10 giugno 1974
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
L’eterno canto del Beato
[1] Kṛṣṇa è quel Nome che comprende tutti i Nomi, quel pensiero
che comprende tutti i pensieri, quell’azione che include tutte le
azioni. Approfittate della festa odierna, che commemora l’avvento
di Kṛṣṇa, per sviluppare la devozione. Bhakti, la devozione, viene
definita come il mezzo per scoprire la Realtà divina in ogni essere.
Nelle scritture sono indicati quattro stadi per aiutare l’uomo ad
avere successo in simile impresa: discriminare tra ciò che è permanente
e ciò che è temporaneo, rinunciare a soddisfare i sensi,
controllare realmente le emozioni, i pensieri e le occupazioni, e
aspirare incessantemente alla liberazione da qualsiasi legame.
La devozione è quella spinta che si manifesta in queste quattro
fasi disciplinari; ma oggi il termine ‘devozione‘ viene applicato
indiscriminatamente a ogni sorta di desiderio e disciplina, tanto
da essere identificato persino con l’epicureismo.
In realtà, bhakti deriva da bha che sta per bhagavān, Dio, e sollecita
l’uomo a tenerlo sempre in mente e a coltivare l’amore per Lui. La
devozione induce a liberarsi dall’egotismo, a frenare i desideri
sensoriali e a innalzare il livello delle proprie aspirazioni.
Bhakti guida alla suprema saggezza che sorge dalla realizzazione
dell’unità, chiamata ‘Dio’. Come la fanciullezza matura nella tarda
età e vi trova il suo coronamento, così la devozione matura nella
conoscenza o saggezza, ovvero bhakti matura in jñāna. Alcuni negano
la necessità di coltivare la devozione e affermano che la conoscenza
spirituale si possa conquistare senza passare attraverso
lo stadio preliminare di bhakti, ma questa è una fase necessaria e
inevitabile quanto la fanciullezza.
La devozione favorisce le più nobili virtù e costituisce il tesoro più
prezioso, il sentiero più vero, la sola strada per giungere a Dio. Bisogna
vivere nella devozione, per devozione e con devozione,
perché è l’amore più puro e più nobile; quell’amore è il respiro che
sostiene la vita e sorregge l’anima nello sforzo di fondersi nella
Super-Anima. Gli anni trascorsi senza la luce dell’amore sono anni
di decadimento, di confusione e di malattia. Tanto varrebbe essere
morti e decomposti per sempre.
[2] L’amore può trasformare l’uomo in un essere divino e aiutarlo
a manifestare la Divinità che costituisce la sua essenza. L’amore
può domare anche l’animale più feroce; sollecita l’uomo a colmare
il mondo di gioia e a condividere quella gioia, e infonde un’intensa
sete per quell’esultanza e per l’elevazione dello spirito.
L’avatār del Signore nella forma di Kṛṣṇa e la Sua missione terrena
ebbero come scopo la diffusione del Principio di prema, l’Amore
divino, attraverso l’esempio e l’insegnamento. Prema trascende
l’ego, è puro, dolce, sacro e nobilitante.
Prahlāda possedeva quel puro amore, quindi qualsiasi cosa lo affliggesse
– dolore, sofferenza, tortura, disgrazia – sopportava ogni
cosa poiché era inconsapevole di tutto, ad eccezione di Dio che
aveva racchiuso nel tabernacolo del suo cuore. Anche Mīra era così
assetata di Dio e così angosciata dalla separazione da Lui che
cantava sempre magnificando il Suo fascino, la Sua potenza e il
Suo mistero.
Dovete aspirare a essere benedetti con lo stesso fervore, con la dedizione
e la devozione dimostrati da Prahlāda e Mīra; solo quello
potrà darvi la suprema beatitudine. Oggi, sebbene molti dichiarino
di desiderare quello stato mentale, in realtà dirigono i loro
sforzi verso l’esibizionismo e l’esaltazione di sé. A quei tempi, la
disciplina spirituale si svolgeva nel silenzio e nella modestia, mentre
oggi tutto è altisonante e sfarzoso.
[3] Bhakti vi rivela che Dio è in tutti, quindi l’amore per Dio che
scaturisce dal vostro cuore deve fluire verso tutti poiché tutti sono
incarnazioni dello stesso Dio; Egli è legato a voi dal più stretto
vincolo d’amore. I genitori possono scomparire, il fratello può impugnare
le armi contro il fratello, la sorella può ignorare la sorella,
i figli possono non rispettare o addirittura non riconoscere i genitori.
Dio, invece, non vi abbandonerà mai, non vi negherà mai.
Dio è il più vicino, il più caro, il più amorevole, il più assiduo
compagno e parente, come è pienamente dimostrato dalle gesta di
Kṛṣṇa riportate nel Mahābhārata e nel Bhāgavata Purāṇa.
La creazione implica un Creatore. Nulla può accadere se non c’è la
Volontà di farlo accadere. Prima dell’inizio di tutte le cose, ci fu
una Volontà che volle il loro divenire. Può essere stato soltanto Lui
a diventare tutto ciò, qualunque sia il nome o la forma che le cose
abbiano assunto. Quella Volontà è Amore, Sapienza, Potere, Beatitudine.
[4] Ognuno di voi deve stipulare un’assicurazione sulla vita con
‘Quello’. A differenza delle altre compagnie assicurative, quella
non può subire perdite o liquidazioni, non potrà mai fallire né vacillare.
Pagate il premio regolarmente, secondo le clausole, e potrete
riscuotere il compenso. Il premio che dovete pagare è l’amore
che si irradia dal vostro cuore verso tutti gli esseri. La liberazione
dal dolore e dall’afflizione, la beatitudine eterna costituiscono la
ricompensa che otterrete.
Facendo un’analogia, descriviamo un albero che produce frutti
dopo un lungo periodo di sollecite cure. La verità è il seme, la fede
nel Sé e nelle amorevoli attenzioni di Dio sono le radici che sostengono
l’albero e lo alimentano; la recitazione del Nome, il canto
di inni e salmi, la meditazione sulla Sua gloria sono le piogge che
nutrono l’albero. La beatitudine è il fiore fragrante, e jñāna, la gnosi
liberatrice, è il frutto.
Se l’uomo trascura questo dovere verso sé stesso, soffre, perde la
pace e la sicurezza ed è inquieto e timoroso. La pace teme la compagnia
dell’egoista centrato in sé stesso, dell’avaro calcolatore o
del demone senza cuore. La pace è vicina al dispensatore generoso,
al virtuoso, al saggio. Anche voi dovete aspirare a essere così,
in modo che la pace possa avvicinarsi a voi e garantirvi la sua presenza.
Se invece vi allontanate dalla via dell’amore, non solo gli uomini
ma persino la natura vi saranno di ostacolo e impediranno il vostro
progresso, perché il male in voi si manifesterà sotto forma di
intralci e difficoltà a cui dovrete far fronte. Simili ostacoli non sono
creati dai vostri nemici, ma vengono provocati dai vostri stessi
sentimenti e impulsi. Pensate al bene, sentitevi felici, agite bene,
parlate del bene, e la strada sarà libera, piana, facile, agevole. Se
invece pensate al male, progettate il male e fate il male, il vostro
cammino sarà costellato di paure e fallimenti.
La mente va ripulita affinché il sentiero sia pianeggiante e senza
impedimenti. I devoti non meritano di essere definiti tali solo perché
fanno qualche donazione, visitano i luoghi santi o ascoltano
discorsi religiosi; colmate la mente d’amore, allontanate l’odio e
l’invidia, sviluppate pensieri buoni e progetti corretti: solo questo
potrà convalidare la vostra posizione di devoti. Procedete determinati
e silenziosi verso il traguardo: l’unione con Dio.
[5] Poiché oggi è il giorno che commemora Kṛṣṇa e la Sua nascita
in forma umana, bisogna ricordare che Egli trasmise il Suo messaggio
d’amore con il precetto e con l’esempio, durante tutto il suo
percorso umano. Il Mahābhārata e il Bhāgavatam sono pieni di lezioni
su come coltivare bhakti, la devozione e l’amore esclusivo per
Dio e per tutte le Sue creature. I fratelli Pāṇdava e le loro consorti
erano devoti di grande levatura. Quando la regina Draupadī venne
umiliata e disonorata pubblicamente dai loro cugini, nella sala
del Consiglio reale, non chiese aiuto ai suoi mariti, eroi indiscussi
in molte battaglie e armati di archi celesti e mazze, ma invocò
Kṛṣṇa perché sapeva che Egli era il suo parente più prossimo, il
suo scudo e la sua spada.
Molti anni dopo, scherzando, Draupadī disse a Kṛṣṇa che in quell’occasione
l’aveva soccorsa un po’ in ritardo. Kṛṣṇa la invitò a ripetere
le parole con le quali lo aveva chiamato, e Draupadī rievocò
di averlo invocato: “Oh Tu che risiedi nel cuore delle gopī! Che
cammini nei giardini fioriti di Bṛndavan! Che abiti a Dvārakā!”
Kṛṣṇa spiegò che quel ritardo era dovuto all’indirizzo sbagliato a
cui la preghiera era stata inviata, e aggiunse: “Le tue parole mi
hanno obbligato a correre a Bṛndavan e poi a Dvārakā prima di
arrivare dove tu ti trovavi! Se solo avessi gridato: ‘Oh Tu che risiedi
nel mio cuore!’ sarei apparso davanti a te proprio nel medesimo
istante!”
Dunque, sforzatevi di insediarlo nel vostro cuore e di essere sempre
consapevoli che Egli è lì. Rādhā soltanto aveva quella consapevolezza
e la beatitudine ininterrotta che ne derivava. Sviluppate
quella consapevolezza, quella vicinanza; ma se siete sempre consapevoli
solo del corpo e delle sue pretese di attenzione, come potrete
concentrarvi sul Residente interiore? Sviluppate la visione
interiore e provate la gioia che vi dona almeno per mezzo minuto
al giorno: questo vi darà certamente grande forza e sicurezza.
Rādhā pregava Kṛṣṇa che la tenesse sempre nella fresca ombra
della Sua presenza per essere salvata, per evitare di rimanere bruciata
nell’arido deserto della vita terrena.
[6] Incarnazioni dell’ātma universale! Le scritture sono infinite e le
discipline spirituali innumerevoli; le occasioni sono poche, il tempo
è già tutto impegnato, ma potete vincere facilmente la battaglia
della vita purché vi armiate d’amore. Questo è l’insegnamento essenziale
delle scritture, l’obiettivo delle varie discipline, il miglior
modo di approfittare di tutte le opportunità e la maniera più vantaggiosa
per impiegare il capitale più prezioso: il tempo.
Le persone semplici che accudivano gli animali nel gokul, dove
Kṛṣṇa trascorse la Sua fanciullezza, non conoscevano alcuna pratica
spirituale, non studiavano i sacri testi, non osservavano voti e
non visitavano i templi; semplicemente tenevano sempre nel tempio
del loro cuore il Nome e la Forma del Dio con il quale vivevano,
e furono salvati.
Incarnazioni dell’Amore! So che siete inquieti poiché oggi il mondo
è scosso da ondate di instabilità e insicurezza, ma non attribuite
la colpa al mondo. Le agitazioni sono solo l’immagine delle vostre
agitazioni che proiettate sul mondo. L’insicurezza è l’esalazione
dei fumi che emanano dalla vostra mente, la paura alza la
testa nel vostro cuore. Le forze del mondo, tutti gli esseri della na-
tura non ne sono toccati né influenzati, rimangono immutati. Solo
voi siete cambiati, siete nervosi, avete paura e non trovate pace!
[7] Voi indossate occhiali colorati e vedete attraverso di essi. Correggete
la vostra visione e il mondo sarà corretto; riformate voi
stessi e il mondo sarà riformato. Voi create il mondo a vostra scelta;
vedete i ‘molti’ perché cercate i molti, non l’Uno. Sforzatevi di
includere i molti nell’Uno, i corpi fisici vostri e degli altri, la famiglia,
il villaggio, la comunità, lo stato, la nazione, il mondo, e progressivamente
andate avanti verso orizzonti di appartenenza
sempre più vasti fino a raggiungere lo stadio di Unità in pensieri,
parole e azioni. Questa è la disciplina dell’amore, perché l’amore è
espansione, inclusione, accoglimento. L’individuo deve universalizzarsi,
espandersi nel viśvarūpa, la divina Forma cosmica.
Se intraprendete questa disciplina, dovete sopprimere tutte le vostre
inclinazioni all’odio, all’avidità, all’invidia e alla malizia, e
concentrarvi sull’espansione dell’amore verso tutti. Potrete incontrare
molte opposizioni, ma consideratele prove di sopportazione,
sincerità e determinazione. I vostri genitori, fratelli, sorelle, mogli,
figli, amici, parenti e compaesani potrebbero farvi deviare con la
derisione e le minacce; potreste perfino sviluppare repulsione verso
Dio perché vi mette degli ostacoli sul cammino; idee di ateismo
potrebbero sorgere in voi e stroncare la vostra fede, ma dovrete
superare tutto con coraggio e fiducia.
I buoni sono sempre il bersaglio di malizia e invidia, di calunnie e
insulti da parte dei malvagi. Assicuratevi che la vostra bontà sia
radicata e salda per sostenere tutte le traversie. Anche gli avatār
non sono esenti dalle ‘attenzioni’ di tali forze sinistre. Kṛṣṇa dovette
fronteggiare molti ostacoli dalla culla fino al termine della
Sua vita sulla terra; dispetti personali, calunnie mendaci, oltraggi
infondati e diffamazioni lo seguirono a ogni passo. Demoni, che
non riuscivano a tollerare la luce e l’amore che Egli diffondeva attorno
a Sé, cospirarono contro di Lui per infangare il Suo Nome e
osteggiare la Sua missione; cercarono di legarlo, di far fallire i Suoi
piani e di traviare i Suoi strumenti, ma la Verità trionfò e la menzogna
fu smascherata e screditata.
[8] La verità può rimanere velata per qualche tempo dalla nebbia
della maldicenza, ma la vittoria è sempre sicura. Le forze dell’odio
saranno sconfitte dai loro stessi raggiri e stratagemmi, e andranno
incontro alla loro rovina poiché le loro azioni determineranno reazioni
tali che saranno per loro disastrose.
Alla corte di Dhṛtarāṣṭra, quando Kṛṣṇa vi si recò in missione di
pace, i Kaurava ipotizzarono di catturarlo e metterlo fuori gioco,
ma cosa accadde? Lo stratagemma si ritorse contro di loro ed essi
vennero annientati, mentre Kṛṣṇa non venne neppure sfiorato dai
loro imbrogli né dalle loro diffamazioni. Quando i Kaurava intrapresero
la loro campagna denigratoria, molti devoti ne furono addolorati;
per esempio, il minore dei fratelli Pāṇdava, Sahadeva,
accolse Kṛṣṇa al Suo ritorno dicendogli: “Non m’interessa se la
Tua missione è fallita, so che fa parte del Tuo piano, ma sono felicissimo
di vederti tornare sano e salvo da quel nido di demoni!”
Kṛṣṇa è invincibile, sempre puro, sempre luminoso e la Sua fama
è gloriosa; chi cerca di tradirlo è segnato per sempre dalla sua
stessa tenebrosa oscurità. La perfidia di chi non riesce a sopportare
la Sua gloria determinerà la sua stessa rovina, senza che Kṛṣṇa
ne sia minimamente toccato. La Sua gloria si moltiplicherà centinaia
di volte di fronte a ogni sfida lanciata da questi divulgatori di
calunnie.
Alcuni malvagi tentarono persino di screditare il Signore perseguitando
e torturando i Suoi devoti come Prahlāda, ma quando
questi si opposero alle loro minacce con grande forza d’animo,
quei malvagi fallirono vergognosamente; infatti Prahlāda raggiunse
un’immensa gloria e la verità del Signore venne convalidata
in modo grandioso.
Molti che non riescono a tollerare la gloria dell’avatār hanno fatto
campagne analoghe in ogni era, ma hanno solo contribuito a esaltare
lo splendore e la diffusione del Suo messaggio. Le loro iniziative
sono soli strumenti per fare trionfare la gloria divina in tutto il
mondo.
[9] Anche oggi accadono fatti del genere, ma voi dovete capire che
sono inevitabili ed essenzialmente falsi; perciò continuate nella
vostra pratica spirituale con fede totale e certezza, con entusiasmo
e gioia. Il Principio Sai, la Divinità di Sai non potranno essere colpiti
dalla calunnia né turbati da alcun espediente: la Sua avanzata
non potrà mai essere arrestata.
Non date retta all’abbaiare che sentite. Un cane randagio si ferma
a guardare la propria immagine nell’acqua del torrente, scambia
quel riflesso per un altro cane e comincia ad abbaiare forte. Allora
tutti i cani del vicinato, e poi quelli delle zone circostanti, si mettono
a latrare. La ragione che ha indotto il primo cane ad abbaiare
è la sua stessa ignoranza; la ragione per cui tutti gli altri lo seguono
è che il primo cane ha dato il via. Allo stesso modo, un’enorme
paura può svilupparsi per un’evidente falsità o un’errata credenza,
poi la storia continua sommando un’argomentazione dopo
l’altra.
Proprio come i devoti rimasero imperturbati all’epoca di Kṛṣṇa,
così anche voi dovete essere sicuri, tranquilli e impassibili: la fede
vi trasmetterà coraggio e serenità. La vita di Kṛṣṇa v’insegna questa
lezione più di qualsiasi altra cosa, perciò non prestate ascolto,
non gravate la vostra mente pensando a questi ‘spacciatori’ di infamie
e menzogne.
Nel corso della Sua vita, Kṛṣṇa dovette affrontare simili diffamatori
ed eliminarli uno a uno; neppure i Suoi genitori, i compagni e i
devoti furono lasciati in pace da questi calunniatori. Il messaggio
della festività odierna è che dovete riconoscere la verità, anche se è
ricoperta da storie e dicerie che contaminano il Nome divino.
[10] La devozione al Divino vi darà gioia, prosperità e pace; non
può provocare dolore, turbamento o ansia perché sviluppa l’amore
e riunisce tutti come un gruppo di fratelli. L’avatār non sarà minimamente
scalfito da espedienti banali e insignificanti; Egli è
l’Amore stesso, quindi è sempre in estasi, sempre felice nel canto e
nella danza. Kṛṣṇa visse tutti i Suoi anni cantando e danzando nell’estasi,
che era la Sua natura; canticchiava sempre tra Sé una melodia,
sia che si trovasse in un’aiuola di fiori o su un campo di battaglia.
Anch’Io sono immune da lode o biasimo: la Mia beatitudine non
diminuisce mai. Dove c’è Amore, c’è ānanda; dove c’è ānanda, c’è
musica. Per questo Kṛṣṇa cantò la Bhagavad Gītā mentre la pressante
chiamata all’olocausto si elevava dalle file serrate, ansiose di
entrare in combattimento.
L’Amore non conosce paura, falsità, ansia, dolore. Io sono Amore,
diffondo Amore, condivido Amore, mi compiaccio dell’Amore.
Vi benedico e vi auguro di avere sempre più Amore per un numero
sempre maggiore di esseri. Amore è Dio, Amore è Amore! Questo
è il messaggio per l’anniversario dell’avvento di Kṛṣṇa.
Praśānti Nilayam, 10.06.1974