Discorsi Divini
23 Aprile 1961 – Passi nella disciplina spirituale
23 Aprile 1961
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Passi nella disciplina spirituale
[1] Il Governatore dell’Uttar Pradesh ha detto or ora di non vedere alcun segno di risveglio morale nonostante si sia tanto parlato dei successi della ripresa economica. Vi assicuro che la rinascita morale è già in atto ed assume maggior consistenza ogni momento. In verità la ricostruzione dell’umanità su basi morali è oggi un problema mondiale e non solo indiano. In ogni nazione, infatti, si dà importanza solo al tenore di vita e non al modo di vivere. Una volta che vi siate avviati sul sentiero della gioia mondana, sarete sospinti ripetutamente verso il crescente scontento, la competizione, l’orgoglio e la gelosia. Fermatevi solo un momento ad esaminare in base alle vostre stesse esperienze se siete più felici quando vi arricchite e se avete più pace quando i vostri desideri vengono soddisfatti. A quel punto potrete testimoniare la verità che un miglioramento del livello di vita non è una garanzia di felicità, e che neanche l’educazione, l’erudizione e l’acquisizione di varie abilità garantiscono l’equanimità mentale. È un dato di fatto che, ovunque, gli uomini colti siano più insoddisfatti e più competitivi di quelli non istruiti. Pertanto, il ripristino del Dharma, che è il compito dell’Avatār, è tanto urgente in altre parti del mondo quanto, secondo il Governatore, è urgente in questo Paese.
[2] La forza motrice di quel rinnovamento deve provenire da questa nazione stessa, poiché l’India ha sempre proclamato la Verità senza timori e senza sosta; grazie a quel respiro vitale questa Terra è sopravvissuta nonostante tifoni e terremoti abbiano colpito la sua sfera culturale. Gli Indiani hanno una responsabilità maggiore rispetto ad altri popoli: devono vivere in modo tale che gli altri traggano fonte d’ispirazione dalla loro pratica spirituale. La vostra è un’opportunità splendida di diventare guide dell’umanità, e per voi che appartenete all’Associazione Sathya Sai, questa responsabilità è ancor maggiore, poiché dovete condurre delle vite esemplari di cimento sincero. Avendo assunto il Mio Nome, siete vincolati ad agire in sintonia con le Mie direttive ed a diffondere la luce della devozione a tutti quelli che si avvicinano a voi. Sono davvero toccato dall’Amore nel vedere questo vasto raduno di persone e nell’ascoltare gli elogi che il Governatore vi ha fatto per l’ordine e la disciplina. La radice di tutti i problemi risiede in una mente non controllata e mal diretta che, come il fiume Godāvarī in piena, corre rapido causando frane, smottamenti e devastando vaste aree. Il discernimento ed il distacco sono i due argini che domano l’energia furiosa della piena e conducono le acque agitate al mare, la destinazione verso cui sono dirette.
[3] Il Brahmasūtra (aforismi sulla Realtà Suprema) si apre con le parole: “Dopo questo, la discussione sulla natura del Brahman.” Ma dopo cosa? Dopo la pratica del discernimento e del distacco, naturalmente. Come si possono acquisire queste virtù? Tra gli obiettivi della vita umana1, la pratica del Dharma costituisce l’arte del vivere. Ecco perché Śrī Krishna, nella Gītā, insegnò ad Arjuna la rinuncia ai frutti dell’azione, non l’abbandono del corpo. Non bisogna tentare di sfuggire ai doveri inerenti alla propria condizione. Ricordate: quegli obblighi devono essere svolti come gesti di culto, come un’offerta della propria intelligenza, del talento, delle qualità, dei pensieri e dei sentimenti ai Piedi del Signore, animati da uno spirito di gratitudine per l’opportunità ricevuta e senza alcuna traccia d’egoismo o attaccamento ai frutti delle azioni. Le azioni prescritte devono essere svolte con cura e sincerità, ovunque vi troviate. Esse conferiscono le tanto necessarie virtù del discernimento e del distacco. Shankarāchārya ottenne il discernimento e il distacco senza dover passare attraverso le esperienze del mondo; altri invece non le acquisiscono nean-
che dopo aver attraversato infinite tribolazioni. Ovunque intorno a voi vedete la morte strappar via le persone, eppure non vi preparate ad incontrarla serenamente, con coraggio e gioia, quando sarà il vostro turno.
[4] Shankara diceva che le sue gambe erano state catturate dalle fauci di un alligatore, alludendo al mondo che lo aveva afferrato nelle sue spire. Egli disse quindi a sua madre che quell’alligatore avrebbe lasciato la presa solo se ella gli avesse dato il permesso di farsi monaco! Che strano alligatore era quello! Intendeva dire semplicemente che se avesse rinunciato a tutti i legami, sarebbe stato libero di procedere verso la Verità. Per prendere i voti di sannyāsa (asceta rinunciante) è necessario il consenso della madre, quindi, con questa raffigurazione simbolica, Shankara la persuase a consentire: “Prendi pure i voti da monaco, hai il mio permesso; per me è sufficiente che tu stia bene.” La maggior parte degli individui ha dei barlumi di discernimento e distacco di tanto in tanto, ma essi dimenticano presto la chiamata, la ignorano e la nascondono con delle scuse. Un passo avanti ed uno indietro: così facendo il viaggio non li porterà lontano; anche quando intraprendono una disciplina spirituale, mancano di costanza. È come un gomitolo di filo che scivola via dalle mani perché la presa non è sicura e cadendo a terra si disfa. Solo uno sforzo costante porterà al successo, così come per qualsiasi altra cosa. Come vi potete aspettare rapidi successi nel controllo della mente? È molto difficile controllare le sue bizzarrie, poiché ha molte sfaccettature ed è assai risoluta.
[5] Voi non riuscite a comprendere la Natura, che è un riflesso, un’ombra di Dio; come potete quindi arrivare a capire Dio stesso? Impossibile. Solo una perseveranza tenace potrà domare la vostra mente, ed è solo attraverso una mente domata che potrete sperimentare Dio. In questo caso dovete diventare maestri di voi stessi: allenatevi utilizzando la scintilla di saggezza che vi è stata infusa; se v’impegnerete con tutte le vostre forze, la Grazia del Signore sarà con voi e vi aiuterà ad avanzare. Il primo passo nella disciplina spirituale è ripulire il linguaggio: parlate dolcemente e senza rabbia. Non vantatevi delle vostre lauree o delle vostre conquiste; al contrario, siate umili e desiderosi di servire. Serbate le vostre parole e praticate il silenzio: ciò vi salverà da alterchi, pensieri inutili e faziosità.
Ed ancora, esercitate l’attitudine a gioire della felicità altrui ed a dolervi della sofferenza del prossimo; fate che il vostro cuore si commuova di compassione. I sentimenti di gioia e dolore, però, devono essere tradotti in servizio, non devono restare solo emozioni. Il principio dell’uguaglianza non si dimostra indossando la medesima giacca che portano tutti; questo rappresenta solo un’uniformità esteriore. In che modo tutti sono uguali? Perché tutti possiedono nel proprio intimo la medesima Consapevolezza Divina. Al sorgere del sole, non tutti i fiori di loto presenti nel lago si dischiudono; solo i boccioli maturi aprono i loro petali, mentre gli altri attendono il loro momento. La stessa cosa accade agli uomini. Le differenze esistono per via dell’immaturità, anche se tutti i frutti, un giorno o l’altro, dovranno maturare e cadere. Ogni essere deve raggiungere la Meta, per quanto lentamente inceda o quanto sinuosa sia la sua strada.
[6] Per raggiungere la Meta velocemente, senza dover affrontare le difficoltà di un lungo viaggio e fermarsi ad ogni caravanserraglio, passando da una nascita all’altra, apprendete una disciplina spirituale, la più semplice e rapida: il ricordo costante del Nome di Dio. Questo microfono può funzionare e può portare la Mia Voce anche alle persone sedute molto lontano solo se è collegato in modo corretto. Dunque, attaccatevi a Me; la corrente passerà attraverso di voi e farà in modo che ogni cosa avvenga per il vostro bene. La luce che ottenete dalla corrente che passa nei cavi di rame dipende dalla potenza della lampadina che applicate; aumentate la potenza e la luce sarà più forte. Dipende da voi, quindi, l’utilizzo che fate di Me. La pioggia cade uniformemente sul terreno, ma quella terra darà frutti in base alla qualità del suolo e delle sementi.
[7] Perché accusare i giovani di non rispettare gli anziani, di non obbedire ai genitori, di non credere in Dio o di non attenersi a nobili principi di carattere? Gli adulti non forniscono loro esempi che dimostrino quanto quei nobili tratti del carattere siano utili, preziosi ed essenziali. Essi stessi ignorano il segreto della felicità; si offrono di guidare i fanciulli nell’oscurità, ma le loro torce non hanno batterie! Gli insegnanti, i guru, chi costituisce un riferimento per i giovani, tutti si trovano nella medesima condizione. Assai pochi fra loro nutrono una solida fede nelle Scritture o in Dio, assai pochi hanno la costanza di attenersi al Dharma e di dominare la tentazione di allontanarsi dalla retta via. Anche l’Amore è una virtù molto difficile da coltivare, nonostante sia un bene enormemente prezioso. La Pace è ciò che rende la vita degna d’essere vissuta. Per questa ragione benedico l’associazione Sathya Sai di Perambur affinché possa sviluppare queste virtù sempre più, giorno dopo giorno. La vostra sede sarà pronta il prossimo anno. Io verrò da voi ogni anno e vi inonderò della beatitudine che è la Mia proprietà, dell’Amore che è il Mio dono.
Madras, Perambur, 23.04.1961
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications