[1] Il solo raggio di speranza in questa cupa atmosfera fatta di paura e violenza, di crudele e forzato conformismo, d’odio e persecuzione, è la Pace che l’uomo può conquistarsi per mezzo della disciplina spirituale e del controllo di sé. Quella Pace pervaderà e purificherà sia la sua coscienza interiore, sia l’atmosfera esterna. La pratica spirituale è il respiro vitale dell’uomo, mentre la lotta per il potere, la ricchezza e l’ostentazione sono un fiato velenoso. Da povero stolto, l’uomo brama l’aria che lo distruggerà, il cibo che lo tormenterà e la bevanda che lo svilirà. Egli trae piacere nel rovinare la sua natura e nel negare la sua eccellenza. Ecco la tragedia della civilizzazione.
[2] Egli nega anche l’intrinseca eccellenza del mondo, che lo circonda. Rifiuta di vedere in esso l’opera di Dio, che traspare dalla bellezza, dall’armonia, dalla melodia, dalla verità, bontà, amore, comprensione, come pure dall’ordine e dal sapere, che sono manifesti in tutto ciò che colpisce l’occhio e colma la mente. L’uomo si gloria della sua cecità e l’innalza sino a farne una filosofia chiamata ateismo! Scarta l’uva perché acida, prima ancora d’aver teso la mano ad afferrare il grappolo; considera il mare poco profondo, prima ancora di essersi tuffato. La ricerca della Verità, che è Dio, è volo troppo arduo per le sue deboli ali. Non stupisce che egli sia sopraffatto dalla paura e dalla fragilità e non potrà sfuggire loro, finché striscia nel fango e non s’innalza verso la Luce.
[3] La gente afferma che tutto ciò è il sottile effetto del tempo. Che cos’è esattamente il tempo? Non è altro che l’affondare della radice, il maturare del frutto, il mutare un’abitudine in una tradizione. Senza di ciò, il tempo non è altro che il girare di una ruota. Il tempo ha donato all’India un’eredità preziosa: Sahana, tolleranza delle diversità; Sathyam, aderenza alla Verità; Mâtrubhâvam, rispetto per la Madre, quale vera educatrice che ci ha donato la vita; Dharma, sostegno fondamentale di una società stabile, sotto forma d’integrità, servizio, compassione, ecc. Tal eredità è, tuttavia, rinchiusa nei libri e proclamata dai palchi, ma mai praticata nella vita quotidiana.
[4] Oggi il veleno è il pane quotidiano dell’uomo. I suoi occhi si deliziano di veleno; la sua bocca sputa veleno; le sue orecchie si drizzano quando si declama veleno; i suoi piedi lo conducono in covi di veleno; la sua mente elabora progetti per avvelenare altre menti! Solo Dio può inghiottire il veleno e salvare il mondo dall’olocausto, come fece Shiva inghiottendo il veleno Hâlâhala (letale veleno emerso dal rimestamento delle Acque Primordiali), che minacciava di distruggere il mondo. Meditate su Shiva, la cui gola è blu a causa del veleno che bevve; il veleno diverrà così innocuo e non vi farà male. Vi chiamo, affinché mi portiate e mi offriate tutto il veleno che è in voi. Prendete da Me salute, gioia, il Paradiso stesso. Il Kalpavriksha (albero dei desideri del Paradiso) nel cuore umano è soffocato dalle male erbe e dai rovi; liberatelo dalle erbacce infestanti e l’albero crescerà e fruttificherà.
[5] Dovete riconoscere Dio in chiunque incontrate, vedetelo in tutto ciò che maneggiate. Il Suo mistero è immanente in tutto ciò che è materiale ed immateriale. Di fatto, si è scoperto che non esiste materia o materialità. Tutto è Dio, tutto è espressione del Suo mistero. Cercate gioia alle fonti della gioia entro di voi e fuori di voi; avanzate, non statevene fermi, non arretrate; ogni minuto trascorso deve marcare un passo in avanti. Gioite del fatto che esso vi è dato, per riconoscere Dio in tutto, per cantare la Sua Gloria in ogni occasione, per sentire parlare di Lui e per condividere la Sua Presenza con altri. Dio ha le Sue Mani in ogni opera, i Suoi Piedi in ogni proposito, i Suoi occhi oltre ogni orizzonte, il Suo volto davanti ad ogni volto: ecco quanto afferma la Bhagavad Gîtâ. Voi che leggete la Gîtâ, potete testimoniare l’esattezza di tal asserto, soltanto se avete fede in essa e vivete nella sua luce.
[6] Ora accenderò la lampada che arderà, mentre voi offrite Bhajan per dodici ore ininterrotte. Venkatavadhani asserì poco fa che essa arderà chiara e brillante, se voi l’alimentate con uno dei tre oli: Bhakti, devozione – Jñâna, saggezza spirituale – Vairâgyam, distacco. Non è così: dovete averli tutti tre, poiché sono gli elementi di un’unica lampada; essi sono come la lucerna, l’olio e lo stoppino. La lucerna è la devozione; l’olio è il distacco e lo stoppino è la saggezza, il quale viene acceso mediante il fiammifero di Shraddhâ, la fede perseverante.
(Hyderabad, 9 Marzo 1968.Vijayanagar Community Hall.)