20 Giugno 1977
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
La preghiera universale
Oṃ bhūr bhuvaḥ svaḥ
tát savitúr váreṇyaṃ
bhárgo devásya dhīmahi
dhíyo yó naḥ pracodáyāt
Om adoriamo Quello, il Sole che illumina
i tre mondi: grossolano, sottile, causale.
Contempliamo lo splendore divino.
Lo preghiamo che guidi il nostro intelletto.
[1] Il gāyatrī mantra è la preghiera universale custodita nei Veda, le
più antiche Scritture dell’uomo. È rivolta al Divino immanente e trascendente
al quale è dato il nome di Savita, che significa ‘Quello da
cui tutto questo nasce.’ Si può considerare che il gāyatrī mantra sia
composto da tre parti: lode, meditazione, preghiera. Dapprima il
Divino è lodato, poi vi si medita con riverenza, e infine gli viene ri-
volto un appello affinché risvegli e rafforzi l’intelletto, la facoltà di
discernimento.
La gāyatrī è considerata l’essenza dei Veda. Veda significa ‘conoscenza’,
e questa preghiera sostiene e acuisce la facoltà di conoscere.
Infatti i mahāvākya1, i quattro aforismi fondamentali custoditi nei
quattro Veda, sono compresi nel gāyatrī mantra.
La gāyatrī è di regola recitata all’alba, a mezzogiorno e al crepuscolo
ma, poiché Dio è al di là del tempo, parliamo di alba e tramonto per
effetto dei nostri limiti. Quando ci allontaniamo dal Sole, è il tramonto;
quando entriamo nella luce del Sole, è l’alba. Perciò non occorre
che vi sentiate legati a quei tre momenti per recitare la preghiera;
potete recitarla ovunque e in qualsiasi momento, purché la
mente sia pura.
Consiglio a voi giovani di recitare il mantra mentre fate il bagno; non
cantate le canzonette squallide e corrotte dei film, ma recitate la
gāyatrī. Quando fate il bagno, il corpo viene ripulito; fate in modo
che anche la mente e l’intelletto vengano purificati. Impegnatevi a
recitare il mantra quando fate il bagno, prima di ogni pasto, al risveglio
e quando andate a letto, e alla fine ripetete ‘śānti’ tre volte, così
donerete la pace a tre entità in voi: corpo, mente e anima.
[2] Ogni uomo ha quattro nascite. La primoìa è quando emerge dal
grembo della mamma e, non essendo né santo né empio, cerca solo
cibo e rifugio. La seconda è quando inizia lo studio spirituale che lo
condurrà dalle tenebre alla luce. La terza è quando ottiene la sag-
gezza avendo padroneggiato le discipline proposte dai ṛṣi per la
realizzazione del Sé. La quarta e ultima è quando realizza la propria
vera identità e si fonde nel Brahman.
Il cordino sacro è il simbolo della purezza necessaria se desiderate
partecipare al rito sacrificale (yajña) della vita. La vita è una serie
ininterrotta di sacrifici dell’inferiore a vantaggio del superiore, del
piccolo a favore del vasto.
Upanayana2, il nome dato a questa cerimonia d’iniziazione, significa
‘conferimento di un altro occhio’. I vostri due occhi non possono rivelarvi
la magnificenza e la maestà del regno dello spirito; essi si focalizzano
sul mondo oggettivo e sulle sue attrazioni transitorie. Per
questo vi è stato dato il gāyatrī mantra come terzo occhio per conferirvi
quella visione interiore con la quale potrete realizzare il Supremo.
[3] La gāyatrī è un tesoro che dovete custodire per tutta la vita. Se
ora non avete colto correttamente i suoni del mantra, apprendeteli
dai vostri genitori o dal prete di famiglia. Forse gli altri possono non
conoscere la gāyatrī, o possono averla dimenticata per riprovevole
negligenza; in tal caso consiglierei loro d’impararla da voi.
Non abbandonate mai la gāyatrī; potete abbandonare o ignorare
qualsiasi altro mantra, ma dovete recitare la gāyatrī almeno alcune
volte ogni giorno. Essa vi proteggerà dal pericolo ovunque voi siate,
in viaggio, sul lavoro o a casa.
[4] Alcuni occidentali hanno studiato le vibrazioni prodotte dal mantra
e hanno riscontrato che, quando viene recitato con la corretta in-
tonazione prescritta dai Veda, l’atmosfera circostante s’illumina visibilmente;
perciò, quando reciterete il mantra, su di voi discenderà
lo splendore divino che illuminerà l’intelletto e rischiarerà il vostro
cammino.
Gāyatrī è Annapūrṇa3, la Madre, la forza che sostiene e anima tutta
la vita. Dunque, non dimenticatela, non trascuratela. Adulti e preti,
che sono i custodi del mantra, l’hanno ignorato, ma voi, che siete gli
eredi e i guardiani della straordinaria cultura di questo Paese, avete
la grande responsabilità di preservarlo e di dimostrarne l’efficacia e
il valore!
Bṛndāvan, Cerimonia di upanayana, 20.06.1977