Discorsi Divini
5 Ottobre 1962 (Dasara) – Cos’è il Dharma
5 Ottobre 1962 (Dasara)
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Cos’è il Dharma
[1] Vāranāsi Subrahmanyam Shāstri ha parlato molto bene a proposito della grande Legge Morale del Dharma, soprattutto riguardo al problema del giusto e dell’ingiusto emerso dagli episodi del Mahābhārata. Certamente, come egli ha detto, il giusto e l’ingiusto devono essere stabiliti in ogni singolo caso analizzando quel contesto particolare e tenendo come riferimento alcuni principi fondamentali. Questi principi sono stati definiti dai Saggi ed esposti nei Veda. Per questa ragione i Veda sono detti la radice del Dharma e, nel suo discorso, Ganapati Shāstri ha sottolineato la loro indiscussa autorità. Entrambi gli oratori vi hanno già servito un delizioso banchetto di saggezza. Ora sono le 18.25 e Ghantasāla, che terrà uno spettacolo musicale, ha già colto l’attenzione della maggior parte di voi. Ghantasāla mi dice che per iniziare il suo spettacolo ha bisogno ancora di una mezz’ora; quindi sembra che Io vi debba tenere occupati finché egli sarà pronto, che vi piaccia o no. Naturalmente Io parlo sempre del Dharma, poiché sono venuto per ripristinarlo. Non ho nessun altro compito qui. Somministro bevande dolci agli ignoranti e dono Amrita (il nettare dell’immortalità) agli illuminati. Non dovete dedurre che il Dharma stia declinando solo in India per il fatto che tutti gli Avatār che conoscete sono nati in questo Paese. L’Avatār deve incarnarsi nel luogo dove il Dharma ebbe origine e dove è ancora studiato e considerato. Il resto del mondo rappresenta solo i rami di questo albero. Per Me non esiste una terra nativa né una straniera. Tutta l’umanità deve essere riportata sul sentiero del Dharma. I Veda non sono attribuibili a nessun autore né al talento umano; il Veda Purusha non si può considerare legato a nessun particolare Paese. I Veda emanano là dove esiste un forte anelito. Tutte le religioni e le manifestazioni del Dharma sono proliferazioni delle Verità vediche.
[2] La natura umana dev’essere contenuta, controllata e guidata lungo determinati canali altrimenti, come il Gange in piena, causerà disastri a milioni di persone che dormono tranquille perché non lo credono pericoloso. La fretta di assicurarsi un vantaggio immediato deve essere vinta: un risultato tardivo potrebbe essere più duraturo e salutare; gli interessi individuali devono essere abbandonati in favore di quelli collettivi, del gruppo, del villaggio, della comunità, del Paese o di tutto il genere umano. Idee, principi, leggi, costumi, codici, consuetudini ed azioni devono essere tutti giudicati secondo i due principi gemelli dell’intenzione e della conseguenza. È pura l’intenzione? Scaturisce dall’Amore? È fondata sulla Verità? Conduce alla Pace? Se sì, allora il Dharma sarà racchiuso in quell’azione, legge, tradizione o condotta. L’intenzione e la conseguenza sono i due argini che guidano con sicurezza le acque del Godāvarī in piena fino al mare, che può inghiottire tutta l’acqua che il fiume porta. Sono le regole e le restrizioni che rendono affascinante il gioco della vita. Se nel calcio ogni giocatore facesse ciò che vuole col pallone senza che sia mai stabilito un fallo, un fuori gioco od un goal, senza calci di rigore né punizioni, sarebbe un gioco privo di senso, incapace di dare gioia!
[3] Come potete stabilire, in un caso specifico, cosa sia Dharma e cosa no? Vi indicherò ora alcuni principi che potrete applicare a diverse circostanze. Ciò che non farà soffrire voi né gli altri, quello è giusto, quello è Dharma; agite quindi in modo tale da ottenere gioia per voi e per gli altri. Oppure, prendete un altro riferimento per le vostre azioni: fate che la mente, le parole e le azioni siano in armonia. Ciò significa agire come si parla e parlare come si pensa; non ingannate la vostra stessa coscienza nascondendo i pensieri sotto il manto della falsità, non soffocatela incatenandola con la forza per imbarcarvi in azioni che essa non approva. Questo è il retto modo di vivere. Comportarsi rettamente rende sempre più facile attenersi alla rettitudine; le abitudini diventano coscienza. Se vi sarete consolidati nella rettitudine, seguirete automaticamente la giustizia. Quello che fate dipende da quello che siete, cosa siete dipende da cosa fate; sono due cose interdipendenti.
C’è anche un altro principio. Il Dharma vi insegna ad essere calmi, equilibrati e saldi nell’equanimità. Esso vi fa riconoscere la natura transitoria del successo e del fallimento, di ricchezza e povertà, gioia e dolore, aspettativa e delusione; non proverete quindi esaltazione né sconforto, ma sarete sereni e distaccati. Tutto ciò che vi aiuta a mantenere questa indisturbata stabilità è Dharma. In breve: una vita sensuale è adharma [opposta al Dharma], una vita spirituale è Dharma. Il Dharma è ciò che sostiene, salva e santifica. L’uomo nasce e gli viene concessa una vita affinché possa guadagnarsi la conoscenza della propria identità con l’Infinito.
[4] Le varie parti del corpo sono differenti, ma appartengono tutte al medesimo organismo; sarebbe una follia se immaginassero di non avere relazione col corpo. Il Sole emette milioni di raggi, ma tutti gli appartengono. Il Sole viene riflesso in milioni di secchi d’acqua, ma sebbene tutte quelle minuscole immagini siano sue, il Sole è la Verità mentre i riflessi sono relativamente irreali. Una definizione comune del Dharma è attenersi alla verità: “Fate agli altri quello che vorreste venisse fatto a voi, e non fate loro ciò che non vorreste fosse fatto a voi.” Non abbiate un doppio criterio, trattate tutti come voi stessi. Ciò vale a dire che dovete avere fiducia in voi stessi, solo allora potrete averla anche negli altri. Dovete rispettare voi stessi e gli altri. L’egoismo è la misura dell’altruismo. Il genere umano è una comunità: se fate del male a voi stessi lo fate a tutti. Se aiutate un uomo a stare eretto, quell’atto farà stare eretti anche voi. Il trattamento che vorreste ricevere dagli altri è la misura del vostro dovere nei loro confronti. I Veda e le Upanishad, che formano le sezioni relative alla Conoscenza Suprema ed alla Contemplazione di Dio del Sanātana Dharma, la Legge Morale Eterna, sono le guide migliori per seguire il cammino del Dharma; esse valgono per tutta l’umanità, per tutte le classi sociali, la famiglia, la società, i gruppi professionali e per il singolo individuo. Così come Delhi è la capitale dell’India, l’India è la capitale spirituale dell’umanità intera. Gli Indiani hanno la responsabilità di dimostrare con le proprie vite che il Dharma conferisce loro pace e felicità, così che il resto del mondo possa essere ispirato a seguire lo stesso sentiero.
Prashānti Nilayam, 05.10.1962
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications