23 Novembre 1975 (Compleanno)
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Messaggio d’Amore
[1] Chi padroneggia i Veda e il vedānta sarà onorato e considerato
un paṇḍit, un eminente studioso delle sacre Scritture; un altro sarà
elogiato per i suoi eccelsi scritti sia in prosa sia in versi, ma se questi
studiosi non hanno purezza di coscienza né nobiltà di ideali, le loro
geniali capacità provocheranno più male che bene. Essi non promuoveranno
la felicità della gente né la pace nella società, così trascorreranno
la loro vita senza essere consapevoli della sua santità e
sublimità.
Il Signore elargì le Sue benedizioni al piccolo Dhruva1 apprezzando
la sua innocenza e la sua fede costante in Lui.
Il Signore salvò il giovane Prahlāda2 dal totale annientamento concertato
da suo padre, poiché il ragazzo si era arreso completamente
a Lui e aveva riposto una fede incrollabile nella Sua misericordia. Il
Signore aveva elargito la Sua Grazia a Kucela3, che viveva in penosa
povertà, perché la sua devozione in Lui non aveva mai vacillato. Il
Signore è il rifugio di quelli che in Lui cercano protezione, il Salvatore
di quelli che devono essere salvati. Egli è l’Incarnazione di satcit-
ānanda (Essere, Consapevolezza, Beatitudine), e ora è a Puttaparti
come fulgido Imperatore che regna sulla regione della Verità,
Bontà e Bellezza.
[2] La vita sostenuta dal cibo è breve, la vita sostenuta dall’ātma, il
divino Sé, è eterna. Non richiedete quindi una vita lunga, ma una
vita divina. Non desiderate vivere più anni sulla terra, ma avere più
virtù nel cuore.
Il Buddha conosceva la Verità e la annunciò al mondo: tutto è dolore,
tutto è vacuo, tutto è di breve durata, tutto è contaminato. Pertanto
l’uomo saggio deve compiere i suoi doveri con discriminazione,
diligenza e distacco. Svolgete il vostro ruolo, ma mantenete la
vostra identità integra, incontaminata; tenete la mente nella foresta,
non influenzata dal mondo convulso e frenetico.
Ma è vostro preciso dovere, un dovere a cui non potrete sfuggire,
impegnarvi pienamente nel vostro lavoro, indifferenti alla perdita o
al guadagno, al fallimento o al successo, alla calunnia o alla lode.
[3] La Gītā vi impartisce un’importante lezione:
ananyāś cintayanto māṁ
ye janāḥ paryupāsate |
teṣāṁ nityābhiyuktānāṁ
yogakṣemaṁ vahāmy aham ||
Coloro che, sempre concentrati,
meditano su di Me senza altro pensiero,
del loro benessere Io mi faccio carico ora e sempre.
BG 9.22
Inoltre la Gītā afferma:
mām anusmara yudhya ca
Fissa la tua mente su di Me e combatti
BG 8.7
Questo ‘Me’ a cui Kṛṣṇa si riferisce non è qualcosa al di fuori di voi
o estraneo a voi, è la vostra stessa Realtà Divina che potrete riconoscere
nel silenzio della meditazione, quando escluderete dalla vostra
coscienza tutte le distrazioni dei sensi, della mente e dell’ego.
Allora potrete prendere rifugio nel sereno distacco del vostro cuore
dove Egli si è insediato come Auriga.
Dovete solo impegnarvi in un lavoro che purifichi, con un’attitudine
che santifichi. Molti non sanno in che modo cominciare un’impresa
tanto importante; sprecano la loro vita immersi nel dolore,
passano attraverso delusioni e sofferenze perché restano aggrappati
a qualcosa che considerano ‘loro’ e trattano il resto come apparte-
nente agli altri; così afferrano e soffrono, faticano duramente per
acquistare e perdere. Il desiderio moltiplica il desiderio, ed essi
sprofondano sempre più nell’insoddisfazione e nell’angoscia.
Un simile comportamento è veramente artificiale, non è conforme
alla reale natura dell’uomo, alle sollecitazioni del suo Sé che è Divino.
Nell’eterno, universale mare del divenire, l’ātma soltanto è al di
là di ogni cambiamento.
[4] Nella creazione, nel mondo oggettivo, nessuna cosa è uguale all’altra.
Non ci sono due esseri umani che siano simili in tutto: ci sono
sempre alcuni aspetti e inclinazioni che distinguono l’uno dall’altro,
così ognuno ha le sue particolari esperienze tanto che prevale
un’immensa diversità. Neppure l’individuo resta il medesimo
per sempre. Il neonato cambia e diventa un bambino, poi diventa
un ragazzo, quindi un adolescente, un adulto, ma molto presto diventa
anziano, poi vecchio, infine decrepito finché decade nella totale
senescenza.
Anche nel corso di una sola giornata l’uomo cambia, prima è vigile
e desto, poi sogna e alla fine dorme come un sasso! Quindi egli deve
cercare rifugio nell’immutabile, nel paramātma4 da cui emerge
ogni varietà e in cui tutto si fonde. Solo così potrà assicurarsi la pace
vera e la piena soddisfazione.
Il passato è passato, non perdete tempo a guardare indietro la strada
che avete finora percorso. Guardate avanti, decidete di procedere
con fiducia e coraggio, fate ora il primo passo: domani potrebbe
essere troppo tardi. Ripetete a voi stessi la verità che il mondo è Dio
quanto lo è il paradiso: non ci sono due entità o categorie distinte,
una ‘materiale’ e l’altra ‘spirituale’. Ogni distinzione è solo appa-
rente, non reale. Sai ha attirato a Sé sia il vecchio sia il giovane, e
tutti hanno Sai nel cuore.
Le scritture delle diverse religioni, come la Bibbia, il Corano, le
Upaniṣad, lo Zend-Avesta, sembrano diverse ma il loro obiettivo è
lo stesso: stabilire la fratellanza dell’uomo e la paternità di Dio come
base per la pace dell’umanità. Nessuna religione deve sentirsi
superiore alle altre, poiché tutte sono modellate dalle pressioni
esercitate dal tempo e dallo spazio, dalla lingua e dai vari livelli di
esperienza. Tutti voi siete membri della famiglia Sai, legati dalla religione
dell’Amore. Anche se apparentemente asserite di appartenere
a una religione diversa, la fede in Sai ha eliminato tutte le barriere
formulate dalla vostra mente.
Amore è Dio, vivete nell’Amore!
[5] Il vostro ātma, che erroneamente scambiate per il corpo, i sensi,
la mente e l’intelletto, non può provare dolore né gioia, morte né
nascita: il Sé è eterno e immutabile. Tutto quello che considerate
gioia o dolore è solo una nuvola passeggera che non può influire
sulla luminosità del sole o della luna. Sappiate che emozioni del
genere si susseguono in ogni momento, quando la ruota della vita
gira. Il mare ha l’acqua salata e non può placare la sete, tuttavia ha
anche le perle e il corallo. Voi dovete temprarvi e superare le folate
del dolore e della gioia finché non sarete più influenzati dagli alti e
bassi della buona o cattiva sorte.
[6] Quest’anno avete chiamato il Mio compleanno ‘Giubileo d’oro’
dell’avatār e vi siete radunati qui in gran numero provenienti da tutte
le parti del mondo; sono sicuro che avete tratto beneficio da questo
sacro satsaṅg. Io non collego il Mio compleanno a un giorno particolare
del calendario, ma il giorno in cui il Divino sboccerà nel vostro
cuore sarà il Mio giorno di nascita in voi, perciò anche voi dovrete
celebrare individualmente tale evento come Mio compleanno!
Il giorno in cui deciderete di mettere in pratica i Miei consigli, di
seguire le Mie direttive, di tradurre il Mio messaggio in atti di servizio
e di praticare la disciplina spirituale, quel giorno sarà per voi
il Mio compleanno. Il 23 novembre, che ora onorate come giorno in
cui sono nato, è uguale a qualsiasi altro giorno se lo celebrate in
modo rituale. Adorate l’uomo, e quell’adorazione giungerà a Me. A
cosa serve adorare il Signore e opprimere l’uomo che gli è conforme?
L’amore per Dio deve manifestarsi come amore per l’uomo, e
l’amore deve esprimersi come servizio.
Solo attraverso l’amore, l’amore acquisito mediante la disciplina e
condiviso con tutti come sādhanā, potrete ottenere la pace sia per
l’individuo sia per la nazione.
La Mia vita è il Mio messaggio, e il Mio messaggio è Amore! Questo
spiega perché vi siete riuniti qui a centinaia di migliaia.
Praśānti Nilayam, 23.11.1975