Discorsi Divini
24 Maggio 1962 – Le mura della prigione
24 Maggio 1962
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Le mura della prigione
[1] Anche l’entusiasmo deve essere tenuto sotto controllo. La devozione deve essere disciplinata; non ha senso correre dietro o davanti alla Mia auto. Vedete cos’è accaduto per via del benvenuto esageratamente caloroso che mi avete dato! Questo incontro era stato fissato da Raghvan per le sei di oggi pomeriggio, ma incomincia solo ora che sono le nove di sera! Io ero certamente disposto a rimanere fino a mezzanotte ed oltre se fosse servito, però devo ritornare a Whitefield questa notte stessa. Quindi cosa succede? La vostra agitazione vi ha privato del Mio darshan per un tempo più lungo. Anche il Mio discorso sarà molto breve. Che peccato! Se foste stati calmi e disciplinati fin dall’inizio, avrei potuto trascorrere più tempo con voi. Questo è il modo in cui l’uomo perde le opportunità che gli si presentano. Vi siete sentiti un po’ disturbati ed a disagio e vi siete messi a litigare perdendo la pazienza. Io ho percepito la scomodità e lo scontento di tutti voi, tuttavia sono sempre pronto a donare beatitudine, purché voi siate pronti a riceverla da Me. So che l’associazione Niranjana Bhajana tiene regolarmente qui il canto dei bhajan. Non pensate che sia la prima volta che vengo in questo luogo: Io sono presente ogni qual volta si canta la gloria divina. Ecco perché sono venuto fisicamente in questo posto per raccomandarvi di continuare la recitazione del Nome di Dio. Così come sono mutati i tempi e le condizioni di vita, anche il rigore della pratica spirituale deve essere modificato. Nel passato, impegnarsi in severe austerità era un grande e raro conseguimento, ma ora persino la ripetizione del Nome di Dio sta diventando una difficile penitenza. Si ritiene perciò che il solo pensarlo sia sufficiente.
Il ricordo del Nome si può effettuare anche mentre si compiono le attività quotidiane. È la purezza interiore che conta e non il movimento esteriore delle labbra; poiché il ricordo del Nome è un’attività interiore, aiuta ad ottenere la trasformazione interiore.
[2] Questo incontro è in relazione anche alla ‘Divine Life Society’. La vita umana è vita divina; questa è la ragione, la giustificazione ed il fine della vita umana. Leggere dei libri nella libreria della Società non va bene; l’erudizione puzza d’orgoglio, ambisce a primeggiare, coglie ogni occasione per mettere fuori gioco l’oppositore e fa di tutto per ottenere riconoscimenti ed onori. Rāvana era un famoso erudito che conosceva alla perfezione tutti i Veda, ma questo non gli conferì un buon carattere, anzi lo fece sprofondare negli abissi. Il semplice studio è certamente una perdita di tempo se poi non si compie uno sforzo per tradurlo in pratica. Non dovete darmi la vostra parola d’onore ora, ma provate a praticare almeno qualcuna delle buone cose che vi aggradano e che vi aiutano a trovare pace ed appagamento. Per evocare la Divinità presente in voi, non c’è metodo migliore della recitazione del Nome divino. La vostra associazione di bhajan è chiamata Niranjana (immacolata), uno degli attributi della Divinità Informale. Ora, non ci possono essere dei bhajan dedicati al Niranjana che è il Principio immanifesto, puro, assoluto. Per potervi rappresentare quella Realtà immacolata, potete delimitarla attribuendo un nome ed una forma e renderla così formale. Poi, poco per volta, scoprirete che quella particolare Forma comprende tutti gli esseri e quindi assume una natura universale che gradualmente lascerà cadere i propri confini di tempo e spazio e, come il colore blu di Krishna, colmerà il cielo ed il mare e diventerà il simbolo della profondità dell’Eternità.
[3] Senza resa totale non ci può essere liberazione. Finché resterete aggrappati al minuscolo «io», le quattro mura della prigione si richiuderanno su di voi. Cancellate quell’«io» e sarete liberi. Come si può uccidere l’«io»? Ponetelo ai Piedi del Signore e dite “Tu, non io” – e sarete sgravati dal fardello che vi opprime. Associatevi sempre al Niranjana, il Vasto, l’Illimitato, il Divino. Sognate e progettate di unirvi all’Assoluto; riempitevi le orecchie col richiamo proveniente dall’alto e dall’infinito. Superate le mura, le sbarre, i catenacci, le serrature e le catene. Potete farlo facilmente concentrando la vostra mente sulla vostra stessa infinità. Non condannate la mente considerandola una scimmia. Essa è uno strumento sottile che vi può portare alla liberazione o alla schiavitù: dipende da come la manovrate. Essa eseguirà i vostri ordini nei minimi dettagli. Vi condurrà lungo la via regia, proprio fino alla soglia della Realizzazione, se così desiderate; oppure vi farà vagabondare in vicoli oscuri, dove ogni passo vi trascinerà nel fango. Dovreste chinare il capo per la vergogna quando venite a sapere dai giornali che esseri umani come voi stanno oggi inventando e provando armi che possono spazzare via milioni di persone e colpire anche le generazioni future. Voi invece vi sentite orgogliosi dell’abilità e dell’intelligenza dell’uomo! Alcuni addirittura ammirano tali inventori! Siate orgogliosi di chi scopre cose che possano aiutare gli essere umani a vivere esistenze felici, ma usate parole adeguate per descrivere coloro che fabbricano quelle armi di sterminio di massa.
[4] In un ospedale psichiatrico trovate tutti i tipi di follia che affliggono l’uomo; alcuni sputano addosso agli altri, oppure mordono, graffiano, gettano sassi, ed altri ancora lanciano insulti. Ebbene, quegli uomini folli sono invece impegnati a lanciare bombe: tale è la loro pazzia. Il mondo è pieno di gente che soffre di infermità mentale ma non è ancora stata ricoverata! Quando all’improvviso l’odio inonda un Paese, anche chi è sano di mente impazzisce e si comporta come un selvaggio. Negli ospedali psichiatrici potreste trovare un tipo di ‘pazzo’ che resta seduto in un angolo, si riposa senza interruzione ed osserva le burle e le bizzarrie degli altri ricoverati. I medici gli sono grati perché non necessita di attenzioni e non causa problemi. La sua follia potrebbe essere semplice malinconia, oppure potrebbe essere uno jñāni, un realizzato. L’uomo che si lega a Dio è così: è l’unico uomo savio in questo mondo di pazzi. Qualunque cosa vi accada, prendetela come una lezione per fortificare il vostro carattere, rinforzare i vostri nervi ed aumentare il vostro distacco. Questo vi conferirà pace e gioia!
Maddur, 24.05.1962
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications