[1] Sono lieto che vi siate riuniti come Associazione d’insegnanti, e che abbiate ritenuto opportuno onorarne alcuni, che si sono guadagnati l’amore e la riconoscenza di generazioni di studenti. Tale cooperazione e mutuo rispetto devono far parte del comportamento quotidiano, dell’attitudine mentale e della natura d’ogni uomo. Su questo principio molto hanno insistito gli antichi Saggi dell’India: “Vivete insieme, rispettatevi a vicenda, non fate che i semi dell’invidia e dell’odio crescano e ostruiscano la limpida corrente dell’amore”. Ecco la preghiera che hanno sempre insegnato ai figli di questa terra. Il loro insegnamento fu: Unità, Divinità, Carità – nel pensiero, nelle parole e nelle azioni, dal primo all’ultimo respiro. Se gli insegnanti trasmetteranno ai giovani tale messaggio integro ed incorrotto, il futuro del paese sarà sicuramente glorioso.
[2] Gli insegnanti non devono accampare scuse basate su considerazioni materiali, per esimersi dal loro compito fonda-mentalmente spirituale d’educatori. Devono sopportare prove e tribolazioni con quieta contentezza e lavorare con sempre maggior efficienza, in modo che Dio li ricompensi, e la società impari a rispettarli sempre più. Il mondo onora chi sa soffrire con letizia, assai più di chi se la gode svergognatamente. In fondo, gli anni della vita sono brevi, una sosta in un caravanserraglio lungo il percorso, una commedia recitata su un palcoscenico traballante, una bollicina sull’acqua. In queste ore fuggevoli, solo a pochi è dato condividere tal eccellente opportunità di impartire istruzione, ispirare devozione ed instillare coraggio nei giovani in crescita, così che le generazioni future n’avranno sempre gratitudine. Svolgete bene il vostro lavoro, come una preghiera, un’offerta ai Piedi di Loto, e ne sarete abbondantemente ricom-pensati con gioia, pace, serenità ed estasi. Gli insegnanti che oggi onorate, hanno lo stesso messaggio per tutti voi. Non chiamateli poveri, perché sono ricchi spiritual-mente, avendo svolto gioiosamente un lavoro ben compreso e ben fatto.
[3] Oggi gli insegnanti non sono consapevoli della nobiltà della loro funzione, mentre la società è divenuta ingrata. I giovani hanno preso per modello i divi dello schermo; imparano in modo profondo e rischioso da film, da storie dell’orrore e da libri gialli. Il senso dei valori non è loro trasmesso sin dall’infanzia e sono, quindi, trascinati in una fiumana di trivialità. L’insegnante assiste impotente a simile tragedia, perché non ha forza e sicurezza da impartire, né ideali da inculcare, né entusiasmo da trasmettere. Se egli avesse solo assorbito le lezioni delle Upanishad e della Gîtâ, potrebbe col precetto e coll’esempio far volgere i giovani verso la via della pace e della gioia.
[4] Ovviamente, la famiglia e la società devono supportare i suoi sforzi e consolidare la formazione che egli impartisce. L’insegnante deve operare in un’atmosfera d’Amore e di Verità, non d’odio e menzogna. Deve farsi vedere sereno e lieto dai giovani, non adirato ed imbronciato; solo così potrà irradiare Amore. Non esistono consigli ed esortazioni che possano pienamente innalzare l’insegnante al livello, che spetta alla sua professione. Egli deve migliorarsi da sé, non può esser migliorato da pressioni o da persuasioni esterne. Potete aver scelto tale professione per varie ragioni, ma oggi non sono più importanti. Una volta entrati a far parte di quest’Associazione di insegnanti, dovete sforzarvi di meritare la fiducia concessavi, e servire al meglio i giovani affidati alla vostra cura da genitori, che s’aspettano grandi cose da voi.
[5] Non avete che da seguire le orme dei grandi maestri del passato, che trasmisero alle generazioni successive la loro ricchezza spirituale. Alcuni anni fa anche voi eravate studenti, ed è naturale che modelliate i metodi da adottare, seguendo le linee impiegate dai vostri maestri; è possibile, ma forse anche no, che queste ultime s’avvicinino agli ideali, di cui vi sto ora parlando. Pur tuttavia, è vostro dovere ricercare la Realtà Interiore e scoprire in essa la Sorgente della Gioia, in modo che il nobile compito di forgiare i giovani in “Figli di Bhârat” (India) sia per voi un lavoro ricreativo, confortante e ricompensante. Lo strumento migliore per svolgere bene la vostra professione è il carattere; è ovvio che sia pregiato il sapere, ma si può anche scusare una lieve deficienza; d’altro canto, invece, il vostro carattere deve essere integerrimo al cento per cento. Non vivete artificialmente, ma nel perfetto rispetto del messaggio dei Saggi: “Sathyam vada, Dharmam chara” – “Dite il vero, seguite la via della rettitudine”.
(Anantapur, 5 Settembre 1968.Giorno dell’insegnante.)