10 Aprile 1975 – L’università Sathya Sai

10 Aprile 1975

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

L’università Sathya Sai

[1] Il futuro dell’India è nelle vostre mani. Voi siete pienamente consapevoli
delle caratteristiche di questo kali yuga1 che stiamo attraversando.
Attorno a voi trovate ingiustizia, sregolatezza, immoralità
e falsità, accompagnate dai loro attributi demoniaci e da malvagie
atrocità. Nonostante ciò, dovete procedere sicuri, animati da
un’attitudine calma, tollerante e benevola verso tutto. Quasi tutti i
settori della vita sono inquinati da tali sentimenti velenosi, ma il
campo educativo, essendo così importante, necessita un’attenzione
speciale. In primo luogo dobbiamo indagare e cercare di scoprire
perché i genitori, gli allievi e gli insegnanti prendano parte a varie
attività anti-scolastiche.
La causa principale di simili disordini è che la mente umana è infestata
e dominata da due difetti diabolici: l’egoismo e l’ambizione.
Queste forze impediscono agli uomini di comprendere i valori
umani che contribuiscono a costituire l’umanità. Non è opportuno
che l’uomo baratti la sua esistenza di valore inestimabile, preziosa
come una gemma, con desideri secolari e ambizioni che valgono
meno di un pezzo di carbone. L’individuo diventa immortale non
in virtù delle sue azioni, della progenie o della ricchezza, ma grazie
allo spirito di sacrificio e rinuncia. Cercate quindi di rendere la vostra
vita ricca di significato sacrificando le vostre comodità personali
per il bene del prossimo.
[2] Oggi, l’educazione tende a prendere una strada sbagliata causando
ansia ai genitori e alla società. Pertanto dobbiamo ripristinare
gli antichi valori, secondo cui solo l’educazione basata sul nostro
patrimonio culturale può indurre i giovani ad acquisire la vera educazione,
o ātma vidyā, la conoscenza del Sé e la realizzazione del Sé.
È quindi essenziale che tutti apprezzino e applichino un insegnamento
e una formazione fondati sulla filosofia vedica.
Voi sapete bene quanto la gioventù dell’India sia oggi irrequieta e
agitata e cerchi di carpire ogni cosa con orgoglio e senza ottenere
alcun risultato, rimanendo invischiata in attività futili.
Lo studente moderno non è in grado di capire di cosa debba occuparsi
principalmente. È un ricercatore della conoscenza solo di nome,
in realtà è solo un ricercatore di piaceri materiali.
Come il dovere di ogni essere umano è di comprendere e rispettare
suo padre e sua madre, così in una nazione il dovere di ogni cittadino
è di apprezzare e assimilare il patrimonio culturale e storico
del suo Paese, stimandolo e amandolo come fosse i suoi stessi genitori.
Chi non è consapevole del valore storico e culturale della sua
nazione è come uno stolto che non riconosce i propri genitori. Oggi
bisogna fare molti progressi nel settore dell’educazione per tenere il
passo con l’evoluzione generale, ma voi non conoscete neppure i
grandi poemi classici e le sacre Scritture come il Rāmāyaṇa, il
Mahābhārata e la Bhagavad Gītā.
[3] Una volta un funzionario del distretto andò a ispezionare una
scuola e disse all’insegnante di chiedere a un allievo chi avesse
scritto il Rāmāyaṇa. L’allievo innocentemente rispose: “Signore, io
non l’ho scritto, forse l’ha scritto lei.” A quel punto l’insegnante
venne a trovarsi in una situazione difficile e assicurò il funzionario
che lui non l’aveva scritto, poi cercò di indagare se per caso l’ispettore
stesso avesse scritto l’opera.
Il funzionario riferì l’accaduto al vice preside che alla fine convenne
che un bramino doveva aver scritto l’opera e invitò il funzionario a
chiudere il caso. Questo significa che nel Paese lo stato delle cose in
cui versa attualmente il settore educativo è talmente pietoso che gli
studenti, gli insegnanti, gli ispettori e i vice presidi navigano tutti
nella stessa barca. Nessuno conosce l’autore di un’opera come il
Rāmāyaṇa. In tali circostanze, non siete autorizzati a definirvi persone
colte. State sprecando il vostro tempo prezioso nell’imitare gli
altri e non vi rendete conto che il fine dell’educazione è il carattere,
e il fine della conoscenza è l’amore.
[4] L’educazione non prevede soltanto una conoscenza libresca. Se
vi concentrate solo sulla conoscenza dei libri, sacrificando l’applicazione
pratica, non farete altro che svilire il nome dell’educazione
stessa. In passato, solo chi otteneva un punteggio del cento per cento
poteva passare un esame, ma oggi lo supera chi ha solo il trentacinque
su cento. Questo significa che uno studente può fare sessantacinque
errori su un totale di cento. Se a un ragazzo è consentito
fare il sessantacinque per cento di errori mentre è nel pieno delle
sue energie e facoltà, non vedo la ragione perché a un adulto non si
possa concedere un margine di errore pari al cento per cento!
È dovere degli studenti raggiungere il cento per cento di perfezione
nelle loro materie di studio. Se non ci riusciranno, nonostante i vantaggi
dell’età e delle energie disponibili, non saranno in grado di
farsi onore nel lavoro quando avranno un’occupazione, anzi si faranno
una falsa idea del prestigio e della dignità.
L’educazione deve indurre l’individuo all’umiltà, virtù che a sua
volta lo doterà di qualifiche idonee. L’idoneità gli fornirà la ricchezza
materiale necessaria, che a sua volta gli consentirà di compiere
atti caritatevoli. La carità lo renderà felice sia in questo mondo sia
nell’altro.
[5] Oggi voi pensate ai vostri diritti e alle vostre responsabilità. Da
una parte ci sono la libertà individuale e i diritti fondamentali, e
dall’altra ci sono le responsabilità e i doveri da compiere; in ogni
caso dovete osservare i vostri obblighi sociali e sostenere la reputazione
del Paese e della sua cultura. Alla luce di questi fatti, si è reso
necessario istituire le università Sathya Sai che mirano a raggiungere
obiettivi specifici, sebbene in tutto il mondo ci siano già milioni
di università.
L’università Sathya Sai non intende preparare dei laureati che esibiscano
i loro diplomi come una ciotola dell’elemosina, andando di
porta in porta a mendicare un posto di lavoro.
Questi istituti universitari sono stati costituiti per promuovere un
senso di auto-stima, di autonomia e uno spirito di servizio verso la
società e l’umanità. L’uomo non può vivere nell’isolamento come
una goccia di olio sulla superficie dell’acqua. Egli è un prodotto della
società, nella quale deve vivere, crescere e per la quale deve lavorare.
La nascita umana è rara e non viene concessa tanto facilmente
al mondo animale.
[6] Chi sta attraversando l’oceano del saṁsāra, il ciclo delle nascite e
delle morti, deve imparare l’arte di saper nuotare mediante la contemplazione
di Dio. Per quanto colti possiate essere, se non la coltivate
e non la mettete in pratica, sarete destinati ad affondare. La vita
è una barca che vi permette di attraversare l’oceano del saṁsāra
con l’aiuto della meditazione su Dio.
Una nazione ha bisogno di un ideale, così come il corpo umano ha
bisogno di riprendersi e di rimettersi in salute. Il corpo è un insieme
di vari organi, nessun organo da solo può formare il corpo. Se i vari
organi vengono separati, il corpo umano s’indebolisce fino a perdere
la sua esistenza. Analogamente, se una nazione viene divisa in
varie parti si disgrega e va in rovina. Possono esserci diversi Stati in
una nazione, ma deve esserci il sentimento di essere ‘una sola nazione’,
di appartenere a un unico Paese.
Sforzatevi di vedere l’unità nella diversità, che è un aspetto divino,
e non la diversità nell’unità. Dio è ovunque ed è in tutti. L’universo
intero è pervaso da Lui ed Egli vi dimora. Bisogna scoprire il Divino
in ogni cosa. Questi sono gli ideali menzionati dalle nostre Scritture.
Ci sono lampadine di colore differente e di potenza diversa, ma
qualunque sia il colore o la potenza, la corrente che le attraversa è la
medesima. Questo modo di pensare è oggi essenziale. Nella nostra
cultura rispettiamo la madre e il padre come Dio. Solo se rispettiamo
i nostri genitori possiamo aspettarci che i nostri figli, a loro volta,
rispettino noi. Nel mondo, per tutto c’è una reazione, una risonanza
e un riflesso.
[7] Le giovani donne che oggi studiano in questa università saranno
le future madri di domani. Devono quindi munirsi di tutta la cultura,
la conoscenza e la saggezza di cui avranno bisogno nella vita. In
India, alle donne è assegnato un ruolo speciale; perciò è molto importante
che le ragazze che studiano qui si preparino in modo da
essere all’altezza degli ideali e delle aspirazioni di una donna indiana.
Noi consideriamo la donna come gṛhalakṣmī (la dea della ricchezza
della casa), dharmapatnī (la moglie retta e virtuosa), ecc. La donna è
colei che si prende cura della casa, ma non è solo una casalinga, da
lei dipende la gloria o il disonore dell’intero Paese. Ed è con questo
spirito che ci riferiamo al nostro Paese chiamandolo madrepatria,
Bhāratamātā. Per di più, alle donne è attribuito il primo posto quando
sono associate alla loro controparte maschile, come ad esempio:
Sītā-Rāma, Lakṣmī-Nārāyaṇa, Rādhā-Kṛṣṇa e Pārvatī-Parameśvara.
[8] Abbiamo istituito questa università proprio per affermare l’importanza
fondamentale del ruolo della donna nel nostro Paese e per
preparare le nostre ragazze secondo tali criteri di condotta.
Desidero che le ragazze che studiano in questa università coltivino
buone qualità, le quali porteranno rispettabilità alle loro famiglie
d’origine e anche alle famiglie di cui faranno parte dopo il matrimonio.
Le cattive abitudini e i comportamenti volgari che oggi si
riscontrano nella maggior parte delle ragazze non devono trovare
posto nella nostra università. Le ragazze dell’università Sathya Sai
devono preservare gli ideali dell’istituto e tenere alto il prestigio
delle loro famiglie, della società e della loro cultura. Solo così l’università
avrà realizzato lo scopo per cui è stata fondata.

Jaipur, 10.04.1975