[1] Il compimento della vita umana consiste nel servizio che l’uomo rende senza desiderare alcuna ricompensa, animato da un’attitudine di totale altruismo. Il servizio reso con questo spirito getta luce sull’oscurità interiore dell’individuo, espande il cuore, purifica gli impulsi e conferisce gioia permanente. Questo Paese ha sempre messo in rilievo la fondamentale unità del genere umano; tale verità può diventare esperienza attraverso il servizio disinteressato, offerto a Dio. L’India è un giardino dai molteplici colori in cui convivono numerose religioni; tutte sottolineano l’importanza dell’unità, nonché del servizio che consente di realizzare quest’unità. Qui tutte le fedi proclamano che ognuno è fratello o sorella degli altri esseri umani, e tale è anche il messaggio trasmesso dai santi e dai saggi di questa terra. Tuttavia, con il passare del tempo, con l’interferenza di culture straniere ed attitudini profane, questo messaggio è stato ignorato, così ora ci troviamo nella pietosa condizione di vedere lotte e rivalità fra quelli che una volta erano fratelli! Passionalità ed emotività cieca hanno invaso il cuore della nazione che un tempo rispondeva con fervore alla chiamata della fratellanza e del servizio. La passionalità e l’emotività sono calamità pericolose come il terremoto, tanto che le loro conseguenze si possono avvertire ovunque. Dobbiamo placare le passioni e sviluppare nella mente un senso di equilibrio ed equanimità, espandendo il sentimento d’amore. Questa è la Terra che diede i natali al Santo Tukarām. Mentre si stava recando da Kāshī [Benares] a Rāmeshvaram portando con sé l’acqua del Gange, con cui aspergere ritualmente il sacro lingam, Tukarām vide un asino che stava morendo di sete! Il sentimento di unità con tutti gli esseri viventi lo commosse al punto che, senza pensarci troppo, versò l’acqua del sacro Gange, portata da tanto lontano, nella gola riarsa del ‘fratello’ e fu felice di vedere in quest’ultimo il lingam che desiderava adorare! L’amore universale è latente nelle tradizioni popolari, bisogna solo risvegliare la gente dal lungo sonno. Il satsang, la compagnia di persone pie, può risvegliare l’amore latente; questo compito deve essere approfondito specialmente presso i giovani, in quanto il fardello è sulle loro spalle.
[2] Oggi al centro dell’attenzione c’è il mondo e non Dio che si esprime attraverso di esso e lo trascende. La reazione verso il mondo dipende dai sentimenti che ne ispirano il rapporto, questi sentimenti dipendono dalle esperienze fatte, e l’esperienza è colorata dal desiderio che ha motivato il contatto con il mondo e ne ha indotto la reazione. Il desiderio si basa sull’ignoranza della reale natura del mondo! Il mondo è māyā, un insieme di fatti e di apparenze, invece viene considerato una verità! Il mondo è una finzione fondata sul fatto; quel fatto è la Divinità; la finzione è la varietà. L’Agente dell’illusione è Dio stesso poiché il ‘fatto’ resta celato e la finzione viene imposta dal gioco divino del Signore. Dio non è altro che l’avvento in una Forma dell’Assoluto Informale, Intangibile, Immanente, il Nirākāra Paramātma; è lo spazio (Ākāsha) nel cuore dell’uomo e di tutti gli esseri viventi, come pure di tutti gli elementi, incondizionato, senza inizio né fine.
[3] L’attributo attraverso il quale l’elemento Spazio (Ākāsha) può essere percepito è il Suono o Verbo: ‘In principio era il Verbo’. La parola divenne oggetto, acquisì una forma e si concretizzò. Ecco perché ‘oggetto’ si dice ‘padārtha’. ‘Pada’ significa ‘parola’ e ‘artha’ vuol dire ‘obiettivo’ o ‘significato’. L’oggetto è lo scopo per cui la parola è stata pronunciata, il significato che rende valida la parola stessa. Abbiamo la parola ‘albero’, e il suo significato è rappresentato dall’albero che vediamo qui di fronte. Abbiamo la parola ‘uomo’, ed il suo significato siete voi stessi. La parola ed il suo significato sono inseparabili, indistinguibili. La parola non è emersa senza l’oggetto, né l’oggetto senza la parola. La parola ‘Dio’ indica che c’è il suo oggetto o Padārtha, ovvero che c’è Dio. Se Dio non esistesse, la parola ‘Dio’ non avrebbe avuto origine e non sarebbe utilizzata. Voi potete vedere Dio o no, ma la parola è la prova della Sua esistenza. Dio è Onnipresente; Egli è nel passato, nel presente e nel futuro. Ora appoggio questa ghirlanda di fiori sul dito. La parte della ghirlanda a sinistra del dito rappresenta il futuro, quella a destra è il passato, e il punto in cui è a contatto con il dito è il presente. Ora faccio scivolare la ghirlanda verso destra. Il futuro emerge, diventa il presente e si muove verso il passato, ma il presente è sempre presente. Dio è sempre presente e osserva il futuro fluire nel passato.
[4] Dio è Uno, può essere solo Uno e non di più!
C’è un solo Dio ed è onnipresente.
C’è una sola religione: la religione dell’Amore.
C’è solo un linguaggio: il linguaggio del cuore.
Dio può essere visto grazie a una disciplina spirituale costante. Non perdetevi in dubbi ed esitazioni, se seguite la disciplina e purificate la coscienza, potrete vedere Dio che risiede nel vostro cuore. In una tazza c’è dello zucchero, ma l’acqua è insapore perché non l’avete mescolata. Dio è presente nel mondo; mescolando bene la Divinità in ogni goccia o atomo, potrete rendere il mondo in cui vivete una dolce realtà. L’intelligenza è il cucchiaio, la pratica spirituale è il processo del mescolare. Colmate ogni momento della vostra vita di Dio, così l’esistenza diverrà dolce. Di fatto, anche ora state offrendo tutto a Dio, solo che non lo fate consapevolmente, con la gioia che dovreste provare! Voi dite: “Lo faccio perché mi piace; vado là perché sarò felice; leggo per mia soddisfazione, per il mio progresso.” Chi è questo ‘Io’ che fa, va, agisce, legge ed è soddisfatto? È l’Io che vede, ascolta e pensa, usando l’occhio, le orecchie, il cervello, ecc. Tizio, Caio e Sempronio dicono ‘io, io, io’. Questo è l’Io presente in tutti, è l’Ātma, il Sé, lo Spirito individualizzato in ogni uomo, è l’Universale riflesso nel particolare. Quando dite: “Lo faccio per mio piacere” in realtà voi lo fate per compiacere l’Io interiore, che è Dio. Ecco perché la Gītā asserisce: “Abbandonati a Me!” Chi è questo ‘a Me’? È Dio. Ma perché allora lo chiamiamo Io? Perché Egli è l’Io presente in tutti gli esseri. Quando l’individuo è a livello dell’Annamayakosha, l’involucro fisico, e del Prānamayakosha, l’involucro dell’energia vitale, egli ritiene che la sua esistenza sia appagata con il cibo, il divertimento e con una vita comoda e confortevole. Quando ascende al livello di Manomayakosha, l’involucro mentale, la sua immaginazione si apre a prospettive diverse e ha una vaga percezione della gloria e della maestà di Dio, percezione che lo induce a venerarlo e adorarlo. Lo stadio successivo, Vijñānamayakosha, l’involucro intellettuale, si inoltra nell’indagine sulla validità delle esperienze e lo guida verso il quinto involucro, Ānandamayakosha, lo stadio della beatitudine, il quale convalida l’idea del Divino che l’intelletto ha concepito. Quest’ultimo livello libera l’uomo dalla paura e dal dubbio. Solo la saggezza o suprema conoscenza può conferire la piena liberazione. Come il fine della cultura è il progresso, il fine della conoscenza è l’amore, così il fine della saggezza è la liberazione. Non bruciate i vostri giorni accumulando possedimenti materiali che spesso si rivelano un impedimento nel viaggio della vita. I soldi vanno e vengono, ma la moralità viene e cresce! Il denaro non è la vera ricchezza: perde di valore, gonfia l’ego ed indurisce il cuore. Se non circola, compromette la salute, come fa il sangue.
[5] Incarnazioni del Divino!
Non pensate che sia fuori luogo quello che sto per dirvi, perché vi parlo dalla pienezza del Mio Amore. Oggi ci sono tanti personaggi che girano insegnando varie scorciatoie per la liberazione, sentieri che hanno tracciato e sono determinati a predicare attirando discepoli e formando gruppi. Essi riuniscono elementi dell’hatha yoga, del kriya yoga, del rāja yoga, differenti metodi di disciplina spirituale, e qualche spunto del Vedānta, e poi si comportano come guide e leader. Ma i frutti che costoro possono elargire sono superficiali e inconsistenti, non sono permanenti o realmente liberatori. Solo il bhakti yoga, il sentiero della devozione, così com’è stato prescritto e praticato nei secoli, può salvare e sostenere. Dio può essere realizzato solo attraverso l’amore. Se non c’è amore nel cuore, Dio non andrà a risiedere in un deserto. Gli altri sentieri sviluppano presunzione e separano l’uomo dall’uomo e dagli animali, tendono a contrarre, non a espandere, e riducono la sfera della vostra consapevolezza del Divino! L’Amore è espansione, e l’espansione è vita divina! Seminate amore: germoglierà come compassione e tolleranza e vi donerà il frutto della pace. Dio è riflesso nella Natura, la Sua immagine può essere riconosciuta in ogni cosa. Quando il mezzo nel quale si riflette è sattvico, puro, allora Dio è divino nell’immagine come lo è nel Suo stato originale. Se Dio è riflesso in un elemento rajasico, irrequieto e passionale, l’immagine diventa il Jīvi individuale; quando è riflesso in un elemento tamasico, inerte, l’immagine è la materia. La luna è una, lontana e imperturbata, ma il suo riflesso nei diversi vasi colmi d’acqua differisce per luminosità e stabilità, secondo la limpidezza e l’immobilità dell’acqua. La natura sattvica, pura, è il vaso d’oro, quella rajasica, passionale, è il vaso di rame e quella tamasica, ottusa, è il vaso di ferro. Il loro valore può essere diverso, ma la luna si riflette ugualmente nell’acqua contenuta in ogni vaso. Il vaso d’oro è il Mahātma, la grande anima, quello di rame è il credente e quello di ferro è l’ateo, ma in ognuno di essi il Sé è l’Animatore interiore, il Residente. Perciò, rispettate tutti poiché lo stesso Ātma è presente in tutti.
[6] L’insegnante deve mettere in pratica quello che insegna ed evitare quello che desidera che i suoi allievi evitino; solo in questo caso i suoi insegnamenti influenzeranno la vita di coloro che sono affidati alle sue cure. Attualmente, il guru trabocca di desideri e consiglia tiepidamente ai suoi discepoli di evitare il desiderio! Egli fuma sigarette ma mette in guardia i suoi allievi dal prendere quell’abitudine! Simili guru sono più interessati alla pubblicità che ad una pratica genuina. L’Organizzazione Sathya Sai non desidera esibire alcuna superiorità; cerca di sostenere l’ideale, di dimostrare la Verità dei Principi fondamentali e la validità di certe discipline spirituali.
[7] Incarnazioni del Divino!
Oggi è il momento giusto per dirvi qualcosa sull’autenticità di questo Avvento. Ve lo dico non per affermare la superiorità o l’importanza di questo corpo, desidero solo comunicarvi la Verità. C’è gente che non riesce a tollerare né a sopportare lo splendore che manifesto, la Divinità che si esprime in ogni azione, i miracoli ed i fatti incredibili che sono il risultato della grazia. Queste persone etichettano tali atti come suggestioni, miracoli o magie, sperando così di svilire le Mie opere di fronte a tutti. Lasciate che vi dica che la Mia non è magia, è vero Potere divino. Altri cavillano sul Mio operato e mormorano che i miracoli non favoriscono lo sviluppo spirituale, anzi sono impedimenti nel processo di realizzare Dio, e persuadono persino altri a deviare dal vero sentiero. Costoro sono troppo deboli per concepire la Divinità; non hanno forza né vigore per comprendere la magnificenza e la maestà di Dio, hanno menti grette e intelletti limitati. Kamsa, il malvagio zio di Krishna, sapeva che sarebbe morto per mano del nipote ed era così terrorizzato che ovunque volgesse lo sguardo vedeva solo Krishna! Lo vedeva di fianco, davanti, dietro, sopra ed intorno a sé! Allora agitava il pugno contro quella visione dicendo: “Krishna, vergognati delle Tue magie! Io respingo con sdegno le Tue tattiche per terrorizzarmi!” Kamsa si vantava che la sua abilità fisica e il suo valore avrebbero prevalso sugli effetti di quella magia. Quando, però, il piccolo Krishna di sette anni entrò nell’arena, lo afferrò per il collo, lo fece cadere e, sedendogli sul torace per colpirlo a morte, gli gridò in un orecchio: “Zio, questa è magia! Magia! Magia!” Non potrete affermare di aver compreso un fenomeno prodigioso se tutto ciò che fate è sminuirlo a parole!
Dio può fare qualunque cosa; Egli ha tutti i poteri nel palmo della mano! I Miei poteri non sono temporanei e destinati a svanire!
Indrajālam idam sarvam
Tutto questo è l’arte magica del Signore
Il Mio corpo, come tutti i corpi, è una dimora temporanea, ma i Miei poteri sono eterni, onnipervadenti, imperituri. Questo corpo è stato assunto per adempiere un proposito: il ripristino del Dharma e l’insegnamento del Dharma. Quando l’obiettivo sarà raggiunto, questo corpo scomparirà come una bolla d’acqua.
[8] L’altro giorno a Goa una malattia molto grave ha colpito questo corpo. Quando l’hanno saputo, molti devoti sono stati assaliti dall’ansia! La malattia non potrà mai colpire questo corpo, anzi non potrà neppure avvicinarsi. Se qualche volta succede, è solo una condizione passeggera: il malanno appartiene a qualcun altro, giunge a Me e poi passa così com’è venuto! Quando arriva una malattia, questo corpo sembra essere malato, ma Io non ho nessun contatto con simile malanno, non provo alcun dolore. Se qualcosa del genere accade, molte persone hanno il coraggio di suggerirmi in che modo far fronte alla situazione! E mi dicono: “Perché Swami permetti alla malattia di qualcun altro di tormentarti? Se uno soffre per un suo disturbo, è uno solo che soffre, ma se Tu lo prendi su di Te, ci sono centinaia di migliaia di persone che se ne dolgono. Lascia quindi la malattia a quella persona!” Quando questo corpo soffre, è naturale ed è dovere dei devoti soffrire all’unisono, ma anch’Io devo compiere il Mio dovere. Prendere su di Me le pene di coloro che si sono abbandonati a Me è Mio dovere. Io faccio il Mio dovere e voi potete fare il vostro. Se, con coraggio, guardate in faccia la verità, comprenderete che Io non soffro e che neppure voi avete motivo di soffrire! L’intero evento è un gioco d’amore. Prendo la malattia su di Me per amore, quindi non provo alcun dolore! E voi soffrite per amore. È Amore, Amore e basta; non c’è ragione di soffrire o di provare dolore. Coltivate l’Amore, inebriatevi d’Amore!
[9] Ci sono decine di migliaia di persone radunate qui che si definiscono devote, ma se tentaste di scoprire quanto genuine siano, dovreste ammettere che il novantanove per cento sono solo devoti part-time, non a tempo pieno! Se aveste riconosciuto la Verità su di Me, non avreste sofferto affatto per la notizia giunta da Goa. Ci sono state persone la cui fede è stata profondamente scossa quando hanno appreso tale notizia! I devoti invece devono sempre splendere in modo stabile nella gioia della loro fede. Un giorno tra una madre e suo figlio scoppiò una lite furibonda a causa dei loro diritti di proprietà; in seguito essi si allontanarono completamente l’uno dall’altra, finché si trovarono in tribunale davanti al magistrato. Il giudice domandò alla signora: “Conosce questo giovane?” La donna rispose: “Sì, è mio figlio!” Per quanto potesse odiarlo, ammise che era suo figlio. La stessa domanda fu posta al giovane: “Conosce questa signora?” – ed egli rispose: “Sì, è mia madre!” Pertanto, qualunque cosa accada, anche voi non dovrete mai deviare dalla vostra fede o allontanarvi da Dio.
Una fede stabile sta diventando davvero una rarità. Quando i vostri desideri non sono esauditi, negate Dio; se vengono soddisfatti, lo adorate con più fervore, aggiungete qualche foto sul vostro altare e spendete più soldi per comprare fiori e incensi! Dio non ha preferenze né pregiudizi: è solo reazione, riflesso, risonanza!
Egli viene per conferire la beatitudine, per favorirla e per insegnare i metodi con cui acquisirla. Egli prende su di Sé la sofferenza e il dolore del mondo per preparare il cuore degli uomini all’amore! Questo giorno segna l’inizio dell’era Cristiana, l’anno Cristiano. Cristo sacrificò la propria vita per il bene di coloro che avevano fede in Lui, predicò la verità che il servizio è Dio e che il sacrificio è Dio. Anche se esitate ad adorare Dio, non vacillate a rendere servizio al Dio vivente che ha assunto forma umana e si muove attorno a voi in così gran numero, pur indossando un’immensa varietà di sembianze e di linguaggi! Solo chi sa esprimere compassione verso il prossimo può reclamare un posto nella grazia di Dio. Questa è anche la più elevata disciplina spirituale perché inculca in voi l’unità della comunità umana e la gloria dell’immanenza di Dio.
Possa questa disciplina, che i volontari del Seva Dal hanno intrapreso con autentica gioia, diffondersi in tutto il Paese; possa questa terra essere felice e prospera. Possa il mondo avere pace, felicità e amorevole fiducia!
Questa è la Mia benedizione. Voglio che preghiate per la prosperità e il benessere di tutta l’umanità.
Bombay, Dharmakshetra, 25.12.1970