5 Gennaio 1975 – Coltivare la mente e lo spirito

5 Gennaio 1975

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Coltivare la mente e lo spirito

[1] L’India è una terra sacra la cui gloria si è diffusa in tutti i continenti;
i suoi figli e le sue figlie hanno ottenuto eterna fama in tutto il
mondo grazie ai loro meriti in campo secolare e spirituale; hanno
liberato la patria dalle catene della dominazione straniera e, grazie
ai loro successi nell’arte e nella musica, hanno contribuito a donare
gioia all’umanità. Anche oggi l’India ha un nome onorato e rispettato,
perciò voi avete un’enorme responsabilità poiché dovete mantenere
e sviluppare lo splendore di cui l’India godeva in passato.
Oggi ci siamo incontrati qui con spirito di preghiera e di disciplina
per fare un nuovo passo avanti nel campo dell’educazione. Gli
obiettivi della vera educazione sono unicamente due. Quello primario
e basilare è procurarsi mezzi di sussistenza, vestiario e riparo,
promuovere la salute e l’armonia nella società, evitare l’inquinamento
e incoraggiare l’onestà.
Nell’antichità quando l’allievo studiava sotto la guida di un maestro,
prima dei quindici anni di età imparava a preparare i filati, a
tessere gli indumenti per il proprio uso personale, a produrre il cibo
che consumava e a badare ai bisogni essenziali. Lo studente si sentiva
gratificato e felice perché, grazie alle sue abitudini semplici,
aveva un ampio margine di tempo per seguire una disciplina spirituale
e per contemplare la natura. Quindi tutti devono sforzarsi di
diventare autosufficienti e indipendenti per quanto riguarda alimenti
e vestiario.
[2] I governanti di questo Paese sono spaventati dalla rapida crescita
demografica della popolazione e la incoraggiano a usare mezzi
errati e pericolosi per diminuire l’incremento delle nascite, ma essi
dimenticano che per ogni bocca da sfamare, noi riceviamo due mani,
due piedi e soprattutto un cervello che possiede vaste potenzialità
che possono contribuire a sviluppare le risorse nazionali. Tuttavia,
non c’è un progetto specifico per utilizzare quelle mani in più e
quei preziosi cervelli che possono cooperare allo sviluppo e alla
prosperità del Paese.
Si incoraggia la pigrizia considerandola un simbolo di ricchezza invece
di condannarla ovunque la si incontri. Non esiste una strategia
per ottimizzare la produzione e minimizzare lo spreco, anche per
quanto riguarda gli alimenti. Se nel Paese tutti consumassero la
giusta quantità di cibo e niente di più, non ci sarebbe la benché minima
scarsità. In India, che è la Terra di Annapūrṇa, la dea dell’abbondanza
dispensatrice di cibo, non sono mai mancati i mezzi necessari
a sfamare i suoi figli.
[3] Il secondo obiettivo dell’educazione è coltivare la mente e lo spirito.
Anche questo è molto simile all’agricoltura che provvede cibo e
vestiario all’uomo. Voi avete bisogno dei cereali per sostenere il
corpo e della meditazione per sostenere lo spirito. In agricoltura,
arate e preparate il terreno, seminate, nutrite le pianticelle con il fertilizzante
e mietete il grano. Per raffinare il cuore, dovete vangare il
campo del cuore, rimuovere le piante infestanti, le sterpaglie e pian-
tare i semi. Le piante infestanti sono le tendenze, le inclinazioni e le
abitudini malvagie, mentre i fertilizzanti sono la devozione e la dedizione.
L’irrigazione che favorisce la crescita della pianta è la qualità
dell’amore. I semi sono i nomi di Dio che sono messi a dimora
nel cuore purificato. Il raccolto, ovvero la ricompensa per tutta la
disciplina spirituale praticata, è la conoscenza o saggezza suprema.
[4] Raffinare e nobilitare il cuore è stato l’obiettivo del sanātana
dharma1, la Legge eterna e universale, l’antica religione dell’India,
ed è essenziale per condurre un’esistenza felice e colma di pace.
Questo dharma universale vi esorta a piantare i semi dell’amore e a
mietere i frutti della saggezza a favore dell’armonia sociale e della
prosperità nazionale, nonché per l’elevazione dell’intera umanità. Il
sanātana dharma vi indurrà a realizzare l’unità che sottosta a tutte le
apparenti diversità; l’unità è il presupposto e la spiegazione per
amare tutti senza desiderare alcun beneficio o tornaconto personale.
Sfortunatamente, gli indiani hanno sviluppato così tanto cinismo e
disprezzo nei confronti del loro retaggio spirituale da attribuire la
scoperta dei Veda2 e la loro compilazione agli intrighi disonesti di
certi bramini! I Musulmani riveriscono il Corano come la Parola di
Dio, i Cristiani venerano la Bibbia come il Verbo di Dio, mentre gli
Indiani considerano le Scritture vediche come insegnamenti irrilevanti
di persone mosse da interessi personali; in tal modo, si allontanano
dalla retta via e sprofondano nella sofferenza e nell’insoddisfazione.
Max Müller3 aveva affermato che quello che non viene trovato nella
cultura indiana non si trova in nessun altro Paese; ma non appena
gli indiani apprendono l’inglese o qualche altra lingua straniera,
sviluppano così tanto ego da denigrare la loro antica cultura per
adottare le maniere e le stravaganze di civiltà straniere.
[5] Gandhi affermò: “La mia India è l’India dei villaggi.” La libertà
che è stata conquistata e la prosperità a cui oggi si mira possono essere
garantite solo se gli abitanti dei villaggi sono liberi e prosperi; a
sua volta, tutto ciò dipende dalla libertà e dal benessere di ogni famiglia
che vive nel villaggio stesso. Attualmente assistiamo alla
mancanza di unità, di reciproca collaborazione e di amore persino
fra i fratelli di una stessa famiglia perché uno fraintende l’altro. Perciò,
come possono i villaggi godere di libertà, pace e prosperità? E
cosa dire dell’intero Paese se le condizioni in cui versano i suoi villaggi
sono tanto negative?
Tutti vogliono posizioni di autorità e potere senza però cercare di
meritare quella posizione attraverso le qualifiche necessarie per
usarla in modo corretto. Naturalmente, se una persona ha buone
intenzioni, ottime competenze e la visione del Divino, può certamente
coprire una carica autorevole e svolgere bene le sue funzioni.
Raramente però vediamo qualcuno che intenda compiere bene il
proprio dovere: tutti vogliono solo acquisire posizioni di prestigio.
Di conseguenza, diverse pratiche scorrette sono state introdotte nel
campo dell’educazione. Oggi bisogna pagare per ottenere l’ammissione
nelle scuole e nelle università, si paga per assicurarsi voti e
diplomi. Gli insegnanti non trasmettono il gusto per la cultura né lo
stile o la giusta prospettiva. Tutto si riduce a una questione di libri,
e solo di libri. Gli studenti sono costretti ad acquisire buone qualità
al di fuori dell’ambito scolastico, e si attribuisce più importanza a
raccogliere informazioni che a ottenere la trasformazione e la correzione
delle abitudini e delle qualità. Come acquisirono le loro capacità
i grandi artisti che dipinsero gli affreschi di Ajanta e scolpirono
i templi di Ellora? Non frequentarono scuole, ma impararono direttamente
dai loro insegnanti, i maestri d’arte e gli artisti ispirati.
I libri non possono dare le direttive e l’ispirazione a svolgere un
buon lavoro. Anche l’aspetto materiale deve essere armonizzato con
quello spirituale per poter vivere un’esistenza piena. Solo in tal
modo l’individuo potrà acquisire fiducia in sé stesso ed evitare percorsi
imitativi. Non si può ottenere la pace mentale biasimando gli
altri ed evitando le proprie responsabilità.
[6] Oggi poniamo le fondamenta di questo politecnico di agraria affinché
i giovani che studieranno qui non debbano dipendere da altri
per assicurarsi un lavoro; così potranno guadagnarsi da vivere solo
grazie alle loro capacità e ai loro sforzi. Questo costituirà una disciplina
spirituale che offrirà loro grandi opportunità per conseguire
successi in campo spirituale. Qui gli studenti saranno incoraggiati a
lavorare con gli altri, animati da un senso di reciproca e produttiva
collaborazione. Le cinque dita della mano devono andare le une
verso le altre per afferrare bene qualcosa.
Oggi è risaputo che per ogni sorta di lavoro sorgono ovunque delle
commissioni, c’è una commissione per la fornitura dell’acqua, una
per la fornitura dell’energia elettrica, ecc.; ma tali commissioni non
lavorano in armonia, anzi fanno sorgere dispute e fazioni. I loro
membri si radunano per prendere insieme una tazza di tè senza però
deliberare alcun provvedimento. Il rispetto reciproco può essere
realizzato se c’è la ferma convinzione che tutti sono figli di Dio, che
tutti sono divini. Su quella base potrà esserci collaborazione ed en-
tusiasmo nel lavoro. In tal modo, ognuno farà del suo meglio tenendo
presente le proprie responsabilità e i propri doveri.
Il futuro del Paese dipende dall’abilità, dalla sincerità e dallo zelo
dei giovani, quindi è essenziale far nascere l’entusiasmo e infondere
loro coraggio. Tutte le Mie speranze si basano sulla gioventù e sugli
studenti, che mi sono molto cari e non hanno colpe. La colpa di tutta
l’ostinata ribellione e della violenza è dei genitori e della scuola,
che inducono i giovani a seguire vie sbagliate.
Invece di riempirvi la testa di nozioni e numeri, colmate i vostri
cuori di amore e di luce. Abbiate fiducia nell’infinito potere dell’ātma,
del Sé che è la vostra realtà. Abbiate fede nella Grazia di Dio
che potrete conquistare attraverso la preghiera.
[7] Quando pregate o recitate un mantra, dovete conoscere il vero
significato delle parole e le loro implicazioni profonde. Ad esempio,
un uomo ignorava la vera implicazione del nome Śiva, e con quel
termine intendeva la Forma di Dio che si ritiene viva sul monte
Kailāś4 con la Sua consorte e famiglia. Egli mi disse che ‘Śivoham’
significa ‘io sono Śiva’, ma rimase sconcertato quando gli domandai:
“Allora cos’è Pārvatī per te?”
Molti praticano japa, la ripetizione del nome di Dio, e si uniscono al
canto di gruppo dei bhajan senza essere consapevoli del significato e
del valore delle parole che pronunciano meccanicamente. Gli adulti
che divulgano i mantra e si atteggiano a guide spirituali, anch’essi
ignorano il significato profondo di ciò che raccomandano agli altri o
trasmettono ai loro discepoli. ‘Śivoham’ significa che siete divini.
[8] L’essere umano deve impegnarsi nel lavoro e deve svolgerlo con
fede e devozione, come un atto di culto; in tal modo guadagnerà la
saggezza. L’educazione che oggi viene impartita non lo guida su
queste idee, è solo un’istruzione sterile. Spero che questo politecnico,
di cui oggi poso la prima pietra, attribuisca importanza anche ai
punti suddetti, perché i principi morali e spirituali vanno valorizzati
anche mentre si insegnano e si apprendono le materie secolari.
Desidero che la commissione incaricata di gestire questo istituto diffonda
gli ideali di servizio, di amore e disciplina spirituale che il
sanātana dharma simboleggia. Anche un esiguo numero di istituti
come questo saranno sufficienti come esempio e guida per gli altri.
Non è necessario che ci sia un’università in ogni città. La sola università
di Bombay, se gestita in modo corretto, potrà divulgare gli
ideali di unità e il valore dell’amore a tutta la sua vasta popolazione
e anche oltre i suoi confini.
Gli studenti che ricevono qui la loro preparazione, quando si recheranno
in altri Stati diffonderanno gli ideali che hanno assimilato.
Anche il ruolo degli insegnanti è importante; in questa università
devono emergere buoni insegnanti che possano fare da guida alle
università future. I cittadini di Bombay devono cercare di promuovere
istituti educativi di questo tipo, nonché istituzioni che si prendano
cura della salute della popolazione in modo che nel Paese
possa regnare la pace e la prosperità.
[9] Oggi si parla molto del fatto che nel nostro Paese non ci sia pace,
ma è sbagliato, perché la mancanza di pace mentale è un fenomeno
e un problema individuale. Il Paese non si è assolutamente deteriorato!
Sono gli individui che devono essere curati, sono i loro pensieri
e sentimenti che devono essere corretti e ripuliti.
Ad esempio, vediamo che il prezzo di ogni cosa sta andando alle
stelle e i governanti escogitano vari piani per abbassare i prezzi, ma
ciò potrà avvenire solo attraverso un metodo: accrescere il valore
dell’essere umano, in tal modo il valore di tutto il resto calerà. Attualmente
l’uomo è svalutato e ha dimenticato il suo valore reale; si
svilisce comportandosi come un animale e non realizza che in lui
dimora la Divinità. Oggi i vari beni materiali sono considerati essenziali,
mentre l’uomo non viene valutato altrettanto.
Se l’uomo fosse apprezzato per il suo vero valore e trattato come
una scintilla divina racchiusa nel corpo, si eleverebbe a nuove vette
di conseguimento e produrrebbe in abbondanza tutto quello che gli
necessita. Egli non cercherebbe di arraffare o d’imbrogliare ma, al
contrario, sarebbe un lavoratore onesto, una persona pura e un
aspirante spirituale sincero. Coltiverebbe la visione interiore e comprenderebbe
di non essere il corpo, i sensi, la mente e neppure l’intelletto,
ma sarebbe saturo di amore e di fiducia in sé stesso.
[10] Non va bene dedicarsi continuamente a cose eccitanti come
mangiare cibo stuzzicante, parlare, leggere libri e guardare film e
giochi: sono tutte cose rajasiche che disturbano e mettono la mente
in agitazione, come non va bene compiere azioni o nutrire pensieri
crudeli.
Oggi sono state gettate le fondamenta dell’istituto di agraria e spero
che a breve sorga qui un bell’edificio. Mi auguro anche che non utilizziate
male il denaro sprecandolo in spese inutili. Spero che i ragazzi
che studieranno in questa scuola diventino agricoltori efficienti,
giovani indipendenti che sappiano contare sulle loro capacità,
sul carattere e sulla forza d’animo per guadagnarsi da vivere.
Vi benedico tutti!

Bombay, 05.01.1975