[1] Le Upanishad affermano che l’uomo è una scintilla dell’Amore divino racchiusa entro i cinque involucri: Anna-mayakosha, l’involucro materiale, grossolano, costituito dal cibo. Prāṇa-mayakosha, l’involucro del respiro, dell’energia vitale, composto dai cinque soffi vitali. Mano-mayakosha, l’involucro mentale, emotivo, costituito dai pensieri. Vijñāna-mayakosha, l’involucro discriminante, intuitivo, costituito dall’intelligenza. Ānanda-mayakosha, l’involucro di beatitudine, equanimità ed equilibrio. La fragranza di tale Amore, che emana dall’uomo come amore per le cose, gli esseri viventi e le idee, lo spinge ad esprimersi, espandersi, abbracciare, ma l’intricato disordine causato da paura, avidità, egoismo, esaltazione, non permette a quella scintilla di crescere e d’illuminare gli involucri come pure il mondo circostante. Oggi è Dīpāvalī, la festa della Luce, ovvero dell’Amore. Anche la conoscenza viene celebrata come luce, ma spesso è una nebbia offuscante, un’arma di offesa, un peso sulla testa, un freno alla mano caritatevole, un ceppo ai piedi; la conoscenza è liberatoria solo se è acquisita e messa in pratica attraverso l’amore. Soltanto l’Amore dona Luce. L’amore si manifesta dapprima sulle ginocchia della madre; gli occhi dell’amore si fissano sul suo volto affettuoso, poi quell’amore si estende al padre, ai fratelli e alle sorelle, a parenti, amici e compagni di gioco, quindi alla regione ed alla lingua, al mondo ed al suo Creatore. L’«Io» che risiede nel corpo è come un leone rinchiuso in una caverna: è il re della foresta che limita sé stesso entro pochi metri quadrati di suolo roccioso; lasciate che esca e che rinunci ai futili possessi. Finché confinerete voi stessi alla coscienza corporea (‘io sono il corpo’), sarete come il leone che vaga in una spelonca ammuffita e maleodorante!
[2] Non pensate: “Io sono il corpo”; gridate invece: “Io sono Brahman, sono tutto questo e molto di più, sono tutto ciò che è, era e sarà!” In tal modo, meschinità, tempo, spazio, ego, tutto scomparirà dal vostro cuore! Così sarete Amore, Amore, Amore e null’altro, ovvero divini, uno con l’Uno. Espansione è Amore, espansione è l’essenza dell’Amore. L’Amore è Dio, vivete nell’Amore! Questo è il Mio messaggio di Dīpāvalī per voi. Se da una lampada ne accendete un’altra, ce ne sono due dove prima ce n’era solo una, e la prima non cesserà di emettere luce. Da una lampada potete accenderne un milione senza intaccare minimamente la sua funzionalità; anche l’Amore è così: condividetelo con un milione di persone e continuerà ad essere luminoso come prima. C’è anche un’altra lezione che le luci di Dīpāvalī vogliono insegnarvi: in ogni casa la gente accende diverse lampade e le tiene sulla soglia, sul davanzale, nella veranda, sul pozzo, e con quale effetto? La città è piena di luce, i suoi abitanti sono felici, i bambini danzano contenti ed il cielo risplende per lo sfolgorio gioioso della terra. La luce si diffonde e si armonizza con la luce proveniente da altre sorgenti luminose, non ha confini, pregiudizi né favoritismi. Forse voi non apprezzate il vostro vicino, ma la luce della lampada nella vostra veranda risplende all’unisono con la luce della lampada nella sua veranda! Non potete impedirlo! La festa di Dīpāvalī ha lo scopo d’insegnarvi la lezione di ‘Luce e Amore’. Uscite, abbracciate, diffondete, espandete, abbandonate i limiti di ‘mio e tuo’, ‘suo e loro’, casta e religione, immergetevi in un’illimitata corrente d’Amore! Questo è l’epilogo naturale di tutte le discipline spirituali. La rivalità, il desiderio di sconfiggere e soverchiare l’altro usando qualsiasi mezzo che provochi la sua caduta, l’avidità di conquistare ricchezza, notorietà e autorevolezza, ebbene oggi questi sentimenti hanno spento la lampada dell’Amore nel cuore umano; perciò, in questo giorno di festività decidetevi a riaccenderla! Quando iniziate l’atto di adorazione di Dio davanti al vostro altare, il primo gesto è di accendere una lampada, non è vero? Senza una lampada accesa, non s’inizia alcuna cerimonia fausta o di buon auspicio. Se la lampada dell’amore risplende, Dio si manifesterà! Tenetela accesa, luminosa e pura, così Dio rimarrà! Lasciate che tutti accendano le loro lampade dalla vostra: Dio elargirà la Sua grazia!
[3] Ecco la sequenza corretta per l’aspirante spirituale: prima Dio, poi il mondo, l’io per ultimo. C’è forse qualcuno che non sia un aspirante? Dovete diventarlo, prima o poi, per liberarvi dal ciclo delle nascite e delle morti! A causa dell’insensibile egoismo rivolto solo ad ottenere il proprio benessere, l’uomo ha capovolto questa sequenza: prima io, poi il mondo, Dio per ultimo, e così finisce anche per perdere Dio. Tenetevi stretti a Lui, e sarete salvi! Aggrappatevi a Lui percorrendo il sentiero della Conoscenza, della Devozione o dell’Azione. Potete viaggiare in treno in prima, seconda o terza classe, ma la destinazione è la stessa, poiché tutta la conoscenza si basa sul presupposto che Dio sia immanente e trascendente. La devozione crede che Dio sia Creatore, Protettore e Distruttore, che debba essere adorato e propiziato con azioni che lo compiacciano, che Egli sia il Signore e che voi abbiate il privilegio di servirlo. La via dell’azione tiene conto, non soltanto di Dio e dell’uomo, ma anche di una terza categoria: la Natura. L’uomo deve avere il controllo della Natura e vivere nella Natura, dedicando ogni sua attività ad accrescere la gloria di Dio; deve limitarsi a compiere azioni che esprimano venerazione senza preoccuparsi dei frutti che ne derivino, poiché questi sono nelle mani di Dio. Fate il vostro dovere e lasciate il resto a Lui!
[4] Facendo girare rapidamente un disco con i sette colori dell’arcobaleno si vede solo il bianco; analogamente i tre ‘colori’ di Conoscenza, Devozione ed Azione risultano diversi solo se la bianca luce di Dio attraversa il prisma della mente umana ma, quando vengono tradotti in pratica, si rivelano semplicemente parti di un unico raggio. Mediante la conoscenza, abbiate fede che tutti sono Dio, poi la compassione vi spingerà ad amare e a servire. Grazie alla devozione, abbiate fede che Dio è il Signore o Padre e che voi siete i Suoi figli o Suoi servitori; inoltre, la Sua ingiunzione è di asciugare le lacrime e confortare, nutrire i bisognosi ed aiutare gli infermi a superare gli ostacoli attraverso la pietà e la solidarietà. Confidando nel Karma o azione, abbiate fede che Dio debba essere adorato con la dedizione; inoltre l’Amore vi dirà che la più alta forma di adorazione è il servizio amorevole. L’Amore è il respiro stesso dell’aspirante, ed Io v’invito a celebrare Dīpāvalī non banchettando e facendo esplodere petardi che disturbano la pace del vicinato, ma accendendo silenziosamente le lampade e rendendo servizio silenzioso con Amore.
Dīpāvalī, Prashānti Nilayam, 29.10.1970