16 Ottobre 1974
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Il vessillo della vittoria
[1] Issare la bandiera di Praśānti Nilayam sul mandir è la cerimonia
inaugurale di tutte le festività che si celebrano qui. È un evento
atteso con grande aspettativa ed entusiasmo dalle migliaia di devoti
che si radunano qui; ma la maggior parte delle persone non
sa che l’alzabandiera è un importante segno di vittoria e, anche
quelli che lo sanno, spesso non ricordano di quale vittoria si tratti.
Come ben sapete, la festività di Dasara segna il trionfo delle forze
del bene sul male, la vittoria di parāśakti, la suprema Energia divina,
nelle Sue tre forme di Mahādurga, Mahālakṣmī e Mahāsarasvatī,
le quali sottomettono e distruggono le incarnazioni demoniache
della lussuria, dell’avidità, dell’odio e di altre qualità rajasiche
(orgoglio e passionalità) e tamasiche (inerzia e ignoranza).
Ma qual è il vostro ruolo in questa lotta e nella sua relativa vittoria?
Qual è l’impatto che tale cerimonia deve avere su di voi? La
bandiera di Praśānti simboleggia la vittoria che ognuno di voi deve
conseguire sugli impulsi demoniaci che vi intossicano e vi tormentano.
Il trionfo che merita di essere da voi celebrato è quello
ottenuto sulle forze dell’illusione e dell’ignoranza che, con la loro
influenza sottile e sinistra, velano la vostra autentica natura e realtà
e vi trascinano nell’arido deserto del mondo sensoriale.
Che beneficio vi dà sapere tutto dell’oggetto e ignorare tutto del
soggetto? Una conoscenza così incompleta non serve a nulla; vantarsene
equivale a rendersi ridicoli!
[2] Osservate qualunque cosa in natura, esaminate qualsiasi cosa,
viva o inerte, della creazione. Noterete che tutto è soggetto a un
processo di disintegrazione, trasformazione e trasmutazione; non
è mai lo stesso anche dopo un solo momento; è come un fiume che
scorre: non potete bagnarvi nella stessa acqua più di una volta!
Un seme caduto nel suolo si trasforma rapidamente: diventa un
germoglio, poi diventa una pianticella, quindi un albero dotato di
vari elementi come il tronco, rami, ramoscelli, foglie, gemme, fiori
e frutti. Ognuna di queste manifestazioni ha un colore distinto ricavato
chissà dove, ha una caratteristica tattile diversa, una forma,
sapore e nome particolari, e infine ha uno scopo e una funzione
specifici. Il seme in sé scompare dal terreno, ma lo si trova moltiplicato
mille volte in forme identiche racchiuse in ogni frutto.
Che grande mistero è mai questo!
Lo stesso cumulo di argilla è trasformato dalle abili mani di un
vasaio in una vasta varietà di piatti e tegami. Una pepita d’oro è
trasformata dall’arte dell’orafo in una magnifica gamma di bellissimi
gioielli. Questi fatti rientrano nell’esperienza di tutti.
Il frutto, il vaso e i gioielli sono ‘effetti’, ma non ci può essere effetto
senza una causa. Il seme, l’argilla e la pepita d’oro sono le cause
materiali, mentre il giardiniere, il vasaio e l’orafo sono la causa
strumentale, che trasforma. Per quanto riguarda la creazione di
questo multiforme universo, la causa viene chiamata ‘Dio’.
Quando il cosmo si manifestò per Volontà di Dio, che è l’Universale
Assoluto, esso emerse unicamente dall’Assoluto poiché c’era solo
l’Uno, così come anche ora c’è solo l’Uno, nonostante tutta l’apparente
varietà. Quella Volontà emanata dall’Assoluto ci ha indotto
a vedere e a fare esperienza dei molti: ecco ciò che è accaduto.
La Realtà dell’Uno è ancora Uno, non ha subito alcun mutamento,
mentre noi all’Uno abbiamo sovrapposto l’illusione dei molti.
[3] Pertanto Dio è sia la causa materiale sia la causa strumentale:
Egli è l’oro e l’orafo, il vasaio e l’argilla, il seme e l’albero. Kṛṣṇa
proclamò nella Gītā:
bījaṁ mām sarva bhūtānāṁ
In tutti gli esseri viventi Io sono il seme
(Bhagavad Gītā 7.10)
La manifestazione è il Suo corpo, il cosmo è la Sua Volontà, i Veda
sono il Suo respiro.
La scuola di pensiero sāṅkhya asserisce che il mondo ha avuto origine
dall’aggregazione e dall’unione di atomi differenti, ma gli
studiosi non approfondiscono la questione e non spiegano cosa
abbia indotto gli atomi ad aggregarsi ad altri atomi simili, formando
gruppi e strutture particolari. Com’è nato tale impulso?
Come si è risvegliato nell’infinitesimo atomo? Chi ha inculcato un
simile desiderio nel minuscolo cuore dell’atomo? Ma ogni domanda
viene rigorosamente evitata.
La maggior parte dei filosofi, soprattutto in Occidente, ignora la
questione e non cerca d’individuare la causa alla base di tutti gli
effetti che, in ogni momento, vediamo attorno a noi.
Le Upaniṣad dichiarano che Dio espresse la Sua Volontà: ‘Ekoham
bahusyām – Sono l’Uno, che Io divenga i molti’ e divenne tutto
questo in risposta a quel desiderio divino, l’impulso primario. Egli
divenne ‘tutto questo’ [universo] ed è quindi l’antarātma, la Realtà
interiore, e l’antaryāmin, la Forza motrice interiore.
[4] I Veda proclamano: ‘Tutto questo è Vāsudeva, il Divino’ e affermano:
‘Non c’è la minima traccia di molteplicità qui’, e poi assicurano:
‘Ekam eva advitīyam – Solo l’Uno senza secondo’.
Realizzare e fare esperienza di questa verità fondamentale, acquisire
la beatitudine e la consapevolezza della propria Divinità intrinseca
è la vittoria che la bandiera di Praśānti rappresenta.
Avete conseguito quella vittoria? No! Perché allora alzo la bandiera,
con vostro piacere, in una giornata di festa? La alzo per insegnarvi,
per ispirarvi e ricordarvi il prezioso patrimonio di saggezza
delle Upaniṣad, che i vostri antenati hanno conquistato e lasciato
in eredità per voi. Oggi vi crogiolate al sole di quella gloria e
avete l’opportunità di vivere di quel patrimonio che essi hanno
lasciato per i loro figli e nipoti.
La bandiera di Praśānti invita tutti voi a condividere quel tesoro
inestimabile.
Praśānti Nilayam, 16.10.1974