Discorsi Divini
Marzo 1963 – Inchinatevi all’Amore ed alla Verità
Marzo 1963
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Inchinatevi all’Amore ed alla Verità
[1] Non lamentatevi se il Signore vi mette alla prova sottoponendovi a delle tribolazioni; solo quando siete sotto esame potete assicurarvi il successo o divenire consapevoli dei vostri limiti. Così potrete concentrar- vi con maggior attenzione su quei temi in cui siete carenti, in modo da superarli quando sarete esaminati una seconda volta. Per dare gli esami non dovete studiare solo all’ultimo momento; preparatevi con un buon anticipo, così sarete pronti e pieni di coraggio e di fiducia grazie alla co- noscenza ed alle capacità acquisite. Quello che avete studiato deve essere ripassato più volte prima dell’esame. È tutto quello che dovete fare, ed è il percorso che conduce alla vittoria. Molti si affliggono e pensano: “Dicono che il darshan distrugga i peccati; bene, ho avuto il darshan non una ma molte volte, e nonostante ciò il mio destino avverso non mi abbandona e soffro ancor più di prima”. È vero, molti sono venuti qui, hanno avuto il darshan ed hanno piantato semi nuovi che si sono procurati in questo posto: semi di amore, fede, devo- zione, buona compagnia, pensieri sacri e ripetizione del Nome di Dio; inoltre hanno appreso l’arte della coltivazione intensiva e della prepara- zione del terreno. Ora hanno piantato questi semi nel campo ben arato del loro cuore purificato. Tuttavia, finché non cresce la nuova messe, dovranno consumare il grano messo da parte nei raccolti precedenti. I problemi e le ansietà sono i frutti provenienti dalle coltivazioni passate; perciò non addoloratevi e non scoraggiatevi.
[2] In questa sacra terra, la gente ha dimenticato la vera fonte della sacra- lità, della vita santa, del vivere in pace con sé stessi e con gli altri. Ora è giunto il momento di farglielo ricordare. Pur portando il gioiello al collo, chi lo indossa lo cerca ovunque e qualcuno deve mettergli uno specchio davanti. Il fervido richiamo dei Veda risuonerà presto nelle orecchie dell’umanità. La Persona Suprema è venuta per indirizzare nuovamente l’uomo e per rammentargli il sentiero della Verità.
[3] Se qualcuno vi sfida a mostrargli un testo in cui siano indicati in modo conciso i principi del Sanāthana Dharma1, parlategli della Bhagavad Gītā che è l’essenza dei Veda e di tutti i testi sacri. La Gītā è come un succo concentrato, ricavato da un cesto pieno di frutti. Non si essiccherà né marcirà come succede alla frutta, poiché è stato ben estratto e conservato. Il gusto e l’eccellenza della Gītā persisteranno fino al termine di questa era, per poi incorporarsi nei Veda.
[4] Nella foresta della vita terrena, il corpo è un albero ed i pensieri, i sentimenti e le immaginazioni dell’uomo sono i rami, i ramoscelli e le foglie. Preoccupazione, ansia e paura sono le scimmie che saltellano fra i rami. Il dolore, nelle sue varie forme, rappresenta gli insetti parassiti che distruggono i fiori. I boccioli sono i sorrisi. I gufi e le cornacchie che lo infestano sono l’ira, l’odio, l’indolenza e la malignità.
[5] Il Sole non sorge e non tramonta mai, sembra sorgere e tramontare a causa della rotazione della Terra. Quello che accade quando il Sole sorge è che l’invisibile diventa visibile, tutto qui. Il costante levarsi e calare del Sole esiste solo per chi lo percepisce, e non esiste per chi lo nega. La dualità dell’apparenza e della non-apparenza può essere superata con l’acquisizione della Suprema Saggezza; allo stesso modo quando si realiz- za il Sole della Conoscenza, si sperimenta che è sempre luminoso e che il suo splendore è immutato.
[6] Il termine Lingam significa semplicemente ‘segno, simbolo’. È un simbolo che sta ad indicare la fusione ovvero la dissoluzione della mente, di tutte le agitazioni mentali e di tutte le immagini mentali, in altre parole: di questo mondo oggettivo. Shivarātrī è il giorno in cui la luna, la divinità che presiede alla mente, è quanto mai prossima a dissolversi, perciò un altro piccolo sforzo compiuto in quel giorno condurrà al pieno successo. L’aspirante spirituale potrà così raggiungere il completo annientamento della mente. In tal modo si realizza che tutto è incluso nel Lingam, simbo- lo dell’Assoluto Informale.
[7] Dio è un enorme fuoco e le scintille che ne scaturiscono sono le anime individuali, le quali sono frazioni infinitesimali di quello stesso splendore, con la medesima essenza luminosa come loro base. Tuttavia, il vento delle impressioni lasciate nella mente dalle azioni passate si abbatte furioso su quelle scintille e ne estingue la luce ed il calore. Ma lo stesso vento non può spegnere il fuoco, può solo alimentarlo e far brillare ancor di più il suo splendore, poiché la Volontà del Signore può soltanto accre- scere la Sua Gloria.
[8] Come i sogni sono modellati dalle esperienze, dalle delusioni e dai desideri vissuti nello stato di veglia, così le esperienze dello stato di veglia sono le conseguenze delle vostre vite passate. Mentre sognate, non mette- te in relazione gli avvenimenti e le emozioni del sogno con lo stato di veglia, pensate che non ci sia alcun riferimento, che siano esperienze uniche e reali, non è vero? Analogamente, non riuscite a realizzare che la vostra gioia e sofferenza, le vostre azioni e reazioni dello stato di veglia sono tutte basate sulle vostre vite passate, ma in realtà è così.
[9] Una volta un famoso pittore si recò da un principe e si offrì di dipin- gere un affresco su una parete del palazzo. Subito dopo ne arrivò un altro che dichiarò che avrebbe dipinto sulla parete opposta lo stesso affresco fatto dal primo pittore, anche senza conoscerne il soggetto ed anche se una tenda l’avesse celato alla vista; così ad entrambi furono commissiona- te queste opere. Il secondo pittore finì il lavoro nello stesso istante in cui il primo annunciò di avere completato il suo quadro. Il principe arrivò nella sala dove una pesante tenda divideva i due artisti ed i loro dipinti. Egli guardò con grande ammirazione l’affresco poi ordinò di togliere la tenda e, con grande stupore, sulla parete opposta vide l’esatto duplicato dell’affresco che il primo pittore aveva laboriosamente dipinto! Era pro- prio una copia esatta! Il secondo non aveva fatto altro che lucidare la parete fino a renderla un grande specchio! Rendete anche i vostri cuori puliti, puri ed amorevoli, in modo che la gloria del Signore vi si possa riflettere ed affinché Egli possa vedere rifles- sa la Sua stessa immagine.
[10] I giocatori non traggono tanta gioia quanto gli spettatori; perciò coltivate l’attitudine di spettatori o testimoni. I battitori, i lanciatori e gli esterni [giocatori di cricket] non sentono neanche la minima frazione del piacere che provano i tifosi che stanno oltre i limiti del campo; questi ultimi, infatti, notano ogni fallo ed ogni ottima battuta in attacco ed in difesa, ed apprezzano tutti i punti salienti del gioco. Analogamente, per ottenere il massimo della gioia in questa partita della vita, si deve coltivare l’attitudine dello spettatore anche quando si è coinvolti nel gioco.
[11] Io non mi chino davanti a nessuno per nessun motivo, perciò non ho timori. Mi inchino per Amore, mi inchino davanti alla Verità, questo è tutto. Non preoccupatevi delle comodità materiali e non chiedetemi queste cose come fossero di vitale importanza. Non sprecate il tempo prezioso della vita in dubbi che vi distraggono circa l’esistenza di Dio in forma umana, qui ed ora. Coltivate Amore per tutti: è il più grande servi- zio che potete rendere a voi stessi, perché gli altri non sono altro che voi stessi. Anche voi dovete inchinarvi solo davanti all’Amore ed alla Verità, e non davanti all’odio, alla crudeltà ed alla menzogna.
Prashānti Nilayam – Estratti dai discorsi di Shivarātrī, marzo 1963
da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications