16 Ottobre 1974 – Cura del veicolo

16 Ottobre 1974

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Cura del veicolo

[1] I medici concordano sul fatto che le malattie sono causate da
abitudini alimentari errate e da modi insensati di trascorrere il
tempo libero. Essi però sembrano non sapere che la parola cibo
comprende un’ampia varietà di ‘assunzioni’. Ogni esperienza fatta
attraverso uno qualsiasi dei sensi è ‘cibo’ che ha un effetto sulla
salute. Si parla di ‘cibo per la mente’, infatti qualunque cosa vediamo,
udiamo, annusiamo o tocchiamo ha un effetto sul corpo,
buono o cattivo.
La vista del sangue fa svenire certe persone; una cattiva notizia
può essere traumatica. L’allergia è provocata da odori sgradevoli o
quando si viene a contatto con qualcosa di intrinsecamente sgradito.
Una mente sana garantisce un corpo sano, un corpo sano garantisce
una mente sana: i due sono interdipendenti. La salute è
essenziale per la felicità; la felicità o la capacità di essere felici qualunque
cosa accada, è essenziale anche per la salute fisica.
Il cibo che consumiamo deve essere gustoso, nutriente e gradevole.
Non deve essere troppo piccante né troppo salato: deve esserci
equilibrio. Il cibo non deve stimolare le passioni, ma neppure
smorzare la vitalità. Il cibo rajasico alimenta le emozioni, il cibo
tamasico induce all’inerzia e al sonno. Il cibo sattvico appaga, ma
non infiamma le passioni né acutizza le emozioni.
[2] La natura ha in sé molti misteri. L’uomo è in grado di dipanare
solo quelli che sono percepibili ai suoi cinque sensi, ma non comprende
che c’è una vastità inconoscibile al di là dei suoi cinque
imperfetti strumenti di percezione. Ad esempio, ogni essere e ogni
cosa rilascia costantemente, senza interruzione, milioni di minuscole
particelle e milioni di vibrazioni. Certe sostanze, come la
canfora, ne emettono così tante che un pezzetto di canfora si esaurisce
in pochi giorni.
Attraverso tali emanazioni, i corpi degli altri influiscono su di noi
e, allo stesso modo, anche noi li influenziamo, così inevitabilmente
interagiamo nel bene e nel male. Infatti, la crescita del corpo è influenzata,
così come la sua salute e forza, dal contatto e dalle
compagnie che noi coltiviamo. Queste esalazioni s’intensificano
quando lo sporco viene accumulato, se si ammucchia del liquame
o se le fogne sono intasate. Le normative sanitarie sono state concepite
per ridurre la possibilità di diffusione di malattie.
[3] Le scritture indù hanno prescritto cinque tipi di bagni al fine di
mantenere il corpo immune dalle emanazioni altrui.
Innanzi tutto abbiamo il bagno di fango, nel quale si applica del
fango fine sul corpo e ve lo si lascia per un po’ di tempo prima di
lavarlo via. Il secondo è il bagno di sole, raccomandato perché i
raggi del sole sono dei potenti disinfettanti, nutrono e rinforzano.
Il terzo è il bagno in acqua; se l’acqua è quella di un fiume, considerato
sacro, e se il bagno è preceduto dalla recitazione di inni
propiziatori, pulisce il corpo e, allo stesso tempo, eleva lo spirito.
Il quarto è il bagno d’aria, in cui si espone il corpo alla fresca brez-
za e ai suoi effetti salutari. Il quinto e ultimo è il bagno di cenere:
si ricopre il corpo di un sottile strato di cenere, o vibhūti, onorata
come il simbolo di Śiva. La cenere protegge il corpo dai contatti
negativi e dagli effetti deleteri delle vibrazioni provenienti dagli
altri; inoltre, santifica e purifica le vibrazioni di chi si è cosparso di
cenere, perché gli ricorda continuamente l’inevitabile fine di tutto
ciò che egli percepisce come suo, fatta eccezione per il Signore che
è la Persona stessa, il puruṣa.
[4] La consuetudine sociale degli ‘intoccabili’ deve aver avuto le
sue origini dalla realizzazione di questa verità, ma certe pratiche,
come evitare il contatto con uomini corrotti o con oggetti contaminati,
sono diventate in seguito una vacua serie di rifiuti e negazioni.
Coloro che vengono derisi perché osservano simili restrizioni e
divieti trovano difficile spiegare il significato profondo del loro
comportamento. Queste osservanze hanno avuto origine dall’ansia
di ottenere una lunga vita e forza fisica, in modo che il ricercatore
spirituale potesse raggiungere la meta della realizzazione. La
Gītā parla di abitudini alimentari e ricreative che devono essere
controllate e regolate.
La parte grossolana del cibo è scartata come feci, la parte sottile
viene trasformata in muscoli, sangue, eccetera, e la rimanenza ancora
più sottile si tramuta nella mente e nelle sue attività. Ecco
perché i saggi hanno prescritto certe limitazioni alimentari per
promuovere l’anelito spirituale e contrastare le tendenze opposte.
Oggi, però, per effetto del degrado dello spirito del tempo, il cibo
che inibisce lo slancio verso la spiritualità viene sempre più consumato.
Le regole elementari dell’igiene personale sono ignorate
nel nome dell’originalità e del ‘neo-spiritualismo’. Il bagno è una
cosa superata e non si cura l’igiene orale, invece sono coltivate e
tollerate abitudini nocive. La bocca è la porta d’accesso della residenza
fisica; se quell’ingresso è sporco, cosa possiamo dire dell’abitazione
e dei suoi residenti?
La mancanza di igiene personale è diventata una moda popolare.
È necessario mantenersi alla larga dai suoi sostenitori perché la
pulizia è affine alla Divinità. Capelli spettinati e trascurati, teste e
corpi sporchi denotano menti e intelletti disordinati e confusi.
[5] È pur vero che molti saggi e santi prestarono poca attenzione
alla pulizia personale poiché erano sempre a un livello elevato di
vicinanza alla Realtà Suprema. Imitarli, senza avere la convinzione
interiore di non essere il corpo bensì il Residente universale, è
solo ipocrisia ed esibizionismo. Īśvara (Śiva) ingoiò il veleno che
era emerso dall’oceano, ma i comuni mortali non possono fare la
stessa cosa e neppure rimuovere i veleni minori del mondo.
Sviluppate l’equanimità, inculcate nella mente la fede nel Divino,
e allora avrete l’autorità di ignorare le richieste del corpo senza
difficoltà. Non potete sfidare la saggezza dei santi e domandare
che rischio ci sia nel comportarsi allo stesso modo; ne deriverà un
grave danno, se oserete avventurarvi nei reami dello spirito con
un ego gonfiato.
Il corpo va curato con amorevole attenzione, perché è un regalo
prezioso, una macchina molto complicata ma ben coordinata, donatavi
per raggiungere un obiettivo encomiabile. Anche l’aspetto
esterno deve essere pulito ed esprimere l’attrattiva della bontà. La
pelle del frutto della beatitudine è il corpo fisico, la polpa gustosa
sono i muscoli, le ossa e i nervi, il seme duro e non commestibile è
il male che viene mischiato nella vita. Il succo che il frutto offre, e
per il quale l’albero è stato piantato e accudito, è la beatitudine che
dona a tutti. Il corpo rifulgerà se il carattere è buono; il servizio
reso agli uomini e l’adorazione per Dio preserverà il suo fascino. Il
Signore osserva con migliaia di occhi anche la più piccola azione
dell’uomo per scoprire la minima traccia di amore disinteressato
che possa addolcirla.
[6] In passato, le malattie erano curate con i semplici rimedi offerti
dalla natura: radici, tuberi, frutti, foglie, riposo, cambio di residenza,
regole dietetiche, disciplina spirituale, eccetera. Attualmente
l’uomo vive in un’epoca di pastiglie e iniezioni. Non crediate
che la salute si conservi e si mantenga attraverso i medici, o che i
farmaci soltanto ve la possano garantire. Se fosse così, i morti sarebbero
tutti vivi ora. Osservate se i medici seguono i consigli che
danno agli altri: sono vittime proprio delle stesse abitudini nocive
che dicono ai loro pazienti di non seguire. Condannano il fumare
e il bere sostanze intossicanti perché dannosi alla salute, ma essi
stessi li praticano e quindi incoraggiano proprio il male che condannano.
Ecco che genere di medici abbiamo!
In ogni campo, sia esso spirituale, morale, economico, politico, letterario,
la mancanza di leader adeguati è la causa fondamentale di
tutta la sofferenza, l’ansietà e la paura che tormentano il mondo.
Voi siete incarnazioni dell’ātma divino. Non desiderate riconoscimento
e rispetto dagli altri; desiderate piuttosto di ottenere la
Grazia di Dio. Nel perseguire quel fine, non lasciatevi sviare dall’insorgere
di ostacoli e difficoltà.

Praśānti Nilayam, 16.10.1974