21 Giugno 1979 – L’Unità è il vero ideale

21 Giugno 1979

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

L’Unità è il vero ideale

[1] L’universo è la migliore università per l’uomo, e la natura è il
suo miglior insegnante. Se avete una mente attenta, dotata di spirito
di osservazione, potrete apprendere molte lezioni dai fiumi e dalle
colline, dagli uccelli e dagli animali, dalle stelle, dai fiori e dagli alberi.
Gli alberi offrono fresca ombra a chi la cerca, non la negano a causa
della casta, del credo o della razza, e offrono i loro frutti a tutti, indipendentemente
dalla posizione sociale ed economica.
Naturalmente, ogni Stato è impegnato a fare progetti per incrementare
la propria ricchezza, che viene accolta con grande piacere, ma
la prosperità da sola non basta; se non c’è la volontà di condividerla,
causerà soltanto paura e ansietà.
[2] La natura umana è un insieme di tratti animali, umani e divini.
L’amore, la compassione, l’umiltà, la carità sono qualità divine, le
quali vanno coltivate e sviluppate per essere in pace con sé stessi e
con gli altri. Queste qualità spirituali sono le vere ‘ancore di salvezza’
di ogni individuo ed è il motivo per cui la cultura di Bhārat vi
attribuisce grande importanza: tali virtù elevano l’umano allo stato
del Divino!
Le qualità spirituali non sono frutto dell’erudizione. Conoscere a
fondo alcuni settori del mondo oggettivo contribuisce solo a sviluppare
l’avidità per la ricchezza, per la notorietà e per far valere la
propria autorità sugli altri; inoltre spinge l’uomo a condurre una
vita di libertà incontrollata.
L’erudizione non conferisce la ‘vera educazione’. Soltanto le virtù e
il buon carattere rivelano la persona ‘educata’, desiderosa di attivarsi
nel servizio altruistico. La moralità va messa in pratica, non
deve diventare solo oggetto di chiacchiere.
[3] In passato i guru (precettori) insegnavano solo attraverso la loro
esperienza diretta; amavano i loro allievi e si sforzavano di correggere
i loro difetti ed errori per renderli felici e utili alla società.
Quando gli allievi lasciavano il romitaggio, il guru li esortava a seguire
due linee guida, che erano essenziali per la vita come i due
occhi:
satyam vāda dharmacara
Dite la Verità, osservate il dharma.
Il guru aveva fede che il discepolo avrebbe preso a cuore i suoi consigli,
perché egli stesso era la prova vivente del loro valore.
Di solito il guru si preoccupa di eliminare dal cuore degli allievi le
erbacce infestanti delle cattive abitudini e delle tendenze malvagie;
al loro posto intende piantare i semi dell’amore, insistendo che
venga praticata la disciplina spirituale per purificare la mente e per
rendere i discepoli forti e capaci di superare le innumerevoli tentazioni.
La verità, satya, sostiene il cosmo, il dharma protegge e promuove la
pace dell’umanità. Gli ideali di satya e dharma devono pervadere
ogni azione e attività. Il dharma non subisce mai il declino; è solo la
pratica del dharma che decade.
[4] L’Incarnazione divina si manifesta per ristabilire la fede nel
dharma, per rivitalizzare la pratica del dharma, per dimostrare che
osservare il dharma conferisce pace, gioia e prosperità. Se il dharma
viene ignorato, è come commettere un sacrilegio perché il dharma è
Dio e Dio è il dharma.
La gente vede Dio in un’immagine, in un’icona o in una statuina di
gesso, ma per lo più Dio è manifesto nel dharma. Solo quelli che credono
nel dharma possono essere chiamati ‘fedeli’; coloro che non ci
credono sono i veri atei, anche se pronunciano la parola ‘Dio’ a profusione.
Questi ultimi possono spendere enormi somme di denaro
per fare pellegrinaggi e per attuare rituali e cerimonie, ma tutto ciò
non li porterà di certo più vicini a Dio. Quale vantaggio potranno
ottenere in campo spirituale, se adorano Dio e allo stesso tempo insultano
e fanno del male ai loro simili?
[5] L’aspirante spirituale deve visualizzare Dio in ogni essere vivente
e adorarlo con amore: in questo consiste la supremazia dell’uomo.
Possedere grandi ricchezze è un onere molto pericoloso; esercitare
l’autorità sugli altri è un obiettivo assai discutibile. L’amore è il
tesoro più prezioso da ricercare, e la virtù è la vera ricchezza da
conquistare.
Rāvaṇa ottenne la grazia di Dio, ma come premio lo pregò di concedergli
piaceri meschini, personali ed effimeri che alla fine lo portarono
alla rovina e alla distruzione dell’intera comunità dei rākṣasa
(demoni) che seguivano le sue orme. I Kaurava divennero la personificazione
della cupidigia e dell’aggressività, così furono stermina-
ti sul campo di battaglia dai loro cugini, i Pāṇḍava, che invece rappresentavano
la giustizia e l’umiltà. Avere fede nell’ideale sviluppa
l’amore; l’amore sviluppa pace e serenità che conducono a Dio, il
quale conferisce la suprema beatitudine.
L’uomo cerca, ma i suoi sforzi lo ricompensano con il dolore perché
sono diretti ad accumulare ricchezza, potere e fama. Egli deve sviluppare
il distacco che gli impedirà di rimanere invischiato, senza
via d’uscita, nelle spire dell’avidità, dell’invidia e dell’odio.
[6] Quando sarete rinvigoriti dall’amore, dalla compassione e da un
solido senso di distacco, potrete aderire a quelle iniziative che lottano
per sconfiggere le forze dell’ingiustizia, della crudeltà e falsità.
Ognuno di voi deve essere un eroe in azione. Camminate con le vostre
gambe, siate indipendenti, non imitate gli altri. Non siate
schiavi della mente incostante che insegue i sensi; seguite invece attentamente
le direttive del vostro intelletto.
State frequentando questo Corso Estivo da ormai un mese. Quando
ritornerete ai vostri villaggi, siate pieni di rispetto, umiltà ed entusiasmo
di servire quelli che servono gli altri, ma che non hanno nessuno
che offra loro un servizio amorevole.
Avrete notato che ci sono tre lancette in un orologio a parete. Quando
la lancetta dei secondi fa 60 scatti, la lancetta dei minuti avanza
un po’. Quando la lancetta dei minuti ne fa 60, quella delle ore
avanza di un dodicesimo della circonferenza. Lo scopo delle prime
due lancette è di servire la lancetta delle ore che procede costantemente
e in silenzio. La lancetta dei secondi rappresenta il corpo che
deve essere attivo e vigile, e il suo rapido avanzare ha lo scopo di
servire la lancetta dei minuti, che rappresenta il cuore. Quando il
cuore adempie il suo dovere di purificazione e decantazione, la lancetta
delle ore rivela e segna il tempo: ciò significa che il Principio
Divino manifesta sé stesso.
[7] Cercate di mettere in pratica tutto quello che avete appreso dalle
conferenze tenute da studiosi, saggi e devoti, dal contatto con gli
studenti degli altri Stati e da questi discorsi pomeridiani. Vi sollecito
quindi a praticare almeno una o due delle lezioni che vi sono state
trasmesse:
1. Dimenticatevi del bene che avete fatto agli altri, e dimenticate il
male che gli altri hanno fatto a voi.
2. Riverite vostra madre e vostro padre e onorateli, non causate loro
sofferenza e mostrate loro la vostra gratitudine.
3. Sviluppate i contatti con gli abitanti dei vostri villaggi, sforzatevi
di migliorare le loro condizioni di vita e aiutateli a consolidare la
fede in Dio. Questo è il motivo per cui il ‘Servizio ai Villaggi’ era
incluso nel vostro programma giornaliero durante il Corso Estivo.
4. Associatevi all’Organizzazione Sathya Sai Sevādal più vicina a
casa vostra e cercate il modo migliore per incanalare le vostre capacità
e il vostro entusiasmo.
Meditate sempre sull’unità che pervade l’apparente diversità.
Quando pronunciate un discorso davanti a un’assemblea, voi dite
sempre ‘Fratelli e sorelle’, ma la fraternità che esisteva tra Rāma e
Lakṣmaṇa è ora completamente assente. Oggi i fratelli sono in lite
per le proprietà e spendono tutti i soldi per portare la causa in tribunale.
Il vero ideale deve essere l’ideale di unità, poiché ‘l’altro’ è
soltanto voi stessi in un’altra forma e con un altro nome.

Discorso di commiato, Corso Estivo Bṛndāvan, 21.06.1979