23 Novembre 1978 (Compleanno) – Buon Compleanno

23 Novembre 1978 (Compleanno)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Buon Compleanno

La stessa Compassione Divina che benedisse Dhruva1,
salvò Gajendra2, risollevò dalla povertà Kucela3
e diede protezione a Prahlāda4 è venuta sulla terra
come rifugio di chi è senza rifugio, come Signore di pace,
armonia e rettitudine, come il Signore di tutti i mondi,
come la personificazione di sat-cit-ānanda,
come il Signore Sathya Sai di Puttaparti, Re dei re.

[1] Com’è incantevole il viso del bambino quando riposa sulle ginocchia
della madre! Non ha paura negli occhi, ha gioia sulle labbra
ed è colmo di pace; non è influenzato da forze malvagie, come l’invidia,
l’avidità, l’ira e l’odio, che derubano l’uomo della sua pace e
felicità. Non ha desideri egoistici né l’ansia d’impressionare gli altri
o di mettersi in mostra. Non ha piani per il futuro né rimpianti per
il passato. La sua fiducia nell’amore e nella forza della madre è così
salda che anche se il cielo dovesse precipitare, la sua calma rimarrebbe
imperturbata. Perché quando il bambino cresce e diventa
adolescente e adulto, la sua calma e gioia scompaiono, lasciando il
posto alla paura, all’ansia e all’odio? La causa è da ricercare nello
stimolo irresistibile dei sensi e nella loro insistente richiesta di essere
soddisfatti. Inoltre, l’individuo tende a vedere solo i ‘molti’ e a
scartare o rifiutare la visione dell’Uno; di conseguenza, s’imbatte in
rivalità e conflitti, in delusioni e disperazione.
Quando il bambino comprende di più e raccoglie più informazioni
ed esperienze, si rende conto che il mondo è come un campo di battaglia
di forze opposte, dove per vincere deve combattere con mezzi
subdoli e sleali. Ogni testa ha i propri pensieri, non ci sono due teste
che vadano d’accordo; così alla fine la vita diventa un’arena, e
un ego combatte contro l’altro ego. La situazione è critica come in
campo medico, in cui gli specialisti che sanno diagnosticare solo la
malattia che ha colpito l’occhio, il naso, la gola, lo stomaco, ecc.,
dimenticano che queste parti sono tutte riunite in un unico organismo
detto corpo, e che non è consigliabile studiarle separatamente
come organi distinti.
L’universo, l’individuo, il paramātma5 sono uniti e inseparabili. Gli
scienziati esaltano la parvenza di comprensione dell’universo che
hanno conquistato, come fosse una vittoria grandiosa. Persino la
tecnologia, che la scienza ha finora sostenuto e incoraggiato, è carica
di pericoli per l’umanità; la scienza fraziona il cosmo e la forza
che vi sta dietro e si specializza in minuscoli segmenti, presentando
così immagini contraffatte della realtà.
Anche i devoti si lasciano ingannare dall’illusione di vedere i molti
dove c’è solo l’Uno, e cercano la via più facile e popolare che porterà
loro fama e notorietà, invece d’individuare la via che può garantire
la liberazione e l’illuminazione.
Il detto vedico che afferma:
ekoham bahusyām
sono Uno, che Io divenga i molti
è completamente ignorato. È l’Uno che simula di essere i molti; infatti
l’individuo, mentre opera nel mondo, deve sentire l’influsso
dell’Uno invece che dei molti.
[2] La fede è essenziale per il pellegrino che percorre il sentiero spirituale.
Nel breve intervallo che intercorre fra la nascita e la morte,
l’uomo è preso da preoccupazioni temporanee e insignificanti e
s’inganna riponendo la sua fiducia in tali vicende piuttosto che in
realtà più veritiere e durature. Egli non è ancorato alla discriminazione
e a realtà più profonde, ma si lascia portare via da ogni folata
di dubbio e delusione.
Il bebè è calmo e sereno quando è in grembo alla mamma perché ha
fiducia in lei. La madre gli indica qualcuno definendolo suo padre,
addita un altro dicendo che è suo nonno, e il bambino accetta tali
affermazioni senza dubitare o fare domande. La madre fa crescere
in lui la fiducia nei confronti di suo padre. Allo stesso modo, Madre
Natura proclama che c’è un Padre che ha progettato, attivato e cari-
cato d’energia tutti i mondi, ma l’uomo non l’accetta perché ha perso
l’attitudine alla fede.
La fede è la base di ogni singolo atto. Ad esempio, voi non scappate
via quando siete dal barbiere anche se è armato di un affilato rasoio,
ma riponete in lui la vostra fiducia e gli permettete di tagliarvi i capelli,
sottomettendovi quietamente alle sue eccentriche manie. Affidate
anche indumenti costosi al lavandaio, perché avete fiducia che
ve li restituisca ben lavati e stirati. Avete fede anche nell’autista che
guida la vostra auto, come pure nell’ingegnere che ha costruito la
vostra abitazione. Allo stesso modo, abbiate fede nell’Animatore interiore,
nel Sé che è in voi, ovvero nella Voce di Dio.
[3] Molti vi raccomandano di credere solo a cose che avete visto e
sperimentato. Un certo episodio si verifica in un determinato luogo
e la relativa notizia viene pubblicata sui giornali: tutti ci credono
senza dubitare. Analogamente, vi esorto a credere nell’esperienza
dei veggenti e dei saggi che non avevano altro scopo se non scoprire
la verità per rendere partecipi quelli che non ne erano consapevoli.
In India c’erano milioni di persone che credevano nel Divino e
che avevano realizzato la verità; tutto ciò rendeva la loro vita felice
e soddisfatta.
Ovviamente, il ricercatore deve affrontare numerosi ostacoli, interiori
ed esteriori, che sono una sfida che farà emergere la sua fede
latente. Dove non c’è oscurità, non si apprezza la luce; senza i morsi
della fame, nessuno cerca il cibo; il pericolo incombente della morte
spingerà la madre a curare con grande attenzione il suo figlioletto
malato.
Ecco la ragione perché un Santo raccomandò ai suoi devoti: “Non
chiedete niente a Dio. Lasciate che si occupi di voi come preferisce.”
Jatāyu6 pregò forse Rāma che andasse da lui per eseguire i riti funebri?
Śabarī7 supplicò forse Rāma? Acquisite le qualifiche idonee:
santità, purezza, fede, amore universale; allora Egli si accosterà a
voi per consolare, confortare e salvare! Purezza di cuore e controllo
dei sensi: se avete queste due credenziali, la Grazia è di vostro diritto!
[4] Poiché immaginano che la gioia sia reperibile nel mondo esterno,
gli uomini si allontanano dalla via interiore, e così sprofondano
nell’infelicità. Essi cercano la gioia nella famiglia, nella moglie e nei
figli, e per mantenere un certo tenore di vita prendono delle strade
sbagliate. L’errore fondamentale è che credono che il corpo sia tutto
e la fine di tutto, così ignorano Colui che vi risiede che, invece, deve
essere adorato e venerato.
L’Incarnazione Divina è il potere del Sé Supremo che ha indossato
la veste di kriyā śakti (potere dell’azione) e yoga śakti (potere dell’unione).
Generalmente, la manifestazione dell’Incarnazione Divina
viene descritta come ‘discesa’ da uno stato più elevato a uno più
basso. Ma non è così! Quando nella culla il neonato piange, geme e
strilla, la madre si china e lo prende fra le braccia. L’atto di chinarsi
non va inteso come ‘abbassarsi’. Se ottenete le qualifiche necessarie,
l’Incarnazione verrà a salvarvi. Se invece moltiplicate i vostri demeriti
e scendete sempre più in basso, come potrete essere salvati? Nel
cuore dovete coltivare l’amore e la beatitudine divina; quest’ultima
deriva dalla visione pura, dal puro ascolto, da parole e azioni pure.
Il giorno in cui vi stabilirete nell’estasi divina, ebbene quel giorno
sarà per voi il Mio Compleanno!
[5] Ora vi devo dire un’altra cosa. Il compleanno di Svāmī viene celebrato
a Puttaparti perché migliaia di persone vengono qui da Paesi
lontani, nonostante le spese e le difficoltà del viaggio. Non abbiate
però l’impressione di dovere venire qui perché è il compleanno di
Svāmī. Non ho alcun desiderio che il Mio compleanno venga celebrato:
simili pensieri banali non mi appartengono. Il Mio unico desiderio
è di condividere con voi la Mia beatitudine, e incoraggiarvi
a condurre un’esistenza colma di gioia.
Il Mio compleanno è quando voi proverete quella beatitudine. La
Mia missione ha come obiettivo:
samasta lokāḥ sukhino bhavantu
possano tutti gli esseri in tutti i mondi essere felici.
Siate quindi consapevoli dell’unità dell’umanità!
Attraverso l’amore e il servizio sforzatevi di promuovere la gioia e
la soddisfazione di tutti gli esseri sulla terra; riempite il vostro cuore
con tale anelito, che diverrà così un tempio Sai. Da quel momento
Io sarò là dove voi siete.
Questa mattina, molti mi hanno augurato ‘Buon Compleanno’, in
realtà non c’è alcun bisogno di augurarmi felicità, poiché sono
sempre felice, ovunque. Perché augurate un felice compleanno all’Incarnazione
della Beatitudine divina? Anche voi dovete essere
sempre felici e, per ottenere ānanda, non aspettate il compleanno
che si ripresenta puntualmente ogni anno!

Praśānti Nilayam, 23.11.1978