[1] Mi devo rivolgere a voi come ‘incarnazioni della pazienza’, poiché siete stati seduti molto pazientemente per tutte le due ore del discorso tenuto dal pandit. Esistono vari tipi di cibo: cibo per il corpo, per la mente, per l’intelletto e per lo spirito. Per questi ‘cibi’, in ogni caso, la regola migliore è assumerli ad intervalli regolari ed in dosi moderate. L’appetito è il miglior aperitivo, poiché senza di esso andate incontro ad un’indigestione con tutte le sue spiacevoli conseguenze. Certo che il cibo servitovi dal pandit era di alta qualità, ma vedo che avete ancora fame! In realtà desiderate anche ascoltare Me, sebbene vi proponga il medesimo cibo. La pioggia che cade sui tetti, sia che defluisca in un tubo sia che sgorghi da un doccione, resta la medesima acqua qualunque sia la forma del condotto da cui fuoriesce. L’amore che nutrite verso di Me vi ha reso affamati d’ascoltare il Mio discorso, sebbene debba ripetere le parole dette dal pandit, forse con uno stile più semplice. Egli stesso ha cercato di rendere il suo discorso il più semplice possibile e so bene che ha dovuto compiere un grande sforzo, uno sforzo inusuale, per comunicarvi quei contenuti tanto difficili. Quello che egli ha tentato di dirvi attraverso quei versi sanscriti è: rimanete attaccati, in qualsiasi circostanza, al Signore che è fonte, sostanza e somma di tutti i Poteri. Solo così potrete attingere da quella sorgente tutta la forza di cui avete bisogno. Questo tipo d’attaccamento è detto devozione.
[2] Per un uccello che voli sopra le vaste e profonde acque blu dell’oceano, l’unico appoggio ove riposarsi è l’albero di un veliero in navigazione. Analogamente, il Signore è il solo rifugio per l’uomo sballottato dalla bufera di un mare in tempesta. Per quanto lontano possa volare l’uccello, sa bene dove può riposarsi e quel ricordo gli infonde fiducia. Nella sua mente è chiaramente impressa l’immagine dell’albero della nave; quella forma è fissa nei suoi occhi. Per voi il Nome del Signore è quell’albero: ricordatelo sempre. Associatelo ad una Sua Forma e fissate quella Forma nella mente; sarà come una lampada che getterà luce negli angoli reconditi del vostro cuore. Tenete il Nome sulle labbra, ed esso scaccerà il buio interiore ed esteriore. Pace interiore e fratellanza verso gli altri: queste sono le peculiarità di una persona impegnata nella ripetizione del Nome di Dio. Il Nome del Signore è molto potente. Vi racconterò una storia a questo riguardo. Jñānadev e Namadev stavano attraversando insieme una foresta e avevano una sete insopportabile. Trovarono un pozzo, ma non c’era alcuna fune né un secchio per attingere il prezioso liquido. Quel pozzo era molto profondo, non aveva gradini e l’acqua, data la profondità, era totalmente inaccessibile. Jñānadev, che aveva raggiunto la conoscenza di Dio, s’identificò con un uccello e volò fino al fondo del pozzo dove bevve a sazietà. La sua sete fu così placata. Namadev implorò il Signore invocando il Suo Nome, ed il Signore gli rispose: l’acqua, infatti, salì di livello. Sì, salì finché egli riuscì ad attingerla con le mani e soddisfare la sua sete.
[3] Voi considerate il mondo molto vicino, tutt’intorno a voi, ma quando dovete indicare dov’è Dio, lo pensate lontano, oltre le nuvole, o comunque ad una distanza considerevole. Questo è un errore. Il Signore è vicino; il mondo è lontano. Voi credete il contrario perché temete la verità e vi compiacete di ingannare voi stessi. Una volta un Capitano dell’Esercito, il Re ed un Ministro si trovarono su un piccolo traghetto su un fiume in piena. Il Capitano era terrorizzato di trovarsi su quel traghetto così piccolo ed incominciò ad agitarsi nervosamente. Allora il ministro lo buttò in acqua. L’uomo si mise a gridare subito implorando di essere ripreso a bordo! Aveva compreso finalmente il valore del traghetto e quale agio rappresentasse; in breve aveva compreso l’importanza del ‘sostegno’.
Il Signore è Adhāra, la base, il supporto; il mondo invece è ciò che è supportato, sostenuto, sovrapposto. Quella base è in voi stessi, è l’entità più vicina, il compagno più intimo, il vostro vero respiro e la vita stessa. Come potete quindi indicare un posto lontano quando vi domandano dov’è Dio? Il Suo Nome, il Nome divino di cui più forte sentite il richiamo si concretizza in base all’intimità ed alla profondità dei vostri sentimenti.
[4] L’ateismo si verifica quando il sole della conoscenza sacra tramonta; il teismo invece si manifesta quando quel sole sorge. Tamas è ignoranza, tapas, l’austerità invece è saggezza spirituale. Quando si trascura la mente permettendole di scorrazzare selvaggiamente, qualità tamasiche quali l’ottusità e l’illusione profonda prenderanno il comando. Alcuni vi hanno consigliato di vigilare su ogni movimento che la mente compie ed annotare tutti i passi falsi e le intenzioni malvagie rilevate. No, questa pratica è pericolosa. Non badate ai giochi della mente, lottate piuttosto per quello di cui avete bisogno, non per quello che dovete evitare. Se conterete i passi falsi, sarete indotti a rifarli. Decidete risolutamente di camminare dritti per il vostro sentiero e non farete passi falsi o insicuri. Il fatto è che dovete avere un guru in possesso della più elevata esperienza spirituale. In caso contrario sarete portati fuori strada da dilettanti che prescrivono rimedi standard senza tener conto della vostra storia personale e delle vostre necessità. Ma la cosa più importante è che voi stessi dovete impegnarvi nell’ascolto, nel ricordo e nel canto dei Nomi di Dio, pratiche che rappresentano il Gange, lo Yamunā ed il Sarasvatī, il triplice fiume della vita. L’ascolto dei Nomi sacri è il sentiero della devozione; la riflessione su cosa si è ascoltato è il sentiero della saggezza ed il canto dei Nomi di Dio è il sentiero dell’azione (Bhakti-yoga, Jñāna-yoga, Karma-yoga). Questi yoga conducono al medesimo obiettivo, ossia alla resa totale del sé a Dio: il fiume s’unisce all’oceano. Datemi le redini, confidate in Me e lasciate che vi diriga. Assumerò la piena responsabilità, a patto che accettiate come una Grazia, senza obiezioni, qualunque cosa arrivi!
[5] Le sofferenze sono i piedi e la felicità è la testa; entrambi fanno parte della medesima persona. Non potete accogliere la gioia e rifiutare il dolore al medesimo tempo. Non si può avere il diritto senza un rovescio; dovete prendere ed accettare insieme alla facciata del foglio anche il suo retro. È inevitabile. All’inizio il diamante non è che un pezzo di pietra insignificante, un sassolino duro. Solo quando viene lavorato da un esperto artigiano si trasforma in uno splendore di luce con tante sfaccettature! Lasciatevi sottoporre al medesimo trattamento che farà scomparire tutta la vostra lentezza ed opacità, e potrete essere trasformati in diamanti splendenti. Dovete avere quell’anelito, come quello che ha la pietra di diventare un diamante. Dovete prendere per mano la Madre e camminare sicuri al Suo fianco; dovete essere tenaci, mai rinunciare. Siate come il piccolo della scimmia che s’aggrappa alla mamma e quindi è sempre tenuto d’occhio e guidato dalla sua forza ed esperienza. Il Signore è conquistato dal tormento sincero, da un desiderio struggente e costante. Ci sono alcuni luoghi dove Sai Baba di Shirdi, il corpo precedente a questo, è venerato, ma dove tale ‘desiderio’ non è considerato importante. Un incaricato invita i visitatori a tornare per sette, oppure undici giovedì consecutivi o per 41 giorni e venerare Sai Baba per ottenere la Sua Grazia, come se si trattasse solo di una questione aritmetica. No! Questo è solo uno stratagemma per raggruppare una folla consistente in modo che il tempio possa acquisire la fama di essere importante! La devozione non si presta a simili metodi.
[6] La vera devozione supererà tutti gli ostacoli e come un fiume in piena strariperà dagli argini e dalle rive travolgendo con la sua forza tutto ciò che incontra. Le difficoltà sono create per aumentare l’anelito e per distinguere il devoto sincero dagli altri. Grazie all’alchimia del ricordo costante di Dio, anche un masso può essere trasformato in argilla, ma non potrà diventare morbido solo portandolo per un certo numero di giorni in un tempio. Prima d’ora siete mai stati seduti così a lungo, ascoltando o in attesa d’ascoltare un discorso, con così tanta pazienza, concentrazione e ardore? Perché avete sopportato tutto ciò? Desideravate ascoltare le Mie parole, non è così? Ora, non lasciate che tutto quel fervore vada sprecato appena avrò finito di parlare e ve ne andrete. Imboccate con zelo il sentiero della Conoscenza Suprema parallelamente a quello del Dharma e, dopo che la vostra vita sarà stata trasformata in una preghiera continua dall’effetto silente del perseguimento del Dharma, dimenticatevi di tutto e perdetevi nell’estasi seguendo la via che porta a Dio. Non permettete all’illusione, che vi attende sulla riva opposta del Chitrāvatī, di piombarvi addosso ed allettarvi verso la vita mondana che avete condotto per tanto tempo. Siate come la lingua fra i denti, che coraggiosamente, con fiducia e attenzione porta avanti il suo compito senza rimanere ferita. Studiate bene le regole di disciplina stilate per tutti quelli che vogliono stare a Prashānti Nilayam. Queste regole sono per il vostro bene. Ovunque voi siate, potete fare di quel posto un Prashānti Nilayam. Diventate parte della Mia storia. Non allontanatevi da Me. Avete ottenuto questa vicinanza grazie ai meriti accumulati in molte nascite. Se interrompete questo contatto e vi allontanate, arriverà un giorno in cui piangerete fuori dei cancelli ed implorerete di lasciarvi entrare. Affrancatevi da illusioni e sciocchi dubbi, liberatevi dai desideri meschini, ed Io vi accoglierò in Me.
Prashānti Nilayam, 07.03.1962