Discorsi Divini
29 Settembre 1962 (Dasara) – La bandiera di Prashānti
29 Settembre 1962 (Dasara)
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
La bandiera di Prashānti
[1] A Prashānti Nilayam ogni giorno è un giorno di festa, ogni giorno è un giorno sacro. La festività di Navarātrī anche qui è celebrata seguendo gli usi e costumi popolari, con l’idea che i segni esteriori di buon auspicio servano ad educare e sublimare le emozioni interiori. Tuttavia non dovete aspettare la ricorrenza di Navarātri qui o a casa vostra per insediare la Divina Madre nei vostri cuori. Il giorno che ne sentite il bisogno, ebbene, quel giorno è il più propizio per farlo. Non ritardatelo, non rimandatelo. Ogni volta che s’innalza la bandiera in questo luogo, Io dico all’incirca le stesse cose, ma proprio come ogni giorno dovete mangiare gli stessi alimenti, proprio come dovete lavarvi il viso più e più volte, anche il messaggio verbale deve essere nuovamente ripetuto. Questo serve a chi lo ha già ascoltato da Me in precedenza, e ancor più a chi è qui per la prima volta. Questo āshram di Prashānti Nilayam è la dimora della più alta forma di pace, della pace assoluta. Voi tutti, infatti, siete la dimora della Pace Suprema. Questa è la ragione per cui molto spesso mi rivolgo a voi chiamandovi ‘Shānti Svarupulāra’ (incarnazioni della pace). Il Mio fine è di rammentarvi che la vostra vera natura è pace, equanimità, serenità e distacco. Non potete far emergere dalla vostra interiorità quello che non contiene, non è vero? La Pace, dunque, deve essere lì, nel profondo, come vero nucleo del vostro essere. Essa è la maturazione del frutto, è la dolcezza che satura il frutto maturo.
[2] La Pace non è come una vernice esteriore che si può applicare o rimuovere. Non si deve confondere neanche con la forza d’animo che mostrò di possedere il giovane Yudhisthira quando sopportò, senza una lacrima né un lamento, cento vergate infertegli per provare la sua resistenza. La Pace non è nemmeno la rassegnazione che segue ad un’ambizione frustrata o ad un desiderio insoddisfatto. La Pace è un’esperienza nobilitante, di elevazione, che giunge quando l’individuo arriva all’unione con la vera sorgente del suo essere. È il placarsi delle onde, il quietarsi delle attività mentali e delle agitazioni. Chi l’abbia conseguita ha issato la bandiera di Prashānti; ognuno di voi deve sforzarsi di dispiegare questa bandiera nel proprio cuore. Tutti voi dovete diventare un esercito di lavoratori virtuosi, dotati delle armi di Satya, Dharma, Shānti e Prema (Verità, Rettitudine, Pace, Amore) per rianimare questa umanità e liberarla da tutte le malattie che la affliggono. Vi ho detto sovente che issare questa bandiera non è una semplice formalità; al contrario, è un rito significativo per l’insediamento e l’addestramento di questo esercito. Non compio mai azioni prive di significato né dico parole senza scopo. Anche il simbolo sulla bandiera è ricco di significati.
[3] Avrete notato che qui a Prashānti Nilayam non ci sono mura di cinta, infatti, è proprio come dovrebbe essere: la gente può venire dal Signore da ogni direzione senza permessi né ostacoli. Ci sono però dei cancelli! Le persone che percorrono la strada che fa una curva approssimandosi all’āshram, nel complesso della loro personalità portano, come tutti, un fardello d’impulsi ereditati, di deformazioni acquisite; sono spinte dal desiderio e stimolate dalla frusta a sei lingue della passione. Costoro entrano dal cancello solo quando non sono più dominati dal tamo-guna; ossia quando il velo della loro illusione è stato un po’ scostato. Da quel punto procedono verso il Nilayam e passano attraverso il secondo cancello, dove sono attratti dall’imponente costruzione, dal porticato, dalla statua situata al centro: tutte cose che colpiscono il relativamente superiore rajo-guna. Poi, anche questo guna decade quando entrano nella sala, dove il sattva- guna conquista le loro menti grazie alle immagini sacre, ai dipinti, ai bhajan, al canto dei nomi del Signore.
[4] La rappresentazione concreta del simbolo che figura sulla bandiera è il cerchio situato davanti al Nilayam. A tutti voi deve essere spiegato cosa indica e poi, a turno, dovreste informare anche gli altri a questo riguardo. Il primo cerchio entro il profilo di mattoni, come potete vedere, è ricoperto di sabbia. Esso rappresenta il desiderio, una terra arida dove nulla può crescere e dalla quale non si può ricavare alcun sostentamento. Il cerchio successivo è quello dell’ira, il nemico numero due dell’uomo; essa è rappresentata da una pianta tuberosa assai coriacea e con molte foglie che, sebbene potate regolarmente e drasticamente, alla prima pioggia germogliano di nuovo. L’ira, infatti, è proprio così: pensate di averla sradicata ma basta che urtino il vostro orgoglio o che qualcuno contrasti un vostro desiderio, ed ecco che germoglia nuovamente. Le sue radici sono tentacoli ai quali è molto difficile sfuggire. Ad ogni Navarātrī, le migliaia di devoti che camminano qui intorno calpestano le piante, tanto che non ne rimane alcuna traccia, ma quando arriva la festività del Compleanno, dopo un mese o due, i germogli sono già ricomparsi e hanno già raggiunto una ragguardevole altezza. Questo è il modo in cui l’ira s’impossessa di un uomo; cresce e diventa odio e vendetta, i due ‘figliastri rossi’ che qui sono rappresentati dai due successivi cerchi concentrici. Se qualcuno intralcia il vostro cammino, cominciate ad odiarlo; se si rifiuta di diventare vostro complice, lo odiate. Sia le azioni sia le omissioni causano odio. Ecco perché qui sono raffigurati in due. Attraversando le sabbie della lussuria e dell’avidità ed il terreno selvaggio dell’ira, superando gli ostacoli dell’odio e della vendetta, ecco che il ricercatore spirituale giunge al verde prato dell’amore. Potete osservare quel cerchio d’erba verde, graziosamente decorato da buoni pensieri e virtù, che rinfresca e dona soddisfazione. Oltre quel cerchio c’è l’ampio spazio della pace, dove tutte le agitazioni cessano e la mente riposa nel proprio silenzio.
[5] L’occasione è adesso: stabilitevi saldamente nello yoga, la disciplina spirituale dell’unione con il Potere Universale, con la Conoscenza Assoluta, con la Verità Eterna. La consapevolezza si eleva attraverso i sei centri indicati sul pinnacolo al centro del cerchio, ed ecco cosa succede: il Loto del cuore sboccia, i petali si dischiudono, la fragranza permea l’universo, i raggi del sole sono assorbiti e, come vedete rappresentato qui, l’Ātmajyoti, lo Splendore dell’Ātma, illumina voi ed ogni cosa in una fiamma che tutto abbraccia. Contemplate tale simbolo, mantenetelo vivo nella vostra coscienza; questo intendo quando vi dico di innalzare la bandiera nella vostra mente. Scoprirete che ciò porta molti benefici. Quando la bandiera sventola allegramente al vento, deve sventolare gioiosamente anche nella vostra consapevolezza, richiamandovi ad ulteriori sforzi spirituali. Non voglio la semplice devozione: voglio azioni motivate dalla devozione. Gettate via tutti i vostri attuali impegni ed assumetevi questa nuova responsabilità: quella di salvare voi stessi. In tal caso avrete svolto i vostri doveri bene e con soddisfazione.
Prashānti Nilayam, 29.09.1962
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications