6 Gennaio 1975
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Il vero scopo dell’Organizzazione
[1] Voi tutti condividete la gioia che si ottiene dal fare il bene e dal
rendere servizio al prossimo secondo le vostre capacità e i vostri talenti.
Tenete sempre ben presente che l’obiettivo principale dell’Organizzazione
Sathya Sai è aiutare l’uomo a riconoscere la Divinità
insita in sé stesso; ma questa Divinità è latente, velata e non è sempre
evidente a sé stessi e agli altri.
Nella manifestazione non c’è niente di completamente cattivo o di
interamente buono. Ci sono pochi che non commettono errori, ci
sono pochi che non compiono buone azioni. Il buono e il cattivo, il
benefico e il malefico, il costruttivo e il distruttivo sono sempre presenti,
ovunque. Voi, in qualità di membri dei comitati direttivi delle
varie unità dell’Organizzazione (samiti), come membri del sevādal1 e
del mahilā vibhāg (la sezione femminile), siete unici poiché avete de-
dicato le vostre capacità e il vostro tempo al servizio del prossimo e,
in realtà, a promuovere i vostri migliori interessi.
In primo luogo, voglio che smettiate d’imitare ciecamente le altre
culture, gli altri sistemi sociali e gli altri ideali. Attualmente, nel nostro
Paese, tale tendenza ha conquistato novantanove persone su
cento. La vostra condotta e il vostro comportamento, il modo di vestire
e le abitudini alimentari, lo sport e i divertimenti, le tecniche
agricole e industriali, l’arte e l’architettura, tutto è preso a prestito
da altre culture. Persino la vostra intelligenza segue gli schemi
adottati da altri gruppi culturali, perciò vivete un’esistenza che non
ha radici nel passato, ma che è guidata e controllata da altre civiltà.
[2] Per sfuggire all’attrattiva di piaceri materiali a voi alieni, è essenziale
la fede in Dio quale vostra Realtà interiore e fonte d’immenso
potere. L’Organizzazione Sathya Sai deve riconoscere e ripristinare
la Verità che l’ātma (il divino Sé) è la realtà di tutti, per
quanto differenti possano apparire nella forma e nelle inclinazioni
mentali. Quando una lampada ne accende molte altre, tutte brillano
con uguale luminosità. La luce suprema, paramjyoti, è l’origine e la
sorgente della luce di ogni anima, jīvanjyoti:
ekam eva advitīyam
C’è solo l’Uno senza secondo.
Il medesimo vento può chiamarsi brezza, tromba d’aria, tifone o
uragano. Il medesimo Dio è chiamato con nomi diversi: tale è la base
della nostra cultura. Pertanto è vostro dovere evidenziare l’Uno,
fare esperienza dell’Uno in tutto ciò che fate e dite.
Non date alcuna importanza alle differenze di religione, setta, condizione
sociale o colore; sforzatevi affinché il senso di unità pervada
ogni vostra azione; solo chi si comporta così può avere un posto in
questa Organizzazione, gli altri è meglio che si ritirino.
[3] Dovete ristabilire la moralità e un retto comportamento nel nostro
grande Paese; questa è la tradizione appropriata, originaria dell’India.
Tuttavia non disprezzate le culture degli altri Paesi, non cercate
di trovarne i difetti e non denigratele. La Bhagavad Gītā2 vi
esorta a non condannare né a odiare alcun essere vivente:
adveṣṭā sarvabhūtānāṁ
Non nutrite odio verso alcun essere.
È ormai da sette o otto anni che fate parte di questa Organizzazione,
dunque è arrivato il momento di domandarvi se partecipate per
obbligo o di vostra spontanea volontà, e se le date il meglio di voi
stessi in termini di efficienza e di entusiasmo. Il vostro impegno è
orientato all’esibizionismo o è genuino? Siete convinti che sia giusto
fare servizio? Tale convinzione si manifesta in ogni vostra azione?
Vi assicuro che se il vostro servizio è incondizionato e fatto con tutto
il cuore, il risultato che conseguirete sarà ānanda, beatitudine divina;
invece un servizio ‘tiepido e fiacco’ vi conferirà solo una gioia
fittizia e una fama passeggera. Ricordate che il Dio che voi venerate
mentre vi impegnate nel servizio risiede nel vostro cuore. Gli altri
possono vedere o no, ma l’onnipresente Dio vede e nota tutto ciò
che fate, sentite o pensate, e di qualsiasi cosa facciate o pensiate vi
presenterà le conseguenze nella loro totalità.
[4] Un giorno, un uomo ricco che possedeva una riseria, ascoltò il
discorso di un paṇḍit3, il quale disse che il servizio maggiormente
apprezzato da Dio è l’offerta di cibo a chi ha fame. Così quell’uomo
decise di servire un pasto a tutti i poveri del suo villaggio e pensò
che qualsiasi tipo di riso potesse andare bene per loro; perciò prese
tutto il riso avariato della sua riseria senza neanche curarsi di eliminare
i vermi che lo infestavano, lo fece cuocere e lo servì ai poveri
affamati. Dopo aver mangiato quel riso alterato, i poveri furono
colpiti da vari disturbi e da varie malattie.
La moglie protestò vivacemente con il marito e gli disse che servire
del buon cibo a dieci persone sarebbe stato più meritorio che servire
cibo deteriorato a centinaia di persone! Ma l’uomo non era in vena
di ascoltare i suoi consigli sensati. La moglie allora escogitò un piano:
ogni giorno gli mise nel piatto cibo avariato e pieno di vermi.
Quando il marito s’infuriò e la rimproverò aspramente, la donna gli
fece presente che il paṇḍit aveva detto che tutti avrebbero dovuto
soffrire per il male fatto e per i danni causati agli altri. Poi aggiunse:
“Nell’altro mondo, dovrai mangiare cibo avariato e pieno di vermi,
perciò te lo servo sin d’ora in modo che ti possa abituare e che ti
aiuti ad affrontare le conseguenze della tua cattiva azione.” A quel
punto il marito comprese la sua malvagità, si pentì dei suoi errori e
ricorse a modi migliori per aiutare i poveri.
[5] Quando fate visita ai pazienti ricoverati in ospedale, serviteli con
tutto il cuore, in modo sincero e al meglio delle vostre capacità. Devo
dire che i programmi di servizio che avete organizzato nella città
di Bombay stanno procedendo molto bene e possono essere di
esempio per altre città, ma ora non metteteci un punto, metteteci
piuttosto una virgola. Impegnatevi con sempre maggiore entusiasmo
e continuate a fare progressi in tutti i campi.
Il servizio è un progetto per tutta la vita, non conosce pause né proroghe.
Il corpo vi è stato assegnato in modo che possiate dedicare
tutte le vostre capacità e i vostri talenti al servizio del prossimo.
Servite l’uomo finché vedrete Dio in tutti gli uomini, allora tutto
quello che farete sarà elevato a un atto di adorazione. Dio è amore e
può essere raggiunto e realizzato attraverso l’amore! Dio è verità e
può essere raggiunto e realizzato attraverso la verità! Ma voi vi impegnate
a sviluppare amore e verità?
[6] Devo dire che la sezione femminile, mahilā vibhāg, manifesta più
entusiasmo e più amore nel suo lavoro con i bambini delle classi
bālvika4, rispetto agli uomini dei centri. Ciò accade perché gli uomini
hanno meno tempo libero da dedicare alle attività dell’Organizzazione,
ma essi possono utilizzare il tempo che hanno a disposizione
in modo sacro e con maggiore beneficio.
Il tipo di servizio che le donne svolgono nelle classi bālvika è molto
utile perché garantisce un buon futuro alla nazione. I bambini sono
educati in modo eccellente e in futuro si faranno carico della guida
del Paese in modo migliore e più intelligente, con maggiore attaccamento
alla cultura e alle tradizioni di Bhārat (l’India).
Insegnate ai bambini quello che non possono apprendere da soli,
ovvero le storie del Rāmāyana5, del Bhāgavata6, quelle del
Mahābhārata7. Raccontate loro anche le storie tratte dalla Bibbia,
dai testi buddisti, dallo Zend-Avesta8 e dal Corano. Non serve spiegare
loro che il cavallo ha quattro zampe poiché lo scopriranno da
soli in un attimo. Quello che i bambini non sanno sono le storie e le
poesie che esprimono gli ideali della nostra cultura.
Non lasciatevi intimidire da chi dirà che l’ispirazione che trasmetterete
attraverso tali storie è un carico troppo gravoso per le loro tenere
menti. Sono solo gli adulti che trovano difficoltoso e pesante apprendere
cose nuove; l’infanzia è l’età migliore per ricevere questo
tipo d’istruzione. Spiegate ai bambini l’importanza della sacra sillaba
OM e il suo significato, ovvero che è il suono fondamentale di
tutto il creato. OM è un suono ricco di significato e simbolismo, ed è
molto diverso dal linguaggio incomprensibile e inutile che oggi i
bambini imparano a scuola già dalla prima lezione: “Ba, ba, pecora
nera! Ding dong suona la campana; il gatto è nel pozzo!”
[7] I membri del sevādal devono trascorrere il loro tempo libero in
satsaṅg9 senza sprecare un solo momento in divertimenti frivoli.
Prendete dei buoni libri e leggeteli ai vostri fratelli e sorelle analfabeti,
divulgate il messaggio della nostra cultura a chi non ha l’opportunità
di conoscerlo. Rendete questo servizio a coloro che abita-
no nei bassifondi, a chi vive nelle baraccopoli e nei villaggi. Gli
abitanti delle città sono abituati a leggere racconti futili e romanzi
assurdi che esauriscono il cervello e seminano pensieri malvagi nella
mente, ma i poveri che abitano nei villaggi e nelle baracche vi accoglieranno
di buon grado e ascolteranno con entusiasmo le storie e
le vite dei santi e delle Incarnazioni divine. Diffondete i sacri testi di
tutte le religioni e raccontate loro le vite dei santi di ogni fede.
Non crediate che il vostro compito sia quello di diffondere il Mio
nome, di parlare di Me e del Mio messaggio. Questo non è corretto.
Attraverso il nome Sathya Sai e ponendo l’enfasi sul messaggio, mirate
a promuovere la devozione e la fede in Dio, create un’inclinazione
spirituale e incoraggiate la disciplina spirituale. Non importa
quale nome utilizziate o su quale forma divina essi si concentrino;
sforzatevi di portarli sulla via della fede e della pratica spirituale.
[8] In questo momento, molti di voi pensano che il sole stia battendo
proprio sul punto in cui Io mi trovo e vorrebbero fare qualcosa
per evitarlo; ma la stessa cosa accade anche a molte altre persone
qui riunite, e voi non dovreste essere soddisfatti d’impedire che il
sole colpisca una sola persona. Ai volontari del sevādal deve interessare
il benessere di tutti: l’ātma risiede in tutti! Questo [Mio] corpo è
per voi, ma anche tutti questi altri corpi sono i Miei!
Il vostro amore, la vostra fede salda e la vostra devozione mi hanno
persuaso a venire a Bombay due volte l’anno! Ma se sviluppate ancor
più queste virtù verrò a Bombay non due, ma tre volte l’anno e
vi donerò ānanda, beatitudine divina.
Vi benedico per tutto il servizio che avete svolto e per tutto l’amore
che state condividendo con gli altri!
Bombay, 06.01.1975