Discorsi Divini
28 Dicembre 1960 – I pericoli del dubbio
25 marzo 1958
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
I pericoli del dubbio
[1] Kasturi vi ha appena raccontato la storia tratta dai Purāna di quando l’Oceano di latte venne rimescolato per ottenere il nettare dell’immortalità. Quando gli dèi si lasciarono sopraffare dalla presunzione, dall’illusione e dall’ignoranza, i saggi scagliarono contro di loro una maledizione portatrice di invecchiamento, grigiore e senilità; così gli dèi vennero facilmente sottomessi dai demoni. Per ricondurli al perduto splendore, il Signore consigliò loro di rimescolare l’oceano per ricavare l’Amrita, il nettare divino che dona l’immortalità. Questa storia deve essere però interpretata in senso simbolico. I Purāna espongono sempre delle parabole che hanno un profondo significato, più utile e prezioso di quanto si possa immaginare, che deve essere messo in pratica nella vita quotidiana; infatti queste storie non sono state narrate come passatempo! Un giorno Indra, accecato dal potere che la sua posizione comportava, insultò il saggio Durvāsa, il quale lo maledì. La maledizione del saggio lo costrinse a riflettere sulla propria realtà ed a scoprire il proprio stato originario. Si accorse così d’essere Amrita, immortalità, ossia della stessa natura dello Spirito Supremo; infatti realizzò di essere la Realtà Assoluta che agiva illudendosi di essere Indra! Pertanto il rimescolamento dell’Oceano di latte simboleggia la disciplina spirituale necessaria a rimuovere il velo dell’illusione, o meglio, è la via regia che conduce alla spiritualità integrale e completa. Ogni qual volta il Potere Divino è in declino e gli impulsi malvagi predominano, persino gli dèi decadono e perdono i loro privilegi e diritti speciali. Se la falsità penetra nel carattere, l’uomo perde la sua intima relazione con l’immortalità. Infatti chi è falso e sleale, chi ha paura della verità, chi è cieco di fronte al proprio glorioso retaggio di immortalità, muore più e più volte.
[2] Satya (Verità) è tutto ciò che è Nitya (eterno). La menzogna è veleno, mentre la Verità è nettare. La Verità soltanto dona splendore e Divinità; perciò quando gli dèi caddero preda dell’orgoglio e dell’attaccamento alla non-realtà, dovettero rimescolare i propri pensieri ed impulsi, sentimenti ed emozioni, istinti ed ispirazioni per poter far scaturire la ‘crema’ della Verità. I due gruppi [quello degli dèi da una parte e quello dei demoni dall’altra, che tiravano alternativamente la fune per far ruotare il monte Meru e frullare l’Oceano] erano le influenze che spingono ad avanzare e quelle che invece inducono a retrocedere, cioè gli impulsi divini e quelli demoniaci. Come vi ho accennato prima, a causa dell’ignoranza della propria fondamentale Realtà, ignoranza che lo aveva fatto sprofondare nell’orgoglio, Indra insultò Durvāsa ed attirò su di sé la collera del saggio. Per riportare Indra alla sanità mentale, occorreva insegnargli nuovamente il fondamento atmico che stava alla base dell’ostentazione e dello sfarzo derivati dalla sua carica, e che l’evanescenza è intrinseca a tutte le cose create. Sebbene in apparenza le persone sembrino umane, oggi i loro impulsi interiori sono sub-umani o demoniaci. Chi non possiede spirito di carità e di sacrificio è definito un demone. Nella natura umana sono mescolate insieme qualità divine e qualità demoniache, ma queste ultime ora predominano completamente. Così l’uomo ha perso la sua gloria, il suo potere e splendore, e per riconquistarli deve praticare una disciplina spirituale. Fate quindi di tutto per purificarvi attraverso sforzi incessanti!
[3] Prendere l’Amrita, il nettare che Io creo, rappresenta per voi solo il primo passo in questo processo di purificazione, ma non significherà molto se non farete anche il secondo ed il terzo passo e se non avanzerete verso l’auto-realizzazione. Dovete avere fede nella disciplina stabilita dal Sanātana Dharma e nella fondamentale Divinità di tutta la creazione. Convincetevi che il mondo può offrirvi solo gioie fugaci e che la sofferenza non è altro che il rovescio della gioia. Impegnatevi subito, da questo preciso istante, poiché il tempo scorre veloce come un torrente. Sviluppate quella gioia che non conosce decadimento, che sarà sempre piena e totale. Siate leali verso voi stessi, coraggiosi e sinceri. L’unica Realtà è data dai due uccelli gemelli appollaiati sull’albero: l’anima individuale che assapora i frutti e soffre, ed il Sé Supremo che è immobile ed osserva.
[4] È stata ora menzionata Mohini rūpa ed il modo in cui i demoni furono imbrogliati dal fascino seducente della sua forma esteriore. Ora, tutto questo parlare delle consorti del Signore, Lakshmī, Sarasvatī e Pārvatī, quali mogli della Trinità, è assolutamente sciocco e rivela soltanto gli occhiali mondani che indossate, la proiezione delle vostre fantasie terrene sulle famiglie celesti, nonché l’intreccio di storie basate sul modello umano per soddisfare i desideri umani. Questi nomi sono soltanto espressioni per indicare la Shakti che è immanente nel Divino. Per esempio, Lakshmī è la personificazione della misericordia o della grazia di Vishnu, ecco perché si dice che viva sul Suo petto! Pārvatī è la metà del corpo di Shiva, inseparabilmente incorporata in lui! Nella Divinità, i poteri della creazione, della conservazione e della dissoluzione coesistono e sono permanenti. Potreste chiedervi come ciò possa avvenire. Prendete ad esempio l’elettricità: può creare, conservare e distruggere, tutto allo stesso tempo ed in eguale misura; perciò queste Shakti o Energie Divine sono inseparabilmente associate ai tre aspetti dell’Assoluto. Il dovere dell’uomo è di raggiungere l’unità con Shiva-Shakti, poiché egli non è che una scintilla, una fiamma del Fuoco Eterno.
[5] D’ora innanzi cominciate a praticare una disciplina spirituale; questa è la lezione che dovete apprendere qui, altrimenti questo pellegrinaggio vi porterà solo ad accumulare gli oggetti che sempre comprate in qualsiasi luogo sacro visitiate: Rāmeshvaram, Tirupati, Kāshi, Haridhwar, Mathurā, Kumbhakonam, ed il merito che acquisirete da tale pellegrinaggio sarà soltanto una stanza piena di oggetti. Arrivate da lontano, affrontate spese notevoli, patite il freddo all’aperto, vi sdraiate all’ombra degli alberi e aspettate per giorni nell’attesa del tanto desiderato colloquio con Me, ma poi ritornate a casa e dissipate la pace e la felicità che avete acquisito qui. La devozione è qualcosa di dolce, sereno, gradevole e tonificante; deve conferire pazienza e forza d’animo. Il devoto non sarà turbato se un altro riceve udienza prima o se ad un terzo è data maggior considerazione. Egli è umile ed attende il suo momento in quanto sa che c’è un Potere Superiore che ne sa di più, il quale è imparziale e retto. Alla luce di questa consapevolezza, il devoto comunicherà le sue difficoltà ed i suoi problemi solo al suo Signore, non si umilierà rivelandoli a tutti quanti, poiché cosa può fare un uomo per aiutarlo se è impotente quanto lui? Solo coloro che possiedono quell’implicita fede in Dio, che accondiscendono a comunicare solo col Signore e con nessun altro, meritano il nettare dell’immortalità.
[6] Il corpo grossolano deve essere sempre dedicato alle buone associazioni; il corpo sottile, ovvero i pensieri ed i sentimenti, deve essere sempre immerso nella contemplazione della Gloria del Signore. Queste sono le vere caratteristiche del devoto. Chi urla, impreca e rende note le sue preoccupazioni a tutti quelli che incontra desiderando la loro comprensione, non potrà mai essere un devoto. Tali individui sono definiti impropriamente devoti, e fanno perdere la fede in Dio agli uomini seri e coscienziosi, i quali comunque sono migliori di questi ‘pseudo-devoti’. Di fatto, è una grossa responsabilità percorrere il sentiero verso Dio, poiché in questo pellegrinaggio non si può scivolare indietro, non ci sono fermate a metà strada, né rallentamenti o vicoli laterali. È una continua scalata, fino alla cima della montagna. Anche se la vostra responsabilità è maggiore, credetemi, voi siete più fortunati degli altri. Non rinnegate con la lingua ciò che avete apprezzato col cuore, non fate una falsa testimonianza delle vostre stesse esperienze. Non lagnatevi e non parlate cinicamente di ciò che avete riverito e adorato se la compagnia in cui vi trovate comincia a farsi gioco di quegli argomenti. Si afferma che il devoto può facilmente trovare il Signore ovunque, ma che il Signore non riesce a trovare un devoto con altrettanta facilità. Sì, è proprio difficile riuscire a trovare un devoto che abbia una fede incrollabile ed un’attitudine di totale abbandono di sé. Tale attitudine può scaturire solo da un costante, sincero e continuo ricordo del Nome di Dio, continuo come il respiro ed altrettanto essenziale per la vita. Questa pratica comprende la ripetizione del Nome del Signore, austerità e meditazione. Il ricordo continuo del Nome Divino praticato in questo modo vi immergerà costantemente nel nettare di Amrita, e non sarà soltanto una goccia sulla lingua.
[7] Lo sapete cosa provo quando vedo che, nonostante la Mia venuta e gli insegnamenti e le direttive spirituali che vi ho impartito, non avete ancora cominciato a praticare la disciplina spirituale? Voi mi lodate semplicemente e mi coprite di complimenti, sostenendo che sono un tesoro di Grazia, l’Oceano di beatitudine, ecc. Recitate invece il Nome Divino e soffermatevi sulla sua dolcezza; assorbitelo e tenetelo sulla lingua, gustate la sua essenza, contemplate la sua magnificenza, rendetelo parte di voi stessi e rinvigoritevi di quella gioia spirituale. Ecco quello che mi rende contento! Per iniziare a praticare questa disciplina non aspettate di superare la mezza età. So di alcuni genitori che portano via i loro figli che sono venuti da Me ancora in giovane età, dicendo che potranno intraprendere le pratiche religiose durante la vecchiaia. Questi genitori non capiscono la gravità e la misura del danno. Grazie ad un vero colpo di fortuna, i figli hanno l’opportunità di conoscere la via giusta per conseguire pace e contentezza, ma i genitori si arrabbiano perché essi non si divertono con le cose che hanno procurato piacere a loro! Infatti pensano che ci sia qualcosa di sbagliato nel temperamento dei loro figli, così li istigano a bere, a scommettere, a sfruttare, ad odiare, in pratica ad imitarli, portandoli sulla via della perdizione; ma una pianta diritta diventerà un albero eretto, mentre una pianta storta non potrà mai diventare un albero dritto. Frutti marci, troppo maturi o guastati dai vermi non sono idonei per essere offerti a Dio. Anni di peccato avranno distorto e deformato irrimediabilmente il carattere di una persona. Per questa ragione si deve iniziare a praticare la disciplina spirituale fin dalla più tenera età.
[8] La fede può crescere solo grazie ad una lunga pratica e ad una meticolosa attenzione. Gli anziani sono perseguitati dal demone del dubbio. So che molti qui sono afflitti dal dubbio. Essi pensano che Io abbia nascosto un contenitore di Amrita in un punto della riva sabbiosa in precedenza scelto e noto a Me soltanto. Ecco perché ora ho chiesto ad alcuni di loro di scegliere il posto dove sederci sulla sabbia. Questa mattina Kasturi aveva proposto di formare una montagnola di sabbia dove Io avrei potuto sedere, perché su questo piatto greto del fiume le migliaia di persone venute ad assistere alla materializzazione del nettare non avrebbero potuto vedere bene; tuttavia Io non sono stato d’accordo perché sapevo che questi scettici avrebbero subito concluso che il nettare era stato precedentemente nascosto sotto il cumulo di sabbia realizzato a quel fine! Il dubbio è davvero una componente demoniaca, perché divora la parte vitale della devozione, tarpa le ali della gioia, smorza l’entusiasmo ed offusca la speranza. Uomini di questo genere non riusciranno a raggiungere la meta neppure dopo migliaia di rinascite. Quando il dubbio vi assale, accettate di buon grado l’opportunità di esaminarlo, verificarlo e chiarirlo; ma poi non rinnegate quella verità di cui vi siete convinti per prestare nuovamente orecchio alla voce dell’odio e della follia. Non fidatevi delle parole di quegli uomini nelle cui mani non affidereste il vostro portafoglio; di fatto sono proprio le parole di costoro che portano fuori strada molte persone. In realtà, una situazione simile è veramente pietosa e deplorevole! Venite a Me desiderosi d’apprendere, di progredire, di vedere voi stessi in Me, ed Io certamente vi accoglierò e vi indicherò la via, così sarete davvero benedetti. Tutte le scritture, i sacri testi e la Gītā, che è invero il latte munto dalle ‘mucche’ delle Upanishad, hanno lo scopo di instillare questa sete in voi.
[9] L’anelito deve essere come quello di un rampicante per l’albero, di una calamita per il ferro, di un’ape per il fiore, dell’acqua per una cascata, di un fiume per il mare. L’agonia della separazione deve tormentare il cuore, e l’intero essere deve agognare l’unione. Non vacillate, non cambiate o provate diversi Nomi e Forme divine; sprecherete solo tempo ed energia. L’incessante contemplazione del Signore vi conferirà l’inin-terrotto sapore del nettare. Se non seguirete questa via, sarete doppiamente da condannare poiché siete venuti a contatto con Me. La Forma generalmente crea dubbi perché se c’è solo il Nome, per completare l’immagine potete costruirci attorno tutte le vostre fantasie. Non lasciatevi fuorviare da simili dubbi; se la Forma si è presentata davanti a voi, fate fruttare questo momento e rendete la vostra esistenza degna d’essere vissuta. (Notando che la vasta folla non sarebbe stata in grado di vedere la materializzazione dell’Amrita se l’avesse fatta mentre rimaneva seduto sulla sabbia, Baba creò dapprima una conchiglia ed annunciò: “Questo è il recipiente dal quale ora sgorgherà l’Amrita.” Poi si alzò in piedi al centro della folla e dalla conchiglia vuota versò in un contenitore d’argento un luminoso flusso di dolce e fragrante nettare, che poi distribuì a tutti i presenti!)
Greto del fiume Chitrāvatī, festa di Vaikunta Ekādashi, 28.12.1960
da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications