Oggi è un giorno fausto e di buon auspicio: l’Anno Nuovo viene salutato con grandi aspettative e speranze, mentre all’anno vecchio viene dato l’addio. Sin dagli albori della storia, ogni anno l’uomo dice addio all’anno vecchio e dà il benvenuto a quello nuovo. Ma qual è il risultato finale? Solo disperazione e angoscia, ansia e paura. Quella di oggi è un’opportunità per indagare e scoprire perché sia sempre stato così!
Tutti gli uomini si sforzano di essere in pace con se stessi e con la società, ovvero con la comunità in cui vivono, e di conseguire la propria realizzazione. Hanno cercato di ottenere questa pace accumulando ricchezze che danno loro potere e autorità sugli altri, come pure la possibilità di disporre di ogni comodità. Fanno il possibile per elevarsi a posizioni di autorità e di prestigio per controllare le situazioni secondo le loro aspirazioni e desideri. Tuttavia, hanno compreso che queste vie sono assediate dalla paura, e la pace che cercano di ottenere è soggetta a esaurirsi velocemente.
Allora in che modo l’uomo può raggiungere la pace? Solo attraverso l’Amore! La pace è il frutto dell’albero della vita e, senza la pace, l’albero non è che un moncone mozzato: non ha alcun valore o validità. Il frutto è ricoperto da una buccia amara in modo che il dolce succo possa essere difeso dai predatori; pertanto dovrete eliminare la buccia prima di assaporare la dolcezza della polpa e trarne vigore. La spessa scorza sta a simboleggiare le sei passioni malvagie che avvolgono l’amorevole cuore umano: lussuria, ira, avidità, attaccamento, orgoglio, odio. Chi è in grado di eliminare la dura scorza e assaporare la dolcezza interiore, mediante una disciplina rigorosa e costante, otterrà la pace che tutti desiderano; quella pace è permanente, immutabile, inattaccabile.
A che serve possedere un’automobile, un conto in banca, una villetta in un’area prestigiosa della città? Se avete tutto questo ma non avete amore nel cuore, il vostro cuore diverrà un tetro tempio abbandonato nel quale i pipistrelli della bramosia e della collera prolificheranno in un’oscurità perenne. Cuori simili sono ignobili, malati di terrore e d’errore.
Qui riunita abbiamo una grande assemblea di lavoratori delle Industrie Kamani. L’industria, l’agricoltura, il commercio, la politica e l’amministrazione sono come i cinque soffi vitali che sostengono ogni attività umana; questi cinque settori non devono essere ai ferri corti fra loro, ma lavorare in perfetto accordo ispirati dall’amore e dal rispetto reciproco. Solo così la comunità umana potrà avere pace, sicurezza e felicità. Se questi settori non si comprendono e non collaborano fra loro, o se uno devia e prende una strada storta, il disastro sarà inevitabile.
Purtroppo tale collaborazione è completamente assente, anzi gli interessi di parte predominano e la competizione è imperante in tutti i campi: del lavoro, della politica, dell’amministrazione, del commercio e dell’agricoltura. Ecco il motivo per cui l’ansia e l’insicurezza incombono minacciose sia nelle aeree rurali sia in quelle urbane, mentre la popolazione svolge le sue attività con la morte e lo sfacelo che la minacciano a ogni angolo. In ogni circostanza un’incertezza nefasta adombra la gente, tanto che il pensiero umano si orienta alla violenza e alla rivoluzione come soluzione ovvia. Ma la violenza non riuscirà a rimediare o a risolvere alcunché; potrà solo peggiorare la gravità della malattia. L’agitazione acceca la facoltà di ragionamento mentre la passionalità, la violenza e la crudeltà creano ancor più problemi, tanto che stanno inondando il paese come in un nubifragio.
Persone che non hanno le adeguate competenze né l’intenzione sincera di assumersi le loro responsabilità e di assolvere i loro doveri, vengono designate a ricoprire elevate posizioni di autorità; ma solo chi ha la capacità ed è disposto a svolgere i propri compiti e a sostenerne gli oneri ha il diritto di occupare una carica autorevole. Il dovere è Dio, il lavoro è adorazione; pertanto l’autorità che si ottiene grazie a un certo incarico va trattata con un atteggiamento di gratitudine e di riverenza. Se ogni lavoratore, di qualsiasi grado o paese, mette in pratica questa regola, il lavoro darà felicità, appagamento e pace sia alla persona direttamente interessata sia alla società di cui è parte.
Le Industrie Kamani installano torri di trasmissione in tutto il Paese. Se ogni dado o bullone è fissato con precisione ed è ben saldo, allora tali strutture riusciranno a far fronte alle difficili condizioni atmosferiche provocate dal vento e dal maltempo. Ma in che modo possiamo individuare chi abbia svolto una funzione più o meno importante nella loro costruzione? Il lavoro di tutti è essenziale e prezioso purché ognuno si assuma la propria parte di responsabilità; non potete affermare che un tipo di lavoro sia superiore e un altro sia inferiore, perché questo creerebbe malanimo e odio e non sarebbe comunque giusto. Lungo una strada, un uomo vede un frutto maturo su una pianta e la sua mente lo desidera avidamente; ma questo di per sé non potrà esaudire il suo desidero. I piedi dovranno condurlo vicino all’albero, ma anche questo non basterà. La schiena dovrà chinarsi, la mano raccoglierà un sasso, le spalle daranno lo slancio per gettare il sasso verso il frutto che in tal modo cadrà al suolo. Ma la storia non finisce qui. Le dita raccoglieranno il frutto e lo porteranno alla bocca, i denti dovranno addentarlo e masticarlo bene, infine la lingua si preoccuperà di passarlo allo stomaco. La parte che consiste nel mangiare il frutto si è così conclusa, ma non è invece finita la storia che riguarda il desiderio per il frutto.
Poiché molti elementi hanno contribuito a soddisfare questo desiderio, bisognerà mostrare gratitudine a ognuno di loro. Lo stomaco invia forza e soddisfazione a ogni parte del corpo che ha partecipato all’iniziativa di procurarsi il frutto e di mangiarlo, ovvero agli occhi, ai piedi, alle mani, alle dita, alla spalla, alla lingua, ai denti, all’esofago, tanto che nessuno di essi viene dimenticato o trascurato. Ogni organo deve operare con efficienza per svolgere il compito che gli è stato affidato, in modo che il corpo possa vivere in buona salute, conscio delle sue capacità e potenzialità. Questo è valido anche per tutte le iniziative che l’uomo intraprende. Tutti devono decidersi a usare la propria abilità e intelligenza per assolvere i propri obblighi.
L’uomo non è venuto in questo mondo per esibirsi per un certo periodo sul palcoscenico, per consumare cibo e per spassarsela allegramente. È venuto per bearsi alla Presenza di Dio, per dare e coltivare l’amore. La terra è una grande fabbrica operosa il cui prodotto è l’amore. Grazie alla disciplina spirituale è possibile produrre amore ed esportarlo a milioni e milioni di persone che ne hanno bisogno. Più viene condiviso, più intenso diventa, più dolce è il suo sapore, più grande è la gioia. Mediante l’amore l’uomo può accostarsi a Dio e stare alla Sua presenza perché Dio è amore, e se egli vive nell’amore, vive in Dio. Se negate Dio rabbiosamente, voi inaridite la nota d’amore del vostro cuore; se affermate che Dio non esiste, insediate l’oscurità della notte nel vostro cuore e lo preparate a biechi intrighi e a torvi misfatti.
Un giorno un monaco che indossava la tunica ocra capitò in un villaggio pieno di non credenti e s’imbatté in una banda di giovani spavaldi e sprezzanti che lo sfidarono a dimostrare che il Dio da lui adorato esisteva veramente. Il monaco rispose che l’avrebbe fatto, però prima voleva una tazza di latte; quando gli misero il latte davanti, egli non lo bevve ma si sedette a guardarlo in silenzio con grande curiosità. Dopo qualche tempo i giovani cominciarono a dare chiari segni d’impazienza e le loro contestazioni divennero insistenti. Allora il monaco disse loro: “Abbiate pazienza, a me è stato detto che c’è il burro nel latte, ma mi sembra che in questa tazza non ce ne sia affatto, e non vedo proprio niente anche se continuo a guardare!” I giovani risero della sua ingenuità e dissero: “O stolto! Non precipitarti a tirare conclusioni assurde. Il latte ha il burro in ogni sua goccia, ed è per questo che è così nutriente. Se vuoi vedere il burro come realtà separata e concreta, devi far bollire il latte, raffreddarlo, aggiungere della cagliata acida e aspettare alcune ore che si rapprenda; poi lo devi sbattere e quando il burro comincia ad affiorare devi arrotolarlo e farne una palla.” Allora il monaco esclamò: “Il mio compito di mostrarvi Dio diventa allora molto più facile! Dio è in ogni cosa, in ogni essere e in ogni atomo dell’universo, ed è grazie a Lui che tutto ciò esiste e che noi riusciamo a riconoscerLo e a goderNe.
Per vedere Dio come Entità concreta dovete seguire una disciplina in modo serio, rigoroso e sincero, così al termine del percorso potrete fare esperienza della Sua grazia e della Sua gloria.” La natura che ci circonda è la veste di Dio, e ovunque volgiamo lo sguardo possiamo avere prova della Sua bellezza, bontà, saggezza e potere. Purtroppo l’arte di saper riconoscere il Divino ci è estranea; così lo neghiamo e continuiamo a vivere nell’oscurità.
Nell’atmosfera abbiamo attorno a noi la musica trasmessa da tutte le stazioni radio del mondo, tuttavia voi non ne siete sommersi né ve ne rendete conto. Se avete un apparecchio radioricevente e vi sintonizzate sulla giusta lunghezza d’onda, potrete ascoltare le trasmissioni emesse da ogni stazione; ma se non riuscite a sintonizzarvi in modo corretto, invece delle notizie sentirete soltanto interferenze rumorose! In modo analogo, il Divino è ovunque: sopra, attorno, sotto, accanto, vicino e lontano. Per riconoscerlo non vi serve uno ‘yantra’ (macchina o dispositivo), ma un mantra (potente formula sacra). Meditare è come fissare l’esatta posizione della stazione radio, l’amore è la giusta sintonizzazione, realizzare la Realtà e sperimentare la beatitudine che ne deriva costituiscono l’ascolto chiaro e sereno! Lavorate con spirito d’amore; questo v’indurrà all’adorazione, ovvero a lavorare senza tener conto dei vantaggi che ne deriveranno; lavorate perché è vostro dovere, lavorate perché amate il lavoro, lavorate perché quello è il modo in cui potete offrire a Dio la vostra gratitudine per le capacità e i talenti che vi ha donato. Questo tipo di lavoro porta alla saggezza, e saggezza significa riconoscere l’immanenza del Divino in ogni essere!
Il rapporto tra il lavoratore e il datore di lavoro deve essere come quello tra il cuore e il corpo: entrambi sono strettamente collegati fra loro e per esistere dipendono l’uno dall’altro. Il datore di lavoro deve assumere il ruolo di padre, e il lavoratore deve accettare quello di figlio, che è legato al padre da amore e gratitudine. L’amore e l’affetto devono disciplinare la loro relazione, non l’odio o l’invidia. Se alla collera e all’irriverenza di pochi è consentito accecare o abbagliare anche gli altri, tutti ne dovranno soffrire.
Nella sala comunale che ho appena inaugurato, voglio che una volta alla settimana o al mese si tengano delle sessioni di bhajan e riunioni per approfondire i temi di spiritualità; in tali occasioni organizzate dei discorsi o dibattiti su argomenti spirituali. Inoltre desidero che si tengano dei corsi di Educazione ai Valori Umani per i bambini, in cui i piccoli apprendano le storie tratte dalle Scritture, dalle epiche e dalle vite dei santi di tutte le religioni. Ai bambini dovete insegnare a essere puliti e collaborativi, a cantare i bhajan e a recitare brevi parti tratte dalle opere classiche. I piccoli dovranno imparare anche le buone abitudini disciplinari poiché solo la disciplina può conferire felicità individuale e sociale. Incarnazioni del Divino Sé!
Sono felice di vedervi tutti qui. Possa l’Anno Nuovo concedervi la pace mentale e possa compiersi il vostro ideale di realizzare il Sé; in aggiunta, possiate ottenere tutti gli agi, le comodità e la piena soddisfazione. Questa è la Mia benedizione!
Kurla, Bombay, 1 gennaio 1971
(Discorsi 1971-1972, vol. II – Ed. MSP)