[1] Navarātrī è la festività delle ‘nove notti’ dedicata alla Divina Madre in cui si commemora la vittoria del bene sul male. L’Incarnazione del Potere Divino (Para-Shakti) nelle sue varie manifestazioni, sattvica (come Mahā-Sarasvatī), rajasica (come MahāLakshmī) e tamasica (come Mahā-Kālī), riesce a vincere le forze dell’immoralità, della malvagità e dell’egoismo durante una lotta di nove giorni. Infine, nel giorno di Vijayā Dashamī, il decimo giorno che commemora la vittoria, viene celebrata la cerimonia di adorazione conclusiva. Questa è una festività di ringraziamento. La gratitudine è divina, l’ingratitudine è demoniaca; mentre offrite il vostro omaggio di gratitudine, dovete anche cercare di capire chi è stato ucciso, chi è salvato e perché. I sei nemici dell’uomo logorano i suoi organi vitali e sono radicati nella sua stessa coscienza interiore. Sono questi i demoni da uccidere: il desiderio, l’ira, l’avidità, l’infatuazione, l’orgoglio e la gelosia. Essi riducono l’uomo al livello di un demone; occorre quindi dominarli e trasformarli mediante l’alchimia suprema dell’anelito per Dio. In tal modo, le nove notti di lotta diverranno la notte nuova, dedita alla purificazione della mente ed all’illuminazione dell’anima; questa è la notte descritta nella Gītā come: ‘il giorno per chi è padrone di sé’. Ciò che è attraente e chiaro per l’uomo ordinario è estraneo e per nulla interessante per lo Yogi e vice versa. Tale è la natura di questo mondo capovolto.
[2] Celebrare la festività di Navarātrī qui a Prashānti Nilayam (nava significa sia ‘nove’ sia ‘nuovo’) è veramente un’opportunità rara, piena di meraviglia e gioia perché questa è la dimora della pace, quella pace che deriva dalla distruzione definitiva dei sei nemici interiori. La bandiera di Prashānti Nilayam che verrà ora issata simboleggia il compimento, la conquista dei sei nemici da parte dell’uomo e la sua illuminazione interiore, data dalla fiamma della saggezza insediata nel loto del cuore. La bandiera che sta ad indicare il dominio di sé, la vera indipendenza, si spiegherà quando potrete dichiarare sinceramente di essere i signori del regno; è la bandiera che garrisce al vento della beatitudine, che proclama il sorgere dello splendore interiore. È la bandiera che preannuncia l’alba della suprema saggezza e della più profonda pace. L’uomo è orgoglioso di navigare nello spazio e persino di atterrare sulla luna, ma è incapace di vivere in pace con sé stesso e con i suoi simili. La sua vita sulla terra è piena d’ansia e di paura, ma egli proclama senza vergogna di essere al vertice della creazione! Non sa spegnere il fuoco che divampa in lui, ma è capace di mettere a fuoco intere città scagliandovi le sue bombe! Il dominio di sé significa avere completa padronanza dei sensi, della mente e dell’intelligenza, attraverso il riconoscimento dell’Ātma.
[3] Non dovete dipendere dagli altri per servizi che potete svolgere voi stessi. A cosa serve affaticare una domestica per soddisfare i vostri desideri, mentre voi state pigramente seduti in meditazione? Impegnatevi nell’attività, dedicatevi ad atti di venerazione, eseguite ogni cosa per la gloria di Dio: tutto ciò è molto più proficuo della ‘meditazione’ su cui fate grande affidamento. Come un termometro indica la temperatura del corpo, così il vostro modo di parlare, la condotta e l’atteggiamento rivelano la vostra conformazione mentale e le vostre attitudini, e mostrano quanto sia alta la febbre di mondanità che vi affligge. Parola e condotta devono essere sattviche, non macchiate dalla passionalità di emozioni quali l’odio e l’orgoglio. Parlate con la pace nel cuore e promuovete la pace negli altri. A cosa serve praticare la ripetizione del Nome divino e la meditazione se il vostro linguaggio e la vostra condotta non sono neppure umani? Come potete pensare di avvicinarvi a Dio mentre strisciate nel fango della bestialità? Oggi è il primo giorno della festività di Dasara, perciò decidetevi a ripulire la mente da tutte le impurità, in modo che possiate assorbire l’ispirazione che la festività intende trasmettere.
[4] Chi aspira alla pace mentale deve ridurre il bagaglio di cui curarsi: più bagaglio, più fastidi. I possedimenti materiali e i desideri sono impedimenti nella corsa alla realizzazione. Una casa ingombra di vecchie cianfrusaglie sarà buia, sporca e carente d’aria fresca, opprimente e soffocante. Anche il corpo umano è una casa, evitate quindi che sia ingombro di stravaganti gingilli, ciarpame ed arredamento superfluo. Consentite alla brezza della santità di soffiarvi come desidera, non permettete che l’oscurità della cieca ignoranza lo dissacri. La vita è un ponte sul mare del divenire; attraversatelo, ma non costruiteci sopra una casa! Issate la bandiera di Prashānti Nilayam sul tempio del vostro cuore e seguite le regole che essa v’insegna: soggiogate i sei nemici interiori che minano la beatitudine naturale insita nell’uomo, elevatevi allo stadio dello Yoga, dell’unione con Dio, quando le agitazioni saranno placate, e lasciate poi che lo splendore della Divinità interiore, l’Ātma, brilli abbracciando tutto per sempre.
Prashānti Nilayam, 12.10.1969