22 Novembre 1980 – Appello di fratellanza

22 Novembre 1980 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Appello di fratellanza

[1] Il cosmo è pervaso da Dio; quello che noi chiamiamo jagat è il
mondo in cui nasciamo e cresciamo; in seguito ritorniamo al luogo
da cui siamo provenuti. La terra è la base del nostro mondo. Sulla
terra il vento soffia incessantemente giorno e notte, ma non è visibile
ai nostri occhi. Se guardiamo in su vediamo il cielo sconfinato,
durante il giorno vediamo il sole che risplende, di notte c’è l’oscurità.
Ovunque volgiamo lo sguardo vediamo montagne, fiumi, alberi,
case. Tutte queste cose meravigliose sono visibili all’occhio.
Nella storia umana, la prima attività sviluppata dall’uomo è stata
l’agricoltura. Ogni cosa vivente sente la fame e cerca il cibo. Il primo
pianto di un neonato è per avere il latte e, non appena viene saziato,
si addormenta. Pertanto il cibo è il primo elemento essenziale
per ogni cosa vivente.
Il cibo proviene principalmente dalla terra, perciò sin dai tempi antichi
gli Indiani hanno venerato la terra come dispensatrice di cibo,
ovvero come la Madre Terra, ed è coltivando il terreno che l’uomo si
è sostentato in tutti questi secoli.
Poi in seguito si svilupparono altre attività e, quando la popolazione
aumentò, i villaggi si trasformarono gradualmente in città.
Con la crescita delle comunità civilizzate, gli uomini cercarono di
capire quale fosse la causa della loro felicità e del loro dolore, e in
che modo fosse possibile andare oltre il loro continuo alternarsi. In
questa ricerca, riflettendo sulle loro personali esperienze, alcune
persone illuminate scoprirono delle verità essenziali.
Altri invece, che erano più saggi, realizzarono che c’era qualcosa al
di là di quello che era conosciuto. Coloro che erano dotati di una
mente indagatrice giunsero alla conclusione che, alla base di tutte le
cose viventi, c’è un potere proveniente dal Divino che venne descritto
come Dio.
Così conclusero che c’era un Potere divino al di là della logica umana
che pervadeva l’intero universo.
[2] Che cos’è quel Potere? Come possiamo riconoscere una cosa che
non è visibile all’occhio? Gli antichi saggi ritenevano che il Sole fosse
la dimostrazione dell’esistenza della Divinità, perché senza il Sole
il mondo avrebbe cessato di esistere.
Niente potrebbe crescere senza il Sole, nessuna attività umana sarebbe
possibile, e l’uomo non riuscirebbe a sopravvivere in quell’oscurità
infinita; perciò essi pensarono che quest’immensa sorgente
di luce ed energia fosse la prova reale dell’esistenza di un Potere
divino.
In seguito, i saggi fecero lunghi dibattiti sul tema se il Principio divino
fosse Uno o molti, e conclusero che Dio è Uno e che poteva essere
solo Uno:
ekam sat
L’Essere è uno.
Anche i Veda dichiarano:
ekohaṃ bahusyām
Io sono Uno, siano i molti
e con ciò proclamano l’unità del Divino. Anche se il Divino è Uno,
tuttavia appare come molti a persone diverse.
Con questo spirito di profonda ricerca, i saggi e i veggenti del passato
effettuarono rigorose penitenze e, grazie alle loro austerità,
scoprirono che il praṇava1 è l’origine di tutta la conoscenza.
Se il praṇava non esistesse, non ci sarebbe il suono né la parola. Allo
stesso modo, l’uno è la base di tutti i numeri, i quali vengono calcolati
aggiungendo molti uno all’uno primario.
In tal modo, essi compresero che l’unicità e l’inscindibilità è la qualità
essenziale del Divino, e la diversità che si vede nel mondo è
unicamente la Sua stessa manifestazione.
[3] Il Divino fu considerato il seme primario di questo universo così
diversificato. Il seme ha bisogno del suo involucro per crescere: all’esterno
c’è l’involucro e all’interno c’è il seme.
Allo stesso modo, per il seme che è Dio, l’universo è il suo involucro.
Senza il seme, l’involucro [o universo] non potrebbe esistere. Riconoscendo
questo fatto, i grandi saggi dichiararono:
īśāvāsyam idaṁ sarvaṁ
Dio pervade l’intero universo.
(Īśāvāsya upaniṣad)
Questo vasto universo, che è sostenuto dalla Divinità, può essere
considerato differente da Dio? Tutto quello che è associato al Divino
è un riflesso del Divino stesso.
Quando il puruṣa sūktaṁ2, l’inno di lode e gloria alla Persona Cosmica,
descrive il Divino con mille teste, mille occhi e mille piedi,
vuol dire che la Divinità pervade l’intero universo con numerose
forme.
Ciò significa anche che ogni oggetto è una parte del Divino e che il
cosmo, composto da un’infinità di forme, viene descritto come viśva
virāṭ3, il quale non è una figura dipinta da un pittore o una persona
descritta da un poeta: è la forma della Divina Persona Cosmica.
[4] Dobbiamo considerare l’universo, così sfaccettato e multiforme
con tutta la sua infinità di esseri, come l’espressione cosmica dell’unica
Entità Divina. Il Principio Divino (daiva tattva) è immanente
sia nel più minuscolo corpo sia nell’intera creazione.
Yathā aṇḍāṇḍe tathā brahmāṇḍe
Come nel piccolo uovo, così nell’uovo cosmico.
Il termine aṇḍāṇḍa4 rappresenta l’individuo e brahmāṇḍa5 rappresenta
l’intero cosmo. Quando riusciremo a comprendere la verità dell’individuo,
allora conosceremo la verità dell’universo. Qual è la
prova per determinare la natura divina del cosmo?
Gli studenti, orgogliosi della loro insignificante erudizione, chiedono
come sia possibile credere nella natura divina dell’universo, se
non è dimostrabile. Il fatto è che essi si dimenticano della loro intrinseca
natura divina.
Un uomo stolto e incauto può basare tutta la sua conoscenza sulla
forma oggettiva e fisica di quello che chiama ‘mente’? Se la mente
non ha una forma fisica, come può vederla? Egli dice: ‘Sono felice.’
Ma qual è la forma fisica della felicità? Voler cercare la prova fisica
di tutto è un segno di arroganza.
Solo lo jñāni, il Saggio che ha realizzato il Divino, può dimostrare la
natura dell’infinita Divinità, e non altri. Facciamo un piccolo esempio.
Un individuo chiede a un altro: “Chi è tuo padre? Non avevi
gli occhi per vedere tuo padre prima della nascita, né avevi l’intelligenza
per scoprire chi fosse!” L’altro risponde: “La conferma della
mia affermazione deriva da mia madre che mi ha detto chi era mio
padre.” Ciò dimostra che su una questione di così vitale importanza,
egli crede alle parole di sua madre per tutta la vita.
Allo stesso modo, voi dovete accettare l’autorità dei Veda per quanto
riguarda il vostro Padre Divino.
[5] In un’era o nell’altra, in un luogo o nell’altro, in un mondo o nell’altro,
l’imperscrutabile Divino s’incarna per sostenere e proteggere
il dharma. Egli assume una forma riconoscibile che è adatta all’occasione,
al tempo, al luogo e alle circostanze che determinano il Suo
avvento.
Le malelingue oziose che si compiacciono di fare una propaganda
in favore dell’ateismo fanno forse qualche sincero sforzo per scoprire
la natura del Divino? Senza tale impegno è mai possibile riconoscere
i sacri attributi della Divinità?
Sforzi particolari sono necessari persino per individuare il fuoco nascosto
nel legno, il burro latente nel latte, l’olio celato nel seme o lo
zucchero insito nella canna. Se l’individuo s’impegna con serietà,
zelo e devozione a cercare Dio, certamente lo troverà.
L’intero universo è sostenuto dal Divino, non è una creazione dell’uomo;
quest’ultimo deve quindi credere in Dio e sviluppare devozione
per Lui. Dio esiste in ogni individuo e pervade ogni cellula
del suo corpo, ma se fate a pezzi una persona, non riuscirete a trovare
Dio nelle varie membra, troverete soltanto carne, ossa, sangue,
muscoli, ecc.
Dovete quindi praticare delle discipline appropriate per scoprire il
Divino in voi; poiché la gente non s’impegna in tal senso in modo
corretto, attualmente c’è confusione, agitazione e malcontento
ovunque.
Oggi, tutti coloro che sono in contatto con le Organizzazioni Sathya
Sai hanno il dovere di diffondere la disciplina spirituale e dedicare
la loro vita al servizio sociale per poter condurre così una vita ricca
di valori.
L’obiettivo primario delle Organizzazioni Sathya Sai dovrà essere il
seguente: promuovere la consapevolezza della Divinità negli esseri
umani e creare un vero sentimento di comunione e fratellanza fra
tutti gli uomini.
[6] Incarnazioni del Divino Sé!
Rendetevi conto che non siete il corpo, la mente né l’intelletto o intelligenza:
voi siete la personificazione del Divino; concentrate
quindi tutti i vostri sforzi per realizzarlo. Non c’è nulla che non
possa essere raggiunto con l’anelito e la pratica costante. L’eterna
religione universale, il sanātana dharma, ha indicato molte vie attraverso
le quali è possibile realizzare la Divinità.
La disciplina spirituale è essenziale per conseguire il Divino. Tuttavia,
qualsiasi libro leggiate, non riuscirete a realizzare Dio solo con
lo sforzo intellettuale. È indispensabile mettere in pratica quello che
avete appreso dai libri o da altre fonti. Senza disciplina e pratica
spirituale, è del tutto inutile leggere testi, ascoltare discorsi o incontrare
persone, per quanto grandi siano!
[7] Alcune modifiche sono state ora apportate alle regole delle Organizzazioni
Sathya Sai. La ragione sarà chiara citando un semplice
esempio. Se piantate un alberello, per proteggerlo nella fase preliminare
della sua crescita, farete una recinzione tutt’intorno in modo
che gli animali non possano danneggiarlo. Quando la piantina sarà
diventata un robusto albero, non ci sarà più bisogno di quella recinzione.
Analogamente, anche nel percorso spirituale dovete osservare certe
limitazioni e regole di autocontrollo affinché la vostra crescita spirituale
non sia influenzata da quello che accade nel mondo esterno.
Nelle Organizzazioni Sathya Sai definiamo tutti gli associati ‘Fratelli
e sorelle della Famiglia Sai.’ Anche se un membro proviene dall’America,
dal Giappone, Germania o Russia, è un fratello. Se tutti i
membri sono fratelli, allora perché dovremmo avere regole diverse
per l’America, il Giappone o la Germania?
Alcuni associati dei Paesi Occidentali non sembrano accettare volentieri
la regola dell’Organizzazione Sathya Sai secondo cui, durante
i bhajan o altri incontri, gli uomini debbano sedersi separati
dalle donne. Questa regola deve essere applicata a tutti i membri,
indiani e di altre nazionalità, dell’India o di altri Paesi, poiché fa
parte della disciplina spirituale necessaria ai devoti.
Anche un valoroso guerriero come Arjuna confessò al Signore
Kṛṣṇa: “La mente è instabile e capricciosa, è molto difficile da controllare.”
Se persino Arjuna trovava difficile controllare i sensi, sarà
per voi ancor più necessario rispettare alcune regole per tenere la
mente sotto controllo.
[8] È stata fatta una richiesta secondo cui le diverse ali dell’Organizzazione
Sathya Sai debbano operare in modo indipendente, ma
questo non è un atteggiamento corretto: tutte le varie unità devono
collaborare in modo amichevole.
Guardate, qui ci sono le cinque dita della Mia mano; l’Organizzazione
di servizio è un dito; l’ala femminile è l’altro, i gruppi di servizio
sono il terzo, il programma di educazione ai valori umani per
bambini (bālvika) è il quarto, e il gruppo bhajan è il quinto dito.
Se ogni dito viene staccato dall’altro, che cosa riusciranno mai a fare?
Se invece le cinque dita lavorano insieme, non c’è nulla che non
possano compiere! Tutte le Organizzazioni Sathya Sai devono imparare
a collaborare e a lavorare in modo coordinato fra di loro.
Come tutti i fiumi confluiscono nell’oceano, così le Organizzazioni
Sathya Sai sono un’unica entità che opera sotto l’insegna del Movimento
Sai Internazionale.
[9] Incarnazioni dell’Amore!
Tutti conoscono i sacri ideali che ispirano le Organizzazioni Sathya
Sai. È vero che in un sacco di riso possono esserci alcuni granelli di
terra e che ogni organizzazione umana è destinata ad avere alcune
pecore nere, ma questo non toccherà l’organizzazione finché rimarrà
fedele ai propri principi. Il tipo di servizio che le Organizzazioni
Sathya Sai svolgono è davvero enorme, e questo si basa sull’amore
che prevale fra i loro membri.
Sin dai tempi antichi, l’invocazione di fratellanza e pace della Taittirīya6
upaniṣad proclamava:
oṁ saha nāvavatu । saha nau bhunaktu ।7
Possa Egli (il Supremo) proteggere tutti noi e nutrirci.
Lo spirito di unità rivelato da questi mantra è oggi presente soltanto
nelle Organizzazioni Sathya Sai e può essere conseguito solo mettendo
in pratica lo spirito di amore, non con altri mezzi.
Per esempio, considerate cosa è accaduto durante l’attuale Conferenza
Mondiale. Molte persone ricche, abituate a una vita agiata,
sono venute qui per partecipare al convegno; pur essendo abituate
a vivere in case comode e spaziose, si sono adattate a stare in minuscoli
appartamenti sovraffollati e a sopportare molti disagi senza
chiedere alcuna facilitazione. Ovunque fossero alloggiati, tutti hanno
accettato il posto loro assegnato per pura devozione verso
Svāmī.
Un simile spirito di tolleranza e disponibilità a sopportare scomodità
e difficoltà non si può trovare in un’altra associazione. Solo nelle
Organizzazioni Sathya Sai potrete vedere i volontari rendere servizio
con uno spirito di completo altruismo.
[10] Qualche tempo fa, in alcuni distretti occidentali e orientali del
Godhāvari, centinaia di migliaia di pellegrini si erano radunati per
celebrare il puṣkara8 festival.
L’entità del servizio svolto in quell’occasione dall’Organizzazione
Sathya Sai può essere compreso solo da chi ha potuto vedere la dedizione
dei volontari e il loro operato.
Anche prima delle celebrazioni del compleanno di Svāmī, i membri
di molte unità Sathya Sai hanno organizzato campi medici per i devoti
e i visitatori che si recavano a Praśānti Nilayam o che facevano
ritorno in varie città del distretto.
I politici parlano tanto dicendo che: ‘Servizio all’uomo è servizio a
Dio’, ma solo i membri dell’Organizzazione Sathya Sai vivono all’altezza
di tale motto.
Pertanto, tutte le decisioni prese durante l’attuale Conferenza Mondiale
non devono rimanere scritte solo sulla carta, ma devono essere
messe in pratica. Tutti devono vivere secondo gli ideali dell’Organizzazione.
Alcuni associati però trasgrediscono le regole, altri non
vivono all’altezza degli ideali stabiliti, non svolgono i programmi o
non ne prendono parte attivamente; in tal modo, queste persone
scoraggiano gli altri membri.
Non dobbiamo essere interessati ai soldi, alla carica o alla posizione
sociale; il nostro unico scopo è promuovere l’amore, quindi tutte le
attività devono essere svolte in uno spirito di amore reciproco. Non
c’è fonte di forza, ricchezza o posizione più grande dell’amore!
[11] Incarnazioni del divino Sé!
Tutti coloro che si associano all’Organizzazione Sathya Sai è bene
che tengano a mente che devono essere esenti dall’egoismo, e non
devono perdere la testa per raggiungere la carica di presidente di
stato, di distretto o dell’organizzazione stessa.
Finché l’egoismo persiste, l’individuo non è idoneo a ricoprire nessuna
carica, anzi sarebbe meglio liberarsi di simili funzionari. Preparatevi
piuttosto a essere volontari esemplari, e non dei capi. Solo
chi è disposto a svolgere qualsiasi lavoro potrà trasformarsi nel Divino;
quindi sforzatevi di eliminare gradualmente il vostro senso
dell’ego.
L’altro male di cui dovete sbarazzarvi è l’invidia. Ci sono persone
che non sopportano di vedere che altri conquistano posizioni di rilievo
o ottengono una promozione. L’invidia è una malattia perico-
losa che porta alla rovina, distrugge tutte le qualità umane, trasforma
l’uomo in un demone. State ben attenti che il demone dell’invidia
non s’introduca nella vostra mente.
Un altro aspetto malvagio da cui dovete salvaguardarvi è l’ostentazione.
Se al termine dei bhajan qualcuno offre del riso dolce come
prasād (cibo consacrato, benedetto), un altro cerca di mettersi in mostra
offrendo dei laddu9; così c’è competizione tra chi spende di più
per le varie funzioni.
Le unità Sathya Sai devono fare attenzione che non venga sprecato
del denaro per realizzare progetti inutilmente sfarzosi: un uso improprio
del denaro è grave e dannoso.
C’è anche un’altra consuetudine che va scoraggiata. Alcuni Centri
fanno la colletta per svolgere delle funzioni anche molto piccole. In
tutte le unità ci sono delle persone ricche o benestanti e, se una o
due prendono parte alle varie attività, non c’è più bisogno di raccogliere
fondi.
Prendete per esempio la grande Conferenza Mondiale tenuta qui a
Praśānti Nilayam. Molti che non sanno come si siano svolti i fatti si
chiederanno quanti soldi sono stati spesi per finanziarla. La verità è
che non è stato raccolto neanche un centesimo come donazione; la
conferenza, che è un’espressione dell’amore di tutti i membri, non
ha bisogno di soldi.
Ognuno di voi ha provveduto alle sue necessità e ha svolto il proprio
dovere senza tener conto delle difficoltà o dei disagi. Non serve
il denaro per ottenere questo genere di felicità.
Infine c’è un’ultima cosa che desidero vi rimanga ben impressa. Nel
nostro Paese ci sono numerose persone povere, indifese e malate
che soffrono la fame e la sete. Oggi qui ci sono migliaia di membri
dell’Organizzazione Sathya Sai e molti devoti; desidero quindi che
tutti i membri decidano di fornire il cibo a un povero, ogni giorno.
Se qualcuno viene alla vostra porta e vi chiede del cibo, dategli da
mangiare con compassione, senza che nessun altro ne venga a conoscenza.
Se tutte le Organizzazioni Sathya Sai si impegnano nel
servizio ai poveri e ai bisognosi, senza fanfare o esibizionismi, manifesteranno
il senso di fratellanza divina e metteranno in pratica
gli insegnamenti di Sai.

Praśānti Nilayam, 22.11.1980