3 Marzo 1974 – Circoli di studio

3 Marzo 1974

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Circoli di studio

[1] Voi partecipate ai circoli di studio presso il dharmakṣetra e siete
impegnati a studiare ogni genere di testo per raccogliere nozioni e
informazioni, ma cosa ne avete ricavato? Sapere cosa dice quell’autore
o cosa insegna quel saggio non è quello a cui il circolo di
studio mira. Non informazione, ma trasformazione; non istruzione,
ma costruzione: ecco l’obiettivo! La conoscenza teorica è solo
un peso se non viene tradotta nella pratica, quindi sarà illuminata
e trasformata in saggezza e integrata nella vita quotidiana.
La conoscenza che non dona armonia e completezza alla vita non
merita di essere acquisita. Ogni attività deve avere valore e utilità
e contribuire a scoprire la Verità del Sé e della Natura. A che serve
sapere tutto della Natura se non si conosce nulla del Sé? La Natura
è solo una proiezione del Sé quindi, se il Sé non è conosciuto, la
conoscenza della Natura è distorta o ingannevole. Il Sé è l’ātma di
cui è composta l’intera creazione, perciò soltanto la conoscenza del
Sé può placare la sete dell’uomo.
Mi dite di avere letto la Bhāgavata Vāhinī e tutte le altre Vāhinī,
che ho scritto per voi. Bene, ma vi chiedo: avete messo in pratica
ogni giorno almeno una singola direttiva tra quelle indicate? Domandatevelo
con calma e poi siate determinati a trarne beneficio
mettendo in pratica quanto è scritto. Ecco il corretto piano di studio:
leggere, riflettere e applicare nella vita con regolarità. Lo studio
è lavoro; la ricerca del valore e l’attuazione di quello che è stato
studiato è venerazione; fare esperienza della validità della pratica
è saggezza.
[2] Voi dovete innanzitutto imparare cosa gli altri pensano che voi
siate. Gli altri vi trattano come un corpo con un nome specifico e
una forma identificabile.
Poi dovete capire cosa voi pensate di essere. Voi siete consapevoli
della mente e dei suoi trucchi da scimmia, dei suoi pregiudizi, preferenze,
passioni e propositi. Siete consapevoli della vostra coscienza
individuale, della vostra versione di «io» e «mio». Sappiate
che la mente è uno strumento che può causarvi dei danni se male
utilizzata, o aiutarvi se usata saggiamente!
Poi dovete imparare qualcosa su un altro ‘voi’, il VOI che siete veramente,
poiché non siete il corpo né la mente! Voi siete l’incarnazione
della purezza, del potere, dell’amore, della beatitudine. La
piccola, miserabile prigione detta ‘individualità’ va negata; voi siete
liberi, ma vi sentite legati e avviliti, prigionieri della cella che
immaginate vi limiti. Osservate la verità che vi libererà: è dentro
di voi, sentitela! Non siete il corpo, la mente, l’intelletto, la testa, il
cuore, né il riduttivo e piccolo ego.
Voi siete l’Assoluto Infinito Universale; dovete consolidare e stabilirvi
fermamente, senza vacillare, in questa consapevolezza.
I paramahaṃsa, gli asceti del grado più alto, posseggono tale consapevolezza,
ma anche ognuno di voi può raggiungere quello stato:
è il vostro destino, il dovere che avete verso voi stessi.
Limitarsi a completare lo studio di un libro dopo l’altro non serve
a nulla; mettere in pratica una riga estratta da un solo libro è sufficiente
a salvarvi da secoli di oscurità, ignoranza e di anelito per la
luce.
[3] La Bhagavad Gītā può essere usata come ambasciatore di Dio
solo se l’accogliete nel vostro cuore. Una volta, un famoso studioso
stava esponendo la Bhagavad Gītā davanti a un vasto pubblico;
utilizzando diversi epiteti, egli fece un’elaborata spiegazione di
una strofa che illustra la gloria del Signore: “Il Signore è kavi (conosce
il passato, il presente e il futuro), è purāṇa (senza età, antico),
è anuśāsita (il Signore della legge che stabilisce le regole di condotta
per tutti)”.
I presenti rimasero sbalorditi dalla sua vasta conoscenza, che però
si esauriva lì; infatti egli non aveva alcuna esperienza del Dio che
dipingeva con tinte così accattivanti: le aveva apprese solo dai libri,
come un pappagallo. Dovete stare in guardia contro l’orgoglio
che contagia gli studiosi che conoscono un certo numero di testi
antichi.
Non giudicate male gli altri se non partecipano al canto dei bhajan,
al Nāgarasankīrtan1 o ai circoli di studio che organizzate voi. Potreste
sbagliarvi seriamente se valutate il progresso spirituale di una
persona dalle semplici apparenze; la purezza interiore non può
esprimersi attraverso esibizioni pompose. Solo chi vede in tutti i
cuori può sapere se vi risiede Rāma o Kāma, il Signore oppure il
desiderio.
Certamente, le discipline come i bhajan, la processione prima dell’alba
e la ripetizione del Nome di Dio sono necessarie per ripulire
la mente. Per curare la terribile malattia della nascita e della morte,
sia la ‘medicazione esterna’ di tali pratiche sia quella interna
della meditazione e della condotta morale sono essenziali. La disciplina
esterna è dharma vidyā, ovvero praticare la rettitudine come
stile di vita; la disciplina interna è brahma vidyā, ovvero acquisire
la conoscenza del Brahman e la realizzazione spirituale. Ecco
perché i Veda ingiungono:
satyam vāda dharmacara
dite la verità, osservate il dharma
Questa è la via che conduce a Dio.
[4] Ciascuno di voi è un pellegrino che procede su quella strada al
proprio passo, secondo le qualificazioni che ha sviluppato e lo
stadio raggiunto. I suggerimenti che sono validi per uno di voi potrebbero
non essere adatti a un altro che abbia fatto meno strada, o
che abbia raggiunto uno stadio più avanzato. Se dico a un devoto
di seguire una certa disciplina spirituale, è espressamente per lui e
per il suo bene; non prendetela come una prescrizione valida anche
per voi pensando: “Svāmī gli ha detto di fare così, allora lo farò
anch’io!”
Ognuno ha una struttura fisica, mentale e spirituale differente. Il
medico prescrive a un paziente di bere il latte e lo proibisce a un
altro; agli obesi consiglia certi alimenti, a chi è magro ne consiglia
altri. Se un medico, che cura i malanni del corpo, prescrive terapie
diverse, quanto più specifiche e personali dovranno essere le soluzioni
per le complesse condizioni mentali e le aspirazioni spirituali!
Se non svolgete una ricerca approfondita, non potrete scoprire la
cura adatta al vostro temperamento e ai suoi relativi problemi.
[5] Studiate con fede e devozione; approfondite l’importanza e il
significato di quanto leggete e abbiate sempre davanti a voi
l’obiettivo di mettere in pratica ciò che leggete. Se non fate così, il
circolo di studio resterà sempre un ‘mezzo circolo’, non sarà mai
un cerchio completo.
Fate attenzione anche a un altro punto: non confinate i vostri studi
agli argomenti del circolo e ai libri che lo riguardano. L’intero universo
è la vostra università; potete assorbire saggezza dal cielo,
dalle nubi, dalle montagne, dai fiumi, dai fenomeni quotidiani
dell’alba e del tramonto, dalle stagioni, da uccelli, alberi, fiori, insetti,
da tutti gli esseri e dalle cose della natura. Avvicinatevi a
questi insegnanti con rispettoso timore, riverenza e umiltà, ed essi
risponderanno con i loro insegnamenti.
Non preoccupatevi se non conoscete il sanscrito: per l’università
che si trova attorno a voi è sufficiente il saṃskāra, l’atto di purificazione
e di raffinamento. Il sanscrito è la lingua delle antiche Scritture
e della letteratura classica; il saṃskāra è la lingua del cuore, il
raffinato strumento per una proficua comunione con la natura, in
tutte le molteplici espressioni della Divinità.

Bombay, 03.03.1974