Discorsi Divini
29 Aprile 1963 – I poteri del Nome
29 Aprile 1963
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
I poteri del Nome
[1] Ghandikota Subrahmanya Shāstri ci ha letto ed offerto ciò che ha definito una ghirlanda di nove gemme poetiche; sebbene Io non accetti ghirlande, accetto sicuramente la devozione che dona il profumo alla ghirlanda. Egli ha detto che i Veda sono per glorificare la Divinità e che, nell’attuale ‘era del ferro’, si deve fare affidamento sulla ripetizione del Nome di Dio per conseguire la liberazione. Per quale motivo questa disciplina è considerata sufficiente per l’era contemporanea? La ragione è che le altre pratiche spirituali sono irte di difficoltà, richiedono austerità rigorose e molti sforzi preliminari. Inoltre, nel ripetere il Nome divino c’è un altro vantaggio: non appena si pronuncia il Nome, il Detentore di quel Nome compare alla vista. Se pensate solo alla Forma, il Nome non sempre vi si associa oppure potreste non essere in grado di individuarlo; potrebbe esserci anche più di un Nome e questo potrebbe confondervi. Se invece usate il Nome, la Forma automaticamente apparirà davanti all’occhio mentale. In India da secoli è chiaramente esposta la disciplina per eliminare l’attaccamento ai sensi e per frenare la mente dal rincorrere i piaceri fugaci; l’esperienza vissuta da molti santi è riportata nella letteratura sacra del Paese, e tutte le attività di pensiero, parola ed azione sono sublimate verso questo proposito più alto.
[2] L’essere umano è bontà e prosperità, non un corpo morto. Egli ha tre occhi, derivati dal Sole, dalla Luna e dal Fuoco. L’occhio che deriva dal Fuoco è l’occhio interiore e può essere aperto grazie alla disciplina dello Yoga. Shiva, possessore dei tre occhi può vedere il passato, il presente ed il futuro. Se, ad esempio, avete conosciuto un ragazzo quando aveva dieci anni, potrete ricordarlo com’era a quel tempo ma non potete immaginare come sia oggi o come sarà fra altri dieci anni. Se, però, conseguite i tre occhi che possono vedere il passato, il presente ed il futuro, diverrete padroni del tempo e dello spazio e potrete conoscere tutti e tre i suoi volti. Il Nome divino è sufficiente a conferirvi tutti i risultati che si potrebbero ottenere con ogni tipo di disciplina spirituale. Questa verità è accettata dai Testi sacri e da tutti gli aspiranti spirituali che hanno rilasciato la loro testimonianza circa le lotte ed i successi raggiunti; inoltre tutti, senza alcuna distinzione, possono recitare il Nome e meditarvi. Ovviamente il Nome è di limitazione all’Universale poiché identifica, attraverso uno dei Suoi aspetti, il Non-Identificabile. Usate questo strumento come mezzo per salvarvi, come una barca che vi farà attraversare l’oceano delle nascite e delle morti.
[3] Quando ripetete il Nome, tutta la dolcezza della Forma e la gloria ad essa associata deve tornarvi alla memoria e, come vi viene l’acquolina in bocca se pensate a qualche dolce che vi piace particolarmente, così anche la vostra mente deve fare ‘l’acquolina’ quando contemplate la Forma. Scegliete il Nome che più incanta il vostro cuore. Perché rincorrere le ricchezze se il piacere e l’appagamento che queste possono offrire, persino centuplicati, possono essere conseguiti contemplando il Nome di Dio? Il Signore ha proclamato: “Ovunque si canti il Mio nome, lì Io mi siedo.” Egli si stabilirà in quel luogo e non andrà via. La lingua quindi è sufficiente per conquistarlo, la lingua che parli il linguaggio della mente pura. Il Signore è l’albero che esaudisce i desideri; accostatevi e sviluppate attaccamento per Lui. Dovete guadagnarvi la Sua grazia e restargli sempre vicino, respingendo tutte le forze che da Lui vi allontanano. Anche se commettete qualche errore tecnico nel cantare le Sue lodi o nell’adorazione, non importa. L’intensa devozione rende ogni errore perdonabile. Il nettare, anche se versato in una tazza di ottone, non perderà il suo profumo né il sapore. Il veleno, anche se messo in una tazza d’oro incastonata di gemme, non perderà le sue proprietà letali.
[4] La devozione indurrà il Signore a concedersi in dono. Quando la cerimonia d’incoronazione di Śrī Rāmachandra1 e le varie celebrazioni erano terminate e si era conclusa la presentazione dei regali alle persone importanti, Sītā osservò che era stato dimenticato Hanuman. Nella sala c’erano solo loro tre: Rāma, Sītā e Hanuman. Rāma si chiese che cosa potesse offrirgli e suggerì a Sītā che l’anello di gemme che Janaka gli aveva donato per le nozze sarebbe stato il regalo più adatto, perciò disse: “Tuo padre me lo diede il giorno che ti affidò a Me, Hanuman ti ha ridato a Me una seconda volta, perciò gli regalerò questo anello.” Tuttavia, Hanuman non sembrò molto felice quando gli fu messo in mano l’anello. Forse non apprezzava il dono perché non gli era stato dato davanti a tutti; quando gli altri avevano ricevuto i regali, lui era stato dimenticato! Hanuman portò l’anello all’orecchio, come se volesse scoprire quale suono emettesse; poi lo morse con i denti e cercò di esaminarne la struttura. Rāma gliene chiese il motivo, ed anche Sītā era ansiosa di saperne la ragione; Hanuman rispose: “Sto cercando di scoprire se custodisce il Nome di Rāma che io prediligo sopra ogni altra cosa!” A quel punto Rāma lo abbracciò e disse: “Hanuman! Quale altro dono posso farti. Ti darò Me stesso come regalo. Accettami!” Questa è la ragione per cui fu lasciato in disparte mentre agli ospiti venivano offerti i regali. Ecco perché ovunque si trovi Hanuman, ci sarà anche Rāma, ed ovunque ci sia Rāma, anche Hanuman sarà presente. Per il devoto, il Nome è di valore inestimabile; esso induce la Forma a chinarsi e benedire.
[5] Prendete in considerazione un altro fatto: la Forma cambia di era in era, da un avvento all’altro. Rāma e Krishna avevano forme differenti, anche le loro gesta furono diverse; la gente è d’accordo se affermate che entrambi questi Avatār sono identici, però, provate a dire che Rāma ha sollevato il monte Govardhana2: nessuno lo accetterà. Il Nome è associato alla fragranza dei giochi divini, dei miracoli e degli insegnamenti spiri tuali. Ognuno ha un particolare attaccamento ad uno dei tanti Nomi di Dio perché è adatto al suo temperamento, agli impulsi ed alle tendenze che si sono forgiati nelle vite passate. Mīra adorava il nome ‘Giridhāri’. Per lei quel miracolo era il più significativo, il più rappresentativo della gloria di Dio. Il Nome che più vi attrae, che fa sorgere in voi l’amore più dolce e più puro, quello è per voi il migliore. ‘Colui che piace è Rāma!’ – ‘Colui che distrugge l’illusione è Shiva o Vishnu!’
[6] Surdas4 fu sopraffatto dal dolore quando l’adorabile ragazzino che aveva preso il suo bastone e lo aveva accompagnato lungo la strada per Brindavan, all’improvviso lo lasciò annunciando che il Suo nome era Krishna! Surdas lo rincorse con le mani tese per prenderlo e per tenerlo stretto a sé, ma Krishna era scomparso; allora Surdas gridò a gran voce: “Tu puoi sfuggire al mio abbraccio, ma io ti tengo nel mio cuore e da lì non potrai mai andartene!” Anche Prahlāda era un devoto del genere; egli non aveva altro pensiero e non vedeva null’altro: elefanti, serpenti, veleno, fuoco – per lui tutti erano il Principio Divino stesso. Come potevano quindi fargli del male? Il Nome Divino è come Narasimha5 per i demoni della mente. Le qualità della passione e dell’ignoranza che assediano il vostro cuore, sono decise a condurvi alla rovina. Come si prescrive del calcio e delle vitamine per curare diverse malattie, assumete le compresse del Nome per liberarvi dell’anemia mentale e degli altri malanni. Ci sono delle pastiglie per la gola che dovete succhiare lentamente per calmare la tosse; allo stesso modo, tenete il Nome sulla lingua ed assorbite il suo sapore lentamente per liberarvi della furiosa irruenza delle passioni e delle emozioni. Fate splendere il Nome sulla lingua: vi illuminerà dentro e fuori; ripulirà non solo la vostra mente ma anche quella di chi ascolta il Nome mentre lo recitate.
Tenerlo sulla lingua è come tenere una lampada accesa davanti alla soglia della vostra casa. La ripetizione del Nome di Dio è la migliore disciplina spirituale e la più benefica tra le attività rette; è la forma di preghiera ed adorazione più elevata, la penitenza più proficua. Kuchela si guadagnò la grazia del Signore con questa pratica. Colmate il Nome col vostro amore, saturatelo di devozione ogni volta che lo ripetete. Questo è il sentiero più semplice per tutti voi.
Prashānti Nilayam, 29.04.1963
da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications