22 Novembre 1979 – Il Regno di Sathya Sai

22 Novembre 1979 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il Regno di Sathya Sai

Studenti, Incarnazioni del Divino Sé, Promotori dell’educazione!
[1] L’era attuale, il kali yuga, offre più opportunità di raggiungere la
liberazione delle epoche precedenti, poiché l’educazione è ora molto
più diffusa; infatti, ci sono istituti educativi sparsi negli angoli
più remoti di ogni Paese.
Tuttavia, è un vero peccato che la pace della mente sia diventata
una cosa così rara. Perché la pace non è alla portata dell’individuo,
nonostante ci sia sovrabbondanza di congegni che offrano comodità
e piaceri? La responsabilità è da imputare alla condotta umana che
non segue la retta via. Se l’uomo pensa, parla e agisce in modo virtuoso,
la sua coscienza sarà pulita e avrà la pace interiore. Si dice
che la conoscenza sia potere, ma la virtù è pace!
Ancora oggi il mondo venera grandi uomini e donne che hanno
vissuto vite esemplari, colme di virtù. Gesù, Maometto, Zoroastro,
Buddha, Adi Śaṅkara, Madhavācārya e molti altri hanno saputo suscitare
l’adorazione e la fedeltà della gente grazie alla purezza della
loro condotta, diventando così residenti immortali nel cuore dell’umanità.
L’erudizione invece non potrà mai conferire un tale
ascendente! La conoscenza di molti testi può aiutarvi a esibire una
buona dialettica ma, in realtà, che profondità hanno le vostre esperienze?
Rendetevi conto di quanto siete diventati presuntuosi!
L’uomo deve colmare la sua vita di parole veritiere, azioni virtuose
e pensieri sacri.
[2] Oggi c’è un gran bisogno che tutti si soffermino sul principio
che Dharmarāja, il maggiore dei fratelli Pāṇḍava, aveva stabilito per
sé stesso. Quando un giorno Kṛṣṇa gli chiese dove fossero i suoi fratelli,
egli rispose: “Alcuni sono nella città di Hastināpura (la città
capitale dei Kuru), gli altri sono nella foresta.” Kṛṣṇa rimase visibilmente
sorpreso e disse: “Dharmarāja! Cosa ti è successo, hai perso
la testa? Tutti voi, ovvero i cinque fratelli, siete qui nella foresta,
come tu ben sai. Nessuno si trova a Hastināpura!” Dharmarāja rispose:
“Perdonami, Signore! In tutto siamo centocinque fratelli1.”
Kṛṣṇa finse che quell’affermazione fosse errata, ripeté i nomi dei
cinque fratelli, quindi chiese perché ne avesse aggiunto altri cento.
“I figli di mio padre sono cinque, ma suo fratello, il re cieco
Dhṛtarāṣṭra2 ha cento figli. Quando combattiamo contro di loro, noi
siamo cinque e loro cento; ma quando non combattiamo, siamo centocinque.”
[3] Quando l’odio e l’avidità causano un grave scontro, la fratellanza
è spezzata e i cuori separati. Oggi un simile frazionamento è evidente
in ogni campo, persino nelle varie unità dell’Organizzazione,
perciò ne risulta che la rabbia, l’invidia, le fazioni e i contrasti sono
in continuo aumento. Questo è il motivo per cui gli studenti devono
sradicare le loro tendenze malvagie dalla mente.
La causa principale di tutte le cattive qualità è l’egoismo, ovvero
credere che il piccolo sé debba essere soddisfatto a ogni costo.
Quando guardo gli animali selvatici nel loro ambiente naturale, ne
traggo una gioia immensa. I loro movimenti, le relazioni con gli
animali della stessa specie, la loro vita libera e priva di condizionamenti
sono molto interessanti da osservare.
Essi non si rammaricano della salute e della felicità degli altri animali,
non si addolorano né si lagnano della loro sventura, non mettono
a confronto il loro fato con quello degli altri abitanti della foresta;
non protestano con insistenza per acquisire fama, non pianificano
come ottenere il potere e posizioni autorevoli sugli altri animali,
e non sono avidi di accumulare possedimenti superflui. Se consideriamo
tutte queste caratteristiche, dobbiamo concludere che gli
animali conducono una vita di grado superiore rispetto a quella
dell’uomo.
L’uomo ha in più le qualifiche dell’educazione, del senso morale e
la capacità di giudicare e discriminare, ma è ancora intrappolato
nelle spire dell’avidità che è il ‘semenzaio‘ di ogni dolore.
[4] Oggi, l’educazione promuove l’avidità invece di frenarla o bloccarla,
perché l’obiettivo è ottenere un reddito alto; così si lotta per la
laurea e per guadagnare più soldi. L’uomo colto è ansioso di sfruttare
la società, di spremerla con ogni mezzo, lecito o illecito; non è
desideroso di dare alla società e di sostenerla, si preoccupa solo di
quello che può ricevere, ma non di quello che può dare.
I ragazzi dei villaggi non sono riconoscenti verso i loro genitori, i
quali hanno venduto i loro averi per dare un’educazione ai figli.
Non appena i giovani ottengono una laurea, che nella migliore delle
ipotesi è come un piattino da questuante, scappano nelle città e accettano
un lavoro per una misera paga. Così si stabiliscono in città,
dimenticano i loro genitori e trattano con disprezzo i mestieri che
venivano trasmessi da una generazione all’altra. Ma la loro vita in
città non è per niente tranquilla, vengono trascinati a prendere abitudini
dannose, finché si struggono per avere pace e gioia. Questi
giovani, invece, dovrebbero rimanere nei villaggi in cui hanno visto
per la prima volta la luce, e dedicare al servizio degli abitanti le capacità
e le competenze acquisite. Ecco qual è il loro vero compito!
[5] So che per gli studenti è molto difficile andare oltre l’influenza
della società e degli adulti, tanto più che non trovano esempi significativi
da seguire. Tuttavia, i vecchi studenti degli Istituti Sathya
Sai devono entrare nel mondo dotati di coraggio, compassione e
pace interiore, e devono rendere servizio altruistico alla comunità.
State ben attenti, però, a non deviare dagli ideali da Me indicati.
Prendete parte alle varie iniziative armati di umiltà, rispetto e delle
capacità necessarie a raggiungere il successo. Distinguetevi nel
campo morale, etico, spirituale e secolare!
Non spegnetevi, non cambiate attitudine appena mettete il piede
fuori dell’area di Bṛndāvan; finché siete in questo luogo il vostro
abbigliamento, le maniere, il carattere e la condotta sono molto diversi
rispetto a quando uscite da qui. La ricaduta nei vecchi modelli
comportamentali rivela un difetto fondamentale del carattere. Persone
del genere vanno scartate perché non sono di aiuto a nessuno,
anzi sono un peso per la società, sono dei deboli che trovano godimento
nell’imitare. Quelli invece che si affidano ai loro occhi e alle
loro orecchie, e apprezzano il patrimonio culturale della loro nazione
sono degli eroi.
Voi avete vissuto a Bṛndāvan per cinque, sette o nove anni e avete
ricevuto un amore materno più intenso di quello che mille madri
avrebbero potuto offrirvi. Se lasciate Bṛndāvan e adottate lo stile di
vita considerato ‘alla moda’ dal mondo esterno, come potrete essere
considerati i ‘vecchi studenti’ di questo istituto? Se commettete tradimento
contro Dio così liberamente, com’è possibile credere che
rispetterete le regole di condotta stabilite per l’uomo? Io desidero
che, sin da ora, coltiviate costantemente pensieri nobili, sentimenti
sacri e azioni altruistiche, e teniate alto il buon nome del vostro istituto.
[6] Gli studenti rappresentano il ‘cuore’ nella fisiologia dell’organismo
sociale. Chi nuoce alla società in cui vive e la mette in cattiva
luce è un traditore. Qualsiasi posizione occupiate e ovunque abitiate,
dovete attirare su di voi l’ammirazione di tutti grazie alla vostra
umiltà, disciplina e condotta, e grazie alla semplicità del vostro abbigliamento
e alla dolcezza delle vostre parole.
Se invece esibite la vostra trasformazione facendo sfoggio di cravatte
e calzoni bizzarri, portando capelli lunghi e baffi pendenti, come
potrete sostenere di essere un ‘vecchio studente’ dell’Istituto Sathya
Sai? Il vostro stesso abito dichiarerà che non lo siete. Dimostrate di
essere veri eroi, veri servitori dei poveri e degli afflitti, e di essere i
depositari di un’educazione integrale. Io vi metto in guardia e vi
avverto di non adottare uno stile di vita sbagliato!
[7] Un giorno il paṇḍit Madhan Mohan Mālaviya rasò via i baffi e,
con un volto pulito, andò da un vecchio amico che gli chiese: “Come
mai una simile trasformazione, oggi?” Il paṇḍit rispose: “Avevo
fatto crescere i baffi perché ero orgoglioso di essere un uomo; poi mi
sono reso conto che non sapevo alleviare l’infelicità e le miserie di
un solo essere umano, perciò ho pensato che non avrei potuto giustificare
quei vistosi baffi.”
La vostra virilità si palesa quando v’impegnate nel servizio sociale
per ridurre le sofferenze e la povertà degli esseri umani come voi.
Fate in modo che gli altri vi giudichino non per l’abito o la barba
che portate, ma per le motivazioni, le azioni e il progresso che avete
raggiunto nel praticare i principi che Sai vi ha inculcato.
[8] Non cercate un posto di lavoro per ricevere uno stipendio alto.
Siate sempre vigili e non mettetevi in situazioni sbagliate. Il denaro
va e viene, la moralità viene e cresce! Accumulare soldi è facile, e
nessuno deve essere elogiato per questo. Il denaro può essere ammucchiato
anche attraverso mezzi crudeli o iniqui, la menzogna e il
ricatto.
Solo i mendicanti sono spinti dal forte desiderio di accumulare ricchezze.
Studiate e acquisite la conoscenza per salvare il mondo dal
decadimento, per sviluppare la pace e la gioia a tutti i livelli della
società, e per dare il vostro piccolo contributo alla prosperità dello
stato. I membri del ‘Regno Sathya Sai3’ devono seguire questi ideali
e diffonderli in tutto il mondo.
Voi avete il compito speciale di divulgare gli insegnamenti Sai attraverso
i valori e l’esempio. Procedete nella vostra vita come cittadini
del ‘Regno Sathya Sai’ e fate che il Nome divino sia la vostra
guida e la vostra meta.
Tyāgarāja viveva all’altezza del suo nome; quando il re gli offrì ricchi
doni, pietre preziose, palazzi e terreni, li rifiutò con sdegno dicendo:
“Il mio cuore è deposto ai piedi di Rāma; tu non riuscirai ad
averlo in cambio di questi oggetti scadenti e dozzinali.”
Rāmarāja (il re Rāma) è un termine colmo di santità perché il regno
di Rāma era la culla della rettitudine, della giustizia e della pace.
Ora voi avete una grande responsabilità perché avete chiamato la
vostra associazione il ‘Regno Sathya Sai.’
[9] Alcuni vecchi studenti universitari sono preoccupati e dispiaciuti
perché Io non rivolgo loro la parola né una rapida occhiata,
quando ritornano a Bṛndāvan. Il motivo è che essi non sono più riconoscibili
come gli studenti che avevano frequentato l’istituto per
cinque o sette anni.
I buoni pensieri, le buone parole e azioni non si sono radicati in voi.
Quindi l’azione produce la reazione, e Sai riflette soltanto la vostra
mente. Sai non ha pregiudizi o preferenze, è uno specchio in cui potete
vedervi come siete realmente. Per correggere i vostri errori e
rimuovere i vostri difetti, a volte devo usare parole dure, ma vi assicuro
che il Mio unico obiettivo è di cambiarvi in meglio. In Me
non c’è ira, è solo la compassione interiore che prende la forma
esteriore di collera.
Ho fatto costruire questi istituti e ostelli e spendo centinaia di migliaia
di Rupie ogni anno, nella speranza che almeno alcuni degli
studenti che li frequentano seguano gli ideali e i principi che Io ho
insegnato loro.
Date ascolto alla Mia chiamata, e fate in modo che riecheggi nel
cuore in ogni momento della vostra vita!

Convegno annuale dell’associazione ‘Regno Sathya Sai’
Praśānti Nilayam, 22.11.1979