca corporea’ abbia delle falle o vada in rovina
a causa di malattie, indolenza e senilità.
La salute fisica, mentale e spirituale deve essere salvaguardata con
la massima cura. Nonostante ciò, l’uomo deve essere sempre pronto
a sacrificare il proprio corpo in difesa del dharma e di Dio.
A tale proposito, abbiate Gesù come vostro ideale, il quale peregrinò
intenzionalmente in luoghi solitari per dodici lunghi anni impegnandosi
nello studio, nella disciplina spirituale e nella meditazione
su Dio.
Gesù esortò tutti a osservare la verità di fondo delle antiche Scritture
e a trarne pace e gioia. I Giudei, invece, credevano fermamente
che i riti e le regole stabiliti dai loro profeti nei Testi sacri fossero
sempre validi, perciò considerarono sbagliati gli insegnamenti di
Gesù; tuttavia non erano mossi da odio personale nei Suoi confronti.
[8] Un problema del genere si ripresenta in ogni era: il conflitto fra
la forma e la sostanza, ovvero tra le dottrine ritenute sacre, i mantra
considerati santi, i diversi obblighi e divieti da rispettare scrupolosamente,
e quella che è la verità di fondo. Anche nella fede vedica,
c’è oggi un conflitto analogo tra i sostenitori della tradizione antica
e i promotori di un’interpretazione o comprensione più profonda.
In ogni caso, anche questi ultimi si basano sui Veda per delineare i
loro principi.
Il modo migliore per risolvere la confusione e i conflitti che ostacolano
il progresso morale, etico, materiale, tecnologico e spirituale è
che l’uomo viva pienamente la sua vita, e si elevi al livello del Divino
che è la sua Realtà. Tale è l’insegnamento eterno e universale!
I pensieri formulati dall’intelletto devono riflettersi nella mente come
sentimenti, e tradursi in azione attraverso le mani. Pensiero, parola
e azione devono essere coerenti, coordinati e integrarsi a vicenda.
Il motto di una persona santa o mānava è: ‘Una mente, una parola,
un’azione.’ Queste tre sono uno, non sono differenti.
[9] Natale è rappresentato dalla santa Messa che viene celebrata nel
giorno dell’Avvento di Gesù, ed è fondamentalmente un rito religioso
sacro. Considerare il Natale una festività per bere e ballare o
anche solo per ricordare Gesù è sbagliato.
L’intera giornata deve essere trascorsa in preghiera, ma non solo
quel giorno: praticate la disciplina della preghiera come vostro
normale stile di vita. Le preghiere pronunciate per ottenere favori
materiali non arrivano a Dio, bensì alle deità che si occupano di
quelle ristrette sfere. Invece, tutte le preghiere che scaturiscono dall’amore
puro, dall’entusiasmo di rendere servizio altruistico, e da
un cuore che tutto accoglie e include, raggiungeranno Dio: poiché
Dio è la vera Incarnazione dell’Amore.
Noi possiamo vedere la luna solo attraverso la sua stessa luce; analogamente,
Dio che è puro Amore può essere visto e realizzato solo
attraverso l’Amore: Amore è Dio, vivete nell’Amore. Questo è il
Mio messaggio per voi!

Ostello del College, Vidyāgiri, 24.12.1980