4 Gennaio 1974 – Sempre più vicino

4 Gennaio 1974

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Sempre più vicino

[1] Incarnazioni del supremo ātma!
Guardate le condizioni attuali della popolazione di quest’antico
Paese, Bhārat. Tutti sono afflitti da bisogni che continuano a moltiplicarsi,
non hanno fede nelle esperienze che trascendono i sensi,
disprezzano le sacre scritture dei loro avi, sono indeboliti dalla
paura, dall’ansia e dalla mancanza di fiducia nella capacità di superarle,
non riconoscono la fonte della forza, anzi, negano l’esistenza
di una sorgente a cui si possa attingere mediante la preghiera,
e si crogiolano nella falsità, nell’ingiustizia e nell’inquietudine.
In preda alle agitazioni, non permettono neppure agli altri di
avere pace o riposo.
Qui, nei tempi passati, il karmakṣetra era dharmakṣetra: il campo
dell’azione era il campo della rettitudine; ma poiché ora affermano
che azione e rettitudine non possono coesistere, queste persone
portano disonore e infamia al nome di Bhārat.
Coloro che sono amanti della gloria che l’India ebbe in passato
cercano di farla risorgere con i metodi e i mezzi suggeriti dalle loro
menti e intelletti ma, se non si rimuove la malattia alle radici,
per quanta cura si dedichi ai rami, alle foglie e ai fiori, la pianta
non si salverà. I parassiti vanno cercati nel profondo, nelle radici,
perché hanno attaccato e compromesso le due radici principali
della cultura indiana: brāhmaṇya e brahmacarya, la collocazione sociale
dei bramini, e lo stato del discepolo dedito alla via spirituale.
In questo paese dobbiamo tornare ad avere il bramino, chiamato
così perché percorre il sentiero del Brahman, l’Assoluto Supremo;
dobbiamo ripristinare anche la vita ideale da studente: seria, umile,
casta, concentrata nello studio.
Il Navabhārat Gurukul, dove ci siamo riuniti per questa conferenza,
costituisce un esempio di vita studentesca che procede lungo la
retta via. I ricercatori del Brahman e gli studiosi dei testi sacri
hanno perso l’onore e il loro stato sociale perché non hanno saputo
vivere secondo le verità che essi stessi esponevano.
[2] Carattere, condotta, comportamento quotidiano, attitudine
verso gli altri: sono cose importanti perché il dharma è essenzialmente
moralità sociale. Le sacre scritture affermano: ‘Il mondo si
regge sul dharma’. Il dharma concede all’uomo la gioia e allontana
il dolore. Nel mondo, ogni essere vivente, ne sia consapevole o no,
dipende dal dharma per la propria pace e felicità. Tutti i successi,
riconosciuti o no, si acquisiscono solo attraverso il dharma.
Il dharma è classificato dai saggi come dharma generale e speciale:
il primo comprende le virtù di verità, amore, carità, ecc., che tutti
devono coltivare e apprezzare; il secondo comprende i doveri che
spettano a ciascuno a causa dei suoi obblighi sociali e professionali,
come il dharma speciale di un capofamiglia bramino che deve
provvedere a mantenere il fuoco sacro durante le cerimonie pre-
scritte. I Veda stabiliscono i rituali e illustrano il rapporto interiore
tra il bramino e i riti del fuoco.
[3] Oggi, in India come all’estero, in migliaia di cuori si sta sollevando
un’ondata d’insoddisfazione spirituale; perciò molti gruppi
entusiasti abbandonano tutto ciò che è secolare per cercare Dio e i
maestri spirituali; ma alcuni ritengono che tale ricerca riguardi
soltanto l’individuo e che la società non debba essere coinvolta nei
loro aneliti e nei loro sforzi. Tutto ciò è stupido come affermare
che non occorre preoccuparsi dell’oscurità che regna fuori casa;
l’individuo e la società sono interconnessi in modo inscindibile.
Deve esserci illuminazione per entrambi; la beatitudine deve scaturire
dall’individuo, riempire il bacino sociale, e da lì scorrere
verso l’oceano della Grazia. ‘Società’ è solo un nome che sta a indicare
un gruppo di individui, non possiede un corpo fisico. Gli
individui sono le membra che nutrono e sostengono il corpo
chiamato ‘società’.
La società forma l’individuo, provvede all’ambiente adatto al suo
sviluppo e definisce gli ideali che egli dovrebbe proporsi. Se l’individuo
è forte, intelligente, orientato al servizio, se è un lavoratore
efficiente, la società ne beneficia. Se la società è consapevole del
suo ruolo, e della necessità di purificarlo con l’umiltà e la saggezza,
l’individuo ne trae vantaggio.
[4] Sai ha deciso di trasformare l’individuo e la società promuovendo
la reciproca rigenerazione, in modo che l’uno interagisca
con l’altro. Pertanto è avvenuta la fondazione di questa Organizzazione
e la costituzione delle sue unità in tutti i Paesi per trasformare
l’umano in Divino. Devo però dirvi che le unità dell’Organizzazione
non hanno progredito molto nel raggiungimento
dell’obiettivo previsto; perciò dovete individuarne i motivi e infondere
in voi stessi l’entusiasmo e l’impegno necessari. Esamina-
te i casi concreti e trovate i rimedi alla malattia diagnosticata;
quindi sforzatevi di fare agli altri quello che vorreste fosse fatto a
voi. Non consigliate, non esortate, non date direttive se voi stessi
non seguite quelle indicazioni.
Qualcuno è venuto da Me alcuni giorni fa e mi ha domandato:
“Svāmī, tutte le migliaia di persone coinvolte nell’Organizzazione
sono piene di devozione e dedizione, hanno fede completa nei
Veda e nei testi sacri, nell’efficacia della rettitudine, e nella gloria e
grazia di Dio?”
Gli ho risposto che proprio la condivisione delle attività dell’Organizzazione
promuoverà la fede e rafforzerà la devozione e la
dedizione, e renderà i partecipanti dei cittadini migliori e competenti,
individui più felici e pacifici. Poi gli ho chiesto a quale organizzazione
egli appartenesse; quando ha indicato un movimento
politico con circa cinque milioni di iscritti, gli ho chiesto: “Ciascuno
di loro è un vero patriota? Seguono tutti quel sentiero senza alcuna
deviazione? Sono dediti alla nazione o al potere, o a ottenere
posizioni di profitto? Perché porti un abito tessuto in casa1 secondo
le regole della tua organizzazione, ma indossi una canottiera di
produzione straniera? La tua lealtà agli ideali del movimento che
servi è solo un’esibizione superficiale.”
[5] Molti di voi si deprimono quando devono affrontare il cinismo
o le critiche. L’Organizzazione Sathya Sai Sevā deve essere speciale,
non deve avere la minima traccia di ipocrisia né tentare di giustificare
errori e insuccessi. In nome del servizio sociale, molte istituzioni
e associazioni prosperano; ma considerate il servizio sociale
reso dalle unità Sathya Sai Sevā del distretto del Godāvarī
Orientale: questi volontari si sono presentati spontaneamente a
migliaia, proprio qui dove è stata organizzata la conferenza, per
offrire i loro servizi gratuitamente, con sincerità ed efficienza, al
punto che gli organizzatori non hanno speso un centesimo in salari
per preparare l’area, montare questi imponenti tendoni, stendere
cavi e tubazioni e per altri lavori costosi e faticosi; grazie a questo
sforzo, le migliaia di delegati intervenuti da tutti gli Stati dell’India
hanno ricevuto vitto e alloggio in modo confortevole e
soddisfacente. I volontari si sono impegnati nel servizio senza desiderio
di pubblicità, solo per soddisfare il loro anelito a svolgere
tale pratica spirituale. Questo è puro karmayoga!
L’azione, quando è così motivata, ripulisce la mente meglio e più
velocemente di altre discipline. La mente purificata riflette più
chiaramente la luce della saggezza che rivela la Verità; in tal modo
l’uomo sarà salvato dagli effetti dell’ignoranza da cui è perseguitato.
Il servizio sincero e altruista va perciò accolto e praticato;
ogni atto di servizio è un passo verso la meta della Liberazione.
[6] Obiettivi, norme e regolamenti che l’Organizzazione ha stabilito
vanno osservati scrupolosamente da tutti voi, indipendentemente
dalle difficoltà o dalle reazioni esterne. Sopportate la calunnia,
la critica e l’indifferenza con coraggio e non permettete che
turbino la vostra equanimità.
Il bene che fate vi proteggerà, abbiate questa fiducia ben salda nella
mente. Non esultate se il vostro desiderio è soddisfatto, non deprimetevi
se non si realizza; la fede va costruita su fondamenta
forti e solide. Credere un momento e dubitare subito dopo è come
vivere e morire a fasi alterne. La fede è veramente il respiro del
servizio, mentre il dubbio è la morte; chi continua a oscillare è inutile
come un cadavere vivente.
Quando entrate a far parte dell’unità di servizio, Sevā Samiti, e
partecipate alle sue attività, non lo fate nell’interesse di Svāmī né
della gente, ma per amore del dharma che è vostro dovere difendere
e sostenere. Solo l’attaccamento al dharma, solo la pratica del
dharma nelle sue diverse espressioni di servizio e amore, possono
contribuire a trasformare l’uomo in Dio. L’eliminazione dell’insidioso
veleno dell’egoismo è essenziale per ripristinare la salute e
la serenità della mente; se non attingete alla vostra gioia interiore,
al Principio di sat-cit-ānanda, non potrete stabilirvi nella beatitudine.
Questo è il miglior mezzo per offrire il servizio più alto alla patria,
poiché l’India da secoli è yoga bhūmi, la sacra terra dedita alla
pratica delle discipline dell’autocontrollo e dell’unione con Dio; è
tyāga bhūmi, la sacra terra dedita al sacrificio, alla rinuncia, al distacco;
è karma bhūmi, la sacra terra in cui ogni attività umana è
orientata al Divino.
[7] Un giorno, Vivekānanda domandò a Max Müller, durante una
cena che questo grande sapiente di cultura orientale aveva offerto
in suo onore a Londra: “Quando pensate di visitare l’India?” La
risposta fu: “Come potrei pensare di tornare dall’India, una volta
toccata quella terra santa? Preferirei lasciare là le mie ceneri piuttosto
che ritornare; di tutto il mondo, l’India è l’unico paradiso!”
Poi dichiarò: “Quello che non c’è in India non c’è in nessun altro
luogo.” Con questo egli intendeva dire che quello che l’India non
insegna, non merita di essere appreso. Se chi ha approfondito le
sacre scritture del nostro Paese lo adorasse come quello studioso
tedesco! Quanto sono stolti i figli e le figlie della nostra patria che,
nella loro cecità, sviliscono la sua gloria e la sua grandezza!
[8] Noto che neppure voi, che siete venuti qui come delegati scelti
dai membri attivi, osservate strettamente le discipline che sono
state stabilite. Che cosa potremo dire allora degli altri? Rammenta-
te: Dovere, Disciplina, Devozione – tutti e tre sono assolutamente
necessari per coloro che fanno parte della nostra Organizzazione.
Potete avere devozione e compiere il dovere assegnatovi, ma se
non osservate la disciplina, i primi due sono inutili.
Stamane molti di voi si sono spinti in avanti, mentre procedevo
lungo il passaggio, e hanno cercato di stendere le mani per toccarmi
i piedi, cadendo così addosso agli altri; questa è certamente
un’espressione di devozione che ha oltrepassato i limiti della disciplina.
La disciplina deve regolare e controllare ogni atto della
vostra vita, non solo le attività come membri dell’Organizzazione.
Da anni vi dico: “Il dovere è Dio, il lavoro è adorazione!” Ma è
chiaro che finora non l’avete capito a fondo, vi è solo arrivato sino
all’orecchio. Il dovere implica l’adesione fedele alle regole stabilite
affinché l’Organizzazione funzioni efficacemente. Osservatele con
una visione pura, una mente stabile e un atteggiamento di riverenza
nel cuore.
[9] Non parlate male o con disprezzo di nessuno, non pensate che
qualcuno sia inferiore o meschino. Cristo dichiarò: “Tutti sono
Uno, siate equanimi con tutti.” Odiare un individuo, un’istituzione
o una religione è un atto meschino. L’ātma è immanente in ogni
essere, è la scintilla della Divinità che gli dona luce, amore e gioia.
Non accontentatevi di tenere discorsi dal palco, di rivolgervi al
pubblico con l’appellativo ‘Fratelli e Sorelle’, che è solo ipocrita se
non sentite veramente la fraternità dell’uomo e la paternità di Dio.
Se nel cuore non provate la beatitudine per aver compreso che:
‘īśāvāsyam idaṁ sarvaṁ – Tutto questo è pervaso da Dio’
‘īśvara sarvabhūta – Dio risiede in tutti gli esseri’
‘vāsudeva sarvaṁ idaṁ – Tutto questo è Dio’
allora non avete il diritto di pronunciare quell’appellativo rivolgendovi
ad altri.
[10] Voi ambite a ricevere dagli altri gratitudine, amore e rispetto
ma, quando vi si presenta l’occasione per offrirli a vostra volta,
esitate o vi rifiutate; questo è sbagliato, perché non è una strada a
senso unico! ‘Dare e ricevere’ è la regola. Valutate, in questa conferenza,
quanto avete messo in pratica delle direttive emanate nella
quinta Conferenza Generale Indiana; esaminate dove avete fallito
o ottenuto un successo solo parziale, e perché. Se non lo fate, riunirsi
in conferenze come questa è solo una perdita di tempo, soldi
ed energia. Il denaro potrebbe essere speso, con maggiore beneficio,
per sfamare i poveri o per aiutarli in altri modi. A ogni conferenza,
dovete arrivare sempre più vicino alla meta; altrimenti
diventa un pessimo uso del tempo, dei soldi e dell’energia.
[11] In tutta la nazione ci sono gruppi bhajan, circoli di studio, sezioni
femminili, unità e organizzazioni di servizio, oltre alle scuole,
biblioteche, ecc., diffuse in tutta l’area. Alcuni gruppi hanno
preso vie sbagliate, malgrado gli ideali loro presentati, e devono
essere riportati sulla retta via. La cosa più importante è che i corsi
balvika siano ampliati per salvare i bambini e per addestrarli a
splendere come i veri eredi della cultura bhāratīya.
Possa la cultura dell’India, che sta inaridendo rapidamente nella
sua terra d’origine, essere riportata alla sua potenza e purezza originarie
attraverso i vostri sforzi leali e amorevoli.
Vi benedico affinché possiate ottenere il successo!

Rajahmundry, 04.01.1974